Forstater: “I governi coloniali imposero una tassa nella loro valuta per convincere la popolazione a lavorare per un salario. Nei fatti il governo colonialista non aveva bisogno della valuta detenuta dagli africani: aveva solo necessità di una popolazione che avesse bisogno della valuta e lavorasse per ottenerla”
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Uno tra gli economisti più letti e seguiti riconosce che la valuta assume valore perché unico mezzo utilizzabile per pagare le imposte: “La moneta fiat è come se fosse garantita dal fatto che ci sono uomini con i fucili.”
*rialzo delle azioni quotate in borsa
Non è che tali congetture risulteranno esatte, ma comunque sono basate sulle supposizioni che:
l’intervento di Bank of Japan indebolirà la valuta, [ciò conduce a un, ndt] livello di prezzo delle azioni che viene sospinto verso l’alto a causa dello Yen più debole, che si suppone [in grado di, ndt] favorire le esportazioni e di ridurre le importazioni, e di agevolare i guadagni nei movimenti.
Così il presunto aumento negli export/incremento del prezzo delle azioni non è relativo a un aumento globale di vendite/profitti. Il presunto incremento nelle esportazioni riguarda esclusivamente le azioni del mercato giapponese che guadagnano (fette di) mercato.
Il che significa che la stessa supposizione porta all’ipotesi ulteriore che i guadagni del capitale in Giappone derivanti dall’aumento di esportazioni avvengano a spese di vendite/profitti/capitale del “resto del mondo”.
In altre parole, il rally azionario in Giappone non è basato sull’ipotesi che il Giappone sarà un “motore di sviluppo” per il resto del mondo. Piuttosto è il contrario, in effetti.
FONTE: Japanese equity rally
Traduzione di Daniele Basciu