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(seconda e ultima parte)

La regolamentazione della Troika
Il Two-pack è il primo importante passo che la Commissione descrive del suo progetto. La prima regolamentazione è un consolidamento dell’approccio Troika verso i Paesi che sono stati costretti a contrarre i prestiti. Tale metodo trasferisce tremendi poteri alla Commissione – molto spesso a spese del Consiglio – e dà sostanzialmente alla stessa il potere di forzare le riforme in tali Paesi. Grazie a queste regole, gli Stati membri che contraggono grandi prestiti sono obbligati ad implementare un  programma di aggiustamento stabilito con la Commissione, la Banca Centrale Europea e, se rilevante, il Fondo Monetario Internazionale. Mentre questa normativa legalizza e consolida quel che è già stato fatto in Grecia ed in altre nazioni sotto i diktat della Troika, due punti sono davvero significativi.
Primo, le regolamentazioni in questo progetto non prevengono chiaramente interferenze della Commissione nelle leggi del lavoro e le procedure di determinazione dei salari. Tali interferenze, che sono la normalità negli attuali programmi di aggiustamento della Troika, sono degne di nota e potrebbero rappresentare una violazione dei Trattati europei. Secondo, nello stesso articolo, sotto il punto 6, la normativa chiede agli Stati membri soggetti a questi programmi di ricercare “assistenza tecnica da parte della Commissione” nel caso di “insufficiente capacità amministrativa”. Questo non è del tutto una novità della task force in Grecia, ma sottolinea l’ambizione della Commissione di espandere il suo potere direttamente all’interno degli Stati membri. Oltretutto, ciò permette alla Commissione di porre il Paese in “sorveglianza potenziata”, anche se non in violazione della soglia chiave del 3% di deficit.
Un’altra normativa sul bilancio
La seconda regolamentazione contenuta nel Two-pack, principalmente sui bilanci, è anch’essa rivoluzionaria. Indebolirà la possibilità dei parlamentari di decidere sulle loro politiche fiscali e cambierà le procedure con cui il bilancio è stabilito. Apporta sopratutto elementi concernenti Stati membri sotto “procedura di deficit eccessivo” – le nazioni in violazione delle regole sul deficit – al momento il totale di questi Paesi è di 19 Stati, di cui 11 sono membri dell’eurozona. In altre parole, essere sotto tale procedura è l’ordine del giorno per la maggioranza dei Paesi, non una circostanza eccezionale.Le norme sul bilancio danno alla Commissione europea ampi poteri per determinare i requisiti degli stessi. La Commissione ha avviato una campagna affinché possa modificare la procedura con la quale vengono decisi i bilanci e le politiche economiche. In precedenza, la Commissione poteva solo emanare delle raccomandazioni a riguardo, per esempio le legislazioni sul lavoro e il bilancio, farlo con grande entusiasmo e col sostegno del Consiglio nella maggior parte dei casi. Nel corso del dibattito sul rafforzamento dell’unione economica e monetaria nel 2012, sia la Commissione che il presidente del Consiglio Europeo, la Banca Centrale Europea e l’Eurogruppo, hanno proposto raccomandazioni obbligatorie, che rappresentano un grande passo verso una politica di bilancio, fiscale ed economica unificata.
In effetti, ci si muove verso un sistema di pre-approvazione del budget da parte della Commissione e del Consiglio, in modo da obbligare gli Stati membri a presentare una bozza del piano di bilancio ad ottobre “che deve essere coerente con le raccomandazioni emesse” durante il Semestre Europeo. Fino ad ora, gli Stati membri avrebbero ricevuto queste raccomandazioni in risposta a progetti di bilancio presentati nel mese di aprile. Adesso, ci sarà una seconda fase per spingere gli Stati membri a seguire le raccomandazioni. Ciò può ulteriormente modificare il metodo con cui un bilancio è concordato, invece di una decisione democratica da parte di un parlamento eletto che decide le scelte della nazione, i governi e la relativa burocrazia dovranno porgere particolare attenzione alle richieste disposte dalla Commissione e dal Consiglio.
Poteri importanti
In primis, il Two-pack rende la Commissione in grado di subentrare e controllare le bozze di bilancio degli Stati membri nella loro fase finale, poco prima di divenire in forza. A questo punto, la Commissione è in grado di lamentarsi se non scorge impegno nelle riforme prescelte. Se il governo in questione non segue le raccomandazioni, vi sono due conseguenze:

  • un fallimento nel perseguire le raccomandazioni verterà nella decisione della Commissione e del Consiglio di sottoporre la nazione alla “procedura di deficit eccessivo”, un recente ed allarmante strumento per disciplinare gli Stati attraverso rapide e complete misure di austerità e “riforme strutturali”. Allarmanti poiché la procedura è stata accelerata, resa semi-automatica e porta a maggiori sanzioni rispetto a prima;
  • dunque, l’incapacità può influenzare la decisione della Commissione di imporre sanzioni se il Paese è in violazione dell’obbligo di mantenere il deficit al di sotto del 3% del PIL.

Le regolamentazioni sul bilancio rafforzano la “procedura di deficit eccessivo” in un altro modo che è altrettanto importante, se non di più. È l’introduzione dei “programmi di collaborazione economica”, abbozzati dagli Stati membri una volta stabilito che esiste un “deficit eccessivo”. Vi potrete chiedere perché ciò è necessario, in quanto esistono già regole che obbligano gli Stati membri a presentare un piano su come vorranno portare ordine ai loro conti e che danno alla Commissione e al Consiglio il potere di spulciarlo. La differenza sembra essere che i programmi di collaborazione sottolineano ancor più marcatamente che la strada della salvezza passa attraverso le “riforme strutturali” neoliberiste e misure concernenti “debolezze strutturali”.
Verso regole sempre più burocratiche
In breve, il Two-pack è uno strumento che consente alla Commissione di sorvegliare ed esercitare maggiore influenza sulle politiche economiche degli Stati membri, consentendo alla Commissione di impostare l’agenda per un particolare corso di riforme, e per il Consiglio significa maggiore influenza in materie in cui le istituzioni UE hanno trovato più difficoltà di intromissione. Per loro, un certo numero di “riforme strutturali” devono essere implementate il prima possibile, e le istituzioni UE devono usare tutti i poteri disponibili al fine di spinger egli Stati membri ad adottarle. Inclusi indebolimenti delle leggi di protezione sul lavoro e spese sociali di ogni sorta.
Originale qui: http://corporateeurope.org/news/double-jeopardy
Traduzione a cura di Alessio Tartari
Qui la prima parte de Le minacce del two-pack


Prima parte (1/2)
A febbraio, il commissario UE Olli Rehn ha avvertito il Belgio che avrebbe dovuto attenersi al suo obiettivo di deficit di bilancio del 2,15% del PIL per il 2013, dopo avere mancato quello di 2,8% nel 2012. Nello stesso periodo sono terminati i negoziati tra il Parlamento Europeo ed il Consiglio, su due nuovi regolamenti per una maggiore sorveglianza sui bilanci dell’area euro. Da quando il Parlamento ha votato, giovedì 12 marzo, il controllo della Commissione è stato rafforzato nel poter imporre misure di austerità. Dai commenti di Rehn, l’adozione del cosiddetto Two-pack è stato un primo grande passo verso una “più profonda e genuina unione economica e monetaria” prefigurata dallo stesso e da Barroso.
Gli attacchi di Rehn al governo belga sono Stati di una schiettezza insolita. L’ex ministro conservatore finlandese è chiaramente insoddisfatto dei risultati di bilancio del Paese che ospita la maggior parte delle istituzioni europee: vuole azioni, non dichiarazioni. Solo quattro anni fa, tali avvertimenti da un commissario sarebbero stati seri, ma non particolarmente minacciosi per un governo. Ma quella era un’altra Unione Europea. Un’ondata di riforme hanno rafforzato il controllo della Commissione, e qualcuno scommette che il Belgio potrebbe essere il primo Paese ad essere multato secondo le nuove regole.1 La Commissione potrebbe essere in grado di far molto più che sanzionare un governo che non ha raggiunto i suoi obiettivi di deficit, vuole la capacità di poter dire a un governo come tali parametri devono essere raggiunti. L’UE ha di recente adottato alcuni strumenti che Rehn sarà in grado alla sua maniera.
Inoltre, Rehn non è contento del ritmo con cui il Belgio adotta le riforme. Non che le misure di austerità non siano state imposte, di recente i salari sono stati bloccati, e questo in un Paese in cui i lavoratori vedevano i propri stipendi automaticamente adeguati all’indice dei prezzi al consumo. La decisione di congelare i salari ha portato diecimila lavoratori nelle strade. Ma almeno il sistema non è stato ancora del tutto abbandonato; il maggiore rimorso di Rehn, che per primo ha raccomandato di sbarazzarsi della correzione automatica dei salari ritornando al livello del 2011. Due anni dopo, Rehn sta di nuovo chiedendo “misure di natura strutturale”.
Doppio standard
Ironicamente, i parametri dell’economica belga sono ben diversi da, diciamo, l’Olanda. Mentre il deficit del Belgio  rimane intorno al 3%, l’Olanda è al 3,4% e le previsioni per il futuro sono migliori per il Belgio anziché per l’Olanda. Il tre per cento è al momento la soglia ufficiale nell’UE, ma Rehn reclama adesso che il costo del salvataggio della banca Dexia non sia incluso nei conti belgi. Anche se tale inclusione avrebbe portato al rialzo il deficit del Belgio, sarebbe comunque intorno a quello olandese.
Nonostante ciò, Rehn non nomina o svergogna il governo olandese, piuttosto il contrario. La contraddizione nell’approccio si spiega in modo chiaro: l’Olanda ha di gran lunga seguito i consigli della Commissione ed implementato una serie di severe riforme. Ha anche pienamente supportato la linea dei “falchi” di Commissione e Germania. Questo le ha dato un’alta reputazione di fronte a queste ultime. Per contro, nonostante le “riforme”, il deficit olandese è aumentato.
Ciò verte su diverse questioni, come, per esempio, quali siano al momento le priorità per la Commissione, e [la priorità, ndr] sembra essere la capacità di spingere i governi degli Stati membri ad adottare specifici pacchetti di riforme piuttosto che ridurre il deficit in sé. Diventa sempre più chiaro che l’austerità non è solo riduzione del deficit ma è piuttosto un’opportunità per imporre riforme strutturali neoliberiste – in pratica un attacco bello e buono allo stato sociale.
Riforme strutturali
Nei passati tre anni sono state varate diverse leggi UE che rinforzano l’intrusione della Commissione nel modellare le politiche economiche degli Stati, incluse quelle di bilancio, ed hanno dato alla stessa e al Consiglio maggiori opzioni per poter forzare i Paesi in specifici percorsi, con la Commissione che ne emerge come il vincitore assoluto. Ad ogni modo, se la Commissione chiedeva di multare uno Stato membro per il suo deficit, poteva essere fermata se la maggioranza qualificata in Consiglio si fosse opposta. Mentre poteva emettere delle raccomandazioni sul bilancio degli Stati membri, vi erano ancora dei limiti su cosa potevano esigere. Potevano chiedere riduzioni dei salari e una politica che supportasse la competitività, ma specifiche richieste di modificare le leggi sul lavoro restavano difficili da imporre.
La proposta di rimuovere tali limiti al potere della Commissione è stata discussa per un po’, e sembrava concretizzarsi con il documento della Commissione Progetto per una robusta unione monetaria ed economica, rilasciato lo scorso novembre, che descriveva le fasi verso tale obbiettivo.
Fonte: http://corporateeurope.org/news/double-jeopardy
Traduzione a cura di Alessio Tartari