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Pubblicato su La Voce di Romagna il 21 gennaio 2017
Di Pier Paolo Flammini
Il dramma del terremoto e del maltempo che colpisce ancora l’Appennino Centrale arriva in contemporanea o quasi con l’ennesima lettera con la quale la Commissione Europea ha chiesto al governo italiano una manovra finanziaria correttiva pari a 3,4 miliardi di euro per rispettare gli impegni di bilancio presi con la governance europea.
Mai, forse, si è verificato una situazione più stridente nei rapporti tra l’Italia e la Commissione Europea. Senza entrare nel merito della Legge di Stabilità del Governo Renzi, per molti versi non indirizzata verso una ripresa economica ma ad una banale ricerca di consenso di breve periodo, non vi è in realtà alcun motivo per cui gli italiani debbano sottoporsi a nuovi sacrifici economici.
La Commissione chiede, banalizzando, che pezzi di monete, banconote o numeri elettronici presente nei bit dei conti correnti bancari, da cittadini e imprese, vengano letteralmente “distrutti”, ovvero annullati e ritirati dalla circolazione. Bruciati come nel Medioevo accadeva alle streghe e agli eretici. Insomma: la richiesta della Commissione Europea è un’azione frutto esclusivo di una credenza di tipo medievale, in base alla quale ritirando 3,4 miliardi dalla circolazione, non si capisce bene perché, l’economia dovrebbe andare magicamente meglio.
Abbiamo invece un’Italia ferita, non solo dalle tragedie naturali ma anche da un disastro che coinvolge la vita quotidiana di centinaia di milioni di europei. Abbiamo bisogno di stanziamenti di moneta perché abbiamo braccia per lavorare, case da ricostruire, territori da rimettere in sicurezza, bellezza da consegnare alle generazioni che verranno. Altri, invece, consegneranno dei numeri distrutti. Con una nazione distrutta.

Articolo pubblicato su La Voce di Romagna sabato 6 novembre
Su un totale di 8092 comuni quelli classificati ad alto e medio rischio sismico sono più di tremila. 
Il piano nazionale per la prevenzione del rischio sismico per gli anni che vanno dal 2010 al 2016 è di 965 milioni di euro: la protezione civile stima che questi fondi probabilmente non coprono nemmeno l’1% del fabbisogno complessivo.
Terremoto 24 agosto, la prima immagine dei crolli ad Arquata fonte twitter
Servirebbero dunque investimenti per 95 miliardi di euro; la spesa pubblica è di circa 800 miliardi, quindi dovremmo tagliarla del 12%.
 
Occorrerebbe un taglio drastico di servizi già ridotti al lumicino o aumentare le tasse.
 Per garantirci che al prossimo terremoto il tetto non ci cada in testa ci sarebbe la terza via, ovvero effettuare questa quota di investimenti aumentando il deficit pubblico di circa 5 punti percentuali, che potremmo spalmare su 5 anni con conseguente aumento del debito pubblico.
Ora mi viene da chiedere per alzata di mano a tutti gli abitanti di questi tremila comuni: 
”Ma voi aumentereste di un punto percentuale all’anno il deficit in modo da garantirvi la vostra incolumità?”
 Che in altre parole è come dire: 
“Temi più le politiche fiscali espansive rispetto ad un sisma 6.5 della scala Richter?”
Qualcuno obietterà: “Così creeremmo nuovo debito che graverà sulle future generazioni?”, ma bisogna scegliere se è meglio lasciare ai figli maggior debito pubblico o un cumulo di macerie.
La proposta MMT inoltre ribadisce che questo “deficit” è fittizio, basti pensare che la Bce sta emettendo 80 miliardi al mese, e con soli 35 giorni potrebbe coprire le esigenze di finanziamento anti-sismico dell’Italia. Basta volerlo.

NOTA INTRODUTTIVA. L’autore dell’articolo vive a San Benedetto del Tronto, a poche decine di chilometri dai luoghi distrutti dal sisma del 24 agosto.
Non si può sempre piangere.
Non si può trascorrere una vita intera restando sempre in difesa, senza mai pensare ad attaccare.
Non si possono nemmeno ricordare questi morti, questi morti delle mie montagne, e tornare a strisciare con le lacrime agli occhi e via, è così, obbediremo ancora.
Non si può pensare che la solidarietà personale, cosa buona e giusta, risolva questi giganteschi problemi. Con l’acqua minerale e gli spaghetti si campa un giorno, non una vita.
Non si possono vedere crollare case, morire bambini, donne, uomini, anziani. Non si possono piangere vittime di terremoti, calamità naturali, assistere alla conta macabra, alle necessità di denaro (che “non c’è”), e restare poi impotenti.
Abbiamo ingegneri, architetti.
Abbiamo imprese di costruzioni, valenti manovali.
Abbiamo una tecnologia mai così avanzata nella storia dell’umanità.
Abbiamo ancora pezzi di Costituzione da brandire.
Abbiamo necessità di lavoro come abbiamo necessità di pane e acqua. Ne abbiamo una disponibilità immensa.
Abbiamo tutto ciò che serve per ricreare il mondo nella bellezza.
Abbiamo bisogno di una politica diversa. Una politica economica diversa, certo, ma a partire da una politica del cuore e della mente diversa.
Abbiamo bisogno di gridare in faccia l’orrore per chi, ora, verserà dal tavolo briciole offensive per i nostri morti, e per tutti i morti di tutte le disgrazie, e per tutti i vivi costretti scientificamente ad elemosinare frammenti di dignità.
Abbiamo bisogno – e lo faremo nel nome della nostra dignità di cittadini italiani, se così vorremo ancora sentirci ed essere considerati in futuro, quando altrimenti saremo maledetti per l’ignavia, la codardia e l’incapacità – di disobbedire a tutti coloro che impediranno il compimento in questa nostra Patria della Bellezza e della Giustizia, perché la Bellezza e la Giustizia nel mondo possono aversi solo se saremo capace di batterci qui, ora.
Sappiamo tutti, care amiche e cari amici, cosa si frappone tra noi e la Giustizia. Un potere enorme, ricco e intangibile ci ha privato, giorno per giorno, delle armi di difesa che avevamo ereditato dai nostri nonni, dai nostri padri. Con fatica ci hanno consentito di studiare, di capirli e di sapere. Ma non riusciamo ad agire, non con la compattezza necessaria.
Non è più il tempo. Non è più il tempo perché siamo stanchi di piangere.
Una vita trascorsa a difendersi, nella speranza di perdere con pochi gol di scarto, non vale la pena neanche di immaginarsela per un secondo di più.
Il lutto, la rabbia e la disperazione che ci hanno spaccato in mille pezzi i cuori per la perdita di tante vite innocenti nelle nostre montagne, ci chiedono di agire. Ora. Subito.
Personalmente, prometto di non arretrare di un solo millimetro per onorare questo lutto indelebile. Ma è venuto il tempo non solo di non arretrare, ma di trascinarsi in avanti il più possibile, con quel cuore e quella testa ma soprattutto quel corpo che nessun potere, per quanto immenso, oscuro e corrotto, potrà mai avere.
È poco. Ma è tutto.
Terremoto 24 agosto, la prima immagine dei crolli ad Arquata fonte twitter

fonte: https://www.rivieraoggi.it/2016/08/26/225149/la-terra-ci-ha-preso-il-sangue-col-sangue-scriviamo-sulla-terra/

Il primo cittadino, del Partito Democratico, critica la sudditanza all’Europa della finanza: “D’altronde il governo Monti fu imposto da quel sistema. La nostra città non può essere ricostruita non solo attraverso i fondi pubblici, ma neanche con un mutuo. Così anche in città sta tornando l’estrema destra”

Ecco la diretta streaming: Mathew Forstater e Paolo Barnard ospiti dell’evento “Salviamo L’Aquila – Salviamo l’Italia”