Sono in coda per pagare la spesa alla cassa di un supermercato. Sento di fronte a me due persone lamentarsi dei loro stipendi. Le loro recriminazioni vertono sul fatto che le paghe non vengono aumentate da anni, e ristagnano. Trovandomi lì in fila, scopro nel corso della discussione che i due interlocutori sono lavoratori dipendenti dello stesso supermercato in cui stanno facendo la spesa. Uno dei due è il rappresentante sindacale dei dipendenti.
Ad un certo punto il sindacalista dice all’altro: “Sai qual è il problema? E’ che sto chiedendo degli aumenti ai vertici da molto tempo, ma rispondono che oggi in Europa siamo in deflazione, i guadagni non permettono di fare aumenti, così dicono. Il problema è proprio quello: non posso manco invocare l’inflazione per chiedere un aumento, come si poteva fare una volta, no? Mi ripetono sempre che oggi c’è deflazione, la gente compra meno, si incassa meno e lo stipendio rimane quello. Che fregatura!”
A quel punto sento il dovere di intromettermi nella discussione: “Ma la bassa inflazione non era una manna dal cielo secondo i migliori economisti? Ma l’inflazione un po’ più alta non era quella che avrebbe distrutto gli stipendi? Benvenuti in Eurozona!”, dico a tutti e due.
Non c’è stato bisogno di dire altro. Appena pronunciate queste parole, il sindacalista in particolare mi esprime tutto il suo disprezzo verso le istituzioni comunitarie europee, in maniera piuttosto accalorata e colorita.
Evidentemente è un sindacalista populista, uno dei peggiori nazionalisti xenofobi. Vergogna.
Viva la stabilità dei prezzi. Lunga vita alla BCE. Giannino lo dice sempre.
Articoli
Secondo il giornalista una delle cause della crisi italiana è imputabile ad una crescita dei salari dello 0,1% rispetto al picco degli Anni Settanta. La solita manfrina neoliberista che non critica l’Eurozona ma ha la solita soluzione: deflazione salariale e paghe cinesi per le grandi imprese
Il presidente Bce fu allievo del grande economista italiano. Scrisse una tesi contraria alla moneta unica, poi viaggiò negli Usa, organizzò la svendita delle imprese dello Stato nel 1992, fu consulente di Goldman Sachs e oggi scrive che occorre ridurre salari e stipendi nei paesi del Sud Europa. No, per favore
Bce: “Più flessibilità per la determinazione dei salari, meno vincolante la normativa a tutela dell’occupazione, abolire l’indicizzazione dei salari, ridurre i salari minimi, riduzione del costo del lavoro particolarmente urgente”. Mai attacco simile sarebbe tollerato se fosse scritto in Italia
“La Germania sta applicando le stesse regole dei due principali economisti tedeschi in epoca nazista, ma non per il suo popolo ma per il resto dell’Unione Europea” dice il giornalista a La Gabbia.
D’ora in poi sarebbero stati i mercati, depositari del potere monetario, a dettare l’agenda economica al governo e al parlamento di Roma