Cosa accadrebbe se si perseguisse l’obiettivo ferreo di ridurre il debito pubblico con un avanzo primario del 4% all’anno? Un disastro. L’aumento delle tasse e il taglio della spesa aumenterebbe il numero dei disoccupati, l’economia nazionale crollerebbe, e potrebbero addirittura salire i tassi di interesse sul debito stesso
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In una scuola ci sono 98 bicchieri d’acqua per 100 bimbi. Durante la ricreazione tutti si recano alla mensa per bere, ma in due restano senza acqua. “Dovete essere più veloci degli altri, così berrete anche voi” li sgrida la maestra. I due bimbi si allenano, corrono, si esercitano: e il giorno dopo riescono a bere. Tuttavia ne restano altri due che rimangono a loro volta senza acqua, e la maestra li sgrida. Così anche loro si allenano. E il giorno dopo bevono; eppure altri due bambini restano senza bicchiere
Pubblicato su La Voce di Romagna il 21 gennaio 2017
Di Pier Paolo Flammini
Il dramma del terremoto e del maltempo che colpisce ancora l’Appennino Centrale arriva in contemporanea o quasi con l’ennesima lettera con la quale la Commissione Europea ha chiesto al governo italiano una manovra finanziaria correttiva pari a 3,4 miliardi di euro per rispettare gli impegni di bilancio presi con la governance europea.
Mai, forse, si è verificato una situazione più stridente nei rapporti tra l’Italia e la Commissione Europea. Senza entrare nel merito della Legge di Stabilità del Governo Renzi, per molti versi non indirizzata verso una ripresa economica ma ad una banale ricerca di consenso di breve periodo, non vi è in realtà alcun motivo per cui gli italiani debbano sottoporsi a nuovi sacrifici economici.
La Commissione chiede, banalizzando, che pezzi di monete, banconote o numeri elettronici presente nei bit dei conti correnti bancari, da cittadini e imprese, vengano letteralmente “distrutti”, ovvero annullati e ritirati dalla circolazione. Bruciati come nel Medioevo accadeva alle streghe e agli eretici. Insomma: la richiesta della Commissione Europea è un’azione frutto esclusivo di una credenza di tipo medievale, in base alla quale ritirando 3,4 miliardi dalla circolazione, non si capisce bene perché, l’economia dovrebbe andare magicamente meglio.
Abbiamo invece un’Italia ferita, non solo dalle tragedie naturali ma anche da un disastro che coinvolge la vita quotidiana di centinaia di milioni di europei. Abbiamo bisogno di stanziamenti di moneta perché abbiamo braccia per lavorare, case da ricostruire, territori da rimettere in sicurezza, bellezza da consegnare alle generazioni che verranno. Altri, invece, consegneranno dei numeri distrutti. Con una nazione distrutta.
Articolo di MMT Italia pubblicato su “La Voce di Romagna”
Con il referendum costituzionale del 4 dicembre è in gioco ovviamente la forma dell’assetto istituzionale e il rapporto centralista che si vuole instaurare in un paese storicamente legato alle identità locali, tanto da faticare ancora a sentirsi “unito“.
Ma è in gioco soprattutto un’idea politica, che prescinde dalle dimissioni di Renzi e dal governo che dovrà portarci alle prossime elezioni.
Il referendum è l’ultimo tassello di un’onda quarantennale che ha in Italia il suo epicentro iniziale nell’assassinio di Moro e il suo spartiacque nel successivo crollo della Prima Repubblica, nel 1992, coinciso con la decadenza effettiva dei valori costituzionali.
Quanto accaduto successivamente è un flusso continuo di ideologia neoliberista che ha invaso pervicacemente la nostra società. A livello economico, costruito il falso mito del debito pubblico, che con il Trattato di Maastricht ha trovato nell’euro la saldatura perfetta, i principi fondamentali della Costituzione sono stati sotto-ordinati ai vincoli astratti dell’economia.
L’aiuto ad un disoccupato o un malato ha trovato il muro invalicabile delle formule magiche, condensate nel famoso limite del 3% di deficit annuo. Le buone intenzioni si scontrano sul muro della mancanza di denaro. Il disoccupato resta tale, il malato può crepare.
L’articolo 3 della Costituzione, ad esempio, è stato trasformato in carta straccia proprio per la limitazione artificiale dell’azione pubblica: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
A livello politico la supremazia dell’economia sulla società e sulla politica ha dovuto trovare il suo equivalente nel costante indebolimento del Parlamento, di fatto non più sovrano, al fine di favorire l’azione dei governi chiamati ad essere l’anello finale dell’ordine neoliberista.
Chi voterà Sì, al di là delle discussioni tecniche, permetterà che questo processo dilaghi ancora nonostante in tutto il mondo, in diversi e pur contraddittori modi, la resistenza al neoliberismo si stia ormai affermando.
Chi voterà No, invece, si farà carico di fermare questa deriva e di rimettere al centro della discussione la nostra Costituzione, i suoi diritti fondamentali, sopra il dominio economico.
Questa è la vera sfida in atto. E credo che stavolta, dopo decenni di umiliazioni, gli italiani sapranno indicare la retta via del No.
Nel 2013 il governo Letta venne umiliato con la richiesta di una manovra correttiva dello 0,1%, rispetto al deficit previsto nella nota di aggiornamento del Def che stimava il deficit al 3,1%. Così il giovane Enrico, che quando era ancora più giovane scrisse un enfatico saggio intitolato “Morire per Maastricht“, fu costretto a racimolare, con un giochino sull’Imu, 1,6 miliardi necessari a pareggiare i conti secondo quanto previsto dai cervelloni della Commissione Europea.
Per capire quanto quella correzione fosse una umiliazione per un Paese come l’Italia, si pensi che all’epoca, con una disoccupazione oltre il 12% e un prodotto interno lordo ancora negativo, l’unica cosa di cui il nostro paese avesse bisogno sarebbe stata una iniezione di liquidità con una forte manovra fiscale, ovvero meno tasse e più spesa pubblica.
La Commissione Europea chiede al governo italiano altri ridicoli interventi pari ad altri zero virgola del Pil, per portare il deficit dal 2,3% al 2,2%. La cifra in sé è talmente ridicola, oltre che inopportuna (la situazione non è molto cambiata rispetto al governo Letta, a parte la retorica del #cambiaverso di cui il giovin Enrico era parco), da non essere nemmeno giudicabile. Il problema vero del confronto che si va ad aprire con la Commissione, sta nel fatto che Renzi spera di ottenere dalla forzatura delle posizioni di Juncker un consenso spendibile nel referendum del 4 dicembre.
(Il paradosso sta nel fatto che l’idea istituzionale sottostante la modifica di Renzi e Boschi alla Costituzione italiana sta proprio nel conformare il Parlamento italiano al sistema di governance multilivello che opera in Europa: governare senza sovranità, esattamente come è concesso a Juncker, ad esempio, e ai suoi uffici che decidono, tra i 500 milioni di europei, chi debba mangiare e chi no).
La campagna elettorale dunque è un macigno, così come lo sciocco braccio di ferro su una piuma dello 0,1%. Al di sotto, infatti, c’è un magma anti-unionista, dal quale Renzi cerca di pescare (mentre gran parte della base del Pd non lo segue) che fa oramai dell‘Italia il paese politicamente meno gestibile se guardato da Bruxelles e da Francoforte.
Ma cosa dovrebbe fare un governo italiano legittimo, in una situazione in cui gli si chiede di rispettare accordi firmati che, tradotti in politiche concrete, significano strade dissestate, tassazione altissima, taglio dei servizi, disoccupazione, emigrazione, bassa natalità?
Il governo legittimo italiano dovrebbe brandire la Costituzione Italiana (e questo governo, purtroppo, non può), chiedere che la Bce continui a garantire tassi di interesse ai minimi (possibilmente equivalenti a quelli tedeschi), consentire di gestire almeno il 2% di deficit in investimenti pubblici (30 miliardi), quando sarebbero necessarie cifre più alte per un biennio, e in questo modo risollevare un po’ il Paese e ottenere quel consenso in grado di frenare le reazioni che si scatenerebbero Oltralpe.
Questo passaggio, tuttavia, sarebbe podromico ad una destrutturazione dell’Eurozona almeno come la conosciamo oggi: e dovrebbe quindi essere compiuto da un governo in grado di capire che una disobbedienza di questa portata condurrebbe all’apertura di una serie di scenari rispetto ai quali occorrerebbe essere ben preparati.
Non ci sembra davvero il caso del governo Renzi, posto che il Presidente del Consiglio sembra tra i pochi, nel suo entourage, che abbia capito come funziona l’Eurozona (ovviamente Padoan ha ben chiaro il quadro da molto tempo). Dunque è probabile che ci dovremmo accontentare di un braccio di ferro sopra la piuma di uno 0,1%, con, oltretutto, dichiarazioni un poco assurde come quelle dello stesso Renzi, che continua a vantarsi di aver realizzato la manovra con più austerità (ovvero col minor deficit) degli ultimi dieci anni. Contraddizioni che quasi tutta la stampa nazionale, oltre che la politica, non colgono: è molto più importante trascorrere mesi a discutere degli stipendi dei parlamentari.
Un incredibile articolo sul Corriere.it, in risposta ad un altro commento incomprensibile dell’ex direttore Paolo Mieli: il ministro dell’Economia contemporaneamente rivendica il taglio della spesa e spiega che la dinamica del debito peggiora proprio a causa di quei tagli. E per il futuro: “Riduciamo il deficit e aumentiamo gli investimenti”. Dio salvi l’Italia
NOTA INTRODUTTIVA. L’autore dell’articolo vive a San Benedetto del Tronto, a poche decine di chilometri dai luoghi distrutti dal sisma del 24 agosto.
Non si può sempre piangere.
Non si può trascorrere una vita intera restando sempre in difesa, senza mai pensare ad attaccare.
Non si possono nemmeno ricordare questi morti, questi morti delle mie montagne, e tornare a strisciare con le lacrime agli occhi e via, è così, obbediremo ancora.
Non si può pensare che la solidarietà personale, cosa buona e giusta, risolva questi giganteschi problemi. Con l’acqua minerale e gli spaghetti si campa un giorno, non una vita.
Non si possono vedere crollare case, morire bambini, donne, uomini, anziani. Non si possono piangere vittime di terremoti, calamità naturali, assistere alla conta macabra, alle necessità di denaro (che “non c’è”), e restare poi impotenti.
Abbiamo ingegneri, architetti.
Abbiamo imprese di costruzioni, valenti manovali.
Abbiamo una tecnologia mai così avanzata nella storia dell’umanità.
Abbiamo ancora pezzi di Costituzione da brandire.
Abbiamo necessità di lavoro come abbiamo necessità di pane e acqua. Ne abbiamo una disponibilità immensa.
Abbiamo tutto ciò che serve per ricreare il mondo nella bellezza.
Abbiamo bisogno di una politica diversa. Una politica economica diversa, certo, ma a partire da una politica del cuore e della mente diversa.
Abbiamo bisogno di gridare in faccia l’orrore per chi, ora, verserà dal tavolo briciole offensive per i nostri morti, e per tutti i morti di tutte le disgrazie, e per tutti i vivi costretti scientificamente ad elemosinare frammenti di dignità.
Abbiamo bisogno – e lo faremo nel nome della nostra dignità di cittadini italiani, se così vorremo ancora sentirci ed essere considerati in futuro, quando altrimenti saremo maledetti per l’ignavia, la codardia e l’incapacità – di disobbedire a tutti coloro che impediranno il compimento in questa nostra Patria della Bellezza e della Giustizia, perché la Bellezza e la Giustizia nel mondo possono aversi solo se saremo capace di batterci qui, ora.
Sappiamo tutti, care amiche e cari amici, cosa si frappone tra noi e la Giustizia. Un potere enorme, ricco e intangibile ci ha privato, giorno per giorno, delle armi di difesa che avevamo ereditato dai nostri nonni, dai nostri padri. Con fatica ci hanno consentito di studiare, di capirli e di sapere. Ma non riusciamo ad agire, non con la compattezza necessaria.
Non è più il tempo. Non è più il tempo perché siamo stanchi di piangere.
Una vita trascorsa a difendersi, nella speranza di perdere con pochi gol di scarto, non vale la pena neanche di immaginarsela per un secondo di più.
Il lutto, la rabbia e la disperazione che ci hanno spaccato in mille pezzi i cuori per la perdita di tante vite innocenti nelle nostre montagne, ci chiedono di agire. Ora. Subito.
Personalmente, prometto di non arretrare di un solo millimetro per onorare questo lutto indelebile. Ma è venuto il tempo non solo di non arretrare, ma di trascinarsi in avanti il più possibile, con quel cuore e quella testa ma soprattutto quel corpo che nessun potere, per quanto immenso, oscuro e corrotto, potrà mai avere.
È poco. Ma è tutto.
Un pubblico numeroso e molto attento ha partecipato al primo incontro pubblico nella regione Marche, organizzato dall’associazione regionale MMT Marche e dal Comitato del No al referendum costituzionale incentrato sulla campagna per il “No” al referendum oppositivo alla modifica firmata da Renzi-Boschi sulla Costituzione Italiana, per il quale si voterà nel mese di ottobre.
Sabato 14 maggio, al Polo Museale di Montefiore, le relazioni di Riccardo Morelli, referente regionale del Comitato del No, e Chiara Zoccarato, componente del direttivo nazionale MMT Italia, introdotti dal giornalista Pier Paolo Flammini, hanno illustrato la genesi, gli effetti e le motivazioni della proposta di modifica della Costituzione.
“La modifica della Costituzione – ha affermato Morelli – combinata con la nuova legge elettorale comporta uno stravolgimento dissennato della Costituzione che ha come obiettivo quello di umiliare il Parlamento, riducendolo ad esecutore della volontà del governo. Il Comitato per il No è aperto a tutti i cittadini appartenenti a tutte le forze politiche, perché la Costituzione è di tutti i cittadini e non solo di una parte”. Durante l’incontro sono state raccolte molte firme per la richiesta di referendum abrogativo della riforma costituzionale e per l’abrogazione della legge elettorale Italicum (si ricorda ai cittadini di Montefiore che è possibile porre la propria firma tutti i giorni, recandosi in Municipio).
Chiara Zoccarato ha invece illustrato come l’obiettivo ultimo della riforma sia quello di conformare le istituzioni repubblicane al modello europeo ed eliminare il più possibile frizioni e dissenso nel recepimento delle direttive del governo, che di fatto è già il terminale della Governance multilivello nel nostro paese: “La governance non è un sistema democratico per definizione: il suo fondamento sta per una serie di istituzioni affiancate l’una all’altra, spesso senza alcuna relazione diretta con il corpo elettorale. In questo modo si attua una sottrazione della sovranità popolare, uno svuotamento nei fatti del nostro articolo 1 della Costituzione. Come evidenziato da eminenti costituzionalisti, con la riforma si vuole scrivere nero su bianco ciò che oggi nei fatti avviene: in questo modo non avranno più vincoli di tipo giuridico ed imporranno la loro volontà, la stessa che sta distruggendo l’economia e la società italiana ed europea, senza che noi avremmo più nulla per richiamarli al rispetto di quella sovranità divenuta carta straccia”.
Al termine dell’incontro è seguito un momento di dibattito e confronto con i presenti. Presto saranno organizzati altri appuntamenti di informazione con la cittadinanza al fine di creare consapevolezza e momenti di auto-formazione sul tema referendario e sulle connessioni della Carta Costituzionale con l’economia di piena occupazione e il tipo di società conseguente.
Nelle foto: la sala del Polo Museale con i relatori e gli ascoltatori e la raccolta di firme per il referendum oppositivo della modifica costituzionale e per il referendum sulla legge elettorale Italicum
MONTEFIORE DELL’ASO – Un bene “morale”, anzi “il” bene morale, patrimonio del popolo italiano, conquistato grazie alla lotta di Liberazione dal nazifascismo. Questa è laCostituzione Repubblicana del 1948, un modello per molti unico nel panorama mondiale per lungimiranza, spirito democratico partecipativo, visione progressista della società e armonia complessiva tra ruolo dello Stato, il suo funzionamento, le libertà individuali ed economiche garantite.
Di questo e del tentativo (l’ennesimo) di modifica della Carta Costituzionale, stavolta intrapreso dal governo Renzi e che condurrà al referendum previsto nel prossimo mese di ottobre, si parlerà nella conferenza che si svolgerà sabato 14 maggio, alle ore 17,30, a Montefiore dell’Aso, precisamente al Polo Museale, ex convento di San Francesco.
Chiara Zoccarato, veneta e componente del direttivo nazionale dell’associazione MMT Italia, illustrerà le implicazioni che la riforma paventata avrà sulla Costituzione e di come esse vadano a soddisfare le richieste di gestione dell’Italia in conformità con la “Governance Multilivello” imposta a livello europeo. Introdurrà Riccardo Morelli, avvocato di Montefiore e coordinatore regionale del Comitato per il No al Referendum, e modererà l’incontro Pier Paolo Flammini, giornalista e referente per l’associazione Mmt Marche Economia per la Piena Occupazione.
L’evento avrà una forte connotazione simbolica e formativa, al fine di replicare iniziative del genere in tutte le città marchigiane e informare i cittadini sulla portata della sfida che si profila all’orizzonte. Per questo si invitano caldamente tutti coloro che vorranno attivarsi a partecipare all’incontro per acquisire gli elementi di base e il quadro complessivo e avviare, così, un percorso di approfondimento e diffusione capillare.
Per informazioni: Riccardo Morelli 3290083884.
Pubblichiamo il video integrale di un interessante confronto che si è svolto a Fabriano sul tema del Lavoro. Organizzato dal locale Movimento Cinque Stelle, relatori erano, oltre al nostro Pier Paolo Flammini della Me-Mmt Marche, lo scrittore e saggista Lucilio Santoni e lo scrittore e filosofo Alessandro Pertosa.
Molti sono stati gli spunti del dibattito e, dopo le iniziali relazioni, l’analisi ha affrontato lungamente la contrapposizione tra la Piena Occupazione e il Reddito di Cittadinanza, oltre che il rapporto della Costituzione con il lavoro e l’evoluzione tecnologica. Si è ribadito anche in questa sede, non senza incontrare resistenze e in alcuni casi con un confronto vivo e ricco di spunti di attualità, come con la Mmt i concetti “statici” sia economici che di organizzazione sociale siano superati nel segno della autodeterminazione liberati da vincoli inconciliabili con la nostra Carta Costituzionale.
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