Articoli

Postato il 04/06/2019. Documento redatto dal Comitato Scientifico MMT, in risposta all’articolo de l’”Avvenire” intitolato “La nuova teoria «MMT». La spesa pubblica senza freni, l’idea Usa che seduce e spaventa“, del 25 Aprile 2019. Questo scritto vuole rappresentare l’inizio di un dibattito serio e costruttivo sulla MMT all’interno del mondo dei media nazionali. Ci siamo […]

wmkrgWarren Mosler commenta l’articolo del premio nobel Paul Krugman in cui demistifica l’odio per il debito. Lo stesso che si riconosceva d’accordo con la Teoria Monetaria Moderna (ma in parte) sostiene anch’esso la necessità del debito pubblico per l’economia. Ma per le motivazioni sbagliate.

Di seguito in corsivo l’articolo di Krugman e in grassetto le parole di Mosler.

Aug 21 (NYT)- Rand Paul ha detto qualcosa di molto divertente l’altro giorno. No veramente, sto dicendo sul serio anche se, chiaramente non è stato intenzionale. Tramite il suo account Twitter ha fatto notare l’irresponsabilità della politica fiscale americana, dichiarando, “l’ultima volta che gli Stati Uniti non hanno avuto debiti  è stato nel 1835”.

 

(Warren Mosler) – E ciò fu seguito dalla peggior depressione nella storia degli Stati Uniti.

 

Wags ha immediatamente sottolineato che l’economia statunitense è stata complessivamente un’economia in crescita per gli ultimi 180 anni, rammentando inoltre che il fatto che il governo debba dei soldi al settore privato potrebbe non essere una cosa così negativa. Il governo britannico, ad ogni modo, ha avuto debiti per gli ultimi 300 anni, un periodo che copre tutta l’epoca della rivoluzione industriale, la vittoria su Napoleone e molto altro.

Possiamo quindi asserire semplicemente che il debito pubblico non è poi così malvagio come le leggende ci raccontano? O che magari il debito pubblico potrebbe essere un qualcosa di positivo?

Che ci crediate o no, molti economisti sostengono che l’economia necessita di un sufficiente ammontare di debito per funzionare bene.

 

(wm) – Sì, serve per consentire al settore privato di non spendere interamente il proprio reddito (risparmiare), e quando per le famiglie indebitarsi per spendere non è più sufficiente la disoccupazione di altri è il risultato.

 

E qual è il livello sufficiente? Probabilmente più di quello che abbiamo oggi. Cioè, ci sono molti elementi che evidenziano come a livello globale (nell’economia di oggi) i governi non siano abbastanza indebitati.

 

(wm) – Sì, questa è chiamata disoccupazione: la prova che la spesa in deficit è insufficiente per compensare la necessità (del settore privato NDR) di non spendere tutto il proprio reddito. Qualcosa che gli economisti sanno essere speculare da almeno 300 anni.

 

Lo so che ciò potrebbe suonare assurdo. Dopotutto, noi abbiamo passato gli ultimi cinque o sei anni in uno stato di “panico fiscale”, sentendo tutti gli “esperti” dichiarare che dovevamo tagliare il nostro deficit e ridurre i nostri debiti il prima possibile perché altrimenti diventeremo la Grecia, la Grecia te lo assicuro.

Ma la forza dell’argomento che dobbiamo tagliare il  deficit è stata sempre un trionfo dell’ ideologia a scapito dell’evidenza empirica, e un numero costante di persone seriamente oneste — molto recentemente Narayana Kocherlakota (il presidente uscente della Fed di Minneapolis) argomentano la necessità di aumentare il debito governativo,  non di diminuirlo.

Perché?

 

(wm) – Questa è la risposta corretta— perché il debito pubblico statunitense, per esempio, non è nient’altro che l’insieme dei dollari spesi dal governo che non sono stati ancora utilizzati per pagare le imposte. Tutti quei dollari emessi costituiscono l’ammontare netto delle attività finanziarie in valuta statunitense presenti nell’economia globale (risparmi nominali netti), sotto forma di denaro contante o di conti correnti bancari in dollari presso la Fed sotto forma di conti di riserva e conto titoli. Da un punto di vista operativo, non è sbagliato chiamare tutti questi dollari “base monetaria”. E un’economia in crescita, che genera un aumento complessivo di reddito non speso, necessita conseguentemente un’equivalente aumento di spesa – pubblica o privata – che ecceda il reddito, affinché una produzione di beni e servizi crescente venga venduta.

 

Un’altra risposta potrebbe essere l’emissione di debito è funzionale ad acquistare beni e servizi utili, e dovremmo farlo nel momento in cui questi beni hanno un giusto prezzo.

 

(wm) – Risposta sbagliata. Non è mai un problema di giusto prezzo. In realtà è sempre una scelta politica relativa a come si vogliono allocare le risorse tra il settore pubblico e il settore privato.

 

Gli U.S.A. soffrono di una palese mancanza di infrastrutture: strade, ferrovie, sistemi idrici e molto altro ancora; ed  il governo federale può indebitarsi ad un tasso di interesse storicamente basso.

 

(wm) – Risposta sbagliata. Sì, abbiamo un serio problema di infrastrutture statali. La questione centrale, comunque, è se il governo statunitense ha risorse disponibili e se voglia allocarle proprio per tale scopo.

 

E i tassi d’interesse non sono in alcun caso un criterio da valutare.

 

Quindi, questo è  un ottimo momento per prendere in prestito ed investire nel futuro e  un pessimo momento per quello che sta accadendo in questa fase: un declino senza precedenti della spesa pubblica nell’edilizia in relazione alla crescita della popolazione e all’inflazione.

 

(wm) – Concordo, è un ottimo momento per ricominciare ad investire in infrastrutture, dovute alle predette mancanze.

 

D’altro canto stabilire se sia o meno un buon momento per aumentare la spesa in deficit dipende da quanto l’economia va a rilento, così come dimostrato dal tasso di disoccupazione, la popolazione attiva ecc. e non dalle necessità infrastrutturali.

 

E la mia lettura, basata su questo criterio, mi suggerisce che questo è un buon momento per un’espansione fiscale proattiva.

 

Ad ogni modo a prescindere da ciò che riteniamo sia giusto o sbagliato in termini di aumento del deficit o riguardo al fatto che il governo debba più o meno indebitarsi, se analizziamo nel dettaglio il suo funzionamento, vediamo che un governo deve  in origine, necessariamente “spendere” o “prestare” e solo in seguito “si indebita”.Come direbbe un lavoratore della Fed: “non puoi drenare riserve se prima non hai aggiunto riserve”

 

Oltre quanto sopra riportato, i bassi tassi di interesse ci stanno dicendo qualcosa di specifico riguardo a cosa vogliono veramente i mercati.

 

(wm) – Sbagliato, i mercati ci stanno dicendo qualcosa riguardo a quello che i partecipanti al mercato stesso pensano rispetto al tasso d’interesse obiettivo fissato dalla Fed sul mercato interbancario (Fed funds rate) nel corso del tempo.

 

In fondo quello che sto dicendo è che avere un certo livello di indebitamento pubblico potrebbe aiutare l’economia a funzionare in modo migliore. Come?

 

(wm) – Giusto, la spesa in deficit aumenta il livello dei redditi e delle attività finanziarie nette nell’economia, sostenendo così una spesa sufficiente per fare in modo che tutta la produzione sia venduta.

 

La risposta, stando al professore dell’M.I.T.’s Ricardo Caballero e altri, è che il debito di un governo politicamente stabile e affidabile fornisce “asset sicuri” che aiutano gli investitori nella gestione dei rischi, rende le transazioni più sicure ed evita di azzuffarsi in modo distruttivo per il denaro.

 

(wm) – Risposta sbagliata. La spesa netta del governo fornisce in prima istanza dollari (crediti di imposta) sotto forma di depositi in dollari detenuti nei conti di riserva presso la Fed. I titoli di Stato non sono nient’altro che depositi alternativi di quegli stessi dollari detenuti in un conto titoli presso la Fed. Tutti e due sono ugualmente sicuri.

 

Ora, in linea di principio anche il settore privato può creare asset sicuri, come i depositi delle banche che sono universalmente riconosciuti come sicuri. Negli anni precedenti alla crisi del 2008, Wall street affermava di aver creato intere categorie di nuovi asset finanziari da loro considerati  sicuri, il tutto si basava sul tagliare e rimodulare i flussi di cassa (cash flows) derivanti dai mutui subprime e da altre attività finanziarie.

Ma tutti questi cosiddetti brillanti e sicuri strumenti finanziari altamente ingegnerizzati si sono dimostrati essere una truffa: Quando la bolla edilizia è esplosa, tutti i titoli tripla A sono diventati carta straccia, quindi gli investitori impauriti sono ritornati a rifugiarsi in attività emesse dal governo degli Stati Uniti e in altre attività emesse dalle maggiori economie globali. In questo processo gli investitori hanno guidato i tassi di interesse sul debito verso il basso

 

(wm) – I tassi scesero perché anticiparono le future scelte della Fed.

 

Quello che gli investitori fecero fu ri-prezzare gli asset finanziari. Gli investitori non possono cambiare l’ammontare totale degli asset. Il totale può solamente cambiare se ci sono nuove emissioni e rimborsi/scadenze.

 

E questi bassi tassi di interesse secondo Mr. Kocherlakota sono un problema. Quando i tassi di interesse sul debito governativo sono molto bassi (anche quando l’economia è in crescita) non lasciano margini di manovra nel caso in cui ci sia un basso livello di crescita, e tutto ciò può generare una difficoltà nel combattere la recessione.

 

(wm) – E’ vero, ma tagliare i tassi di interesse  non combatte la recessione. E questo è provato dal fatto che i bassi tassi di interesse riducono i redditi da interesse pagati dal governo all’economia (nel complesso N.D.R), finendo così con l’indebolirla.

 

Ci sono poi diverse conseguenze per la stabilità finanziaria: bassi rendimenti degli asset sicuri molto probabilmente spingeranno gli investitori ad aumentare l’esposizione al rischio – o per questa ragione spingeranno a un altro round di nuove diavolerie finanziarie create dagli speculatori di Wall Street.

 

(wm) – Questa potrebbe essere comprovato dall’aumento di emissioni di titoli ad alto rischio, ma non c’è stata prova di questo. Infatti, quando il petrolio era a 100 dollari al barile il margine di guadagno ha guidato un aumento del credito che ha generato un aumento dl PIL, come dimostrato dal suo crollo quando il prezzo è sceso.

 

Cosa possiamo fare? Alzare semplicemente  i tassi di interesse, come alcuni analisti finanziari stanno chiedendo (tenendo sempre d’occhio i loro profitti), potrebbe minare la nostra ripresa ancora fragile.

 

(wm) – Molto probabilmente alzare i tassi di interesse potrebbe generare una modesta ripresa, tramite l’aumento del deficit pubblico conseguente al maggior reddito da interesse pagato dal governo all’economia. Ad ogni modo, preferirei una politica di tagli alle tasse o di aumento della spesa pubblica per aumentare il PIL, anziché un aumento dei tassi d’interesse. Ma questa è solo la mia opinione.

 

Quello di cui noi abbiamo bisogno è aumentare i tassi di interesse in momenti di cicli economici positivi senza causare cadute economiche repentine. E una politica di questo tipo, afferma Kocherlakota, potrebbe avere come obiettivo un più alto livello di indebitamento pubblico.

 

(wm) – Mr. Kocherlakota non sbaglia ad affermare ciò, ma di nuovo io preferirei a prescindere un ampio taglio delle tasse per arrivare allo stesso risultato, ma come dicevo prima, sono solo mie osservazioni.

 

In altre parole, la grande paura del debito che ha avvolto la politica americana dal 2010 al 2012 e che ancora domina il dibattito economico in Gran Bretagna e nell’area Euro è addirittura più sbagliata di quanto noi, che ci collochiamo nel campo degli anti-austerità, pensavamo.


(wm) – Vero, e anche questo autore [ossia Krugman, ndt]

Non solo il governo ha operato misure di restrizione fiscale affossando l’economia proprio nel momento in cui già stava rallentando (prolungando la crisi), non solo sono stati tagliati gli investimenti pubblici nel momento in cui tutti gli investitori obbligazionari stavano pregando perché si spendesse di più, adesso stanno probabilmente ponendo le basi per un’altra futura crisi.

(wm) – Si è vero, ma sta accadendo per motivi di disaccordo. Qui il problema non riguarda gli investitori che supplicano per avere investimenti pubblici. Qui il problema è sempre quello dello scopo pubblico che sta dietro alle politiche economiche.

 

La cosa che fa sorridere è che queste scriteriate politiche e tutte le sofferenze che esse hanno determinato sono vendute con una veste molto accattivante che potremmo definire “responsabilità fiscale”

 (wm) – Il problema più grande di questo editoriale sono  le motivazioni sbagliate fornite a sostegno di una corretta politica economica (al di la dei paradigmi economici), che vengono sempre abbattute dall’opposizione e ciò avviene perché gli argomenti dell’opposizione sono estremamente più convincenti (elettoralmente parlando) rispetto ai suggerimenti economici esposti dalle voci di spicco della sinistra americana.

Traduzione di David Lisetti, revisione Alessio Tartari

L’economista Mmt con esempi di chiara comprensione dimostra gli errori del Premio Nobel e di tutta l’economia ortodossa: “E’ ridicolo che un economista possa discutere di macroeconomia del debito e non prendere mai in considerazione il ruolo delle banche. Questa è una delle tante volte dove gli “esperti” dell’economia sbagliano praticamente tutto ed il sentimento del pubblico in genere verso le banche, il debito e la moneta sono più vicini alla realtà”

Il giornalista John Carney di Cnbc.com: “Oggi il pensiero fondamentalmente corretto è della Mmt, e sta avendo un grande impatto sul pensiero del premio Nobel”. Il quale, nel 2011, affermava: “Non ho una visione completa sulle differenze dei tassi di interesse tra Italia e Giappone. Nell’Eurozona interruzioni del flusso monetario che non possono esserci altrove”