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Ed eccoci alla quarta parte di questa nostra serie di video, dedicata ad una cosa di cui quotidianamente sentiamo parlare e presentata da molti esponenti del mondo della politica, dei media e da vari economisti come una possibile soluzione alla grave crisi sanitaria ed economica che sta colpendo il nostro Paese.

Ma quanti di noi sanno cosa veramente sia il Meccanismo Europeo di Stabilità ?

Il nostro referente economico Filippo Abbate ci spiega le regole e le politiche sulle quali poggia questo strumento, basandosi su fonti ufficiali facilmente verificabili da chiunque.

Alla prossima !

Domande e Risposte con Filippo Abbate, referente economico dell’associazione Me-Mmt Toscana.
Interviste a cura di Gianni Nencini Giubbolini (M5S Val di Pesa).
Riprese di ManimanGiri

 
 
 

Una Modesta Considerazione: Warren Mosler sulla proposta di Varoufakis/Galbraith

 

– parte seconda.Qui prima parte

Traduzione Domenico Rondoni

http://yanisvaroufakis.eu/euro-crisis/modest-proposal/2-the-nature-of-the-eurozone-crisis/

YV: 4. La proposta moderata

Quattro crisi, quattro Policy. La Modesta Proposta non introduce ulteriori istituzioni UE e non viola nessun trattato esistente. Invece, noi proponiamo che le istituzioni esistenti vengano usate nei modi previsti dalla legislazione europea ma con funzioni e politiche nuove. Queste istituzioni sono: la Banca Centrale Europea – BCE; la Banca Europea degli Investimenti – BEI; il Fondo Europeo per gli Investimenti – FEI; il Meccanismo Europeo di Stabilità – MES.
 

Policy 1 –

Programma Bancario caso-per-caso (CCBP).

Per ora, noi proponiamo che le banche che necessitano ricapitalizzazione dal MES siano rigirate direttamente al MES – invece di obbligare i governi nazionali a prendere in prestito per conto delle banche.

W.M. “che necessitano ricapitalizzazione” non è ben definito. Con assicurazioni credibili sui depositi le banche possono funzionare in maniera normale senza capitale, per esempio. Ciò significa che “la necessità di capitali” è una questione politica e non economica.
YV: Le banche di Cipro, Grecia e Spagna sarebbero probabilmente comprese in questa proposta.

Il MES, e non il governo nazionale, ristrutturerebbe, ricapitalizzerebbe e salverebbe le banche in fallimento dedicando la maggior parte della sua capacità di finanziamento a questo obiettivo.

 

W.M. Queste banche sono già necessariamente “finanziate” attraverso i depositi o i crediti presso la banca centrale, a meno che il loro capitale azionario sia già negativo e non semplicemente al di sotto dei requisiti previsti dai regolamenti, dato che per ogni attività vi è una passività. E io non sono a conoscenza finora di banche che abbiano un conto capitale negativo.

YV: Alla fine l’Eurozona deve diventare una area bancaria unica con un’unica autorità bancaria.

W.M. Sì, con la fornitura di assicurazione sui depositi, effettuando, la BCE, anche la regolamentazione e la supervisione.

YV: Ma questo obiettivo è diventato il nemico della buona politica attuale. Al Summit Europeo di giugno 2012 la ricapitalizzazione diretta delle banche fu avallata in principio, ma fu condizionata alla formazione di una Unione Bancaria. Da allora le difficoltà di legislazione, progettazione ed implementazione di una Unione Bancaria hanno significato ritardi e tentennamenti. Un anno dopo quella importante decisione, l’abbraccio mortale tra sistemi bancari nazionali insolventi e stati membri insolventi continua. Ad oggi la filosofia dominante della UE rimane che l’Unione Bancaria deve essere portata a termine prima che il MES ricapitalizzi le banche.

W.M. Di nuovo, non ritengo che il problema sia capitale bancario negativo, ma solamente che esso possa essere basso rispetto ai minimi richiesti, e in questo caso non solamente non è auspicabile un “finanziamento pubblico” in relazione al capitale, ma il concetto stesso è inapplicabile dato che aggiungere capitale non altera il rischio sui “finanziamenti pubblici”.

YV: E quando ciò sarà completo, il contributo del MES sarà parziale e verrà solamente dopo un bail-in dei depositari nei paesi della periferia stressati dalla pressione fiscale. In questo modo la crisi bancaria o non sarà mai risolta, o sarà ritardata di anni, rischiando così una nuova implosione finanziaria. La nostra proposta sostiene che un governo nazionale debba avere l’opzione di far valere il suo diritto di supervisionare e salvare una banca in fallimento.

W.M. Questo porta ad un elevato “moral Hazard”, dato che rimuove il rischio di supervisione inadeguata del governo nazionale, e invece premia supervisioni lassiste. Invece il diritto di supervisionare e regolare dovrebbe essere immediatamente trasferito alla BCE per l’intero sistema bancario nazionale in cambio della assicurazione sui depositi da parte della BCE stessa.

YV: Le quote equivalenti al capitale necessario passerebbero al MES, e la BCE e il MES eleggerebbero un nuovo CDA. Il nuovo CDA effettuerebbe un completa revisione della posizione della banca e consiglierebbe a BCE-MES un percorso di risanamento della banca. Tale risanamento potrebbe prevedere fusioni, ridimensionamenti, persino una completa chiusura della banca, con la comprensione che i passi saranno effettuati al fine di evitare, innanzitutto, un “haircut” dei depositi.

W.M. Questo in pratica è ciò che io chiamo il credibile sostegno assicurativo sui depositi che elimina in grandissima parte i problemi di liquidità delle banche.

YV: Una volta che la banca è stata ristrutturata e ricapitalizzata, il MES potrà vendere le sue quote e recuperare i costi.

W.M. Sono d’accordo con il processo di risoluzione.

YV: Questa proposta può essere implementata oggi, senza una Unione Bancaria e senza il cambiamento di alcun trattato. L’esperienza che la BCE e il MES acquisiranno da questo processo caso-per-caso aiuterà l’affinamento della formazione di una Unione Bancaria una volta che la crisi attuale sarà passata.
Policy 2 –

Programma di Conversione Limitata del Debito (LDCP).

YV:  Il trattato di Maastricht permette ad ogni stato membro europeo di emettere il proprio debito sovrano fino al 60% del PIL. Dalla crisi del 2008, la maggior parte degli stati membri dell’Eurozona hanno superato questo limite. Noi proponiamo che la BCE offra agli stati l’opportunità di una conversione del debito per la quota di Debito Coerente al trattato di Maastricht (DCM) mentre le quote nazionali del debito convertito continuerebbero ad essere onorate separatamente da ogni stato membro. La BCE, fedele all’obbligo di non-monetizzazione (si veda punto (a) sopra), non dovrebbe mirare a comprare o garantire il debito DCM sovrano direttamente o indirettamente. Invece essa avrebbe il ruolo di intermediario, mediando tra investitori e stati membri. In effetti la BCE orchestrerebbe una conversione fornendo prestiti al DCM, con l’obiettivo di riscattare le obbligazioni in scadenza.

Il servizio di prestito e conversione funzionerebbe come di seguito.

Il rifinanziamento del DCM, ora costituito da BCE-bonds, sarebbero di proprietà degli stati membri ma a tassi di interesse posti dalla BCE giusto al di sopra dei rendimenti dei suoi titoli. Le quote di debito nazionale convertite in BCE-bonds sono tenute da essa in conti di debito. Esse non possono essere usate come garanzia per crediti o strumenti derivati.

Gli stati membri si impegneranno a riscattare pienamente i titoli a scadenza, se i titolari optano per questa strada piuttosto che estenderli a prezzo più basso, dato che tassi più affidabili sarebbero garantiti dalla BCE. I governi che desiderano partecipare al programma possono farlo sulla base della Cooperazione Allargata, che necessita di almeno nove stati membri aderenti.

Coloro che non scelgono questa opzione possono mantenere i loro bond persino per il loro debito DCM. Per salvaguardare la credibilità di tale conversione, e per fornire uno stop ai BCE-bond che non hanno bisogno di monetizzazione, gli stati membri si accordano nell’assegnare ai loro conti di debito lo status di super-seniority, e il servizio di prestito e conversione della BCE può essere assicurato dal MES, utilizzando solamente una piccola parte della sua (del MES ndt) capacità di prestito. Se uno stato membro incappa in un default disordinato prima che un BCE-bond emesso per lui sia maturato, allora il pagamento del BCE-bond  verrà coperto dall’assicurazione fornita o acquistata dal MES.

W.M. Questo può essere più prontamente raggiunto attraverso la formalizzazione e la stabilizzazione della policy del “fare tutto ciò che è necessario per evitare il default” che già è in atto, e ciò abbasserà immediatamente anche i costi dei nuovi titoli.

YV: Perché non continuare con l’OMT (Outright Monetary Operations) della BCE?

La BCE è riuscita a domare gli spread sui tassi di interesse annunciando il suo programma OMT. L’ OMT era concepito come un supporto illimitato ai titoli sotto stress dell’Euroarea – Italia e Spagna in particolare – così da fermare il contagio e salvare l’euro dal collasso.

W.M. Invece io credo che i tassi bassi siano dovuti alla policy del “faremo tutto ciò che è necessario”.

YV: Comunque, le pressioni politiche e istituzionali hanno fatto sì che la manaccia contro i rivenditori di titoli, che era implicita nell’annuncio OMT, dovesse essere diluita con un programma condizionale, La condizionalità coinvolge la supervisione della troika sui governi che devono essere aiutati con l’OMT, i quali sono obbligati a firmare un memorandum di intesa draconiano prima che l’OMT prenda il via. Il problema non è solamente che questo di per sé non fa niente per affrontare il tema della stabilità e crescita, ma anche che i governi di Spagna e Italia non sopravvivrebbero se firmassero un tale memorandum di intesa, e quindi non lo hanno fatto. Perciò il successo del OMT nel placare i mercati è basato su una minaccia non credibile. Fin qui, non un solo titolo è stato acquistato. Questo costituisce un invito aperto ai rivenditori di titoli a testare il salvataggio della BCE nei momenti a loro discrezione. E’ una temporanea soluzione obbligata a smettere di funzionare  quando la situazione comprende i rivenditori di titoli. Questo potrebbe accadere quando la volatilità ritorna sui mercati di titoli una volta che la FED o la BoJ inizieranno a tagliare i loro programmi QE.

W.M. Non ci sarà nessun problema di finanziamento mentre la policy del “fare tutto ciò che è necessario per evitare il default” è in vigore.

Mosler Varoufakis

Il prossimo disastro in lista d’attesa,made in EU, è il crollo immobiliare in relazione al sistema bancario. Brutta storia

Quanti di noi, cittadini comuni, conoscono questi documenti sottoscritti dai parlamentari in sede governativa o europea? Ben pochi, ritengo! E penso inoltre che li conoscano ben poco nel merito anche la maggior parte di coloro che li hanno sottoscritti in tali sedi!
Eppure questi accordi e organismi internazionali peseranno notevolmente sul nostro futuro, su quello dei nostri figli e persino dei nostri nipoti, molto più di quanto abbiano finora condizionato la nostra vita i sottili giochi dell’alta finanza e del liberismo sfrenato, principali responsabili della crisi in atto che ha prodotto il blocco di stipendi, salari e pensioni, precarizzato il lavoro ed aumentato a dismisura il tasso di disoccupazione.
Ci vengono presentati come organismi ed accordi internazionali necessari per la costituzione di una Europa sempre più unita, ma in realtà, convergono tutti verso un evidente accentramento del potere economico e finanziario in un unico organismo internazionale privato non eletto dai popoli chiamato ESM (EUROPEAN STABILITY MECHANISM), che supererà di fatto tutte le sovranità nazionali, perché dotato di una più ampia sovranità internazionale, che si traduce in una dittatura economico/finanziaria che, limitando le democrazie nazionali, sovrasterà i popoli europei. La pericolosità di tale scelta effettuata per i cittadini europei è riscontrabile e ben visibile nelle trattative già in parte avvenute con il governo greco dall’organismo internazionale chiamato Troika, costituito dalla Banca Centrale Europea, dalla Commissione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale che, mirando a sostituirsi alle istituzioni nazionali, ha imposto ai politici greci la firma di un documento che scarica il peso della crisi sui popoli, in cambio dell’assistenza finanziaria necessaria per pagare il debito in scadenza.
Il peso per i greci è consistito dalle estreme misure di austerità cui abbiamo assistito: taglio delle pensioni, riduzione dei salari minimi, disoccupazione e privatizzazioni. selvagge. Misure dunque che scavalcano i sistemi democratici conquistati con lunghe lotte sociali e tolgono ai cittadini la possibilità di attuare politiche di sviluppo economico in grado di contrastare la cosiddetta finanza speculativa, che tende a ridurli ad un popolo di schiavi affamati. E, si badi bene, l’ESM non è semplicemente un insieme di regole finalizzate ad ottenere la stabilità finanziaria della zona euro, come ci vogliono far credere, ma si tratta di un documento che disciplina l’istituzione di un organismo finanziario internazionale privato, dove i 17 Paesi aderenti compresa l’Italia, dovranno negoziare, non in qualità di Stati sovrani, ma di soci e di debitori, scelte di politica nazionale al fine di ottenere in prestito, a tassi d’interesse determinati dallo stesso organismo, la necessaria liquidità per evitare il paventato default, ovvero il fallimento dello Stato.
Prestito che verrà concesso a condizione che si sia in regola con il Fiscal Compact, che impone la riduzione del debito pubblico al 60% del PIL in 20 anni, ovvero una riduzione del 5% all’anno, che corrisponde per l’Italia, che ha un PIL di circa 1.550 miliardi di euro ed un debito pubblico di circa 2.000 miliardi di euro, ad un impegno ventennale di circa 50 miliardi l’anno! Impegno impossibile per una Italia così in crisi, che ci ridurrebbe senz’altro sul lastrico, in condizioni peggiori di come è ridotta oggi la Grecia, che ha buona parte della sua popolazione tanto affamata da dover ricercare il cibo tra i rifiuti. Tutto ciò nonostante l’Italia, quale socio aderente all’ESM debba versare 125 miliardi di euro in cinque anni! Veramente assurdo.
Ma v’è di più! I membri dell’istituzione finanziaria ESM, compresi quelli dello staff, sono immuni da procedimenti legali in relazione agli atti da essi compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni e lo stesso organismo gode anche di una incomprensibile quanto ingiusta inviolabilità dei documenti, ed ancora, le disponibilità e le proprietà dell’ESM, ovunque si trovino e da chiunque siano detenute, godono dell’immunità da ogni forma di giurisdizione, salvo che lo stesso organismo non vi rinunci spontaneamente e non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca ed esproprio, e, godono persino di esenzione fiscale, nonostante la crisi europea in atto! Vi sembra normale che la costituzione di un organismo internazionale privato abbia tali enormi tutele? Non è forse una nuova tipologia di dittatura finanziario/economica? E tutto ciò sta avvenendo in Italia nell’assenza totale di informazione!
I francesi e gli olandesi, invece, nell’anno 2005 hanno bocciato con un referendum la Costituzione europea, riproposta nel 2007 nella forma giuridica del “Trattato”, e, in quanto tale, non più soggetto alla approvazione dei popoli; per di più costituito da innumerevoli articoli ed emendamenti scritti in forma pressoché incomprensibile, contenente norme tendenti ad indebolire ulteriormente le sovranità nazionali e democratiche.
In Germania nell’anno 2012 vengono presentati 37.000 ricorsi alla Corte Costituzionale contro il Trattato di Lisbona: a settembre dello scorso anno la Corte Costituzionale emette sentenza non ostativa verso il trattato, subordinando la sua applicazione alla limitazione delle responsabilità economiche della Germania alla sola quota di partecipazione versata nel nascente organismo e non nella forma illimitata che in esso è chiaramente espressa.
L’Italia ratifica il Trattato nell’agosto del 2008, mentre i cittadini erano in vacanza! L’ESM nasce dagli avvenimenti sopra esposti, ma non è ancora entrato in vigore in quanto occorre la ratifica, da parte di tutti gli Stati aderenti, alla modifica dell’articolo 136 dello stesso Trattato sul Funzionamento dell’UE, che istituisce il meccanismo di stabilità finanziaria per la zona euro.
In Italia il disegno di legge (n. 2914/2011)  per la ratifica è stato presentato dall’ex ministro degli Affari esteri Franco Frattini, in accordo con l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con l’ex ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e l’ex ministro per le Politiche Europee Anna Marina Bernini Bovicelli. La I^ Commissione permanente Affari Costituzionale ha dato esisto non ostativo il 14.12.2011 e la 14^ Commissione permanente Politiche dell’Unione europea si è espressa in modo favorevole con osservazioni il 25.01.2012. Il  Parlamento italiano deve ancora esprimersi a riguardo.
Sarebbe dunque opportuno:
– che i parlamentari nazionali esprimessero voto contrario alla ratifica della modifica dell’articolo n.  136 del Trattato sul Funzionamento dell’UE;
– che il Presidente del Consiglio Mario Monti, appassionato sostenitore delle politiche europee, o chi per lui, spiegasse ai cittadini italiani luci ed ombre del Trattato ESM  e stimolasse dibattiti pubblici atti a valutare proposte alternative di soluzione della crisi;
– che il Presidente della Repubblica non autorizzasse la ratifica del trattato e riferisse pubblicamente le motivazioni del grande silenzio sui reali termini dell’entrata in vigore del ESM.

La Corte Costituzionale tedesca ha dato il via libera alla ratifica del nuovo fondo salva-Stati. Ma fino a quando le popolazioni dei PIIGS accetteranno un livello cosi alto di disoccupazione?