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Btp vecchio stile
Le cartolarizzazioni  (di Stato)  ci salveranno?
Gli operatori finanziari ricorderanno il 2007 come l’anno della crisi dei mutui subprime. I mutui subprime, concessi da molte banche americane (a soggetti poco meritevoli di credito) dagli inizi degli anni 2000, furono impacchettati in titoli (cartolarizzati) e quindi venduti ad altre banche, fondi e famiglie. Questi titoli, a fronte di un rischio di insolvenza più elevato, promettevano tassi di interesse più elevati. Nel momento in cui i mutui non venivano più ripagati, anche questi titoli perdevano di valore, fino allo scoppio della bolla che ha coinvolto tutto il sistema bancario occidentale.
Insomma quella crisi ha innescato, poi, la nostra crisi che i meccanismi dell’Unione Europea (austerità) hanno accentuato esponenzialmente. Oggi la crisi è solo in Europa. Le politiche imposte da BCE, FMI e Commissione Europea (c.d. Austerità Espansiva) hanno portato gli Stati Europei, Germania esclusa, in una situazione di “rarefazione monetaria”. Le alte tasse, l’azzeramento della spesa a deficit degli stati, una mancanza di flussi monetari netti dall’estero e il credit crounch, ha praticamente reso l’euro una moneta scarsa. Siamo letteralmente senza soldi; e senza questi pezzettini di carta (o numerini in un computer) l’economia si blocca. Case invendute, negozi stipati di merce invenduta, gente disoccupata.
Insomma occorrerebbe, disperatamente, un flusso di moneta che riavvii il nostro asfittico sistema economico. Poi è chiaro il sistema Italia andrebbe rivoluzionato e “ripulito”, ma nel frattempo un flusso di moneta, nell’economia reale, sarebbe salvifico.
Che questa moneta, poi, si chiami Euro (e con tutti i legacci imposti dai trattati è molto difficile) oppure Lire, oppure Fiorino, o Certificati di Credito Fiscale (CCF) sarebbe indifferente se, e solo se, ci si possa pagare con essi le tasse (o qualsiasi obbligazione) richieste dallo Stato.
Ora immaginiamo che  tutti i debiti dello Stato (quindi di tutta la PA) nei confronti di aziende e privati (ad oggi se non erro 120MLD di €) venissero “cartolarizzati” in CCF (prendo in prestito questo termine da una soluzione alla crisi studiata da Marco Cattaneo (http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/2013/02/i-ccf-certificati-di-credito-fiscale.html) e dallo stesso Warren Mosler che aveva fatto una simile proposta al Parlamento Italiano).
In pratica le aziende creditrici della PA si ritroverebbero sui deposito titoli, creati ad hoc presso gli uffici bancari (o postali) dove intrattengono i normali rapporti di cc, dei certificati che potrebbero liberamente negoziare, ma anche detenere sullo stesso deposito sino alla scadenza (quinquennale o decennale). A scadenza questi CCF permetterebbero il pagamento di tutte le obbligazioni verso lo stato italiano. Ma molto più realisticamente le aziende utilizzeranno i CCF per ricominciare a investire, pagare parte dei salari degli operai e saldare i propri debiti (incagliati) alle banche. Anche le banche potrebbero risparmiare questi CCF o utilizzarli per pagare, parzialmente, gli stipendi dei propri dipendenti. Questi ultimi li risparmieranno oppure li utilizzeranno per acquistare auto, ristrutturare casa, elettrodomestici (chiaramente l’uso dei CCF sarebbe impossibile o difficile per la spesa “quotidiana”) etc.
La cartolarizzazione dovrebbe prevedere uno “sconto” quando richiesto dal privato o dall’azienda ed una sorta di “interesse” che man mano aumenta con l’avvicinarsi della scadenza.Qualsiasi credito che si vanti nei confronti dello stato potrebbe essere “cartolarizzato” in CCF (pensiamo ai crediti derivanti dagli sgravi per la ristrutturazione della casa o per l’installazione dei pannelli fotovoltaici ad es.).
Facciamo un esempio:
L’azienda “A” vanta dei crediti verso la PA di 100. Ne richiede la cartolarizzazione. A questo punto su un deposito aperto ad hoc presso la banca (o ufficio postale) dell’azienda, viene accreditata una cifra di 95. Questi CCf di 95 hanno scadenza quinquennale ed un valore fissato a scadenza di 102. Cioè a scadenza chi deterrà quel titolo potrà pagare qualsiasi obbligazione (tasse, multe etc) verso lo Stato per l’importo di 102. Ma l’aspetto importante è che durante i 5 anni questi CCf potranno essere negoziati e dati in pagamenti sia ai fornitori, sia ai dipendenti (che potendoci pagare le tasse li accetteranno senza alcun dubbio).
In questo modo, solo nell’anno 2014, potrebbero arrivare sull’economia italiana oltre 120 miliardi di euro, permettendone una certa ripresa.
La cartolarizzazione dei debiti della PA sarebbe solo una prima fase. Nel 2015 potrebbe esserci una seconda fase che potremmo, poi, approfondire.
Pertanto il nulla osta “dovrebbe” essere garantito dalla Troika. Che ne dite le cartolarizzazioni di Stato ci salveranno?

Riproponiamo i due interventi del giornalista e divulgatore della Mosler Economics Mmt durante la trasmissione La Gabbia di La7 del 26 febbraio

Da Ferrara l’assessore comunale e l’economista ed editorialista attaccano Warren Mosler e la Me-Mmt: “Venditore di auto”, “stupidaggini immense”, “follia”. Umilmente, potremmo tenere un corso di comprensione dei sistemi monetari. Chiedendo, prima, di tutelare meglio la città, considerando la quantità di critiche presenti nei commenti

“L’ufficio nazionale di statistica ha notato un segnale preoccupante secondo cui la domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita per la prima volta dal 2010 (…) Una sovra-dipendenza dal mercato interno è stata vista da Bruxelles come una delle debolezze strutturali del Portogallo, ma ora le esportazioni stanno rimediando al problema”

Quando Mosler ha parlato della moneta FIAT e di piena occupazione, l’ha fatto perché ha semplicemente capito prima di tutti come funziona l’economia. L’ha fatto perché ha capito che l’economia non è fatta di superstizioni

Venerdì 15 marzo al Finis Africae incontro con imprenditori e istituzioni da parte degli economisti Daniele Basciu e Giovanni Zibordi. Il giorno successivo, nella sala Salvaderi del Liceo Classico Rinaldini di Ancona, Basciu terrà una conferenza dal titolo “E’ un Economicidio” sulle cause della crisi e le possibili soluzioni

ANCONA – Due giorni e due appuntamenti per studiare la crisi economica e capire quali sono le soluzioni a favore del 99% dei cittadini italiani. Prima a Senigallia, venerdì 15 marzo, e il giorno successivo ad Ancona, spazio all’approfondimento con la Mosler Economics Modern Money Theory (Mmt) ovvero la Teoria della Moneta Moderna, una scuola di matrice post-keynesiana sviluppata a partire dell’Università di Kansas City-Missouri. A Senigallia, venerdì, al Finis Africae appuntamento con Daniele Basciu, referente economico nazionale della Me-Mmt (dove Me sta per Mosler Economics, dal nome dell’economista fondatore del filone post-keynesiano), che interverrà sui temi dell’economia come sistema di governo per pilotare un’uscita dal disastro dell’Eurozona applicando la Mmt e Giovanni Zibordi, esperto in finanza per l’impresa, sistemi monetari, deficit e debito pubblico, il quale illustrerà alcuni strumenti di possibile “salvezza” per le imprese italiane. L’incontro, organizzato da “Gio“, associazione Imprenditori e Professionisti Valli Misa e Nevola, sarà a porte chiuse perché l’ingresso è riservato agli imprenditori dell’associazione e alle istituzioni: appuntamento al Finis Africae di Senigallia a partire dalle ore 19 con buffet e seminario quindi, alle 20.30, conferenza. Attese circa 200 presenze qualificate. Per informazioni: info@giomarche.it
Ad Ancona invece, sabato, appuntamento alle ore 16 presso la sala Eugenia Salvaderi del Liceo Classico Rinaldini, in via Canale 1, con Daniele Basciu. Titolo dell’incontro “E’ un economicidio” nel quale si illustreranno i temi della Mmt, le cause del disastro dell’Eurozona e quindi come occorre agire per difendere famiglie, imprese e democrazia. Organizza il comitato promotore Me-Mmt Marche, per informazioni 333.8869721 e marche@mmtitalia.info.
Si consiglia vivamente la partecipazione, specie per l’incontro aperto di Ancona, per tutti coloro desiderosi di comprendere le ragioni della crisi economica e dell’aumento di tasse e taglio di servizi pubblici, spesso oscurate anche dall’informazione della stampa e televisione nazionale. Obiettivo è quello di creare una rete di conoscenze della situazione e dei rimedi a partire dalla Regione Marche.
FONTE: http://www.picenooggi.it/

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nella foto sopra, l’incontro di Senigallia.