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UNA CAMPAGNA ELETTORALE DA MILLE MILIARDI.

Di Giulio Betti. Fonte: http://www.memmtveneto.altervista.org/articoli/1000_miliardi.html

Di seguito un servizio andato in onda durante la trasmissione “Tagadà” su La 7, in cui ci si chiede dove sia possibile reperire i soldi per mantenere tutte le promesse dei vari partiti che si presenteranno alle prossime elezioni politiche.

E di recente a “Non è L’arena”, su La7, mostrano quanti soldi ci vorrebbero per rispettare tutte queste promesse.

1000 miliardi di euro è il loro calcolo.

Insormontabile. Impossibile.

Nel frattempo la Bce in 2 anni ha creato, dal nulla, ben 1800 miliardi di euro (MILLEOTTOCENTO MILIARDI) per acquistare titoli pubblici detenuti da investitori privati, nell’ambito del Quantitative Easing.

Per i titoli di stato detenuti da privati si possono creare tutti i soldi che si vogliono dal nulla… per il finanziamento diretto agli Stati da parte della Banca Centrale no.

Ovvio, ci sono i trattati Ue che lo impediscono.

E allora, uscendo da questa gabbia dei trattati e relativi vincoli di bilancio, la nostra Banca Centrale nazionale può allo stesso modo creare moneta per finanziare direttamente il Ministero dell’Economia e Finanze con quei 1000 miliardi che oggi sembrano solo un miraggio.

Potenza di una Banca Centrale nazionale che controlla la propria moneta.

Oggi tutto ciò è invece come l’acqua nel deserto.

Fonte http://memmtveneto.altervista.org/articoli/use.html
Premessa di Marco Cavedon.
Possono essere gli Stati Uniti d’Europa una soluzione ?
Una domanda che in molti si pongono. Da parte nostra, sia come Associazione MMT Italia che Veneto, abbiamo intrapreso una scelta netta, che prevede una dura condanna all’intero processo di creazione dell’Unione Europea, assai ingiusto non soltanto sotto il profilo economico ma anche democratico.
Nel nostro Statuto si parla di difesa dei Principi Fondamentali della Costituzione del 1948 e di piena tutela del diritto al popolo italiano all’autodeterminazione, quindi la nostra risposta al quesito sopra formulato è netta.
Non si può parlare di creazione de facto di un’unica nazione in Europa, sia da un punto di vista politico che morale, date le gravissime ingiustizie e crimini sociali che hanno sempre interessato questo processo fin dalle fondamenta e che ancora lo caratterizzano (oggi forse anche più di ieri).
Vieni poi da chiedersi a livello logico che senso ha oggi parlare di creazione di supernazioni e di nuovi imperi, quando la MMT dimostra l’importanza per ciascun popolo di gestire una sua moneta fiat sovrana in condizioni di piena sovranità e flessibilità e dimostra altresì l’inutilità (se non addirittura la dannosità) della creazione di sovrastrutture che riducono tale capacità e che nella storia hanno dimostrato tutti i loro limiti (basti pensare al caso dell’Argentina negli anni ’90 del secolo scorso e alle condizioni in cui oggi versano i paesi del sud Europa, per citare solo due esempi).
Ma ora torniamo a noi e “cediamo la parola” a Giulio Betti, che ci presenterà questo nuovo importante contributo per far bene comprendere il realismo (anche a livello politico) della nostra posizione.
Spesso si dice: “Anziché tornare alle valute nazionali, dobbiamo creare gli Stati Uniti d’Europa, infatti gli USA utilizzano il dollaro tranquillamente, anche se sono un’unione di più Stati!” Ma è corretta questa affermazione, sovente fatta dai federalisti europei? La situazione statunitense è adattabile anche agli Stati nazionali europei?
A mio avviso questa affermazione presenta diverse falle. E’ sì vero che, a livello di dimensioni economiche, l’Eurozona è simile agli Stati Uniti d’America, ma è anche vero che negli USA la spesa pubblica e la tassazione sono decise, in aggregato, dal governo federale, il quale attraverso la Fed determina l’entità dei trasferimenti fiscali ai vari Stati federati. Una cosa ben diversa dagli Stati dell’Eurozona, i quali possono solo fare pareggio di bilancio, senza possibilità di ottenere altri trasferimenti se le cose dovessero andare male.
Ricordiamo anche che tra gli obiettivi statutari della Fed c’è il raggiungimento della piena occupazione, a differenza della Bce che cerca innanzitutto di raggiungere la stabilità dei prezzi.
Va detto che gli USA sono differenti dall’Europa pure per il fatto che essi sono realmente uno stato unitario: vi è un’identità culturale, nazionale e linguistica che l’Europa non ha. Ci si sente prima statunitensi, e POI californiani, o newkorkesi; da noi ci si sente prima tedeschi, francesi, italiani, e poi (semmai) europei. Che significa tutto ciò? Che trasferimenti fiscali verso gli Stati deboli europei sono visti con molto scetticismo, se non addirittura rifiutati, dagli Stati europei che si trovano in posizione di forza, politica ed economica. Negli USA, per ragioni di identità culturale, sono più facilmente accettati. Va precisato che è già molto difficile e divisivo far accettare trasferimenti fiscali all’interno degli Stati nazionali, per sovvenzionare le aree più arretrate (vedi Nord/Sud in Italia, o Ovest/Est in Germania) e tali sovvenzioni creano inoltre svariati problemi. Perciò gli Stati Uniti D’Europa sono, nei fatti, una strada difficilmente praticabile.
Altro fattore da considerare è che la popolazione USA ha un alto grado di mobilità, per quanto riguarda il lavoro. Un disoccupato del Colorado potrà trasferirsi con più facilità in California per cercare lavoro, rispetto a chi ha lavorato una vita in Italia e deve oggi trasferirsi in Finlandia per cercare un’occupazione. Ci sono ovvi ostacoli linguistici, culturali ecc., a differenza degli Stati Uniti d’America.
*Da ultimo, gli squilibri in termini di reddito pro-capite in Europa sono molto più intensi rispetto agli Stati Uniti; infatti paesi come Spagna, Portogallo e Grecia hanno un reddito pro-capite inferiore al 20% rispetto alla media degli altri Stati europei. Negli Stati Uniti, gli Stati federati in questa condizione sono solo 3, cioè il Mississipi, l’Arkansas e il West Virginia, squilibrio che riguarda 9 milioni di residenti. In Europa riguarda dunque svariate decine di milioni di abitanti in più! Ciò vuol dire che sarebbero necessari ingenti trasferimenti fiscali, molto più che negli Stati Uniti, e ciò rende gli USE ancora meno accettabili dai paesi europei attualmente egemoni. Quindi negli USA una valuta unica comporta sì degli svantaggi, ma essi sono più facilmente superabili che in continenti come l’Europa. Il gioco non vale la candela. Sarebbe, anzi, ancora più dannoso di quanto non lo sia già oggi.
*Fonte: “La Soluzione per l’Euro” (2014) di Marco Cattaneo e Giovanni Zibordi.


Prima parte.
Di Giulio Betti.
NESSUNA SOLUZIONE DENTRO EURO E UNIONE EUROPEA
 
“Ma perchè uscire dall’euro? Non potremmo semplicemente allentare il deficit e sforare il 3%?”
Spesso sentiamo domande come queste, provenienti in molti casi da persone disinformate, o peggio ancora da persone informate ma paurose di prendere posizioni che potrebbero essere giudicate estremiste. Quella di sforare il limite del 3% del rapporto deficit/pil (portato in realtà allo 0,5% dal trattato Fiscal Compact) è una soluzione ridicola, addirittura difficilmente classificabile come “soluzione”. Prima di tutto questa ipotesi manterrebbe in vita l’Euro, moneta straniera della quale le nazioni ex-sovrane dovrebbero continuare ad approvvigionarsi ricorrendo alle grandi istituzioni finanziarie private, in quanto il monopolio dell’emissione rimarrebbe saldamente nelle mani di un’entità terza, ovvero la Banca Centrale Europea. Tutto ciò in barba ai principi fondamentali della nostra carta Costituzionale, i quali non prevedono che funzioni fondamentali come l’emissione monetaria siano affidate ad istituzioni diverse da quelle della Repubblica e non soggette ad un controllo di legittimità democratica, come avviene per la Bce. Infatti la Bce ha come caratteristica fondamentale l’indipendenza nello svolgimento delle sue funzioni, ovvero non è possibile influenzare direttamente la sua attività tramite richieste, raccomandazioni o sollecitazioni provenienti da organi esterni. Tutto ciò è profondamente antidemocratico e irrispettoso della volontà, legittima, di ciascun popolo, di voler determinare quali politiche attuare nei propri territori.
La Bce e la Commissione Europea non hanno nessun interesse a concedere allentamenti del deficit a nazioni come l’Italia, se non a seguito di pesanti riforme dei salari e del mondo del lavoro, tipo quello che è successo in Spagna. L’obiettivo di Bce e Commissione Europea non è la ripresa economica, una ripresa economica che determini un aumento successivo dei salari e condizioni di vita migliori delle popolazioni. Tutto ciò che conta è evitare spinte inflattive, che poi il vostro lavoro e il vostro reddito siano distrutti, per loro non conta! Non vedete che fine hanno fatto i capi di governo che in questi anni volevano far “cambiare verso” all’Europa? Questo dovrebbe ormai essere chiaro da un pezzo, ma evidentemente ancora non lo è.
Ma anche ammesso che ci concedessero per miracolo un allentamento del deficit, la famosa flessibilità sui conti pubblici, cosa succederebbe nei paesi del sud Europa? Restando nell’euro, moneta straniera, valutata secondo autorevoli studi troppo forte per i paesi del sud Europa e troppo debole per quelli del nord, accadrebbe che il denaro rimasto in circolo grazie al maggior deficit verrebbe speso in beni e servizi provenienti dai paesi del nord Europa, resi convenienti per i cittadini del sud rispetto ai beni e servizi nazionali proprio dalle dinamiche della moneta unica. Esattamente ciò che è successo dall’introduzione dell’Euro fino allo scoppio della crisi del 2008: grazie all’uso di una moneta più forte rispetto a peso, dracma o lira è diventato più conveniente comprare auto, elettrodomestici e persino prodotti alimentari esteri! Anche andare a fare le vacanze all’estero è diventato più conveniente, rispetto a farle in Sardegna, ad esempio. Quindi un maggior deficit senza moneta nazionale, all’interno di un sistema di cambi fissi, acuirebbe solamente gli squilibri che già sono presenti in Eurozona. Lo stato ex-sovrano non potrebbe comunque fare politiche di sostegno ai salari, pena un incremento esponenziale delle importazioni, che non costituirebbe neanche un problema con valuta nazionale in tasso di cambio flessibile, ma con la moneta estera Euro sì.
E se qualche anno dopo che la Bce ci ha concesso miracolosamente l’aumento del deficit, ci ripensano? Mi immagino già la scena “Ok avete fatto deficit per 2-3 anni, adesso tornare a fare pareggio di bilancio”. Saremmo di nuovo punto e a capo. Di nuovo a cercare improbabili soluzioni.
Lasciamo poi stare proposte come quelle di Quantitative Easing for People o fantascientifiche allocazioni di risorse finanziarie per creare posti di lavoro da parte della Bce, perché queste proposte presuppongono un’errata comprensione del mandato e dello svolgimento delle funzioni della Bce stessa, come sopra analizzato. Queste sono tutte proposte placebo. Sono perdite di tempo e gimcane assurde, mentre in Europa i popoli ex-sovrani sono decimati, affamati e senza futuro a causa dei trattati europei. E noi dovremmo andare ad elemosinare qualche spicciolo alle stesse istituzioni che ci hanno distrutto lavoro, salario e vita? Andare a contrattare “migliori condizioni da prigionieri”? No signori, non è questa la strada. Dobbiamo riprenderci la libertà, la nostra sovranità. Per i governi, nelle crisi con i gruppi terroristici, regna una regola aurea: “Non si tratta con i terroristi”. Ebbene, allo stesso modo io dico “non si tratta con chi vuole vederti crepare, non si tratta con la Bce e la Commissione Europea”. L’Ue maciulla i nostri diritti, la nostra dignità come popoli delle nazioni europee. Proporre soluzioni che mantengono in vita le istituzioni Ue è antidemocratico. Lascio volentieri ai moderati queste non-soluzioni, io ripeto a gran voce “USCIRE DALL’EURO E DALL’UNIONE EUROPEA ORA“.
Seconda parte.
Di Marco Cavedon.
Perché “trattare” con L’Europa per risolvere il problema dell’attuale architettura dell’euro è sbagliato.
1) Manca totalmente in questa visione il concetto di quello che la UE è veramente, di come è stata creata e portata avanti e cioè nel disprezzo di diritti umani fondamentali quali l’autodeterminazione dei popoli e il concetto stesso di democrazia.
L’Europa non è un qualcosa nato dal basso, ma imposto dall’alto attraverso un metodo che potremmo definire “dittatura illuminata“, come ammesso nelle loro intenzioni dai principali artefici di questo progetto quali Kalergi, Monnet, Spinelli e da tecnocrati moderni quali Tommaso Padoa Schioppa.
2) Ma non potremmo lanciare un ultimatum all’UE di pochi mesi per aumentare il limite di spesa a deficit?
Stiamo parlando di trattare con una istituzione fondata sul neoliberismo, in completa antitesi con i principi fondamentali della Costituzione Italiana. Legittimare ulteriori trattative (per quanto in extremis) significa di fatto legittimare tutti quei movimenti politici che si definiscono europeisti ma che in qualche modo (nemmeno loro dicono bene come) vogliono cambiare questa Europa e alzano la voce per farlo credere senza poi essere disposti veramente ad uscirne nel caso il risultato non sia conseguito. Nel corso delle trattative si mette sempre su un piatto qualcosa mentre dall’altra parte si mette qualcos’altro e il risultato finale non è garantito. Nello specifico, cambiare le regole di spesa a deficit non comporta una semplice “collaborazione” con gli altri paesi UE per attuare diverse politiche, quanto la riscrittura dei trattati fondanti di questa Unione nonché il dover spiegare politicamente alla cittadinanza tutta il perché finora si è considerato il debito pubblico un problema, quando in verità è divenuto tale solo grazie a questi stessi trattati – politicamente improponibile. Inoltre continuare a legittimare le forze politiche che (a parole) dicono di voler riformare l’UE significa con ogni probabilità perdere ulteriore tempo, in quanto questi movimenti parlano più per convenienza politica che per reale voglia di risolvere i problemi; basta guardare a come è stato salutato il “piano Junker” per gli investimenti o la stessa Banking Union, che in realtà ha creato problemi al posto di risolverli.
3) L’aspetto morale e politico.
Una Unione Europea nata su questi presupposti e portata avanti in questo modo, al di là della questione “riformabilità” moralmente non merita di sopravvivere. Continuare a legittimare un’istituzione nata dal neoliberismo mascherato di “pace e solidarietà” significa criminalizzare con un fare oscurantista il diritto dei popoli a vivere liberi e a determinare le politiche economiche più adatte alla propria situazione specifica. Inoltre, sul piatto delle trattative di cui sopra ci potranno essere chieste ulteriori cessioni di sovranità alle quali la nostra classe politica difficilmente saprà opporsi, in quanto, come noto, più le istituzioni sono centralizzate e lontane dalle singole comunità e nazioni, più essa si sente al riparo dal processo elettorale (e anche qui le citazioni si sprecano). E se in settant’anni le istituzioni europee non hanno dimostrato di voler risolvere i problemi (anzi li hanno creati), figuriamoci se lo potranno fare dopo che avremo dato loro ancora più potere. Il ministro delle finanze tedesco Schauble già ha chiesto la completa cessione di sovranità fiscale a livello centrale (dipinta da molte forze politiche italiane in modo trasversale come una soluzione di per sé al problema), ma non certo per applicare spesa in deficit o comunque aiutare le varie economie europee in modo equo.
4) E ma se si vuole tornare subito ad una valuta nazionale allora si è brutti, cattivi, fascisti ed isolazionisti.
Il difendere la sovranità del proprio popolo è un diritto umano fondamentale che non implica affatto il non voler collaborare o vivere in pace con gli altri. Ad esempio il movimento sovranista italiano di Salvini e Meloni propone una trattativa con gli altri paesi UE per tornare ciascuno alle proprie valute nel modo più indolore possibile. Quindi non è vero che per collaborare con gli altri bisogna per forza cedere sovranità e avere una moneta unica, questa è un’emerita sciocchezza. La nostra Costituzione inoltre parla di limitazioni di sovranità e mai di cessioni, ma in condizioni di parità con gli altri stati, per fini di pace e sempre nel rispetto di regole internazionali generalmente accettate (il che esclude le regole UE che si applicano alla sola Europa e non in modo uniforme): ne consegue che l’attuale adesione ai trattati UE da parte dell’Italia è del tutto illegittima e incostituzionale.
5) Anche da parte di chi vuole costruire veramente un’Europa superstato federale, si permane comunque nell’errore di voler partire dal tetto, non dalle basi mediante condivisione di valori di fondo, mentalità, modello economico, stile di vita, simboli, cultura e tradizioni e se nella Costituzione Europea bocciata nel 2005 non si è voluto nemmeno inserire il riferimento alle nostre radici cristiane, mi pare che al momento non ci siamo proprio. Questo percorso dovrebbe comunque essere seguito senza fanatismi e nel rispetto comunque delle diversità e delle libertà delle nazioni, perché la pluralità di culture e modelli è una ricchezza e la loro applicazione e confronto in diversi contesti può essere d’aiuto a tutti al fine di rendersi conto dei propri limiti e prendere esempio dagli errori e dalle virtù propri e altrui. In nessun “Vangelo” sta scritto che l’Europa deve diventare per forza un’unica nazione.
Motivo per cui, sono orgogliosamente anti euro ed UE ma non anti europeo e isolazionista !

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1. Perchè lo Stato con la Lira non deve prendere in prestito la propria moneta

– Tornando alla Lira, lo Stato torna ad essere l’unico soggetto ad emettere la valuta nazionale;
– Non deve chiedere in prestito la moneta per potersi finanziare;
– Non ha bisogno di alzare le tasse per potersi finanziare;
– Semplicemente spende accreditando conti correnti;
– Non è soggetto ai diktat e alle minacce dei mercati finanziari o di entità sovranazionali (Commissione Ue, Fmi, Bce);

2. Perchè con la Lira si può raggiungere la Piena Occupazione
– Lo Stato che emette la propria valuta non ha limiti finanziari, dunque può investire per raggiungere la piena occupazione;
– L’investimento viene fatto attraverso dei Programmi di Lavoro Garantito transitori, che fungono da supporto per l’economia privata;
– Creando posti di lavoro, si producono anche beni e servizi oltre ai redditi, in tal modo la crescita dell’inflazione è sotto controllo;
– I Programmi di Lavoro garantito riguardano i servizi alla persona, la cura dell’ambiente e del dissesto idrogeologico, messa a norma di edifici, ecc;
3. Perchè con la Lira lo Stato non può mai finire i soldi
– Emettendo in maniera autonoma la propria valuta, non ci potrà mai essere default;
– Lo Stato spende per primo accreditando conti correnti, non ha quindi bisogno dei titoli di stato o delle tasse per finanziarsi;
– Per questo i titoli di Stato saranno aboliti;
– Fine del problema spread;
– Nessun problema di solvibilità dello Stato a moneta sovrana, a differenza di oggi;
4. Perchè solo con politiche di deficit pubblico è possibile arricchire le famiglie e le imprese
– In economia la spesa di un soggetto equivale sempre all’incasso di un altro soggetto, questo vale anche tra Stato e settore privato;
– Ne consegue che lo Stato deve spendere più di quanto tassa, per lasciare denaro all’economia privata;
– Facendo circolare liquidità nell’economia privata, le aziende ottengono i pagamenti necessari e possono guadagnare;
– Spendendo più di quanto si tassa, le assunzioni ripartono, così come i risparmi delle famiglie e ne beneficia l’economia tutta;
5. Perchè l’uso corretto della moneta sovrana garantisce il rispetto dei diritti fondamentali sanciti in Costituzione
– Lo Stato che spende più di quanto tassa, permette ai cittadini di trovare lavoro, fondamento della nostra Repubblica (art.1 Costituzione);
– Spendendo più di quanto si tassa, viene garantito e promosso il diritto al lavoro (art.4 Costituzione);
– Con politiche di sostegno ai redditi, viene garantito il diritto ad una retribuzione adeguata (art.36 Costituzione) e viene garantito il diritto al risparmio, sia per le famiglie che per le imprese (art.47 Costituzione);
6. Perchè con la Lira si possono abbassare immediatamente le tasse
– Le tasse non servono a finanziare lo Stato a moneta sovrana, ma ad imporre nell’economia privata l’uso della valuta stabilita dal governo;
– Ne consegue che tutte le tasse possono essere subito abbassate;
– In particolare può essere eliminata la tassa sui consumi, l’Iva;
– Le tasse devono essere sempre tenute ad un livello che garantisca il mantenimento della piena occupazione;
– In periodo di crisi, con la Lira lo Stato pone in essere politiche anticicliche: aumenta la spesa pubblica e detassa;
7. Perchè con politiche di deficit pubblico si riduce la criminalità, si garantiscono i servizi e si migliora la qualità della vita
– Creando lavoro con politiche anticicliche, si crea lavoro per tutti e non si deve ricorrere alla criminalità per far fronte alle ristrettezze economiche;
– Con la Lira sovrana si potranno garantire tutti i servizi pubblici con riduzione delle tariffe per la cittadinanza;
– Con i Programmi di Lavoro Garantito viene curato anche l’ambiente, il riciclo dei rifiuti, il dissesto idrogeologico, la cultura, il patrimonio artistico, l’istruzione e la formazione ecc.;
– Di conseguenza migliora anche la qualità di vita e la serenità del cittadino;
8. Perchè con la Lira è possibile favorire lo sviluppo del mercato interno, senza dover esportare a tutti i costi
– La detassazione viene anche applicata alle imprese italiane, dunque fare impresa in Italia risulterà estremamente vantaggioso;
– Viene abbandonata la corsa all’export, che porta solo ad una gara al ribasso degli stipendi;
– Il mercato domestico assume importanza assoluta;
– Le politiche di spesa in deficit, possibili solo con la Lira sovrana, permetteranno di mantenere a lungo la piena occupazione, dando stabilità all’economia;
– Afflusso senza precedenti di investimenti esteri grazie alla piena occupazione;
9. Perchè con la Lira è possibile eliminare la speculazione finanziaria
– Lo Stato sovrano può regolare in qualsiasi momento il settore bancario;
– Le banche avranno una funzione unicamente di interesse pubblico. Stop alla speculazione finanziaria all’interno dei confini italiani;
– Il governo con la Lira si impegnerà a garantire tutti i depositi bancari dei cittadini;
– Le funzioni del sistema bancario torneranno ad essere esclusivamente il mantenimento dei conti correnti, garantire i sistemi di pagamento, e la fornitura di prestiti a cittadini e aziende;
10. Perchè con la Lira è possibile tornare a vivere una vita dignitosa, che è la cosa più importante
– Niente più ansia perché non si riesce a trovare lavoro, o lo si è perso;
– Niente più paura dei licenziamenti: se accade posso trovarne un altro nel settore privato o nei Programmi di Lavoro Garantito;
– Nessuno dovrà più chiedere l’elemosina in mezzo ad una strada, o vivere sotto i ponti per mancanza di lavoro;
– Le politiche in deficit permettono un’aumento degli stipendi e dei salari, con miglioramento incalcolabile delle condizioni di vita;
– Con maggiore tranquillità e serenità per il futuro, si lavora meglio e ne beneficia la produttività, oltre a tutta la collettività;
– I servizi alla persona garantiti dai PLG sono innumerevoli, di conseguenza la cittadinanza sentirà di vivere in una Repubblica che si occupa davvero delle sue necessità;
– Le condizioni sanitarie dei cittadini aumenteranno, soprattutto quelle psicologiche grazie alla piena occupazione.
Vivere in una Repubblica degna di questo nome è possibile. Chiediamo il rispetto della Costituzione, con lo strumento fondamentale della Teoria della Moneta Moderna è un nostro dovere!
Chiediamolo soprattutto ai nostri politici addormentati.

In queste amministrative 2016, dove si vota per eleggere i consigli comunali di importanti città e paesi italiani, se ne son sentite di tutti i colori. Generalmente le varie forze politiche hanno promesso come al solito mari e monti, dimenticandosi (o facendo finta di non conoscere) i meccanismi del subdolo patto di stabilità, in base al quale se la giunta comunale ha dei soldi in cassa risalenti, ad esempio, all’annualità del 2015, non può utilizzarli e per finanziare lavori nell’anno 2016 deve necessariamente trovare delle entrate di pari valore in questo stesso anno (pur avendo in cassa migliaia o milioni di euro dagli anni passati!) e deve quindi tassare sempre più i cittadini o svendere il patrimonio pubblico nel corso del 2016 (per approfondire, vedi qui: https://mmtitalia.info/leconomicida-per-eccellenza-come-funziona-il-patto-di-stabilita/).
Già questo sistema di ammanettamento della spesa pubblica locale dovrebbe far gridare allo scandalo le varie forze politiche locali, e soprattutto esse dovrebbero chiedere con forza in campagna elettorale di uscire da questo perverso meccanismo generatore di miseria, mettendo come primo punto del programma elettorale l’unione con altri sindaci di tutta Italia per la rottura del patto di stabilità stesso. Invece no. Meglio continuare ad essere ignoranti sul tema e pensare che “se un comune non riesce a realizzare opere è perché l’amministrazione è inefficiente”. Sì, vabbè.
Ma c’è di più.
Le varie forze politiche, praticamente in tutti i comuni italiani dove esse sono candidate, hanno portato avanti un progetto ancora più vergognoso, progetto espressione diretta dell’Unione Europea. L’idea è questa: “visto che i soldi non ci sono nei comuni, una volta che amministreremo questa città, cercheremo di reperire quanti più Fondi Europei possibili”.
Geniale! Finalmente possiamo sconfiggere questa crisi con i fondi europei generosamente elargiti dalla misericordiosa Unione Europea. Quanta grazia.
Sì, ma in cosa consistono questi fondi Ue?
Premetto che la materia è burocraticissima, ma io voglio spiegarla in maniera breve. In sostanza, ogni stato membro dell’UE contribuisce al bilancio dell’UE stessa. Invia soldi presi dalle nostre tasse, denaro che torna indietro sotto forma di fondi europei di vario tipo. Ma quindi sono un affare? No.
Ecco perchè:
1. I fondi europei che tornano indietro ad un paese come l’Italia sono briciole. Come si vede dall’immagine sotto riportata, dal 2000 ad oggi abbiamo un saldo negativo nei confronti dell’UE che ammonta a ben 72 miliardi. 72 miliardi di euro che sono spariti dalle nostre tasche, grazie alle tasse che abbiamo pagato. Nei tempi recenti abbiamo versato al bilancio europeo praticamente 6-7 miliardi di euro in più ogni anno rispetto a quelli che ci tornavano indietro (vedi immagine), e soprattutto abbiamo sottratto ricchezza finanziaria dalle tasche degli italiani in un momento di forte crisi di consumi come quello che stiamo attraversando oggi.

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2. Noi siamo contribuenti netti al bilancio europeo, quindi versiamo più di quanto ci torna indietro, ma ci sono molti paesi UE che sono beneficiari netti: ottengono più soldi di quanti ne pagano con le loro tasse. Esempi sono la Polonia, la Grecia, la Spagna. Che significa tutto ciò ? Che siamo un paese in crisi occupazionale e di domanda, ma che stiamo finanziando altri paesi dell’UE, tra cui la Polonia che ad esempio non soffre di crisi occupazionali come quella dell’Eurozona (anche perchè si guarda bene dall’entrare nell’Euro). I soldi delle tasse dei cittadini italiani vanno a finanziare progetti all’estero, in certi casi anche in paesi che stanno meglio di noi. Sei contento di tutto ciò? Io ho i miei dubbi.
3. Ce ne sarebbe già abbastanza per catalogarli come una presa per i fondelli, ma non basta: una volta che arrivano i fondi europei, questi devono essere ulteriormente co-finanziati dagli stati membri che beneficiano dei fondi, in quote che vanno dal 50 all’85% del fondo stesso. Non solo sganciamo più soldi all’UE di quelli che ci tornano indietro, ma quando i famigerati fondi arrivano dobbiamo pure nuovamente cofinanziarli.
4. Il co-finanziamento è uno strumento di controllo della spesa pubblica. Perchè la spesa pubblica a livello di governo centrale è già vincolata dal deficit limitato al 3% del PIL, inoltre a livello locale la spesa è limitata dal patto di stabilità interno, e con queste difficoltà di reperire fondi per la sanità, la sicurezza e tutti i servizi pubblici essenziali a causa dei parametri fiscali europei, dobbiamo anche andare a trovare ulteriori fondi per co-finanziare fette ingenti dei fondi europei.
5. “Sì, però una volta che arrivano i fondi, almeno possiamo spenderli come vogliamo, per promuovere aree bisognose”.
Eh no. I fondi europei sono vincolati allo sviluppo di progetti di interesse europeo, stabiliti a Bruxelles dalla Commissione Europea. Lo stato membro, prima di ottenere i fondi, stipula con la Commissione un “Accordo di Partenariato”, dove vengono definite tutte le modalità di utilizzo dei fondi stessi. L’accordo ovviamente non lascia libertà agli stati membri, ma deve essere approvato nei minimi dettagli dalla Commissione stessa. Guai a sgarrare, la Commissione definisce la strategia, gli stati si adeguano. Non ci credete? L’Italia ha predisposto la bozza di partenariato per i fondi UE 2014-2020 a dicembre 2013. A marzo 2014 la Commissione ha fatto pervenire al governo italiano delle modifiche all’accordo stesso. Il governo si è uniformato alla decisione Ue e ha mandato la versione revisionata ad aprile 2014. Andava bene? No. A luglio 2014 la Commissione ha mandato al governo ulteriori osservazioni e raccomandazioni, alle quali ovviamente il governo ha dovuto adeguarsi, fino all’approvazione definitiva dell’accordo su come utilizzare i fondi ad ottobre 2014. Tenete conto che se lo Stato non adempie al co-finanziamento dei fondi stessi, sono presenti tutta una serie di sanzioni economiche, ad un paese già in crisi come il nostro. Non so se ci si rende conto della perdita di sovranità alla quale siamo arrivati.
Ma in fondo, perché risolvere questa crisi epocale tornando ad una moneta sovrana, con la flessibilità del tasso di cambio che permette di reagire agli shock esterni, e con la possibilità di aumentare il deficit per rispondere a crisi di domanda come quella che stiamo vivendo oggi?
No, molto più efficace avere una moneta troppo forte per la nostra economia, essere vincolati ad un deficit massimo del 3% o fare pareggio di bilancio, non riuscire a garantire i servizi pubblici essenziali, e sperare nei magnificenti fondi europei.
Geniale, no?
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Ecco il sondaggio sull’economia andato in onda in una recente puntata di Ballarò, sulla tv pubblica:Tagliare sprechi e spesa pubblica” vuol dire ridurre in ogni caso i soldi in circolazione.
Sono politiche restrittive di austerità: mi spiegate quale sarebbe la differenza con l’opzione “proseguire con l’austerità”, Ballarò?
E poi fateci caso. Anche tassare i patrimoni corrisponde ad una sottrazione di denaro dal settore di famiglie e imprese, lo vediamo ogni giorno con la supertassazione che ci impongono dal 1994 ad oggi per soddisfare i parametri europei, con una serie di avanzi primari di bilancio senza precedenti (ovvero ci tassano più di quanto ci danno con la spesa pubblica).
Mentre “Vendere il patrimonio pubblico” consiste nella svendita di tutti quei beni o aziende dello stato che fanno registrare introiti per le casse statali, ogni anno. Privarsene significa rinunciare a questi ultimi, e mettere nelle mani dei privati molti servizi pubblici essenziali, con conseguente aumento delle tariffe (il privato punta al massimo profitto) per una popolazione già in ginocchio economicamente.
Dunque, in definitiva, le opzioni “Vendere il patrimonio pubblico” e “Tassare i patrimoni” sono assimilabili alla categoria “Proseguire con l’austerità“. Mi chiedo: perché fare un sondaggio con cinque opzioni, quando si poteva semplicemente far scegliere tra “Proseguire con l’austerità” e “Uscire dall’euro e aumentare il deficit”?

Sondaggio Ballaròp

Uno: “Perché non c’è lavoro?”. Due: “Perché le tasse non vengono abbassate?”. Tre: “Come possiamo migliorare la situazione restando nell’euro?”. Quattro: “Cosa fare, quindi?”

Venerdì alle 21 Giulio Betti e Mario Volpi della Me-Mmt relazioneranno sulla crisi economica e sulle vie di uscita economiche e giuridiche. Sabato alle 17 docu-film sulle austerità con la moderazione di Pier Paolo Flammini e dibattito con Nino Galloni e Giovanni Zibordi

Spesso e volentieri ci capita di ascoltare tante falsità circa le eventuali conseguenze disastrose che si genererebbero in seguito all’applicazione della Mosler Economics modern money theory. Cerchiamo in questo breve articolo di fare chiarezza.

– “Ma se usciamo dall’euro poi dovremo finanziarci sui mercati finanziari, e con la liretta di fango (cit. Barisoni) non saremo assolutamente credibili. Finiremmo in bancarotta nel giro di 10 secondi!”
“Tale obiezione è priva di ogni fondamento tecnico e logico, in quanto non considera la fondamentale differenza strutturale che ad oggi intercorre tra gli Stati dell’Eurozona e altri Stati, quali ad esempio gli Usa, il Giappone, la Nuova Zelanda, la Norvegia ecc…. Infatti, lo ripetiamo: i primi possono solo usare la moneta e devono prenderla in prestito dai mercati dei capitali e monetari privati, dovendo successivamente restituire ogni singolo centesimo maggiorato degli interessi, che vengono decisi a loro volta dagli stessi mercati. Mentre i secondi, hanno mantenuto il potere sovrano di emettere la propria moneta e quindi, non hanno alcuna necessità di dipendere da alcuna corporation bancaria per “finanziare” la propria spesa.
Non a caso, abbandonando l’euro e riappropriandosi del Monopolio pubblico dell’emissione della propria moneta, lo Stato italiano acquisirebbe nuovamente la propria sovranità monetaria e dunque, diventerebbe l’unico soggetto a detenere il diritto legale esclusivo di emissione della moneta nazionale all’interno del proprio territorio. Quindi lo Stato emetterebbe la nuova lira spendendo per primo, e poi la ritirerebbe successivamente attraverso la tassazione. Perché mai per sopravvivere dovremmo aver bisogno dei prestiti dei mercati finanziari? Da dove arrivano gli Yen giapponesi, o le Sterline inglesi? Dalla “fabbrica di Yen o Sterline” che hanno i mercati finanziari? No, ovviamente viene semplicemente emessa dalle banche centrali dei paesi sovrani, dietro input del Ministero del Tesoro. Ed è per questo che applicando il programma Memmt verrebbero perfino aboliti i titoli di stato a lunga scadenza e verrebbero mantenuti solo quelli a brevissima scadenza (3 o 6 mesi), in quanto in un sistema monetario moderno che abbia ad oggetto ovviamente la valuta “fiat”, i titoli di stato non sarebbero più necessari.”

– “Sì, certo, come no! Iniziamo a stampare denaro a tutto spiano… Così poi la lira andrà a zero e ci sarà l’iperinflazione. Volete farci diventare come Weimar o lo Zimbabwe, pagliacci!”
“Assolutamente no. Innanzitutto, nel programma Memmt viene specificato che, al momento del ripristino del Monopolio pubblico di emissione della propria unità di conto, i depositi verranno lasciati in euro. I cittadini però, saranno costretti a quel punto a pagare le tasse in lire, e venderanno euro per acquistare lire. Ciò sarà un freno al deprezzamento della lira, vista la grande domanda della stessa, e sarà l’euro a svalutarsi, al contrario. E l’uscita di un paese importante come l’Italia dall’Eurozona farà crollare vertiginosamente la valutazione dell’euro!
Invece riguardo l’iperinflazione, bisognerebbe ragionare su un punto: se fosse vero che emettere moneta comporterebbe un tasso medio di crescita del livello generale dei prezzi su base mensile di oltre il 50% (iperinflazione), allora noi, ad oggi, dovremmo osservare in tutti quei Paesi che emettono la propria moneta una marea di persone che vanno a far la spesa con la carriola piena di banconote. Ovviamente così non è!
Infatti, l’emissione monetaria da parte dello Stato non si trasforma automaticamente in inflazione, perché con più denaro in circolazione, le aziende guadagnano, producono, assumono, e l’economia cresce, con conseguente crescita di beni e servizi prodotti. Quindi, a fronte di una maggiore liquidità circolante, abbiamo anche una maggiore quantità di beni e servizi che vengono scambiati tra i cittadini, e questo limita fortemente la crescita dell’inflazione. Devi sapere che infatti, l’inflazione si verifica (e non solo), quando ci sono troppi soldi in giro e pochi prodotti e non è certo questo il caso.
Quindi l’emissione monetaria, se accompagnata da programmi di lavoro garantito atti a realizzare la piena occupazione e da adeguate politiche industriali realizzate sempre da parte del Governo, non comporterebbe assolutamente iperinflazione. Anzi, applicando proprio le politiche proposte dalla Memmt, si realizzerebbero precisi meccanismi volti ad evitare disoccupazione ed iperinflazione”.

– “Ma non possiamo fare investimenti, se prima non abbiamo risparmiato! Dobbiamo prima risparmiare, anche a livello di conti pubblici con politiche di austerità, e poi possiamo investire!”
“In realtà è l’esatto contrario. Fatti una domanda: come fai a guadagnare qualcosa, se nessuno ti dà i soldi?
E’ ovvio che è la spesa di un soggetto, privato o pubblico, a creare il guadagno e il risparmio. Se io non consumo, qualcun altro registra un mancato guadagno. E’ pura logica. E’ il cosiddetto “paradosso del risparmio” descritto egregiamente da John Maynard Keynes: come individuo posso aumentare i miei risparmi consumando di meno, ma se nella società tutti noi iniziamo a consumare di meno, i nostri guadagni e i risparmi calano drasticamente.
Per questo in momenti di crisi economica, per aumentare la ricchezza finanziaria nel settore privato, abbiamo bisogno di un’espansione del deficit pubblico: perché in tal modo il governo foraggia l’economia privata dandogli più soldi di quelli che gli porta via con le tasse. Ecco che ogni centesimo speso dal settore pubblico equivale al risparmio dei cittadini, questo è l’unico modo attraverso il quale il settore privato può aumentare la sua ricchezza finanziaria”.

– “Sì ma nella Repubblica di Weimar e nello Zimba..”
“Allora, a tal proposito è assolutamente necessario inquadrare il contesto storico in cui si sono verificati i vari episodi di iper-inflazione (Repubblica di Weimar ’20-’23; Grecia ’42-’45; Zimbabwe 2008). Infatti, devi sapere, che vi erano degli elementi che accomunavano tali contingenze storiche.
Nello Zimbabwe ad esempio, la capacità produttiva era praticamente inesistente a causa delle guerre civili e il suo debito era denominato in una valuta straniera, ossia nel dollaro. Anche in Weimar non vi era piena sovranità monetaria, con il debito nazionale denominato in sterline, e il tessuto produttivo tedesco distrutto in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Quando questi stati hanno iniziato ad emettere denaro, la liquidità circolante non era compensata da un aumento di beni e servizi prodotti per le ragioni che ti ho detto poco fa, ecco perché ci fu l’iperinflazione.
Inoltre, vi era una fortissima competizione tra il settore pubblico e privato nell’aggiudicarsi quel po’ di beni prodotti internamente, in quanto vi era la estrema necessità per quei Governi di esportare a più non posso, al fine di approvvigionarsi di riserve di valuta straniera in cui era denominato il proprio debito.
E penso proprio che la nostra situazione sia abbastanza diversa. Noi infatti, abbiamo una buona capacità produttiva (per ora); ciò che manca è il denaro circolante”.

– “Ma sai che anche negli stati con sovranità monetaria, non è realmente il governo a stampare i soldi? E’ la banca centrale a farlo! Vedi ad esempio gli Stati Uniti, lì è la Fed a stampare i soldi, e la Fed è privata!”
“Chiariamo una cosa: la Fed è il governo! La Banca Centrale è una creatura del Governo ed è sotto il controllo e le direttive dell’organo legislativo, ossia del Parlamento. Tranne nel caso della BCE. La Fed non è un’impresa privata, non opera per profitto. Tra l’altro la Fed per legge, deve consegnare tutti i suoi profitti al Ministero del Tesoro Usa. Se veramente la Fed fosse del tutto indipendente e sottratta al controllo politico, perché mai dovrebbe consegnare i suoi profitti al Ministero del Tesoro?
Tieni presente in aggiunta, che il Congresso può cambiare gli obiettivi della Fed in ogni momento. Potrebbe persino eliminarla. Anche i direttori della Fed sono nominati dal Congresso e dal Presidente Usa.”
– “Mah, sarà… Ehm, guarda, si è fatto tardi, ovviamente ho comunque ragione io, ma ne riparliamo meglio un’altra volta, ok?
“Va bene. Desidero lasciarti con una frase del buon Giovanni Zibordi, che sicuramente ci farà riflettere”
“L’economia non è complicata come l’elettronica. Basta andare a guardare gli andamenti attuali in giro per il mondo e gli andamenti storici di determinati parametri e si verifica se un concetto o una teoria in sè sono falsi. Se si compie questo procedimento, si scopre che i terroristi pro-euro o sono dei bugiardi immatricolati oppure dei deficienti in buona fede”.

Il 27 maggio a Perugia Me-Mmt ed Epic, il 30 maggio a Pesaro Giulio Betti del Comitato Operativo Me-Mmt illustrerà la struttura istituzionale dell’Unione Europea e come queste abbiano una essenza autoritaria e in contrasto con la nostra Costituzione