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1) Perché il diritto dell’Unione Europea prevale sul diritto interno. Questo significa che le leggi ordinarie del Parlamento, i decreti legge, i decreti legislativi e le leggi regionali non possono essere in contrasto con i regolamenti e le direttive dell’Unione Europea. Governo e Parlamento sono in una posizione gerarchica inferiore rispetto all’ordinamento dell’UE.

2) Perché le norme del diritto comunitario possono derogare anche leggi Costituzionali purché non siano norme fondamentali e immodificabili come per esempio i diritti fondamentali dell’ordinamento italiano. Nella pratica però anche i diritti fondamentali, come ad esempio il diritto al lavoro, vengono calpestati a causa dei vincoli di bilancio pubblico imposti dal Trattato di Maastricht e dal Patto di Stabilità e Crescita.

3) Perchè il maggiore progetto dell’Unione Europea è la moneta euro, un progetto fallimentare che ci ha assicurato una moneta troppo forte per la nostra economia e una scarsità di liquidità circolante nell’economia reale a causa dei vincoli di bilancio imposti ai singoli stati membri. Citando il nobel Krugman, ci siamo ridotti “allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica”. Tali danni sono disoccupazione a due cifre, povertà e disperazione dilagante.

4) Perchè versiamo al bilancio dell’Ue molto più di quanto ci torna indietro tramite fondi europei. Dal 2000 ad oggi abbiamo un saldo negativo totale di 72 miliardi di euro (dati Ragioneria dello Stato). Solo nel 2014 per contribuire al bilancio dell’Ue abbiamo perso 20 milioni di euro al giorno provenienti dalle tasse di noi cittadini italiani.

5) Perchè grazie alla partecipazione al Meccanismo Europeo di Stabilità (Fondo SalvaStati), abbiamo sborsato ben 14,33 miliardi di euro dal 2012 al 2015, soldi prestati a paesi in difficoltà finanziarie come Grecia, Irlanda, Spagna affinché restituissero i crediti che le banche francesi e tedesche avevano loro incautamente prestato. Il nostro paese, in crisi economica da anni, con la partecipazione ai trattati Ue è stato costretto a dare genialmente miliardi e miliardi di euro all’estero, anzichè investirli nell’economia reale interna. In cambio della nostra contribuzione al MES non abbiamo ottenuto alcun vantaggio.

6) Perchè i vincoli di bilancio, la contribuzione ai fondi europei e ai fondi salva stati sopra enunciati, hanno incidenza DIRETTA sulle tasse di tutti noi, cittadini italiani. Gli aumenti dell’Iva, dell’Imu e tutte le nuove tasse che il governo italiano deve ideare sono necessari al fine di mantenere l’enorme spesa della contribuzione al bilancio europeo e a mantenere un rapporto deficit/pil inferiore al 3%, ovvero a mantenere le entrate dello stato (tasse) praticamente alla pari delle uscite (spesa pubblica). In anni di crisi economica, bisognerebbe invertire la tendenza con nuove politiche economiche, ma l’Ue ci lega le mani.

7) Perchè l’Unione Europea ci impone riforme strutturali che sono volte a favorire una sempre maggiore precarizzazione del mondo del lavoro, e in un momento di crisi di domanda aggregata (i consumi non ripartono) fare politiche di flessibilità del mercato del lavoro è controproducente. Le famose riforme strutturali fatte dalla Germania nei primi anni dell’Euro hanno ridotto la quota salari di 7 punti in 4 anni, mentre in Spagna le riforme non hanno risolto il problema occupazionale ma hanno solamente fatto aumentare i precari. E in Italia l’introduzione del Jobs Act ha fatto aumentare il precariato, secondo l’Università di Torino.

8) Perchè l’Unione Europea impone un vergognoso sistema di due pesi e due misure. Si pensi alla questione degli aiuti di Stato: nonostante questi siano vietati dall’Ue perchè visti come misura che mina la libera concorrenza, l’Ue stessa ha permesso alla Germania di mettere a disposizione del proprio sistema bancario in crisi circa il 10% del proprio Pil, per una cifra complessiva pari a circa 250 miliardi di euro dal 2007 fino ad oggi, mentre l’Italia per il proprio sistema bancario ha messo a disposizione l’1% del proprio Pil, pari a poco più di 4 miliardi di euro. Questo ha determinato un pesante effetto distorsivo della concorrenza tra paesi membri, nonostante i trattati dicano, a parole, di voler eliminare tutte le distorsioni nel mercato unico. Non solo: l’Unione Europea ha messo sotto indagine l’Italia perchè dal 1990 al 2009 avrebbe fornito aiuti di Stato ad imprese coinvolte in calamità naturali, come ad esempio le esenzioni fiscali per le imprese coinvolte nell’alluvione piemontese del 1994. Ora l’Ue richiede alle aziende – molte ormai scomparse, altre incalzate dalla crisi – di restituire le agevolazioni: svar
iati milioni di euro. Ecco la solidarietà europea.

9) Perchè nonostante siamo un paese leader mondiale per quanto riguarda la produzione e la cultura agroalimentare, tecnocrati finlandesi, lettoni, lituani, tedeschi ci impongono da Bruxelles misure strette da rispettare per quanto riguarda i cibi che mettiamo in tavola. I limiti di Bruxelles sono stabiliti dal Regolamento 543 del 2011. Le mele devono avere “3/4 della superficie totale di colorazione rossa per le mele del gruppo di colorazione A”, 1/2 per le B e 1/3 per le C. Ma questo solo per la categoria “extra”, per le altre le percentuali sono differenti. Quanto alle dimensioni, minimo servono 60 mm di diametro o 90 di peso. La natura concepita come una produzione in serie di prodotti tutti uguali. Guai ai difetti della buccia: basta una macchiolina un po’ più grande e quella mela non è più una più mela. Burocrazia anche per altri frutti: 45 mm di diametro minimo per limoni e mandarini, 35 mm per le clementine, 53 mm per le arance. Per i kiwi si è invece ricorsi al peso: minimo 90 g per la categoria “extra”, 70 e 65 per quelle inferiori. Per pesche e pesche noci, è richiesto un calibro minimo di 56 mm per le extra e 51 mm per le altre; per le pere (60 mm per le extra, 55 per le altre); le fragole (25 e 18 mm); e l’uva da tavola (minimo 75 g a grappolo). Infine, i peperoni, la lattuga e i pomodori hanno il loro bel carico di misure burocratiche europee. Con evidenti problemi soprattutto per la vita dei produttori agricoli, già resa difficile dalla terribile crisi economica garantita dall’Ue. Anche i pescatori hanno la loro dose di burocrazia europea, con la dimensione minima delle vongole di 25 mm, nonostante la media italiana sia di 22 mm. In caso di vendita di vongole più piccole di 25 mm, il pescatore rischia multe di 4000 euro. Con danni al lavoro e all’occupazione dei pescatori evidenti.

10) Perchè non vogliamo più essere ridotti ad una colonia, governata da commissari Ue non eletti dai cittadini europei, che da una scrivania di Bruxelles redigono direttive e regolamenti vincolanti per il nostro paese, che creano danni economici e regole assurde per interi settori produttivi nostrani. Perchè non è possibile che il nostro governo sia costretto a chiedere l’approvazione preventiva della propria legge di bilancio alla Commissione Europea, così come il permesso per emettere i titoli di stato, come un bravo scolaretto. Perchè non accettiamo più che la Commissione Europea imponga delle nuove tasse se la legge di bilancio non è di suo gradimento. Perché è evidente che sia IRRIFORMABILE un’Unione dove il monopolio dell’iniziativa legislativa è affidato a burocrati non eletti del tutto indipendenti, i quali non accettano consigli o indicazioni da nessuno, men che meno dai governi.

Perchè vogliamo essere un paese sovrano all’interno dei nostri confini territoriali. Liberi di decidere le nostre politiche migratorie. Liberi di decidere di aiutare il nostro popolo, fino al raggiungimento della piena occupazione. Liberi di avere la nostra maledetta sovranità nazionale, come in tutti gli Stati del mondo civile ed avanzato.

Potremmo andare avanti, ma basta. Questa non è democrazia. Questa è Tecnocrazia europea.

#ITALEXIT, immediatamente!

In queste amministrative 2016, dove si vota per eleggere i consigli comunali di importanti città e paesi italiani, se ne son sentite di tutti i colori. Generalmente le varie forze politiche hanno promesso come al solito mari e monti, dimenticandosi (o facendo finta di non conoscere) i meccanismi del subdolo patto di stabilità, in base al quale se la giunta comunale ha dei soldi in cassa risalenti, ad esempio, all’annualità del 2015, non può utilizzarli e per finanziare lavori nell’anno 2016 deve necessariamente trovare delle entrate di pari valore in questo stesso anno (pur avendo in cassa migliaia o milioni di euro dagli anni passati!) e deve quindi tassare sempre più i cittadini o svendere il patrimonio pubblico nel corso del 2016 (per approfondire, vedi qui: https://mmtitalia.info/leconomicida-per-eccellenza-come-funziona-il-patto-di-stabilita/).
Già questo sistema di ammanettamento della spesa pubblica locale dovrebbe far gridare allo scandalo le varie forze politiche locali, e soprattutto esse dovrebbero chiedere con forza in campagna elettorale di uscire da questo perverso meccanismo generatore di miseria, mettendo come primo punto del programma elettorale l’unione con altri sindaci di tutta Italia per la rottura del patto di stabilità stesso. Invece no. Meglio continuare ad essere ignoranti sul tema e pensare che “se un comune non riesce a realizzare opere è perché l’amministrazione è inefficiente”. Sì, vabbè.
Ma c’è di più.
Le varie forze politiche, praticamente in tutti i comuni italiani dove esse sono candidate, hanno portato avanti un progetto ancora più vergognoso, progetto espressione diretta dell’Unione Europea. L’idea è questa: “visto che i soldi non ci sono nei comuni, una volta che amministreremo questa città, cercheremo di reperire quanti più Fondi Europei possibili”.
Geniale! Finalmente possiamo sconfiggere questa crisi con i fondi europei generosamente elargiti dalla misericordiosa Unione Europea. Quanta grazia.
Sì, ma in cosa consistono questi fondi Ue?
Premetto che la materia è burocraticissima, ma io voglio spiegarla in maniera breve. In sostanza, ogni stato membro dell’UE contribuisce al bilancio dell’UE stessa. Invia soldi presi dalle nostre tasse, denaro che torna indietro sotto forma di fondi europei di vario tipo. Ma quindi sono un affare? No.
Ecco perchè:
1. I fondi europei che tornano indietro ad un paese come l’Italia sono briciole. Come si vede dall’immagine sotto riportata, dal 2000 ad oggi abbiamo un saldo negativo nei confronti dell’UE che ammonta a ben 72 miliardi. 72 miliardi di euro che sono spariti dalle nostre tasche, grazie alle tasse che abbiamo pagato. Nei tempi recenti abbiamo versato al bilancio europeo praticamente 6-7 miliardi di euro in più ogni anno rispetto a quelli che ci tornavano indietro (vedi immagine), e soprattutto abbiamo sottratto ricchezza finanziaria dalle tasche degli italiani in un momento di forte crisi di consumi come quello che stiamo attraversando oggi.

contributo_italia_ue

2. Noi siamo contribuenti netti al bilancio europeo, quindi versiamo più di quanto ci torna indietro, ma ci sono molti paesi UE che sono beneficiari netti: ottengono più soldi di quanti ne pagano con le loro tasse. Esempi sono la Polonia, la Grecia, la Spagna. Che significa tutto ciò ? Che siamo un paese in crisi occupazionale e di domanda, ma che stiamo finanziando altri paesi dell’UE, tra cui la Polonia che ad esempio non soffre di crisi occupazionali come quella dell’Eurozona (anche perchè si guarda bene dall’entrare nell’Euro). I soldi delle tasse dei cittadini italiani vanno a finanziare progetti all’estero, in certi casi anche in paesi che stanno meglio di noi. Sei contento di tutto ciò? Io ho i miei dubbi.
3. Ce ne sarebbe già abbastanza per catalogarli come una presa per i fondelli, ma non basta: una volta che arrivano i fondi europei, questi devono essere ulteriormente co-finanziati dagli stati membri che beneficiano dei fondi, in quote che vanno dal 50 all’85% del fondo stesso. Non solo sganciamo più soldi all’UE di quelli che ci tornano indietro, ma quando i famigerati fondi arrivano dobbiamo pure nuovamente cofinanziarli.
4. Il co-finanziamento è uno strumento di controllo della spesa pubblica. Perchè la spesa pubblica a livello di governo centrale è già vincolata dal deficit limitato al 3% del PIL, inoltre a livello locale la spesa è limitata dal patto di stabilità interno, e con queste difficoltà di reperire fondi per la sanità, la sicurezza e tutti i servizi pubblici essenziali a causa dei parametri fiscali europei, dobbiamo anche andare a trovare ulteriori fondi per co-finanziare fette ingenti dei fondi europei.
5. “Sì, però una volta che arrivano i fondi, almeno possiamo spenderli come vogliamo, per promuovere aree bisognose”.
Eh no. I fondi europei sono vincolati allo sviluppo di progetti di interesse europeo, stabiliti a Bruxelles dalla Commissione Europea. Lo stato membro, prima di ottenere i fondi, stipula con la Commissione un “Accordo di Partenariato”, dove vengono definite tutte le modalità di utilizzo dei fondi stessi. L’accordo ovviamente non lascia libertà agli stati membri, ma deve essere approvato nei minimi dettagli dalla Commissione stessa. Guai a sgarrare, la Commissione definisce la strategia, gli stati si adeguano. Non ci credete? L’Italia ha predisposto la bozza di partenariato per i fondi UE 2014-2020 a dicembre 2013. A marzo 2014 la Commissione ha fatto pervenire al governo italiano delle modifiche all’accordo stesso. Il governo si è uniformato alla decisione Ue e ha mandato la versione revisionata ad aprile 2014. Andava bene? No. A luglio 2014 la Commissione ha mandato al governo ulteriori osservazioni e raccomandazioni, alle quali ovviamente il governo ha dovuto adeguarsi, fino all’approvazione definitiva dell’accordo su come utilizzare i fondi ad ottobre 2014. Tenete conto che se lo Stato non adempie al co-finanziamento dei fondi stessi, sono presenti tutta una serie di sanzioni economiche, ad un paese già in crisi come il nostro. Non so se ci si rende conto della perdita di sovranità alla quale siamo arrivati.
Ma in fondo, perché risolvere questa crisi epocale tornando ad una moneta sovrana, con la flessibilità del tasso di cambio che permette di reagire agli shock esterni, e con la possibilità di aumentare il deficit per rispondere a crisi di domanda come quella che stiamo vivendo oggi?
No, molto più efficace avere una moneta troppo forte per la nostra economia, essere vincolati ad un deficit massimo del 3% o fare pareggio di bilancio, non riuscire a garantire i servizi pubblici essenziali, e sperare nei magnificenti fondi europei.
Geniale, no?
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