Articoli

Di Tiziano Tanari, con la collaborazione di tutto lo staff dei referenti economici dell’Associazione MMT Italia. Postato il 06/03/2020.

Siamo lieti di pubblicare in questa sede il frutto di un lungo e duro lavoro che ha visto coinvolto in primis il nostro Presidente Tiziano Tanari.

Vi presentiamo in esclusiva il Manuale MMT di Macroeconomia per i cittadini, un minipaper che illustra in maniera chiara e sintetica i principi fondamentali della MMT, nonchè le posizioni della nostra Associazione circa l’attuale realtà politica, economica e giuridica in cui versa il nostro Paese. Un documento fondamentale per comprendere il mondo che ci circonda e saper controbattere in maniera efficace alle falsità di economisti e politici mainstream.

Buona lettura !

Clicca qui per scaricare il pdf.

L’Irlanda ha fatto registrare deficit pubblici fino al 32% del Pil. Per il giornale di Confindustria però gli irlandesi sono in ripresa grazie a qualche “mano invisibile”. Ci rendiamo conto di quanto sia spinta la campagna ideologica contro lo strumento del deficit pubblico e quindi contro l’intervento dello Stato nell’economia? E soprattutto ci rendiamo conto del livello di manipolazione raggiunto dall’informazione economica?

Tanta propaganda ma i dati presenti nel Def non lasciano dubbi: tra maggiore imposizione fiscale e minore spesa pubblica anche Padoan sarà re dell’austerità. Avanzo Primario a 40 miliardi.

Svalutazione grazie all’euro, sforamento dei vincoli quando aggrada a Berlino e intransigenza verso il Sud Europa, compressione dei salari: l’azione scorretta dei tedeschi è la causa principale del disastro dell’eurozona.

Mosler sostiene che è il deficit del settore pubblico che genera il surplus del settore non pubblico (cosa logica), viceversa Marattin sostiene che il deficit del settore pubblico è generato dal surplus del settore non pubblico (cosa illogica)

500px-NAIRU-SR-and-LR.svgMi rivolgo a te, amico, che stai leggendo queste righe e ti ritrovi, per tua sfortuna, in quell’enorme esercito di non occupati o precari a cui stanno togliendo il diritto ad una vita dignitosa.
Ti scrivo per spiegarti come NAIRU e TINA ti hanno tolto il lavoro.
Vorrei che tu leggessi bene queste righe, perché in esse troverai molte delle risposte che stai cercando e potrai finalmente prendertela con i veri responsabili, anziché imprecare inutilmente col classico “piove, governo ladro!”.
Devi sapere, caro amico, che fino alla metà degli anni ’70, i governi di tutto il mondo (o quasi) perseguivano delle politiche economiche figlie del più illustre e geniale economista del secolo scorso:  John Maynard Keynes. 
Cosa avevano di particolare queste politiche economiche? Semplice: tra le altre cose, erano orientate alla piena occupazione, ovvero avevano come scopo quello di fornire a tutti i cittadini di una nazione un lavoro ed un salario che permettesse loro di vivere una vita dignitosa, di costruirsi una famiglia, comprarsi una casa, etc..etc..
Ed infatti, ricordi cosa c’è scritto negli articoli 1 e 4 della nostra Costituzione? Se non lo ricordi lo farò io per te:
Articolo 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Articolo 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Tutto questo era possibile, perché lo Stato svolgeva la sua funzione pubblica che è anche la sua ragion d’essere: creare moneta dal nulla e spenderla a favore dei cittadini, ovvero chiudere il suo bilancio annuale in deficit. In altre parole significava immettere più moneta nel sistema di quanta ne recuperava dalle tasse. Lo sapevi che la spesa dello Stato è strettamente collegata con i livelli di occupazione/disoccupazione e che lo Stato è l’unico soggetto che può intervenire positivamente in questo senso quando il sistema sociale ed economico è in crisi (proprio come ora)?
Difatti il tasso di disoccupazione in Italia fino alla metà degli anni ’70 non era a due cifre come ora e soprattutto non era in crescita continua!
Ti starai domandando: e poi cosa è successo?
Esattamente questo: politici ed economisti italiani hanno cambiato religione, hanno trovato un altro Dio a cui votarsi, un altro Totem da venerare e su cui costruire una realtà completamente distorta.
Di cosa stiamo parlando? Ma dell’Inflazione caro amico!
Cerchiamo di entrare maggiormente nel dettaglio.
Durante gli anni ’70 e parte degli anni ’80, l’economia di tutti i maggiori paesi del mondo attraversò un periodo di “crisi dei prezzi”, un innalzamento dei prezzi dovuto all’aumento improvviso del prezzo del petrolio a partire dal 1973. Storia e significato di questo “shock petrolifero” esulano dall’obiettivo di questo articolo, mi limito quindi a farne solo menzione ed a sottolineare come questo influì fortissimamente sull’innalzamento dei prezzi, contribuendo a creare il più grande spauracchio del secolo scorso: l’inflazione.
Per approfondimenti su inflazione, salari e shock petrolifero vi rimando all’ottimo articolo di Daniele Della Bona.
L’inflazione è passata alla storia (e lo si pensa tuttora) quale gravissima minaccia per le economie dei paesi, tanto da indurre molti economisti a “studiare” tutta una serie di misure ad hoc, volte all’eliminazione del nuovo mostro. Tutto ciò senza aver mai prodotto studi concreti sugli effettivi danni di tale fenomeno. Ad oggi non ci è dato sapere quanto e in che modo l’inflazione costituirebbe un vero pericolo per i cittadini. Ciò che invece conosciamo con certezza assoluta è il disastro sociale ed economico prodotto dalla disoccupazione che toglie ad una grandissima fetta di popolazione la dignità di una vita serena e ai giovani il diritto ad un futuro decoroso.
Verso la metà degli anni ’70 succede che un economista americano, Milton Friedman, uno dei capostipiti della stirpe guerriera all’inflazione, teorizza l’esistenza di Tasso naturale di disoccupazione in corrispondenza del quale l’economia è in equilibrio e l’inflazione non accelera né decelera. È il cosidetto NAIRU (Non-accelerating inflation rate of unemployment). E gli hanno dato anche il nobel a sto tizio!
Cosa ci racconta il NAIRU? Ci dice che esiste un certo numero di cittadini, la cui condizione di non-occupati è del tutto naturale e così deve restare affinché non torni il mostro dei mostri!
Hey, amico sfortunato! Ti stanno dicendo questo: il fatto che tu sia disoccupato è una cosa normale! No, anzi, è addirittura naturale! Non hai scampo amico, la colpa è tua se esiste qualcosa chiamato inflazione! Devi quindi rimanere disoccupato! No chance. Lo ha deciso il NAIRU, il guerriero dei guerrieri.
Sappi che tutte e sottolineo tutte le politiche economiche dagli anni seguenti sono state indirizzate proprio alla salvaguardia della stabilità dei prezzi a discapito della vita di milioni di persone. Tu non hai diritto ad avere un salario che ti permetta di vivere. Ti hanno tolto il primo diritto sancito nella Costituzione in nome della lotta al fantomatico mostro dei mostri.
E come se non bastasse un solo guerriero, ne hanno inventato un altro: il suo nome è TINA, stampatelo bene a mente, perché è l’acronimo di There Is No Alternative, non c’è alternativa! (di questo dobbiamo ringraziare un’altra eroina della stirpe guerriera: Margaret Thatcher)
Hey, sveglia! Ti stanno dicendo che non esistono alternative: devi crepare o vivere una vita di stenti!
Fermo lì, so già cosa stai pensando!
<<Ma se non esistono alternative..posso mettermi l’anima in pace?>>
NO, NO, NO! Le alternative esistono e come! Non farti ingannare da questi maledetti criminali che hanno sulla coscienza milioni di vite. Le alternative le hanno cancellate, amico mio, ce le hanno tolte insieme a centinaia di diritti che avevamo e l’hanno fatto con la nostra complicità, perché abbiamo disimparato a lottare per noi stessi. E’ questo che abbiamo fatto! E se non la smetteremo con questo nichilismo ce ne toglieranno altri di diritti e altri ancora.
Una di queste alternative si chiama MeMMT e ci insegna come costruire un’economia salva Nazioni, salva vite e salva democrazie, un sistema in cui lo Stato torna ad avere la funzione per cui è stato creato: Lo scopo pubblico a favore dei cittadini.
Svegliati, perché tutto ciò è possibile, ma dipende da te, non aspettare che siano gli altri a fare il lavoro sporco.

Questo è il secondo post della serie che sto scrivendo per aiutarvi a comprendere perché non dovremmo aver paura dei deficit. In questo post chiariremo alcuni dei miti che circondano il cosiddetto “finanziamento” dei deficit di bilancio. In particolare, mi dedicherò a quello secondo cui i deficit sono inflazionistici e/o incrementano le richieste di prestito del governo. La conclusione importante sarà che il governo federale non è vincolato finanziariamente e può spendere nella misura in cui decide, con il solo limite di ciò che è in vendita sul mercato. Non è assolutamente detto che tale spesa possa essere inflazionistica Il fatto che la spesa sarà inflazionistica non è una cosa inevitabile e non è necessariamente richiesto alcun aumento del debito pubblico.

La prima cosa da riprendere dalla prima parte è che la spesa dei cittadini è vincolata dalle fonti di finanziamento disponibili, che comprendono le entrate provenienti da ogni tipo di origine: vendita di beni e prestiti da parte di soggetti esterni. La spesa del governo federale, invece, è in gran parte facilitata dall’emissione di assegni da parte del governo mediante la banca centrale. Gli accordi che il governo ha con la sua banca centrale per tenere conto di queste [operazioni, ndt] sono in gran parte irrilevanti. Quando i destinatari degli assegni (coloro che vendono beni e servizi al governo) li depositano presso la loro banca, gli assegni si compensano attraverso [il sistema di, ndt] gestione dei saldi presso le banche centrali (le riserve), e le voci di credito appariranno sui conti correnti in tutto il sistema delle banche commerciali. In altre parole, il governo spende semplicemente accreditando un conto corrente bancario nel settore privato presso la banca centrale. A livello operativo, questo processo è indipendente da ogni entrata precedente, inclusa la tassazione e l’indebitamento. L’accreditamento di un conto, comunque, non ridurrà in alcun modo né il patrimonio governativo né la capacità del governo di spendere ulteriormente.

In realtà, è piuttosto evidente che tutta la spesa dei governi comporti la creazione di moneta, ma questo non è il significato del concetto di monetizzazione del debito così come appare di solito sui libri di testo di economia dove si parla di politica monetaria, e nel dibattito pubblico più ampio. Seguendo la concezione di Blanchard, la monetizzazione del debito è di solito riferita a un processo tramite cui la banca centrale compra titoli di stato direttamente dal ministero del tesoro. In altre parole, il governo federale prende in prestito denaro dalla banca centrale piuttosto che dai cittadini. La monetizzazione del debito è il processo solitamente implicito quando si dice che un governo stampa moneta. La monetizzazione del debito (si dice poi) provoca, a parità di condizioni, un aumento della quantità di moneta offerta e può condurre a una grave inflazione.

La paura della monetizzazione del debito, in ogni caso, è infondata: non solo perché il governo non ha bisogno di moneta per spendere ma anche perché la banca centrale non ha la possibilità di monetizzare nessun debito pubblico sia in circolazione sia di nuova emissione. Nella terza parte mostrerò che finché la banca centrale ha il mandato di mantenere un obiettivo sul tasso d’interesse a breve termine, l’entità degli acquisti e delle vendite del debito pubblico non sono discrezionali. La mancanza di controllo sulla quantità di riserve da parte della banca centrale sottolinea l’impossibilità della monetizzazione del debito. La banca centrale non è in grado di monetizzare il debito pubblico attraverso l’acquisto a volontà di titoli di stato perché nel farlo causerebbe la caduta a zero del tasso [d’interesse, ndt] a breve termine prefissato o di qualunque tasso di supporto che possa aver attuato sulle riserve in eccesso. Questo verrà analizzato passo dopo passo nella terza parte.

In sintesi, possiamo concludere dall’analisi precedente che la spesa del governo introduce beni finanziari al netto nell’economia, accreditando i conti correnti bancari, attraverso l’emissione di un assegno o un pagamento in contanti. Inoltre, questa spesa non è vincolata dalle entrate. Un governo che emette la propria valuta non ha vincoli finanziari sulla sua spesa, che è ben diverso dal fatto che accetti vincoli (politici) auto imposti.

In alternativa, quando la tassazione viene pagata tramite gli assegni (o i trasferimenti bancari) del settore privato, che sono attinti dai conti correnti privati delle banche, la banca centrale addebiterà un conto corrente del settore privato. Nessuna risorsa reale è trasferita al governo, né la capacità di spesa del governo sarà aumentata dall’addebitamento dei conti correnti privati.

In generale, gli economisti “tradizionali” sbagliano nel celare le differenze fra i bilanci delle famiglie private e il bilancio del governo. Affermazioni come questa, del famoso economista Robert Barro, secondo cui “possiamo pensare ai risparmi e ai risparmi negativi del governo proprio come se pensassimo ai risparmi e ai risparmi negativi delle famiglie” sono chiaramente sbagliate.

L’economia mainstream usa il vincolo di bilancio statale come base di riferimento per analizzare le tre presunte forme di finanza pubblica: 1) aumento delle tasse; 2) vendita di debito pubblico con corrispettivo di interessi al settore privato (titoli di stato); 3) emissione di base monetaria senza interessi (creazione di moneta). I vari scenari sono così costruiti per mostrare che i deficit sono inflazionistici se finanziati tramite la base monetaria (monetizzazione del debito), o restringono la spesa del settore privato se finanziati dall’emissione di debito. Anche se in realtà il vincolo di bilancio del governo è solamente un’identità contabile a posteriori, l’economia ortodossa sostiene che si tratti di un vincolo finanziario [che si applica, ndt] ex-ante alla spesa del governo.

La base di riferimento del vincolo di bilancio del governo porta gli studenti a credere che se il governo vuole avere la moneta necessaria per la sua spesa, a meno che non voglia stampare moneta e generare inflazione, debba aumentare le tasse o vendere titoli. Le persone hanno l’errata concezione che la tassazione e la vendita di titoli forniscono moneta ai governi che viene poi usata per spendere. Così, se il governo incrementa il suo deficit (spendendo più di quel che tassa) allora deve aumentare il suo debito o “stampare moneta”, e entrambe le soluzioni sono considerate non desiderabili.

La realtà, comunque, è ben lontana da questa idea erronea sul modo in cui il governo federale gestisce il suo bilancio. Primo, una famiglia usa la valuta, e quindi deve finanziare la sua spesa in anticipo, a priori; mentre il governo, l’emettitore della valuta, deve necessariamente spendere per primo (accreditando i conti correnti privati), per poter addebitare in seguito, qualora lo desideri, [gli stessi, ndt] conti correnti privati. Il governo è l’origine dei fondi di cui il settore privato ha bisogno per pagare le sue tasse e risparmiare (compresa la necessità di mantenere le transazioni in equilibrio). Chiaramente, il governo è sempre solvente se emette la propria valuta.

Inoltre, l’economia mainstream fraintende ciò che si definisce “creazione della moneta”. Nel suo popolare testo di macroeconomia, Olivier Blanchard (1997) afferma che il governo:

può anche fare qualcosa che né voi né io possiamo fare. Può, in effetti, finanziare il deficit creando moneta. La ragione per cui uso la frase “in effetti” è che … i governi non creano la moneta; lo fa la banca centrale. Con la cooperazione della banca centrale, il governo può, in effetti, finanziare se stesso attraverso la creazione di moneta. Esso può emettere titoli e chiedere alla banca centrale di comprarli. La banca centrale quindi pagherà il governo con la moneta creata e il governo a sua volta userà quella moneta per finanziare il suo deficit. Questo processo è chiamato monetizzazione del debito”.

Questo è ciò che l’economia mainstream chiama “stampare la moneta”. Tuttavia, si tratta di una concezione errata in termini di sistema monetario. Monetizzare significa convertire in moneta. L’oro era monetizzato quando il governo emetteva nuovi certificati aurei per acquistare oro. La monetizzazione avviene quando la banca centrale acquista valuta estera. L’acquisto di valuta estera converte, o monetizza, la valuta estera nella valuta di emissione. La banca centrale, inoltre, mette in vendita titoli di stato, per offrire un luogo in cui i nuovi dollari aggiunti al sistema bancario possano guadagnare interessi. Questo processo è indicato come sterilizzazione. In senso lato, un debito del governo federale (emettitore della moneta fiat) è moneta, mentre la spesa a deficit è il processo di monetizzazione di tutto ciò che il governo acquista.

Una volta che abbiamo capito come la spesa del governo non sia vincolata dalle entrate, allora dobbiamo analizzare la funzione della tassazione sotto una luce diversa. La tassazione ha la funzione di sostenere l’offerta di beni e servizi al governo da parte dei privati, in cambio dei fondi necessari per estinguere gli oneri fiscali.

La concezione ortodossa dice che la tassazione fornisce al governo le entrate di cui ha bisogno per poter spendere. In realtà, è vero il contrario. La spesa governativa fornisce reddito al settore non governativo, e permette loro di estinguere gli oneri fiscali. Perciò, i fondi necessari per pagare gli oneri fiscali creano una domanda per la valuta del governo all’interno del settore non governativo, e ciò consente al governo di perseguire il suo programma di politica economica e sociale.

Questa intuizione ci permette di osservare un’altra dimensione della tassazione che viene tralasciata dall’analisi mainstream. Dato che il settore non governativo ha bisogno di moneta fiat per pagare i suoi oneri fiscali, l’imposizione di tasse per legge (senza una concomitante iniezione di spesa) crea, in primo luogo, disoccupazione (persone in cerca di lavoro retribuito) nel settore non governativo. Le risorse non impiegate o inattive del [settore, ndt] non governativo possono essere quindi utilizzate attraverso iniezioni di domanda creata dalla spesa del governo; ciò equivale a un trasferimento di beni e servizi reali dal settore non governativo a quello governativo. A sua volta, questo trasferimento facilita il programma socio-economico del governo. Mentre le risorse reali vengono trasferite dal settore non governativo sotto forma di beni e servizi che vengono acquistati da parte del governo, il motivo per cui vengono offerte queste risorse è originato dal bisogno di acquisire moneta fiat per estinguere gli oneri fiscali.

Inoltre, mentre le risorse reali sono trasferite, la tassazione non fornisce al governo nessuna ulteriore capacità finanziaria di emissione. Elaborando in questo modo la relazione fra il settore governativo e quello non governativo, diventa chiaro che solo la spesa del governo è in grado di fornire il lavoro retribuito necessario a eliminare la disoccupazione creata dalle tasse.

Adesso è possibile osservare perché nasce la disoccupazione.

E’ l’introduzione della “Moneta di Stato” (ovvero tassazione e spesa governativa) all’interno di un’economia non monetaria che fa nascere lo spettro della disoccupazione involontaria. A livello di contabilità, per una produzione aggregata che deve essere venduta, la spesa totale deve eguagliare il reddito totale (se il reddito effettivo generato nella produzione è completamente speso o meno in ogni periodo) Essendo la disoccupazione involontaria, lavoro inattivo che viene offerto senza compratori a prezzi correnti (salari), essa si manifesterà quando il settore privato, in aggregato, desidera guadagnare l’unità monetaria di conto attraverso l’offerta di lavoro ma, a parità di condizioni, non desidera spendere tutto ciò che guadagna. Il risultato è che l’accumulo involontario di scorte tra i venditori di beni e servizi si tradurrà in una diminuzione di produzione e occupazione. In questa situazione, il taglio dei salari nominali (o reali) non riuscirà di per sé a riequilibrare il mercato del lavoro, a meno che i tagli eliminino in qualche modo il desiderio del settore privato di risparmiare, facendo quindi aumentare la spesa.

Lo scopo della “Moneta di Stato”, perciò, è quello di facilitare il trasferimento di beni e servizi reali dal settore non governativo (in gran parte privato) al settore governativo (pubblico). Il governo otterrà questo trasferimento imponendo una tassa, che crea una domanda effettiva per la sua valuta di emissione. Per ottenere i fondi necessari per pagare le tasse e risparmiare, gli agenti non governativi venderanno (offriranno) beni e servizi reali in cambio dell’unità di valuta richiesta. E ciò, senza dubbio, includerà l’offerta di lavoro da parte dei disoccupati. La conclusione ovvia è che la disoccupazione avviene quando la spesa al netto da parte del governo è troppo bassa per soddisfare la richiesta di pagamento delle tasse e il desiderio di risparmiare.

Questa analisi fissa quindi i limiti della spesa governativa. È chiaro che la spesa del governo deve essere sufficiente per consentire che le tasse siano pagate. La spesa al netto del governo, poi, è necessaria per soddisfare il desiderio dei privati di risparmiare (accumulare beni finanziari al netto). Dal precedente paragrafo è anche chiaro che se il governo non spende abbastanza per coprire le tasse e il desiderio di risparmiare del settore non governativo, questa carenza si manifesterà sotto forma di disoccupazione. I keynesiani hanno usato, appunto, il termine di disoccupazione da carenza di domanda. Nella nostra concezione, infatti, la causa di questa carenza è sempre una spesa al netto del governo inadeguata, date le decisioni di spesa private in vigore (risparmio) in qualsiasi tempo particolare.

Per un qualche periodo, anche quelli che possono sembrare livelli inadeguati di spesa al netto da parte del governo possono avvenire senza far aumentare la disoccupazione. In queste circostanze, com’è evidente in paesi come gli Stati Uniti e l’Australia negli ultimi anni, la crescita del PIL può essere spinta da un’espansione del debito privato.

Il problema di questa strategia è che quando si raggiungono certi livelli di indebitamento in rapporto al reddito, il settore privato “finirà la capacità di indebitarsi” in quanto il reddito disponibile limita la capacità di onorare il debito.

Ciò porterà a una ristrutturazione dei bilanci patrimoniali, in modo da renderli meno precari, e di conseguenza la domanda aggregata derivante dall’espansione del debito rallenterà facendo vacillare l’economia. In questo caso, ogni drenaggio fiscale (inadeguati livelli di spesa al netto) inizia a manifestarsi sotto forma di disoccupazione.

Il punto quindi è che, dato un certo livello di tassazione, se le persone vogliono lavorare ma non vogliono continuare a consumare ai livelli precedenti (e continuano a indebitarsi ulteriormente), allora il governo potrà aumentare la spesa e acquistare beni e servizi, mantenendo la piena occupazione. Le alternative sono la disoccupazione e un’economia in recessione. È difficile immaginare che in un’economia in recessione un deficit crescente sarà inflazionistico, in quanto ci saranno tante risorse inutilizzate, sia di capitali sia di manodopera.

Infatti, come sottolineo continuamente, la prima cosa che il governo federale dovrebbe fare sarebbe offrire a tutta la manodopera che nessun altro vuole un lavoro e pagarle un salario minimo con tutti i diritti statutari aggiuntivi. Per definizione, infatti, il disoccupato non ha “un prezzo di mercato” perché non c’è domanda per il suo lavoro. E comprare un servizio per il quale non c’è prezzo non è un’azione inflazionistica.

Nella terza parte, considereremo la tesi secondo cui i deficit fanno salire automaticamente i tassi d’interesse, in quanto il debito pubblico restringe i fondi disponibili sul mercato monetario. Come potrete immaginare … questo è un altro dei miti neo liberisti progettato per rendere inattivi i governi.

L’articolo Deficit Spending 101 – seconda parte, è stato  pubblicato da Mitchell il 23 febbraio 2009.

La versione originale in inglese è disponibile qui.

Traduzione a cura di Daniele Della Bona.

Uno Stato ben gestito, che programma deficit «buoni», non può mai finire in bancarotta. L’economia dell’euro è vittima della stramba ideologia che si è costruita, radicata nella propria storia.