Di Mario Volpi
Il 23 gennaio 2017 Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, è stato premiato dalla Fondazione Cavour “per avere mantenuto l’indipendenza della Banca Centrale Europea, come la vollero i suoi fondatori, di fronte ai tentativi di assoggettarla a interessi occasionali, mutevoli e spesso contraddittori dei 19 Stati membri”.
Ma la BCE è stata veramente indipendente in questi anni?
Una delle attività basilari di una banca centrale è quella di garantire il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento e di contribuire alla stabilità finanziaria.
In merito alla BCE, L’articolo 105, paragrafo 2, del Trattato e l’articolo 3 dello Statuto stabiliscono che fra “i compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC” figura quello di “promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento”.
Se torniamo a febbraio 2015, all’incirca 5 mesi prima del referendum contro l’austerità indetto dal governo Tsipras e approvato con oltre il 61% dei votanti il 5 luglio 2015, la BCE decise di porre un tetto al rifinanziamento che le banche greche potevano ottenere dalla propria banca centrale nazionale attraverso lo strumento dell’ELA (Emergency Liquidity Assistance).
Occorre ricordare che l’ELA in quel momento era l’unico canale che le banche greche potevano utilizzare per ottenere liquidità dato che la BCE aveva smesso di accettare come valido collaterale una serie di attività detenute dalle banche commerciali greche, per le quali risultò impossibile rifinanziarsi sia presso i mercati privati che presso le tradizionali finestre della BCE.
Nonostante la penalizzazione sopra riportata, il board della BCE decise addirittura di aumentare l’haircut sui titoli di Stato greci e di fatto bloccò a 89 miliardi di euro anche l’ultimo possibile canale (ELA) attraverso il quale le banche greche potevano rifinanziarsi.
Tsipras fu costretto ad introdurre controlli sui capitali e le banche greche furono costrette a chiudere. Il resto della storia la conosciamo.
Il tutto avvenne nei mesi precedenti al referendum greco e furono in molti a sospettare che la finalità della decisione della BCE fosse proprio quella di influenzare il voto dei cittadini;
L’operato della BCE ebbe un sapore meramente politico e suonò come un avvertimento/ritorsione nei confronti di chiunque mettesse in discussione la politica economica dell’UE.
Ma soprattutto, la stessa BCE, venne meno ad uno dei compiti fondamentali stabiliti nello statuto costitutivo della stessa BCE: promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.
Un altro episodio importante si è verificato proprio in questi giorni.
I parlamentari europei Marco Zanni e Marco Valli l’8 dicembre 2016 chiesero chiarimenti a Draghi sulle recenti dinamiche dei saldi Target 2.
In un passaggio della risposta pubblicata qualche giorno fa (www.ecb.europa.eu ), leggiamo: “Se un paese lasciasse l’Eurosistema, i crediti e le passività della sua BCN nei confronti della BCE dovrebbero essere regolati integralmente”.
Sorge quindi spontanea la domanda: a quali leggi, regolamenti o trattati europei Mario Draghi fa riferimento?
Non essendo stata prevista alcuna possibilità di recesso dall’Unione Monetaria Europea, quali sono le basi giuridiche che giustificano l’affermazione di Draghi?
Ancora una volta, più che ad una interpretazione tecnico/giuridica del presidente della BCE, siamo di fronte ad una intimidazione nei confronti di chiunque intenda contrapporsi alle politiche europee decise a Bruxelles o intenda prendere in considerazione un’eventuale uscita dalla moneta unica.
Che cos’è questo se non un uso politico del proprio ruolo in totale contrasto con il principio d’ indipendenza per il quale lo stesso Draghi è stato premiato?
Articoli
Gli accadimenti successivi alla crisi finanziaria del 2008 hanno dimostrato due verità inconfutabili:
1) Non ci sono limiti fisici all’emissione di valuta (trilioni di yen, dollari, euro, sterline, rubli, yuan sono stati creati per salvare il sistema bancario dalla crisi finanziaria)
2) Le istituzioni che hanno il potere di emettere le valute, cioè le banche centrali, sono i soggetti in assoluto più potenti al mondo e, VOLENDO, possono risolvere qualsiasi crisi di natura finanziaria colpisca il sistema economico.
Fino a due o tre decenni fa, tali istituzioni (le banche centrali) sottostavano al potere dei governi/parlamenti.
Negli ultimi decenni sono cambiati gli assetti istituzionali: da un lato abbiamo paesi che ancora mantengono una qualche forma di controllo del potere politico sulla propria Banca Centrale (Usa, Uk, Giappone, Russia, Cina); dall’altra abbiamo una Unione di Stati (Eurozona) che ha rinunciato a questa forma di controllo creando una Banca Centrale (la BCE) totalmente indipendente dall’influenza dei governi.
Risultato di questo esperimento è che la BCE:
– Non può finanziare la spesa pubblica dei governi attraverso l’emissione di valuta (euro)
– Non garantisce il debito pubblico dei governi (debito denominato in euro)
– Non può in alcun modo essere influenzata/obbligata dai governi nelle sue decisioni
Quindi nell’Europa della fratellanza e della solidarietà, nell’Europa dei diritti, del welfare, delle democrazie evolute, delle Costituzioni più belle al mondo, ci troviamo oggi in una situazione in cui l’istituzione può potente che abbiamo, cioè la BCE che ha il potere di emettere euro, sfugge totalmente al controllo politico/democratico.
Tale istituzione è posizionata sopra i governi/parlamenti democraticamente eletti e per questo motivo è indipendente da essi; contemporaneamente è fortemente dipendente dagli interessi bancari/finanziari.
Il risultato di questo cambiamento avvenuto negli ultimi decenni è che:
– da un lato, i paesi che hanno mantenuto una qualche forma di controllo politico sulla propria Banca Centrale, pur avendo assecondato le esigenze della grande finanza, sperimentano oggi tassi di disoccupazione intorno al 5%;
– dall’altro, l’Eurozona, che ha abdicato a questo controllo, sperimenta una disoccupazione intorno all’11% e contestualmente i profitti delle multinazionali e della grande finanza sono esplosi.
Strano? No, se si analizza la questione in questi termini.
Quanto ci metteranno i nostri eroi a capire che questo modello istituzionale è folle?
Quanto ci metteranno i nostri eroi a capire che l’integrazione tra i popoli europei NON può passare per la moneta unica, il mercato unico deregolamentato, l’unione degli interessi del grande capitale e della grande finanza?
Quanto ci metteranno i nostri eroi a comprendere che questo modello istituzionale è la strada più breve per riportare l’odio tra gli Stati e la guerra in Europa?
In estrema sintesi condivido l’opinione di chi afferma quanto segue: “Ti raccontano che ci sia una crisi. Ma quale crisi! Non siamo in crisi: è solo un cambiamento deliberato e pianificato di sistema economico”.
Se il denaro del Quantitative Easing fosse adoperato nell’economia reale e non per far speculare il sistema finanziario, una famiglia di 4 persone riceverebbe un bonifico di 21.600 euro. E se quei soldi fossero adoperati per un lavoro transitorio per i 17 milioni di disoccupati dell’Eurozona, essi avrebbero un reddito di 1.000 euro al mese per 9 anni. Non ci sarebbero disoccupati fino al 2025! E’ la truffa del secolo, e voi state zitti a subire i politici che dicono “non ci sono soldi”…
Primo: l’abolizione dello Stato come sostegno all’economia. Secondo: l’abolizione della moneta nazionale come difesa rispetto alle economie più forti dell’Eurozona. Terzo: stessa moneta, inflazioni differenti. Quarto: Pigs, il Bengodi per le banche franco-tedesche che fanno super-profitti. Quinto: arriva la crisi, i crediti inesigibili e i fallimenti bancari vengono scaricati sugli Stati. Sesto: più tasse e meno spesa pubblica, l’austerità garantisce la finanza e distrugge la società
E’ la politica la madre che genera questi mostri e non smetterà finché viene nutrita e fecondata dalla fiducia dei cittadini e dal tradimento dei nostri governi nazionali. E’ questa Governance che vuole diventare Government. Una Dittatura che sta penetrando con sempre maggiore forza dentro la carne delle nazioni europee
La stampa nazionale suona la gran cassa a vuoto. Articolo del professor Andrea Terzi: “Non si crea lavoro per i disoccupati, né nuova domanda. Scendono i redditi dei risparmiatori. L’Eurozona è condannata a esportare più di quanto importi, quindi a dipendere dalle scelte altrui mancando una politica propria”
Da anni neii documenti ufficiali la Banca Centrale Europea chiede ai governi dell’Eurozona di ridurre salari e stipendi. Una politica dichiaratamente “deflazionistica” che sta portando il continente intero all’autodistruzione. Quando vedi un disoccupato, sai dove è stato voluto