ANEDDOTO 1: QUANDO LA MMT SALVÒ L’ITALIA DAL FALLIMENTO

(Sintesi tratta dal libro “Soft Currency Economics” di Warren Mosler)

Nei primi anni ’90 del ‘900 le circostanze mi portarono alla comprensione dell’effettivo funzionamento della valuta. Allora era lo Stato italiano, più degli Stati Uniti, ad essere in crisi. Il professor Rudi Dornbusch, un influente economista accademico al MIT, insisteva sul fatto che l’Italia fosse sull’orlo del fallimento perché il suo rapporto debito/PIL eccedeva il 110% e il tasso d’interesse della lira era più alto del tasso di crescita dell’Italia.
Maurice (Samuels, ndr) ed io rapidamente salimmo su un aereo per Roma.

Poco dopo l’atterraggio stavamo incontrando il Professor Luigi Spaventa, un alto funzionario del Ministero del Tesoro del Governo italiano. Il Professor Spaventa stava seduto dietro un’elegante scrivania. Vestiva un abito tre pezzi e fumava una di quelle pipe ricurve.
Dopo esserci scambiati i saluti, io iniziai con una domanda: «Professor Spaventa, questa è una domanda retorica, ma per quale motivo l’Italia sta emettendo titoli del Tesoro? È per ottenere lire da spendere o per impedire che il tasso interbancario della lira crolli a zero rispetto al vostro tasso obiettivo pari, invece, al 12%?».

Il Professor Spaventa si prese un minuto per raccogliere i suoi pensieri. Quando rispose alla mia domanda, dimostrò una conoscenza delle operazioni monetarie che raramente avevamo visto tra funzionari del Tesoro di altri Paesi. «No», rispose. «Il tasso interbancario cadrebbe solamente allo 0,5%, NON allo 0%, poiché paghiamo un tasso dello 0,5% sulle riserve».
Non dissi nulla, dandogli più tempo per considerare la domanda. Pochi secondi più tardi saltò fuori dalla sua seduta proclamando: «Sì! E il Fondo Monetario Internazionale ci sta facendo agire pro-ciclicamente!». La mia domanda lo aveva portato a realizzare che l’FMI stava facendo sì che il Governo italiano adottasse la politica restrittiva a causa di un rischio di default che non sussisteva.

Il nostro incontro, in origine pianificato per durare solo venti minuti, si protrasse per due ore. Il buon Professore cominciò a invitare i suoi associati degli uffici accanto a unirsi a noi e ad ascoltare la buona notizia e all’istante il cappuccino iniziò a scorrere come acqua. La scura nube del default era stata sollevata. Questo era il momento di celebrare!
Una settimana più tardi, venne fuori un annuncio dal Ministero delle Finanze italiano su tutti i titoli di Stato: «Non sarà intrapresa nessuna misura straordinaria. Tutti i pagamenti verranno fatti entro il termine».
L’Italia non dichiarò default e mai ci fu alcun rischio di insolvenza. L’insolvenza non è mai un problema con valute non convertibili e tassi di cambio fluttuanti.