Il giudice costituzionale tedesco e il Recovery Fund
Il prof. Daniele Trabucco spiega perché un recente ricorso alla Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe potrebbe stoppare il Recovery Fund
Di Daniele Trabucco* – Fonte: Il Giudice Costituzionale tedesco e il Recovery Fund (gazzettadellemilia.it)
Il Bundesverfassungsgericht, l’organo di giustizia costituzionale tedesco, a seguito di un ricorso presentato in via d’urgenza dal fondatore dell’AFD, il prof. Bernard Lucke (successivamente uscito dal partito per fondare un suo movimento politico il BBW), e firmato da 2281 cittadini tedeschi, ha intimato al Presidente della Repubblica federale tedesca di non promulgare la legge, già approvata dal Bundestag e dal Bundesrat, di recepimento del c.d. Recovery Fund, ossia uno degli strumenti del Next Generation UE, necessariamente collegato al bilancio dell’Unione Europea 2021-2027 in quanto privo di base legale nel Trattato di Lisbona del 2007, che consiste nel conferimento di 750 miliardi di euro (alcuni a titolo di prestito, altri a titolo di sovvenzioni), reperiti dalla Commissione sui mercati finanziari, agli Stati per fronteggiare gli shocks economici e sociali causati dalla pandemia, ma solo dopo la presentazione dei rispettivi Piani di ripartenza e resilienza.
Bernard Lucke – Fonte: Wikipedia
Per poter essere operativo, però, il Recovery Fund richiede il via libera di tutti i 27: l’Italia lo ha fatto con il decreto-legge n. 183/2020 (c.d. “milleproroghe”) convertito, con modificazioni, nella legge ordinaria dello Stato 26 febbraio 2021, n. 21.
Fonte: Bundesverfassungsgericht.de
In attesa della decisione di merito dei giudici di Karlsruhe, non si può non condividere l’eccezione che mette in luce due criticità di questo “innovativo” strumento:
1) esso viene a costituire una forma di debito non prevedibile per l’erario tedesco a causa proprio della possibilità che uno o più Stati non vengano a ripagarlo, facendone ricadere il peso sugli altri in una situazione di mutualità;
2) il problema della competenza comunitaria alla luce del Trattato di Lisbona. L’Unione Europea, infatti, non ha alcun potere di indebitamento. Il bilancio di Bruxelles è alimentato dai contributi degli Stati membri, mentre i crediti che ora devono essere contratti sul mercato dei capitali sono fondi presi in prestito.
Dopo la sentenza BVerfG, Judgment of the Second Senate of 05 May 2020 – 2 BvR 859/15 sul Quantitative Easing è pronto un altro bel carico per l’UE e una “velina” per Draghi e i suoi Eurobond.