E se lo Stato “mentisse”?
Se mentisse a se stesso quando, per bocca delle sue figure istituzionali, dei suoi parlamentari, dei suoi ministri, dei suoi politici, dichiarasse certe cose?
Se tutte le volte che lo Stato italiano, attraverso i comunicati, i programmi, le leggi, le azioni concrete, le scelte, costantemente sottintendesse di non sentirsi più capace di “guidare” la nostra economia e la nostra società verso il bene pubblico e se questo – se ne è parlato nei precedenti articoli collegati alla collana di video che MMT Italia sta pubblicando – ci ponesse in una situazione di grave pericolo?
E infine, soprattutto: se lo Stato agisse come se non ci fosse alternativa e invece… l’alternativa ci fosse? Magari celata, anche a lui, anche agli occhi dello Stato, dietro a un sipario di cattiva informazione?
Un sipario però, penetrabile…
Ma ogni cosa a suo tempo.
Cerchiamo intanto di capire insieme i perché e i per come.
Prima cosa: i soldi non possono finire e lo Stato non ha limiti finanziari alla sua azione. Si parla della banca centrale e del suo potere di emettere moneta in misura virtualmente illimitata. Come già accennato in passato, le banche centrali generano moneta semplicemente digitando le cifre al computer. Addirittura, in un documento ufficiale della BCE si legge che qualsiasi banca centrale può sanare in autonomia i buchi del suo stesso bilancio – quindi, mentre le banche private possono fallire, la banca centrale, qualsiasi banca centrale, no. Si pensi a uno Stato che, di norma, ha a sua disposizione un potere simile che gli consente di finanziarsi per qualsiasi ammontare, di potere rimborsare qualsiasi debito contratto nella valuta che emette: questo stato, può mai essere condizionato nelle sue scelte di politica economica, perché mancano i soldi?
Come si potrebbe giustificare uno Stato che affermi: “Vorrei fare questo ma i soldi per farlo non ce li ho”, oppure “Non vorrei imporre le tasse, ma mi servono soldi perché non ce li ho… Non vorrei vendere il patrimonio pubblico, ma mi servono i soldi e non ce li ho”?
Carenza.
Seconda cosa: poiché è lo Stato che ha questo potere, è lui che ci arricchisce o c’impoverisce. Infatti c’è un importante legame tra noi privati e lo Stato, in triangolazione con quella che è stata probabilmente la più geniale delle invenzioni dell’essere umano, uno strumento convenzionale ed istituzionale che indica nient’altro che una attestazione di credito o debito tra un emittente ed un utilizzatore – IO TI DEVO – creditore e debitore.
È la Moneta.
Lo Stato agisce sulla ricchezza finanziaria della propria economia tramite la collaborazione del Ministero del Tesoro (politica fiscale) e della Banca Centrale (politica monetaria).
Lo stato può aumentare o ridurre il volume della ricchezza finanziaria del settore privato, agendo sulla combinazione e la modulazione della spesa pubblica e della imposizione fiscale, laddove la prima non ha bisogno della seconda per esistere.
Sì, hai capito bene. Detto terra terra, le tasse servono a ridurre la tua capacità di acquisto, non anche a finanziare la spesa pubblica. Per quest’ultima, i soldi si procurano altrove (qualcosa non ti torna? Eppure è così che funziona il sistema, alla faccia di tutto quello che per anni ti è stato fatto credere).
E allora fermiamoci un attimo e fissiamo un importante concetto: Uno Stato che ha il potere di emissione monetaria è libero da condizionamenti finanziari e può concentrarsi esclusivamente a proteggere l’economia nazionale e ad aiutarla a prosperare.
Bene, ecco il passo successivo: in ogni economia nazionale entrano in gioco tre macro settori e relativi bilanci.
Fai finta di prendere l’economia del mondo intero e di dividerla in tre grandi settori:
La somma dei tre saldi alla fine dell’anno è, matematicamente, ZERO.
Sì, hai capito bene, è proprio ZERO. Ed è anche logico, perché i settori sono come vasi comunicanti: se lo Stato paga uno stipendio a un dipendente pubblico, escono, poniamo, dieci soldi dal suo conto, e contemporaneamente entrano dieci soldi in quello del dipendente che a sua volta li farà circolare nell’economia facendo la spesa, pagando il mutuo della casa, crescendo la famiglia… Lo stesso se lo Stato decide di costruire un ospedale: escono dal suo bilancio risorse che vanno a costruttori, produttori di apparecchiature biomedicali, professionisti vari. Per il funzionamento dell’ospedale, risorse vanno a medici, personale ospedaliero, gestori di servizi vari… tutti attori privati.
Questo spiega la regola che sta alla base di ogni transazione: quando un soggetto economico registra un’uscita di risorse, un altro registra un’entrata di valore uguale.
I saldi dei bilanci pubblico e privato di uno Stato, di qualsiasi Stato, hanno un andamento speculare (confronta quello italiano a fianco). Se il bilancio pubblico segna un valore positivo, allora quello privato segnerà un valore negativo e viceversa.
Questo ci fa capire quanto sia importante e preponderante, nella gestione dell’economia di uno stato, il rapporto tra settore privato e settore pubblico, indipendentemente dalla rilevanza che può avere il SETTORE ESTERO.
In questa situazione si può facilmente notare che lo Stato, immettendo moneta spendendo e drenandola tassando, opera infine in modo da preservare – e gradualmente incrementare – il volume di ricchezza presente nell’economia reale.
Lo Stato ha espressamente la funzione di guidare e proteggere l’Economia Reale e il lavoro. Inoltre, assicura che il bilancio che per noi più conta, quello del settore Privato, sia adeguato a garantire la ricchezza e la prosperità di un Paese. Tutela quindi la sua Economia Reale, l’insieme dei beni e dei servizi prodotti, il risparmio dei cittadini, gli immobili e la capacità di spesa.
Ma è così anche con l’Euro?
Purtroppo, tutto questo è vero in uno Stato con sovranità monetaria ma non lo è in uno Stato che aderisce all’Eurozona. Il primo può contare sullo stretto rapporto con la banca nazionale che, di fatto, lavora per lui: questo stato possiede le chiavi d’accesso alla fabbrica di moneta e il suo bisogno di soldi sarà sempre soddisfatto senza problemi. Al contrario, nel meccanismo dell’Euro il collegamento tra Stato e Banca Centrale è stato troncato. Nell’Eurozona gli Stati Membri non possono finanziarsi direttamente presso la BCE e reperiscono la moneta solo sui mercati dei capitali, dovendo sottostare al costo che questi ultimi impongono e pagando un prezzo inversamente proporzionale alla sua solvibilità. Nascono così l’incertezza di potere ripagare i propri debiti da una parte, le valutazioni di affidabilità delle agenzie di rating e il concetto di default pubblico dall’altra.
Questo spiega perché lo Stato è sottoposto a ferree regole di bilancio.
Si ricordi che il Bilancio del Settore Pubblico è uno dei tre bilanci interconnessi che, insieme, descrivono il funzionamento e il livello di salute dell’economia nazionale. E se lo Stato deve stare a stecchetto e stringe i rubinetti, chi ne fa le spese siamo noi.
Il meccanismo è efficacemente messo a fuoco in questo articolo del premio Nobel Paul Krugman: «Quel che è avvenuto in effetti è che entrando nell’euro, Spagna e Italia si sono effettivamente ridotte a Paesi del terzo mondo che devono prendere in prestito una moneta straniera con tutti i danni che ciò implica. In particolare, da quando i Paesi dell’Eurozona non possono stampare moneta, neppure in caso di emergenza, sono soggetti a interruzioni di fondi (ndt da parte dei mercati) diversamente dai paesi che emettono la propria valuta – e il risultato è quello che vediamo oggi”
Per evitare questi rischi e fare quadrare i suoi conti, l’Italia è costretta a prendere denaro, valore, dall’economia reale. Ora che il bilancio del settore pubblico (uno dei tre bilanci della nazione) deve chiudere in positivo, l’effetto è l’impoverimento sistematico del settore privato.
Carenza per lo Stato, carenza per noi…
Così noi cittadini diventiamo schiavi. Il nostro creativo, potente, ricco motore, diventa un criceto che gira in eterno e a vuoto nella ruota. Tu lavori, lavori, ma il risultato dei tuoi sforzi svanisce nelle mani di chi, dall’imposizione di rigore, lacrime e sangue, austerità, trae vantaggio.
Carenza di prospettive…
Mentre il nostro Paese viene colpevolizzato e definito “maiale” (Piigs), lo Stato non dispone più degli strumenti con cui potrebbe guidare la propria economia reale e assicurare la piena occupazione, e permettere ai cittadini di realizzarsi in seno alla società, come scritto nella Costituzione Italiana.
Per poter chiudere ogni anno i conti del Settore Pubblico con avanzo di bilancio primario, vengono sottratti soldi alla manutenzione delle strade che quindi crollano; la sanità Italiana, che presenta eccellenze da più parti percepite come fiore all’occhiello del nostro paese, viene impoverita quotidianamente; la scuola italiana, spesso criticata ma non seconda a nessun’altra, viene regolarmente privata delle risorse necessarie per vivere e crescere.
Carenza di servizi…
E tu che ne pensi? Credi sia giusto accettare tutto questo? Dopotutto, stiamo parlando del tuo Paese, della tua realtà, del futuro tuo e della tua famiglia.
Chi ci ha messo nella ruota del criceto? Ce lo dice la Banca Centrale Europea in uno studio intitolato Interazioni monetarie-fiscali e vulnerabilità dell’area euro: “… In un’economia che ha una propria moneta a corso forzoso, l’autorità monetaria e quella fiscale possono garantire che il debito pubblico denominato in quella valuta nazionale non sia soggetto a default(…) Nonostante ciò le autorità fiscali dei paesi dell’area euro hanno rinunciato alla possibilità di emettere debito non soggetto a default.”.
Cosa significa questa decisione politica? Con essa, lo Stato rinuncia al suo potere di non fallire.
Questo è il suicidio dello Stato.
Come potrai facilmente verificare nello statuto della BCE, all’art. 21 comma 1 è vietata qualsiasi forma di finanziamento agli Stati e alle Pubbliche Amministrazioni.
Conseguenza di questa scelta, lo Stato italiano, avendo un rapporto debito/PIL “importante”, per scongiurare il rischio di default è costretto a fare una robusta “dieta dimagrante”, la cosiddetta austerità. Questo processo di tagli di spesa e di alta pressione fiscale impoverisce l’economia, di conseguenza cala la domanda nazionale di beni e servizi. Piccole e medie imprese sono state massacrate di tasse, costringendo gli imprenditori a delocalizzare o a vendere le loro aziende a compratori stranieri. La crescita di produzione è molto bassa – abbiamo una produzione industriale ferma ai livelli di almeno dieci anni fa.
La disoccupazione è alta – milioni di lavoratori e famiglie sono coinvolte -. I flussi migratori all’estero, giovani compresi, forzatamente aumentano, la povertà cresce, conseguenza di tutto ciò è la sofferenza delle persone…
Carenza di benessere sociale…
Prendiamo un attimo fiato.
Si è visto come il bilancio del settore privato sia interconnesso con quello dello Stato. Ovviamente, come ribadisce la MMT, i risparmi dello Stato equivalgono a perdite di famiglie e imprese. Di conseguenza lo Stato italiano, che si è privato del suo naturale potere di emissione monetaria aderendo all’Unione Monetaria, non può più veramente perseguire il bene comune.
Per compensare il pagamento degli interessi sul debito pubblico, oggi in gran parte in mano a istituzioni finanziarie residenti e non, e contenere il suo deficit pubblico nel rispetto delle regole imposte dai trattati europei, lo Stato italiano è costretto a rivalersi sul settore privato di famiglie e imprese produttrici di beni e servizi in quell’interscambio tra i due settori che forma il saldo primario pubblico. Considera questa tabella. Sono dati ufficiali del FMI. Cosa emerge? Che nel periodo 1995-2019 l’Italia ha accumulato in media il maggior avanzo primario del mondo, ha speso meno di quanto ha incassato. In sintesi, emerge che sono stati tolti tanti ma tanti soldi, anno dopo anno, alle famiglie e alle imprese.
Questo impoverimento del settore privato ha indebolito fortemente le nostre imprese esposte all’avidità predatoria dei paesi esteri.
E tutto è generato da quella decisione politica dello Stato che ha accettato il rischio di poter fallire.
Ma con uno Stato debole è campo libero per i predatori.
Se hai visto il documentario sulla Grecia i cui riferimenti trovi nella prima parte del video sul MES, avrai notato che le misure di Austerity imposte al popolo greco per ricevere gli aiuti europei, hanno peggiorato sensibilmente le condizioni di vita di tutti i cittadini, mentre importanti aziende del Paese finivano in mani straniere. E succede così che una società come Fraport (aeroporto di Francoforte) ti gestisce 14 aeroporti greci, con il risultato che da allora, le tasse aeroportuali pagate dai viaggiatori diretti in Grecia finiscono nelle tasche di un’azienda tedesca.
Carenza di difesa, carenza di protezione…
Qualche tempo fa c’è stata una notizia https://www.lastampa.it/economia/2020/04/05/news/autostrade-accordo-a-un-passo-con-allianz-ma-il-governo-e-atlantia-nessuna-trattativa-1.38679880 dibattuta su vari giornali – e poi smentita (ma vedi per un’interpretazione fuori dal coro https://scenarieconomici.it/autostrade-allianz-e-stata-veramente-una-fake-news/ )- del fatto che Allianz, società tedesca, fosse in trattativa per l’acquisto del 51% di Autostrade per l’Italia. Ci sarebbe qualcosa di strano? Se Fraport si compra gli aeroporti greci, perché Allianz non potrebbe fare altrettanto con le autostrade italiane?
Fondata o meno che sia questa notizia, ecco esposto il meccanismo per cui la nostra ricchezza, non più difesa, prende il volo (ricordi il criceto nella gabbia?).
Una conferma indiretta la ritroviamo nelle parole dell’ex governatore della banca centrale olandese Wellink: “Non saremo più un nord ricco se l’intero Sud fallirà”
Praticamente, siamo considerati “maiali” d’allevamento che hanno assicurato e assicurano forti rendite al Nord Europa.
Per tutto questo c’è un termine: colonialismo.
Va avanti da anni, e se noi cittadini italiani permettiamo che questo avvenga al nostro Paese, saremo corresponsabili.
Non è più il tempo della retorica, delle discussioni e dei dibattiti che annebbiano le menti.
La domanda è: tu vuoi vivere come cittadino nella Repubblica Italiana così come l’ha descritta la Costituzione del ’48 o vuoi vivere in una colonia?
La risposta è nelle azioni che farai, d’ora in poi, per contribuire a difendere e attuare la Costituzione Italiana.