di Bill Mitchell, fonte: http://e1.newcastle.edu.au/coffee/pubs/wp/2013/13-06.pdf
“Prima della crisi finanziaria globale (GFC), gli economisti mainstream hanno annunciato la morte dei cicli economici (che alternavano fasi di forte crescita a fasi di profonde recessioni) e hanno dichiarato che eravamo entrati nel periodo della “grande moderazione” (Stock e Watson, 2002; Lucas, 2003).
Questi economisti furono totalmente smentiti dai fatti e non riuscirono minimamente a prevedere le conseguenze catastrofiche della deregolamentazione del mercato del lavoro e della deregolamentazione finanziaria che essi avevano promosso.
È ragionevole aspettarsi che il fallimento professionale reso evidente durante la crisi finanziaria globale avrebbe dovuto portare a una riconsiderazione del paradigma all’interno del quale questi economisti ragionano e grandi cambiamenti sia nei curricula che nella ricerca economica.
Gli economisti mainstream, tuttavia, hanno riattivano i loro contenuti anti-governativi trasformando efficacemente quella che era una crisi da debito privato in una crisi da debito pubblico, oscurando così il loro ruolo nella crisi e sottraendo l’attenzione dai difetti dei loro modelli. Le dinamiche che hanno creato la crisi (deregolamentazione, riduzione della vigilanza finanziaria, ecc.) continuano così ad essere sostenuti oggi dal mainstream come le attuali soluzioni.