Capita che l’attuale ministro dell’Economia, in risposta ad un incredibile articolo dell’ex direttore del Corriere Paolo Mieli, scriva una risposta che nell’home page del Corriere.it è titolato così:

Ora, se poi si va a leggere l’articolo, Padoan ha gioco facile per smentire quanto scritto da Paolo Mieli, il quale aveva definito “abnorme” la spesa pubblica italiana, quando dovrebbe sapere che la spesa primaria (al netto degli interessi) è inferiore alla media europea. Inoltre Padoan spiega come il taglio della spesa pubblica in Italia negli ultimi anni è avvenuto realmente e proprio questo taglio sia stata la causa profonda della doppia ed ora quasi tripla recessione.
Padoan però non ce la fa. Se l’articolo di Mieli sarebbe quasi da intervento dell’Ordine dei Giornalisti (tutti sono liberi di scrivere che Tizio è bello o brutto, simpatico o antipatico, brillante o opaco: bisogna fare attenzione quando sul principale giornale italiano si scrive, ad esempio, che 1 è più grande di 2…), il ministro già al Fondo Monetario all’epoca del crack argentino condisce il suo ragionevole svolgimento con perline di questo genere:

  • il taglio della spesa è definito “sforzo di consolidamento”;
  • il “taglio lordo delle spese inefficienti ci ha consentito di ridurre le tasse”. In attesa del dato ufficiale 2016, ricordiamo come gli ultimi due anni siano stati quelli appannaggio del governo Renzi (fonte Istat)pressione-fiscale-fonte-istat
  • “il consolidamento progressivo è una realtà inderogabile per un Paese ad alto debito come l’Italia ma una contrazione così accelerata della spesa pubblica ha penalizzato la crescita italiana”. Facciamoci del mare, ancora, sì.
  • Ma se il taglio della spesa è “una realtà inderogabile”, allora, poche righe dopo, come si può scrivere “rilancio degli investimenti pubblici”?
  • Ce lo spiega il sosia di Pier Carlo Padoan nel finale dell’articolo: “Una crescita sostenuta e sostenibile richiede (…) una politica di bilancio giudiziosa, che continua a ridurre il deficit mentre dedica risorse al sostegno degli investimenti e dei consumi”. Magia.

Ad ogni modo attendiamo pochi giorni e nel Def di fine settembre faremo pulizia di parole contraddittorie e leggeremo i numeri.