Un articolone di lunedì “Sorpresa: l’Irlanda ha vinto la crisi e ora cresce a ritmi elevatissimi” afferma che
“Analizzando le componenti della crescita, c’è però un’importante considerazione: a determinarla non è più solo l’export ma anche la domanda interna… negli ultimi due anni c’è stata una consistente ripresa dei consumi (le vendite di auto, per esempio, sono cresciute l’anno scorso del 30%) e, in parte, degli investimenti. Segnali di un’economia più equilibrata, capace di reggere meglio gli shock esterni. […] Stando agli ultimi dati del Dipartimento delle Finanze, il deficit 2015 si attesterà al 2,1% del Pil. Il debito rimane alto (al 97% del Pil) ma è comunque calato di 23 punti rispetto al 2012 e, soprattutto, lo ha fatto molto più rapidamente del previsto“.
Prendiamo allora l’informazione omessa dall’articolo e vediamo quali sono stati i deficit pubblici concentrandoci sul saldo primario di bilancio (spesa e tasse, al netto degli interessi sul debito):
Ora mi chiedo, come si fa a non menzionare gli elevati deficit pubblici in un’ analisi di questo genere?
E come nulla fosse, quando meno te lo aspetti, in calce all’articolo, dopo aver accuratamente evitato di parlare degli elevati deficit pubblici dell’Irlanda, l’autore si ricorda dell’esistenza del deficit pubblico: ma ovviamente soltanto per ricordare che tale deficit complessivo nel 2015 sarà del 2.1%.
Ci rendiamo conto di quanto sia spinta la campagna ideologica contro lo strumento del deficit pubblico e quindi contro l’intervento dello Stato nell’economia?
E soprattutto ci rendiamo conto del livello di manipolazione raggiunto dall’informazione economica?
Ovviamente viene omesso il fatto che tale crescita economica è dovuta anche al crescente debito privato che molto probabilmente sfocerà in una futura bolla finanziaria. Ma questa è altra storia.