La Governance dell’Unione Europea è un coacervo di interessi diversi che lottano tra loro per il predominio e la dettatura finale delle linee guida dell’Unione. Guardando dalla finestra sul cortile interno possiamo assistere allo spettacolo del potere al suo peggio. Solo una parte viene riprodotta dai media, dove attacchi verbali e smentite si succedono in sequenza senza che il popolo riesca mai davvero a cogliere cosa ci sia dietro apparenti eroiche prese di posizione (che eroiche, davvero, non sono, ma sempre serve di interessi altrui) o scaramucce tra nazioni, tipo Gran Bretagna contro Commissione, Commissione contro Grecia, Italia contro Commissione, Germania contro Italia… Il lato comico finisce appena realizzate quanto vi costa il biglietto per assistere a questo cinema.
Illuminante per comprendere bene le forze in gioco è uno schema esplicativo di un Professore dell’Università di Loughborough, Dennis Smith, che l’ha presentato in uno di quei convegni internazionali di giuristi che purtroppo pochi vanno poi a studiarsi. Il paper di Smith, “When the peloton hit the mud” è stato presentato nel 2014 a Oslo: il tema era abbastanza eloquente “The European Union in crisis or European Union as crisis?” (“L’Unione Europea in crisi o l’Unione Europea come crisi?”).
Individua due categorie di interessi che vanno poi a modellare le istituzioni multilivello e le politiche comunitarie: big government e il big business, cioè la predominanza di una entità politica forte e accentratrice (molto legata quindi ad un ordine strutturato e rinforzato legalmente) e la predominanza dell’interesse affaristico (decisamente centrifuga, che mal tollera troppo rigore normativo).
A queste fanno poi riferimento due ulteriori antagonismi interni.
BIG GOVERNEMENT
1, SOMMI SACERDOTI Cultori della predominanza politica e custodi dei “valori” fondativi della comunità europea e del ruolo della Commissione (l’ultimo discorso di Junker è chiarissimo su questo punto).
2, CAVALIERI che si contrappongono ai “sacerdoti”. I “cavalieri” sono coloro che intendono avere vantaggi da questa entità politica (clientes) spesso sfidando o erodendo a spizzichi e bocconi il potere “costituito”.
BIG BUSINESS
1, ORDOLIBERISTI Appartengono al gruppo che vuole una predominanza degli interessi affaristici. Desiderano un ordine fondato sul “libero mercato” perché credono nella suprema giustizia sociale che porta in sé, una meritocrazia che si sviluppa con la “concorrenza” e va quindi lasciata operare con una interferenza minima da parte dello Stato; Stato che però, nella loro visione, rimane controllore indispensabile per mantenere i presupposti di questa libertà.
2, BUCANIERI Rappresentano le banche d’affari internazionali e le grandi corporations e vogliono trarre il massimo vantaggio dal mercato e mal vedono sovrastrutture regolatrici troppo rigide. Sono i neoliberisti sfrenati, quelli che hanno capito che il mercato libero e meritocratico è la favola di Biancaneve e sono pronti a offrire la famosa mela; sono i pirati della speculazione finanziaria, ben rappresentati in Ue dalla City di Londra. I bucanieri non hanno patria, hanno “fratelli di costa” (atlantica) con cui fanno tana.
Big Government | Big Business | |
Rafforzatori dei vincoli dell’austerità | Sommi sacerdoti Commissione Europea |
Puritani Ordoliberismo |
Avventurosi trasgressori delle regole |
Cavalieri Clientelismo politico |
Bucanieri Neoliberismo |
Queste diverse idee di Unione e la divergenza di interessi portano a conflitti interni ben riassunti in questo schema:
Ormai è chiaro come i puritani ordoliberisti siano ben rappresentati dalla Germania (big business+austerità). Ad ogni ulteriore passo di integrazione dicono sempre no (l’ultimo veto è stato posto allo schema di garanzia sui depositi), a certi strappi normativi (degli altri) non ci stanno mai, sono quelli che gli Stati Uniti d’Europa non li vogliono perché il controllo politico gli scapperebbe di mano. La Germania collabora con la Commissione, ma si scontra spesso con l’altra istituzione dell’Unione, la Bce, troppo indipendente e accomodante (vedi la causa della Corte Costituzionale tedesca contro gli OMT) e l’intransigenza totale nei confronti della Grecia (ma erano gli unici a dire “che allora esca”, se avessero ascoltato Schauble!).
E come non vedere nei “Clientelisti” i governi greci e italiani, traditori dei popoli, che hanno fatto la gara a chi obbediva prima e meglio. Per loro gli Stati Uniti d’Europa si possono fare anche domani, ma cara Commissione, molla un po’ queste regole che a casa ci perdo la faccia… Ed ecco lo show: Renzi che affronta la Merkel? Tutto secondo schema, niente di tanto “eccezionale”. Come è risaputa la vicinanza alla finanza internazionale del nostro Happy Days.
Che dire dei bucanieri inglesi? Che non sono nemmeno mai voluti entrare nell’Eurozona? E minacciano sempre di uscire dall’Unione, giusto per ottenere qualcosa in più. E’ un fatto ben noto che la City ha fatto affari d’oro in questi anni. Il Capital Markets Union è il regalo che la Commissione gli ha fatto. Con Jonatan Hill commissario ai servizi finanziari, George Osborne ha potuto tranquillamente dire il giugno scorso “…lasciatemi essere chiaro. Voglio che la Gran Bretagna diventi il miglior posto per i quartieri generali delle banche europee e mondiali. E’ nel nostro interesse nazionale che sia così” e il Governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha potuto affermare “per il 2050, gli asset delle banche del Regno Unito potranno superare di nove volte il PIL (al momento attuale lo superano solo di 4 volte) questo per dire niente della crescita rapida potenziale del settore bancario straniero e di quello ombra con base a Londra”.
Ad ogni scontro qualcuno ci rimette, ma sono principalmente i cittadini. Qualcosa ne sanno gli obbligazionisti subordinati di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Carife. La pantomina di reciproche accuse tra la Commissione e Renzi, arrivata fino alle pagine del Financial Times, è stata di pessimo gusto.
Tra di loro, tirando un po’ di quà e un po’ di là, un accordo finale lo trovano. Sono i giochi dei potenti.
E finché staremo fermi sulle poltroncine a fare da spettatori anziché riprendere in mano gli strumenti di partecipazione politica che ancora non ci hanno tolto, non cambierà.