Il mio omologo con opposte preferenze sessuali non andrà anche lui in ospedale, a lavoro, non porterà i suoi figli a scuola? Ma se scuola, ospedali e lavoro saranno pesantemente destabilizzati da politiche socioeconomiche conservatrici allora che senso avrà tutto questo rumore che si sta facendo?
Io non voglio dire che non dovete gioire, fatelo pure e gioite forte, parimenti vi chiederei anche di rivendicare con la stessa fermezza i diritti sociali che questo neo conservatorismo europeo ci sta portando via.
Archivio per mese: Gennaio, 2016
L’articolo pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore (clicca qui) a firma di Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze dei governi Prodi dal 1996 al 2000 e con altri incarichi governativi nel 2001 e fra il 2006 e 2008, è di fatto la capitolazione di una generazione che ha creduto al “Più Europa”, ha creduto ai falsi miti dell’austerità, ai tagli alla spesa pubblica e all’aumento della tassazione per “mettere a posto” i conti dello Stato, distruggendo sogni e speranze di due generazioni di italiani
Il sottosegretario all’Economia sta ammettendo che in Europa chi ci governa crede in un mondo economico che semplicemente non esiste e non esiste non perché lo dice qualche economista spaesato ma perché, in pratica, ce lo sta dicendo tutto il resto del mondo avanzato, mondo che se ne infischia delle assurde superstizioni economiche di un manipolo di conservatori, nostalgici dell’Ancièn Regime
Anche Hollande illude i francesi col gioco delle tre carte: taglia la spesa pubblica per finanziare corsi di formazione per disoccupati. L’effetto sarà un costo dei servizi per gli strati sociali più poveri che non troveranno lavoro perché nessuno avrà un reddito tale da permettere un aumento dei consumi
In questi mesi si sta verificando l’ennesima tragedia per il lavoro e l’occupazione in Eurolandia. La nota multinazionale Philips, proprietaria dal 2009 del marchio italiano Saeco, ha deciso di procedere con 243 licenziamenti nella storica azienda bolognese produttrice di macchine da caffè.
Sono seguite, e proseguono in questi giorni, le classiche proteste dei sindacati che ritengono tutto ciò inaccettabile, “il diritto al lavoro deve essere rispettato“, e via dicendo. Ma cosa dà luogo a questa ennesimo taglio al personale in una famosa azienda italiana? L’intento dichiarato della proprietà olandese, è quello di trasferire gradualmente la produzione in Romania, in quanto “in Italia i costi di produzione sono troppo alti, e le vendite negli ultimi anni sono drasticamente diminuite”.
In sostanza, in Italia, così come in tutta l’Eurozona, abbiamo negli ultimi anni un’economia in recessione nei periodi peggiori, e in stagnazione nei momenti migliori. Ciò è causato principalmente dal rispetto dei famigerati parametri di Maastricht, secondo i quali i paesi aderenti all’area euro, devono necessariamente applicare misure di austerità ogni anno (ovvero mantenersi sotto il 3% di deficit pubblico), a prescindere da quali siano le congiunture economiche del momento.
I governi sono dunque impossibilitati, in caso di crisi dei consumi nel mercato interno, a iniettarvi liquidità sotto forma di denaro pubblico ed abbassare le tasse, realizzando quindi deficit pubblici più alti del 3%, in modo da far riprendere l’economia reale, aumentare i consumi, far guadagnare le aziende.
Ecco perché i vertici della multinazionale che controlla il marchio Saeco lamentano una diminuzione delle vendite negli ultimi anni. Aggiungiamoci il fatto che con l‘euro, moneta troppo forte rispetto alla nostra economia, i prezzi dei beni che produce la Saeco sono più alti rispetto agli stessi beni prodotti da paesi con una valuta svalutata, ecco che l’azienda produttrice di macchine da caffè non riesce a vendere nemmeno nel mercato estero, oltre che su quello interno già distrutto dall’austerità.
Quindi ci sono varie possibilità: mantenere la produzione in Italia ma licenziare parecchi operai per tagliare i costi e recuperare competitività, oppure chiudere la baracca in Italia e delocalizzare in Romania, dove gli operai vengono pagati molto meno che in Italia, recuperando competitività agendo sulla compressione del costo del lavoro.
Ma una cosa è certa: rimanendo nell’euro i diritti dei lavoratori non sono garantiti. Persino il diritto al lavoro è un’utopia. E allora usciamo da questa follia economica e torniamo ad essere uno Stato sovrano.
L’associazione Mosler Economics Modern Money Theory si arricchisce di un nuovo gruppo territoriale di attivisti: si è costituita infatti l’associazione Sicilia Me-Mmt che ha aderito alla federazione nazionale Me-mmt Italia
evento ad ingresso libero il 30 gennaio presso il palazzo comunale di Norcia alle ore 16.00 “Dietro le quinte della crisi economica”, con patrocinio comune di Norcia.
Di seguito la trasmissione “L’Approdo”, andata in onda sulla televisione digitale terrestre abruzzese-marchigiana Super J venerdì 15 gennaio, avente per oggetto il tema della crisi bancaria seguente al cosiddetto decreto salvabanche dello scorso mese di novembre e gli effetti generati a livello economico, politico e finanziario.
Invitato Pier Paolo Flammini, referente per la Me-Mmt della Regione Marche, il quale ha criticato duramente la decisione del governo e della Commissione Europea che hanno condotto al decreto: “Il governo prende ordini e fa quello che gli viene scritto, non tutela il risparmio secondo l’articolo 47 della Costituzione” ha esordito. Presenti in studio, con la conduttrice Daniela Facciolini, il deputato di Scelta Civica Giulio Cesare Sottanelli, presidente della Banca del Vomano, il giornalista economico Stefano Cianciotta e il referente per la Federconsumatori della Provincia di Ascoli Piceno Antonio Ficcadenti.
San Marino, Venerdì 29 Gennaio e 12 Febbraio ore 20.15 conferenze Capire la crisi economica e le soluzioni per uscirne, presso Serravalle (RSM) via Benedetto di Giovanni 9.