Riportiamo di seguito il passaggio dedicato al sistema bancario nel Programma di Salvezza Nazionale Me-Mmt, scaricabile integralmente a questo link. Il testo di cui sotto è tratto dalle pagine 30 e 31
Il governo nuovamente sovrano, particolarmente nella funzione parlamentare, riconosce che le banche sono di fatto istituti pubblici. Esse non solo sono garantite nei depositi dallo Stato, ma sono – teoricamente – del tutto regolamentate dal legislatore, sia a livello nazionale che europeo. Questo significa che il governo ha ogni diritto e potere di imporre al sistema bancario di funzionare per l’esclusivo Interesse Pubblico.
Il governo riconosce che le banche non possono più continuare a godere dei privilegi dell’attività privata a fini di lucro e al contempo dei salvataggi con denaro pubblico. Esse dovranno garantire una funzione unicamente di Interesse Pubblico. Il governo, fatto tesoro della catastrofe globale causata dalla deregolamentazione della finanza, dalla permessa fusione delle banche d’investimento con quelle commerciali, e dalla nascita del sistema creditizio cosiddetto informale (hedge funds, fondi pensione, assicurazioni…), decreta che l’Italia si oppone all’esistenza del settore finanziario speculativo in blocco e ne impedisce il funzionamento sul suo territorio nazionale.
Il governo s’impegna ad assicurare tutti i depositi bancari dei cittadini, poiché per essi è pressoché impossibile sapere se una banca ha i conti in ordine o meno.
La funzione del sistema bancario sarà perciò strettamente limitata:
A. all’esclusivo servizio dei sistemi di pagamento
B. al servizio dei correntisti
C. e alla fornitura di crediti al servizio della collettività economica.
Al contrario di ciò che accade nel sistema creditizio informale, che riceve fondi da erogare come crediti solo se giudicato affidabile dai mercati, i crediti erogati dalle banche dell’Italia sovrana si baseranno su un rigoroso controllo dell’affidabilità creditizia del soggetto richiedente. In generale, il governo riporterà sotto il suo stretto controllo i parametri che regolano l’emissione del credito bancario, fra i quali, oltre alla già citata affidabilità creditizia dei clienti, vi è il livello di capitalizzazione dei suddetti istituti.
In contropartita, il governo e il Parlamento confermeranno il ruolo della Banca d’Italia come prestatore di ultima istanza anche per il settore bancario, il quale, col fine di poter sempre erogare crediti all’economia privata, avrà un più facile accesso ai prestiti da parte di via Nazionale alle sue riserve.
Queste misure tutelano la cittadinanza da eventuali derive irresponsabili del sistema bancario, che proprio perché mantenuto ‘sano’ non ricorrerà più alle strette creditizie degli ultimi anni, che hanno drammaticamente debilitato l’industria italiana, in particolare le PMI. Infine: il governo e il Parlamento italiani nuovamente sovrani, aboliranno il cosiddetto ‘divorzio’ fra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro del luglio 1981, riportando la Banca d’Italia alla sua funzione di prestatore di ultima istanza anche per le operazioni di spesa dello Stato italiano (essendo esse non reali operazioni di credito – il governo a moneta sovrana non necessita di prendere in prestito da alcuno il suo denaro – ma solo operazioni contabili interne al ‘governo’, inteso come Tesoro e Banca d’Italia).