Proponiamo una breve sintesi sui dati macroeconomici che ci attendono per gli anni venturi sulla base dei dati ufficiali presentati nella Nota di Aggiornamento del Def a fine settembre e le possibili varianti della Legge di Stabilità di cui si parla in questi giorni. 
Cerchiamo dunque di fornire numeri aggregati reali, partendo da un documento ufficiale e lavorando sulle previsioni governative, precisando che la Legge di Stabilità non ha passato ancora il vaglio della Commissione Europea.
Poiché l’intera comunicazione politica si è accentrata sulla eventuale riduzione della tassazione, non considerando l’altra voce macroeconomica (spRenzi su La Stampaesa pubblica) se non marginalmente, cercheremo di fornire i dati riguardo le entrate finali dello Stato. Questo implicherà che forniremo i dati più positivi possibili per il fronte governativo, poiché ipotizzeremo che tutto il surplus di deficit sarà utilizzato per la detassazione (e così non è) e che la Commissione Europea dia la sua approvazione totale.
Ci concentreremo su queste voci: rapporto deficit/pil, avanzo primario (differenza tra tasse e spesa pubblica), totale entrate finali, pressione fiscale. Analizzeremo i dati per il 2014 (consuntivo) e le previsioni per il 2015 e anni seguenti. Per il 2016 mostreremo i due scenari, quello del Def e quello della Legge di Stabilità.

DEFICIT/PIL: è l’elemento essenziale per capire “l’illusione ottica” alla quale sono sottoposti gli italiani, attraverso una comunicazione giornalistica superficiale. Nel 2014 l’Italia ebbe un rapporto deficit/pil del 3%. Nel 2015 questo rapporto è fissato al 2,6%, con un inasprimento fiscale e tagli della spesa.
Nelle promesse del Def nel 2016 si sarebbe dovuti scendere all’1,4% (per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017). Si tratta di obiettivi di portata mostruosa che il governo sta cercando di mitigare ottenendo – certo non come un governo nei suoi pieni poteri costituzionali, ma come un governo colonizzato – un rapporto al 2,2% per il 2016.
Abbiamo quindi sì un aumento del rapporto dello 0,8% (circa 13 miliardi), ma contemporaneamente un inasprimento rispetto al 2015 dello 0,4% (circa 7 miliardi) e dello 0,8% sul 2013. Abbiamo quindi un’attenuazione della velocità dell’austerità, ma non una sua inversione. Tutta la comunicazione invece è incentrata solo sulla variazione prevista per il 2016 senza contestualizzarla nel tempo.
AVANZO PRIMARIO (differenza tra tasse e spesa pubblica: più è alto e più i cittadini pagano per i servizi pubblici): 1,6% nel 2014 (26 mld), 1,7% nel 2015. Nel Def era previsto 2,9% nel 2016 (48 mld). Il governo vuole attenuarlo al 2,1%: un valore anche qui più “austero” e “recessivo” rispetto al 2015. Ricordiamo che, oltre alla qualità delle voci di spesa e tassazione, è il rapporto tra questi due elementi che determina la liquidità lasciata nel sistema economico. Una riduzione delle tasse di 10 e una riduzione della spesa di 20 è recessiva, pur se venisse comunicata come espansiva, concentrando l’attenzione solo sulle entrate.
TOTALE ENTRATE FINALI 777 miliardi nel 2014, previste 788 nel 2015. Il Def ne prevedeva 817 nel 2016. La proposta della Legge di Stabilità, nel caso l’extra deficit di 13 miliardi fosse impegnato tutto su questa voce (e così non è), sarà di 804 miliardi, quindi 16 miliardi in più rispetto al 2015. Non ci sembra un intervento estremamente espansivo.
PRESSIONE FISCALE 43,4% nel 2014, prevista al 43,7% nel 2015. Il Def la innalzava al 44,2% nel 2015. Nella migliore delle ipotesi, se tutto l’extra-deficit fosse approvato e impiegato in questa voce (e se il Pil crescerà secondo le previsioni governative…), sarà del 43,4% nel 2016. Esattamente come nel 2014. 
TOTALE SPESE FINALI AL NETTO DEGLI INTERESSI I dati del Def, a conferma di quanto da noi espresso precedentemente, vedono questa voce, in rapporto al Pil, passare dal 46,5% del 2014 al 46,6% del 2015, quindi 42% nel 2016 fino al 40,5% del 2018. Un taglio di quasi 100 miliardi nel giro di 5 anni.
E GLI ALTRI? Esultare per la concessione di un rapporto deficit/pil al 2,2%, il più severo degli ultimi anni, è un controsenso anche logico, pur permanendo ai confronti in area Ue. La Spagna nel 2012 ha realizzato deficit per il 10,3%, l’Irlanda nel 2010 del 32,4%, il Regno Unito del 9,6% nel 2010 e mai sotto il 5%, la Francia del 6,8% nel 2010 e mai sotto il 4%…