Se chiedete a ciascuno dei 500 milioni di europei di quale nazione siano, sentirete rispondere che sono italiani, francesi, tedeschi, olandesi, spagnoli, greci, ma nessuno di loro farà riferimento all’Eurozona: ecco perché il governo nazionale non può essere scisso dalla sua moneta
Archivio per mese: Luglio, 2015
Continua la protesta del giornalista aquilano e attivista Mmt. Il consigliere comunale de L’Aquila Guido Liris scrive ai presidenti del consiglio regionale Di Pangrazio e comunale Benedetti per lo svolgimento di un’assise congiunta con l’intervento di esperti e studiosi della materia
Spesso e volentieri ci capita di ascoltare tante falsità circa le eventuali conseguenze disastrose che si genererebbero in seguito all’applicazione della Mosler Economics modern money theory. Cerchiamo in questo breve articolo di fare chiarezza.
– “Ma se usciamo dall’euro poi dovremo finanziarci sui mercati finanziari, e con la liretta di fango (cit. Barisoni) non saremo assolutamente credibili. Finiremmo in bancarotta nel giro di 10 secondi!”
“Tale obiezione è priva di ogni fondamento tecnico e logico, in quanto non considera la fondamentale differenza strutturale che ad oggi intercorre tra gli Stati dell’Eurozona e altri Stati, quali ad esempio gli Usa, il Giappone, la Nuova Zelanda, la Norvegia ecc…. Infatti, lo ripetiamo: i primi possono solo usare la moneta e devono prenderla in prestito dai mercati dei capitali e monetari privati, dovendo successivamente restituire ogni singolo centesimo maggiorato degli interessi, che vengono decisi a loro volta dagli stessi mercati. Mentre i secondi, hanno mantenuto il potere sovrano di emettere la propria moneta e quindi, non hanno alcuna necessità di dipendere da alcuna corporation bancaria per “finanziare” la propria spesa.
Non a caso, abbandonando l’euro e riappropriandosi del Monopolio pubblico dell’emissione della propria moneta, lo Stato italiano acquisirebbe nuovamente la propria sovranità monetaria e dunque, diventerebbe l’unico soggetto a detenere il diritto legale esclusivo di emissione della moneta nazionale all’interno del proprio territorio. Quindi lo Stato emetterebbe la nuova lira spendendo per primo, e poi la ritirerebbe successivamente attraverso la tassazione. Perché mai per sopravvivere dovremmo aver bisogno dei prestiti dei mercati finanziari? Da dove arrivano gli Yen giapponesi, o le Sterline inglesi? Dalla “fabbrica di Yen o Sterline” che hanno i mercati finanziari? No, ovviamente viene semplicemente emessa dalle banche centrali dei paesi sovrani, dietro input del Ministero del Tesoro. Ed è per questo che applicando il programma Memmt verrebbero perfino aboliti i titoli di stato a lunga scadenza e verrebbero mantenuti solo quelli a brevissima scadenza (3 o 6 mesi), in quanto in un sistema monetario moderno che abbia ad oggetto ovviamente la valuta “fiat”, i titoli di stato non sarebbero più necessari.”
– “Sì, certo, come no! Iniziamo a stampare denaro a tutto spiano… Così poi la lira andrà a zero e ci sarà l’iperinflazione. Volete farci diventare come Weimar o lo Zimbabwe, pagliacci!”
“Assolutamente no. Innanzitutto, nel programma Memmt viene specificato che, al momento del ripristino del Monopolio pubblico di emissione della propria unità di conto, i depositi verranno lasciati in euro. I cittadini però, saranno costretti a quel punto a pagare le tasse in lire, e venderanno euro per acquistare lire. Ciò sarà un freno al deprezzamento della lira, vista la grande domanda della stessa, e sarà l’euro a svalutarsi, al contrario. E l’uscita di un paese importante come l’Italia dall’Eurozona farà crollare vertiginosamente la valutazione dell’euro!
Invece riguardo l’iperinflazione, bisognerebbe ragionare su un punto: se fosse vero che emettere moneta comporterebbe un tasso medio di crescita del livello generale dei prezzi su base mensile di oltre il 50% (iperinflazione), allora noi, ad oggi, dovremmo osservare in tutti quei Paesi che emettono la propria moneta una marea di persone che vanno a far la spesa con la carriola piena di banconote. Ovviamente così non è!
Infatti, l’emissione monetaria da parte dello Stato non si trasforma automaticamente in inflazione, perché con più denaro in circolazione, le aziende guadagnano, producono, assumono, e l’economia cresce, con conseguente crescita di beni e servizi prodotti. Quindi, a fronte di una maggiore liquidità circolante, abbiamo anche una maggiore quantità di beni e servizi che vengono scambiati tra i cittadini, e questo limita fortemente la crescita dell’inflazione. Devi sapere che infatti, l’inflazione si verifica (e non solo), quando ci sono troppi soldi in giro e pochi prodotti e non è certo questo il caso.
Quindi l’emissione monetaria, se accompagnata da programmi di lavoro garantito atti a realizzare la piena occupazione e da adeguate politiche industriali realizzate sempre da parte del Governo, non comporterebbe assolutamente iperinflazione. Anzi, applicando proprio le politiche proposte dalla Memmt, si realizzerebbero precisi meccanismi volti ad evitare disoccupazione ed iperinflazione”.
– “Ma non possiamo fare investimenti, se prima non abbiamo risparmiato! Dobbiamo prima risparmiare, anche a livello di conti pubblici con politiche di austerità, e poi possiamo investire!”
“In realtà è l’esatto contrario. Fatti una domanda: come fai a guadagnare qualcosa, se nessuno ti dà i soldi?
E’ ovvio che è la spesa di un soggetto, privato o pubblico, a creare il guadagno e il risparmio. Se io non consumo, qualcun altro registra un mancato guadagno. E’ pura logica. E’ il cosiddetto “paradosso del risparmio” descritto egregiamente da John Maynard Keynes: come individuo posso aumentare i miei risparmi consumando di meno, ma se nella società tutti noi iniziamo a consumare di meno, i nostri guadagni e i risparmi calano drasticamente.
Per questo in momenti di crisi economica, per aumentare la ricchezza finanziaria nel settore privato, abbiamo bisogno di un’espansione del deficit pubblico: perché in tal modo il governo foraggia l’economia privata dandogli più soldi di quelli che gli porta via con le tasse. Ecco che ogni centesimo speso dal settore pubblico equivale al risparmio dei cittadini, questo è l’unico modo attraverso il quale il settore privato può aumentare la sua ricchezza finanziaria”.
– “Sì ma nella Repubblica di Weimar e nello Zimba..”
“Allora, a tal proposito è assolutamente necessario inquadrare il contesto storico in cui si sono verificati i vari episodi di iper-inflazione (Repubblica di Weimar ’20-’23; Grecia ’42-’45; Zimbabwe 2008). Infatti, devi sapere, che vi erano degli elementi che accomunavano tali contingenze storiche.
Nello Zimbabwe ad esempio, la capacità produttiva era praticamente inesistente a causa delle guerre civili e il suo debito era denominato in una valuta straniera, ossia nel dollaro. Anche in Weimar non vi era piena sovranità monetaria, con il debito nazionale denominato in sterline, e il tessuto produttivo tedesco distrutto in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Quando questi stati hanno iniziato ad emettere denaro, la liquidità circolante non era compensata da un aumento di beni e servizi prodotti per le ragioni che ti ho detto poco fa, ecco perché ci fu l’iperinflazione.
Inoltre, vi era una fortissima competizione tra il settore pubblico e privato nell’aggiudicarsi quel po’ di beni prodotti internamente, in quanto vi era la estrema necessità per quei Governi di esportare a più non posso, al fine di approvvigionarsi di riserve di valuta straniera in cui era denominato il proprio debito.
E penso proprio che la nostra situazione sia abbastanza diversa. Noi infatti, abbiamo una buona capacità produttiva (per ora); ciò che manca è il denaro circolante”.
– “Ma sai che anche negli stati con sovranità monetaria, non è realmente il governo a stampare i soldi? E’ la banca centrale a farlo! Vedi ad esempio gli Stati Uniti, lì è la Fed a stampare i soldi, e la Fed è privata!”
“Chiariamo una cosa: la Fed è il governo! La Banca Centrale è una creatura del Governo ed è sotto il controllo e le direttive dell’organo legislativo, ossia del Parlamento. Tranne nel caso della BCE. La Fed non è un’impresa privata, non opera per profitto. Tra l’altro la Fed per legge, deve consegnare tutti i suoi profitti al Ministero del Tesoro Usa. Se veramente la Fed fosse del tutto indipendente e sottratta al controllo politico, perché mai dovrebbe consegnare i suoi profitti al Ministero del Tesoro?
Tieni presente in aggiunta, che il Congresso può cambiare gli obiettivi della Fed in ogni momento. Potrebbe persino eliminarla. Anche i direttori della Fed sono nominati dal Congresso e dal Presidente Usa.”
– “Mah, sarà… Ehm, guarda, si è fatto tardi, ovviamente ho comunque ragione io, ma ne riparliamo meglio un’altra volta, ok?
“Va bene. Desidero lasciarti con una frase del buon Giovanni Zibordi, che sicuramente ci farà riflettere”
“L’economia non è complicata come l’elettronica. Basta andare a guardare gli andamenti attuali in giro per il mondo e gli andamenti storici di determinati parametri e si verifica se un concetto o una teoria in sè sono falsi. Se si compie questo procedimento, si scopre che i terroristi pro-euro o sono dei bugiardi immatricolati oppure dei deficienti in buona fede”.
Di seguito la sintesi scritta dai nostri Mario Volpi e Filippo Abbate a seguito del convegno “Uscendo dall’Euro” che si è svolto a Castiglione del Lago, in provincia di Perugia, lo scorso 18 luglio. Oltre ai due componenti della Me-Mmt erano presenti, come relatori e per favorire il contraddittorio, il professor Sergio Cesaratto e il professor Ernesto Screpanti, entrambi dell’Università di Pisa, Moreno Pasquini e Leonardo Mazzei dell’associazione “Ora Costituente”.
L’unico momento in cui il tasso di cambio della Nuova Lira (in seguito NL) sarà fisso è all’inizio del processo; tale cambio sarà di 1 ad 1, quindi 1 euro varrà come 1 NL. Da quel momento in poi il tasso di cambio sarà flessibile e quindi libero di fluttuare. Ciò significa che la BCI potrà comunque intervenire con operazioni di politica monetaria per difendere il valore della NL da eventuali apprezzamenti o deprezzamenti nell’interesse pubblico ma non vincolerà il suo valore a quello di altre valute internazionali attraverso accordi di cambio fisso o semifisso.
Arriva il giorno X:
Lo Stato pagherà stipendi pubblici, commesse pubbliche, pensioni e trasferimenti in NL. Gli stipendi verranno convertiti alla pari e quindi uno stipendio pubblico annuo di 30.000 euro diverrebbe di 30.000 NL.
Lo Stato allo stesso tempo accetterà come valuta per l’estinzione degli obblighi fiscali soltanto le NL (soltanto le NL verranno accettate come mezzo di pagamento per le tasse). Ciò determinerà una crescente domanda di NL anche nel settore privato – dipendenti privati ed imprese chiederanno di essere pagati in NL perché soltanto con queste potranno pagare le tasse. La crescente domanda di NL in una fase in cui questa sarà ancora scarsa nel sistema difenderà il valore della valuta.
Se ricordate, quando abbiamo cambiato valuta ed abbiamo adottato l’euro, cosa è successo al settore privato? Non eravamo obbligati a pagare stipendi in euro, avremmo potuto pagarli in altra valuta (dollari, yen); ma avendo ridenominato tutte le tasse in euro, siamo stati di fatto costretti a spendere e riscuotere in euro. Tutta la monetizzazione del paese in NL potrebbe avvenire nella stessa maniera.
Veniamo ai depositi ed ai prestiti. La nostra proposta prevede di:
– Lasciare i depositi bancari esistenti in euro che saranno convertiti soltanto su richiesta del cittadino. Quindi se avete soldi in banca nessuno li denominerà in NL; se avete dei soldi in banca non sarete costretti a convertirli in NL; ma se volete potrete andare presso la banca o altri operatori e farvi cambiare gli euro in NL a prezzi di mercato
– Lasciare i prestiti bancari esistenti in euro che saranno denominati in NL soltanto su richiesta del cittadino – vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per i depositi. Ovviamente da oggi i nuovi prestiti erogati dal settore bancario saranno in NL
Nel caso in cui i cittadini richiedano la conversione in NL dei depositi e dei prestiti bancari, il governo obbligherà le banche a soddisfare le richieste dei clienti in tempi brevi, al tasso di cambio vigente, attraverso leggi, regolamenti e controlli.
Quanto maggiori saranno le conversioni spontanee da euro a NL tanto più l’operazione avrà successo ed è importante tener presente quali siano gli incentivi a convertire i depositi esistenti:
– Il fatto che tasse, multe, imposte si possono pagare soltanto in NL renderà necessaria la conversione di almeno parte dei risparmi
– Il fatto che lo Stato spenderà in NL determinerà l’apertura di depositi in NL e ciò incentiverà anche la conversione di parte dei depositi in euro
– il fatto che soltanto i depositi in NL saranno garantiti illimitatamente dalla BCI mentre quelli in euro saranno garantiti nei limiti delle norme di legge vigenti
– il fatto che i depositi in NL saranno più economici di quelli in euro (poichè questi ultimi saranno equiparati a depositi in valuta estera e quindi saranno più costosi) sarà un ulteriore incentivo alla conversione
A nostro parere denominare immediatamente depositi e prestiti in NL non è prudente per almeno 8 motivi che elenchiamo di seguito:
1) La ridenominazione immediata dei depositi in NL incentiverebbe la corsa agli sportelli e le fughe di capitali; i cittadini consapevoli che il governo denominerà i depositi bancari in NL, nel timore che la NL si svaluterà rispetto all’euro, potrebbero ritirare contanti o potrebbero spostare presso banche estere i loro risparmi in euro. Questo comportamento, se effettuato in massa, genererebbe problemi al settore bancario (vedere caso greco). Lasciando la scelta di convertire i propri risparmi al cittadino, si ridurrebbero quantomeno tali comportamenti.
2) La ridenominazione immediata dei depositi in NL incentiverebbe il deprezzamento della NL. Cerchiamo di comprendere un meccanismo importante: se noi in massa vendiamo NL per comprare euro, la NL di deprezzerà e l’euro si apprezzerà. Viceversa, se vendiamo euro per comprare NL quest’ultima si apprezzerà e l’euro si deprezzerà. Supponiamo che il 30% degli italiani preferiscano detenere i propri risparmi in NL e l’altro 70% invece in euro (è solo un’ ipotesi ma il ragionamento vale anche cambiando le percentuali). In seguito alla ridenominazione immediata, il 70% che preferisce detenere risparmi in euro potrebbe riconvertire i propri risparmi di nuovo in euro – vendendo NL – generando così il deprezzamento della NL. Se i depositi invece fossero lasciati in euro potrebbe accadere che il 70% (che preferisce detenere i depositi in euro) non porrà in essere alcuna azione mentre il 30% di italiani che vogliono NL – perché devono pagarci le tasse o perché preferiscono detenere depositi nella nuova valuta perché garantita dallo Stato – potrebbero convertire euro in NL sostenendo così il valore della nuova valuta. Tenete inoltre presente che se la NL si apprezza la BCI sarà sempre in grado di contenerne l’ apprezzamento; mentre se la NL si deprezza repentinamente, la BCI potrebbe non essere in grado di contenerne il deprezzamento. Lasciare i depositi in euro sarebbe quindi utile per sostenere il valore della nuova valuta evitando una svalutazione repentina all’inizio del processo e favorendo un deprezzamento graduale e gestibile.
3) Con la ridenominazione immediata dei depositi la NL sarà subito abbondante nel sistema e ciò potrebbe provocare ulteriori pressioni svalutative. Nel caso contrario invece la nuova valuta sarà scarsa e la BCI sarebbe l’unico soggetto ad avere NL da vendere (quantomeno nella fase iniziale); ciò darà alla BCI un certo grado di potere nell’influenzare il tasso di cambio. Sarà soltanto la BCI a disporre di NL e sarà presumibilmente lei a decidere quanti euro ci vogliono per ottenere una unità della nuova valuta, quanto meno inizialmente. Tenete inoltre presente che, oltre alla domanda interna di NL, ci sarà un’ immediata e crescente domanda anche da parte degli operatori finanziari (dealers) che necessitano della nuova valuta per soddisfare le richieste internazionali della stessa (cittadini esteri che vorranno venire in vacanza in Italia, cittadini ed imprese estere che vorranno acquistare merci italiane o che vorranno investire nel nostro paese). La domanda estera si aggiungerà a quella interna e ne sosterrà il valore. In seguito, man mano che l’afflusso derivante dalla domanda di NL diminuisce e le NL aumentano nel sistema in seguito alle conversioni spontanee dei soggetti economici, si potrà verificare un morbido e graduale deprezzamento della NL.
4) Lasciare i depositi in euro permetterebbe alla BCI di accumulare euro man mano che soggetti economici, interni ed esteri, venderanno euro per ottenere NL. La BCI infatti, sarebbe l’unico soggetto economico a poter soddisfare la domanda iniziale di NL potendo così accumulare euro. Gli euro così accumulati potrebbero essere utilizzati dallo Stato per far fronte alle sue passività denominate in euro. Proprio in conseguenza a ciò proponiamo di non ridenominare, quantomeno inizialmente, i TDS esistenti ed attualmente in circolazione. Come detto in precedenza, la forte domanda di NL da parte di soggetti interni ed esteri, non solo ci difenderebbe da una violenta svalutazione iniziale, ma consentirebbe allo Stato di accumulare gli euro necessari a quantomeno ridurre il debito pubblico in euro. Le prime scadenze dei titoli potrebbero essere onorate in tal modo ed in un secondo momento, quando l’afflusso di euro calerà d’intensità, si prenderanno le giuste decisioni nell’interesse pubblico. La denominazione dei depositi in NL al momento dell’uscita dall’euro, non consentirebbe alla BCI di accumulare euro e si perderebbe tale opportunità.
5) Lasciare i depositi in euro permetterebbe una transizione graduale che fornirebbe il tempo necessario per le modifiche degli sportelli automatici e darebbe modo alle NL di entrare nel circuito economico evitando il rischio di penuria di liquidità che invece si potrebbe verificare nel caso in cui, dalla notte al giorno successivo, tutto venisse immediatamente denominato in NL.
6) Con la ridenominazione iniziale dei depositi si presterebbe il fianco ai media che bombarderanno con l’assioma ” se usciamo dall’euro la Nuova Lira si svaluterà enormemente”; in effetti le conseguenze di tale scelta daranno ragione ai media nel senso che la denominazione immediata in NL ne provocherà una svalutazione repentina per i motivi argomentati precedentemente.
7) I cittadini, già vessati dalla crisi e dalle politiche di austerità dei precedenti governi, vedrebbero la ridenominazione iniziale dei depositi in NL come l’ennesima coercizione del governo a loro spese; ciò farebbe perdere consenso politico al governo che si appresterà a compiere questo importante processo. Preferiamo non entrare in riflessioni di natura politica ma crediamo che questo aspetto sia di enorme importanza e non debba essere assolutamente sottovalutato.
8) La ridenominazione immediata dei depositi è una scelta NON REVERSIBILE. Una volta fatta non si torna più indietro. Lasciare i depositi in euro, non solo presenta i vantaggi precedentemente esposti, ma mantiene la possibilità per il governo di poterli convertire in un secondo momento.
Secondo la maggior parte degli economisti, lasciare i depositi in euro sarebbe sconveniente o addirittura impossibile. Ci teniamo a precisare che entrambe le opzioni consentirebbero allo Stato di perseguire politiche anticicliche e quindi di espandere i deficit pubblici nell’interesse dei cittadini. Riconosciamo inoltre che la ridenominazione immediata è per alcuni aspetti più semplice mentre lasciare i depositi in euro richiede un costante monitoraggio delle situazioni che si verranno a creare per poter elaborare di volta in volta la scelta migliore. Infine siamo profondamente consapevoli delle criticità che si potrebbero generare perseguendo la soluzione da noi proposta. Tuttavia siamo altrettanto convinti che lasciare depositi in euro sia più pratico, più vantaggioso e meno traumatico per il sistema economico che comunque si troverebbe a vivere un processo decisamente delicato come quello della sostituzione della valuta di Stato ed, in ogni caso, rimarrebbe sempre l’opportunità di ridenominarli in NL se ciò diventasse vantaggioso o necessario.
NB
· Prima dell’inizio del processo di transizione sopra descritto, cioè nel momento in cui il governo neoeletto che è intenzionato ad uscire dall’euro salirà al potere, potrebbe essere necessario introdurre dei limiti ai quantitativi di prelievi mensili in euro onde evitare la situazione che si è venuta a creare in Grecia. Il limite può essere individuato intorno ai 2.000,00 euro al mese per singolo c/c. Sempre nel periodo precedente al processo di transizione, potrebbe essere vantaggioso accompagnare questa limitazione con l’impossibilità da parte dei correntisti di spostare i propri risparmi su c/c esteri.
· Durante la fase di transizione potrebbe essere vantaggioso impedire il prelievo in contanti di euro: il cittadino potrebbe in ogni caso effettuare pagamenti elettronici in euro ma se necessita di contante potrà prelevare soltanto il controvalore (tasso di cambio vigente) in NL.
· Man mano che l’afflusso di euro alla BCI (in seguito alla domanda di NL parte dei soggetti economici interni ed esteri) diminuisce determinando un aumento di NL nel sistema, la nuova valuta inizierebbe a deprezzarsi. Tale deprezzamento consentirebbe ai cittadini di ottenere più NL per lo stesso controvalore in euro. Ciò costituirebbe un ulteriore incentivo per la conversione dei depositi ancora rimasti in euro».
Innanzitutto, desidero ringraziare a nome di tutta l’associazione Memmt Italia la redazione di Keynesblog, per aver pubblicato lunedì 20 Luglio, l’articolo riguardante la proposta dei Certificati di credito fiscale (CCF), formulata da Marco Cattaneo e da Giovanni Zibordi. Una proposta questa, simile, ma differente a quella dei Mosler bonds sviluppata a sua volta da Warren Mosler e da Philip Pilkington. L’ articolo pubblicato contiene parimenti un successivo commento di carattere prettamente critico, rivolto da parte di Guido Iodice e di Thomas Fazi alla proposta dei CCF.
Desidero inoltre premettere, che personalmente ritengo che il presupposto di base per il progresso civile della società, sia costituito dallo stimolante confronto dialettico avente ad oggetto diversi e/o a volta, simili punti di vista, i quali rappresentano in tal caso al più, marginali divergenze rispetto a più ampie visioni e approcci largamente condivisi.
In questo articolo, cercherò semplicemente di scomporre in più parti, una porzione dell’articolo scritto da Guido Iodice e da Thomas Fazi, in cui appare una critica ad un assunto base della teoria neo-cartalista (o memmt), circa precisamente il ruolo e gli orientamenti rispettivamente assunti e generati all’interno di un’economia monetaria di produzione, da parte dello strumento della tassazione. Rispondendo man mano a ciascuna parte di tale critica, proverò ad enunciare il punto di vista e la spiegazione analitica fornita in merito, dalla Mosler economics.
La parte del testo presa in esame esordisce come segue:
“In sostanza, i promotori sopravvalutano una affermazione della Modern Money Theory, secondo la quale la moneta legale ha valore perché con essa si pagano le tasse.”
A tal proposito, è doveroso specificare, che la Mosler economics spiega che le tasse guidano la moneta, riprendendo in tal senso, il principio fondamentale della teoria cartalista di G.F. Knapp. Con tale assunto, la Memmt intende affermare che, tramite l’imposizione ai propri cittadini di un’obbligazione fiscale pagabile esclusivamente nell’unità di conto emessa dallo Stato sovrano, quest’ultimo riesce ad orientare il comportamento dei suoi cittadini, i quali in virtù di tale imposizione saranno indotti ad accettare l’utilizzo della valuta di Stato con cui poter pagare le tasse e quindi, una parte di loro, sarà disposta ad offrire al governo o la propria forza lavoro o dei beni e servizi in cambio della moneta di Stato, con cui successivamente poter pagare le tasse e redimere questa passività.
Dunque, parimenti si inducono i cittadini di quel territorio, a destinare parte delle proprie risorse reali, ossia forza lavoro e/o beni e servizi di vario genere, al potere pubblico, il quale a sua volta sarà in grado di mobilitare tali risorse reali con il semplice obiettivo istituzionale di svolgere quelle attività ed attuare quelle politiche socio-economiche, che risiedono alla base del patto fondativo di una società democratica e civile, nonché alla base dei principi cardini sanciti dalla nostra Costituzione.
Penso ad esempio, alla garanzia perenne e all’erogazione universalmente e gratuitamente efficaci, di tutta una serie di servizi essenziali, quali ad esempio, l’istruzione, la sanità, la rete idrica, quella igienico-sanitaria, le rete ferroviaria, delle telecomunicazioni, il servizio postale ecc…. nonché la promozione dello sviluppo di tutta una serie di beni e servizi ritenuti strategici per il Paese, non tanto in termini competitivi, ma piuttosto in termini d’indipendenza economico-produttiva, la quale prelude poi a stabilire un’indipendenza e democrazia nazionali effettive.
Accettare dunque, l’utilizzo di una semplice unità di conto priva di valore intrinseco (ciò che in effetti è la moneta “fiat” o moneta moderna), per mezzo tra l’altro di un’imposizione, è qualcosa di completamente differente rispetto ad un giudizio di valore, rinvenibile nella fiducia e nel cosiddetto valore attribuiti in modo libero e spontaneo, da parte degli agenti economici nei confronti di una specifica moneta.
“Nella realtà la moneta legale, come qualsiasi moneta priva di valore intrinseco, è fiduciaria e quindi ha valore in base alla credibilità di chi la emette. Chi ha una banconota da 100 euro in tasca sa che c’è un impegno, da parte dell’emittente, a fare in modo che essa sia scambiabile tra un mese o un anno con un paniere di prodotti il cui valore reale sarà, nel peggiore dei casi, solo di poco inferiore a quello odierno (è questo il senso del target inflazionistico).”
Nel caso della valuta “fiat” (a tasso di cambio variabile quindi), l’unica promessa fatta dall’autorità statale emittente, è quella di convalidare al portatore della moneta di Stato, l’eventuale pagamento presso il dipartimento del Tesoro di un ammontare di tasse pari al valore nominale scritto su una banconota o riportato sul c/c bancario di un cittadino.
E’ molto importante, distinguere tra colui il quale emette la moneta, ossia lo Stato e coloro i quali non possono far altro che usare la moneta di Stato, ossia i cittadini.
Qualsiasi emettitore può fornire una quantità potenzialmente illimitata dei suoi IO-TI-DEVO e può concordare con i suoi cittadini di accettare indietro i suoi IO-TI-DEVO per il pagamento delle tasse. Il problema, riconosciuto dallo stesso Minsky, è indurre i cittadini ad accettare queste promesse future di pagamento, ossia questi IO-TI-DEVO emessi dallo Stato. Imponendo delle tasse o comunque altre tipologie di obbligazioni, quali ad esempio tariffe e ammende, il governo sovrano si assicura tale accettabilità da parte dei cittadini. E fintanto che il governo prometterà unicamente di accettare di riprendersi indietro i suoi IO-TI-DEVO per il pagamento delle relative obbligazioni, esso non potrà in alcun modo essere forzato a dichiarare default su tale promessa.
Tutti gli strumenti monetari sono strumenti finanziari e perciò, devono obbedire alle regole della finanza per avere un “valore”, ossia per poter essere accettati dalla popolazione. Infatti, un mezzo essenziale per conferire “valore” ad uno strumento finanziario è rappresentato dalla necessità per l’emettitore di tale strumento, di riprendersi indietro in futuro, quello stesso strumento finanziario che egli ha emesso.
A tal proposito, desidero riprendere una legge fondamentale della finanza formalizzata da Alfred Mitchell Innes, il quale sostiene che “la vera natura del credito in tutto il mondo, è il diritto riconosciuto al portatore di quel credito (al creditore), di restituire al soggetto emittente di quella passività (al debitore), le obbligazioni o il riconoscimento di debito del primo” (Innes 1914, 161).
Ciò che al contrario, determina fiducia in tale moneta, è la possibilità di godere dei più ampi benefici reali e/o monetari (beni reali acquistabili e/o profitti futuri realizzabili), all’interno dell’economia in cui quella moneta viene emessa (dal settore governativo) e viene utilizzata (dal settore privato non governativo). E quale miglior modo di consolidare la fiducia in tale moneta, se non attraverso l’adozione di tutta una serie di politiche macroeconomiche volte a garantire la piena occupazione e la stabilità dei prezzi!? Ossia la costruzione di un ambiente socio-economico florido e stabile su cui fare affidamento. Quindi, è in ultima istanza, la presenza di piena condizione lavorativa a generare fiducia in una determinata unità di conto e non l’imposizione di passività fiscali sui cittadini di uno Stato.
Sottolineo dunque, che fiducia e valore verso una moneta non sono strettamente collegate verso il significato e l’utilità operativa che caratterizza invece, lo strumento della tassazione in sé.
“Se fosse così semplice, allora nessun paese soffrirebbe mai di crisi monetarie e di iperinflazione, né vedremmo economie che ruotano di fatto intorno a valute estere (basti pensare all’Islanda prima della crisi del 2008).”
Sì è vero, anche le crisi valutarie fanno perdere la cosiddetta fiducia in quella valuta; o meglio, è proprio la perdita di fiducia da parte dei mercati finanziari nella capacità di uno Stato di mantenere alcune promesse politiche, come quelle rinvenibili ad esempio, in un regime di tassi di cambio fissi o semi-fissi o come era il caso del gold standard, a determinare la crisi valutaria e quindi, un eventuale default dello Stato in questione. E’ anche vero che, finché quel governo non sarà costretto a dichiarare default, i cittadini di quel Paese continueranno ad utilizzare la moneta di Stato, a meno che non si tratti di un Paese addirittura dollarizzato, ma quella è un’altra storia.
E’ altresì vero, che le crisi valutarie non possono colpire e riguardare degli Stati che emettono monete “fiat” a tasso di cambio variabile e che sfruttano a pieno, la discrezionalità e l’indipendenza in termini di spazio di libertà politica, che la moneta “fiat” conferisce al Parlamento e al Governo di un determinato Stato sovrano. E sfruttare a pieno tale “potenza di fuoco”, significa implementare delle tipologie di politiche socio-economiche volte a generare una condizione di piena occupazione e di stabilità dei prezzi e quindi, una conseguente fiducia verso le potenzialità e le opportunità offerte da quella unità di conto.
Di nuovo, la memmt spiega che se, contrariamente a quanto avviene con una moneta “fiat”, un determinato governo promette di convertire i suoi IO-TI-DEVO in metalli scarsi o in valute straniere, ad un prezzo relativo fisso, allora esso potrà in tal caso, essere obbligato a dichiarare default su questa sua promessa, in quanto l’onere delle eventuali perdite subite dai mercati finanziari verranno scaricate sull’agente monetario del governo, ossia sulla banca centrale, la quale sarà costretta a difendere costantemente il tasso di cambio per poter mantenere credibilmente tale promessa politica.
Allo stesso modo, il fenomeno dell’iperinflazione non è qualcosa che può verificarsi dall’oggi al domani, a meno che non si generino quelle contingenze che hanno accomunato i diversi casi storici di iper-inflazione, quali ad esempio una (prima) guerra mondiale o comunque una guerra civile, una capacità produttiva quindi distrutta ed inesistente, un debito di Stato denominato in valuta estera o in oro e così via. Infine, il caso dell’Islanda è particolare, in quanto nessun cittadino o entità stranieri hanno imposto allo Stato Islandese di attribuire al proprio sistema bancario nazionale la facoltà di stipulare contratti in valuta estera. Qui si tratta di una mera scelta politica che alla fine, e penso di concordare pienamente con i due autori su questo, si è rivelata completamente sbagliata, disastrosa e frutto d’incompetenza tecnica. Proprio a tal proposito, Warren Mosler si è espresso più volte contro la possibilità per il sistema bancario nazionale, di emettere o comunque di stipulare contratti in valuta estera, ossia in una moneta non emessa dallo Stato in questione.
“O che, se non bassa, l’inflazione sia almeno stabile e perciò prevedibile. Viceversa i cittadini di paesi che sperimentano tassi di inflazione elevati e crescenti per lungo tempo, alla fine, perdono fiducia nella moneta legale esattamente come la perderebbero in un assegno firmato da un noto protestato, e si rivolgono alle monete emesse da soggetti più affidabili (tipicamente gli Stati Uniti).”
Sì, giusto. E’ bene che l’inflazione, ossia il tasso di crescita del livello generale dei prezzi, sia stabile e comunque prevedibile. E proprio a tal proposito, la Memmt propone l’adozione di Programmi di Lavoro Garantito (PLG), con il governo che agirebbe come Datore di Lavoro di ultima istanza (o di prima istanza, a seconda dell’orientamento politico perseguito). La logica e l’innovazione di base di tale proposta (formulata da Hyman Minsky e riadattata in chiave moderna dalla Memmt), sarebbe quella di conferire al governo di uno Stato che detiene il MONOPOLIO PUBBLICO DI EMISSIONE DELLA PROPRIA MONETA “FIAT”, il ruolo di “market maker”, ossia di amministratore/gestore specialista del mercato del lavoro, volto a soddisfare in maniera infinitamente elastica, tutta la domanda e l’offerta di lavoro residuali. Si renderebbe così il mondo del lavoro, un mercato capitalistico completamente sviluppato con un “market-maker”, ossia il governo, che agirebbe in qualità di acquirente e/o offerente residuale di forza lavoro, assumendo tutti coloro i quali sono disoccupati, sono in grado e hanno voglia di lavorare. Il governo fisserebbe un salario minimo di base e stabilizzerebbe quindi, sia il livello dei salari e sia il livello generale dei prezzi. Di conseguenza, esso non fisserebbe i prezzi e i salari in modo da lasciarli invariati, ma ne ridurrebbe la rispettiva volatilità. Infatti, in questo caso stabilità è sinonimo di bassa variabilità.
“Sia chiaro, non si sta dicendo qui che l’Italia farebbe la fine dello Zimbabwe, ma semplicemente che un dubbio sul valore futuro dei CCF li renderebbe pressoché inservibili come stimolo alla domanda.”
Ovviamente anche noi crediamo che un Paese come l’Italia non farebbe in alcun modo la fine dello Zimbabwe e se mi è consentito aggiungere una mia opinione, il nostro Paese all’interno di questa gabbia delle torture che prende il nome di Eurozona, ha attualmente in mano un biglietto di sola andata per lo Zimbabwe (con tutto il profondo rispetto per tale Paese e per gli abitanti di tale Nazione), con destinazione prevista tra non più di 20’anni circa.
Concludo affermando che, la proposta dei CCF, se saputa gestire dal punto di vista tecnico, consentirebbe temporaneamente e quindi, nel breve termine, allo Stato italiano di agire in maniera anti-ciclica, al fine di generare quella spinta reflattiva di cui l’economia domestica ha urgentemente bisogno e per rendere anche più fluida, un’eventuale transizione dall’euro alla nuova moneta sovrana.
Una conferenza per poter capire ed agire è quella che si terrà domani 24 Luglio alle 21.00 presso l’auditorium Centro Giovani di Piombino (LI), in via della resistenza 4 Piombino.
Si parlerà alla cittadinanza con pragmatismo e chiarezza del cuore dell’attuale questione economica che si fa sentire oggi più che mai urgente da chiarire e risolvere per difendere il nostro lavoro e dignità.
Relatori della serata saranno infatti due infaticabili lavoratori dell’economia quotidiana del nostro paese, il dott. Filippo Abbate e l’imprenditore Tiziano Tanari entrambi associati della Mosler economics – Modern Money Theory Italia.
La Me-Mmt Italia è un’associazione il cui obbiettivo è fornire ai cittadini gli strumenti a difesa degli interessi della collettività attraverso la comprensione e la divulgazione dalla teoria della moneta moderna, una prospettiva economica basata sullo studio attento e realista del funzionamento delle economie a partire dalla comprensione dell’origine del denaro e delle relazioni tra il debito pubblico ed i risparmi di famiglie e imprese.
Saranno, inoltre, analizzati i vincoli allo sviluppo economico di un Paese appartenente alla zona Euro, derivanti dai trattati europei sottoscritti.
l’invito alla partecipazione a questo evento libero e di assoluto interesse è rivolto alla cittadinanza tutta.
Per ultieriori informazioni: Stefano Mettini 349 12 44 551
Di seguito la comunicazione inviata dal presidente di Me-Mmt Italia, Riccardo Tomassetti, a tutti i gruppi territoriali Me-Mmt e ad altre associazioni e personalità in merito alla battaglia del giornalista Roberto Santilli, che ha deciso di intraprendere lo sciopero della fame per protestare contro l’Eurozona e per il ripristino della Costituzione Italiana e del Programma di Piena Occupazione Me-Mmt. Leggi qui l’appello di Santilli.
Carissimi,
è di questi giorni la notizia che l’amico Roberto Santilli, giornalista ex AbruzzoWeb, ha iniziato uno sciopero della fame, avanzando particolari richieste alle istituzioni.
La nostra associazione intende dare tutto il supporto necessario a Roberto e seguirlo in questo suo coraggioso atto.
Ho parlato poco fa con lui e abbiamo deciso di comune accordo che la cosa migliore da fare in questo momento è quella di far arrivare la notizia alla classe dirigente abruzzese e aquilana.
Per questo motivo ho scritto agli esponenti di spicco della Regione e del Comune de L’Aquila un’email che trovate in allegato.
Vi chiedo, se siete d’accordo, di fare altrettanto, prendendo spunto dalla mia email eventualmente modificandola e completandola, al fine di far sentire le nostre voci di supporto all’iniziativa di Roberto.
Mi permetto di inserire tra i destinatari anche gli indirizzi delle associazioni Csepi ed Epic, del professor Antonio Maria Rinaldi e dell’avvocato Marco Mori che con noi condividono questa battaglia di giustizia sociale.
Di seguito i recapiti che ho trovato e che possono essere utili. Sarebbero utili altri recapiti anche della giunta aquilana.
INDIRIZZI
REGIONE ABRUZZO
lodicoalucianopresidente@regio
giovanni.lolli@regione.abruzzo
silvio@silviopaolucci.it
marinella.sclocco@regione.abru
COMUNE AQUILA
sindaco@comune.laquila.it (MASSIMO CIALENTE)
Roberto, noi siamo con te e non ti lasciamo solo!
TESTO DELLA LETTERA
Egregi Dott. D’Alfonso e Dott. Cialente, Egregi componenti della giunta regionale Dott. Lolli, Dott. Paolucci, Dott.ssa Sclocco,
sono Riccardo Tomassetti il Presidente dell’associazione nazionale Me-MMT Italia (www.mmtitalia.info), vi scrivo per comunicarvi che il cittadino aquilano Roberto Santilli ha iniziato da qualche giorno uno sciopero della fame. Si tratta di un atto di protesta le cui motivazioni sono spiegate di seguito tramite le sue stesse parole che riporto integralmente e che si stanno già diffondendo sui social network:
Comincio lo sciopero della fame a tempo indeterminato.
Solo liquidi, seguito giornalmente dal dottor Guido Quintino Liris.
Vado subito al sodo con motivazioni e richieste.
La drammatica pagliacciata del referendum in Grecia – che non contemplava l’uscita dall’Eurozona – e il definitivo crollo del falso eroe Tsipras, non lascia dubbi: l’Europa dell’Unione, della Commissione, dei Trattati sovranazionali e della moneta unica, non è assolutamente riformabile.
Nata per strozzare ogni respiro sociale, continuerà a farlo fin quando non avrà incenerito tutto e tutti.
Non so se si sveglierà chi, di fronte a una verità che non teme smentita, si ostina ancora a parlare di “sogno europeo”; è bene però che sappia che il suo è collaborazionismo.
E il collaborazionismo è un crimine.
Così come è un crimine, oltre che una strada impraticabile ed offensiva, affidare al popolo la scelta sulla permanenza in un lager economico di portata storica.
Dai lager si fugge. Punto.
E allora, chiedo
– la costituzione di un tavolo di emergenza nazionale all’Aquila per mettere a punto l’uscita coordinata e non scomposta dell’Italia dall’Eurozona e la distruzione dei Trattati sovrazionali che stuprano la nostra Costituzione, tavolo la cui organizzazione dovrà partire dalla Regione Abruzzo, di concerto con i Comuni di L’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo e con le altre istituzioni, anche non politiche, abruzzesi
– la rimozione della bandiera dell’Unione Europea da tutti gli uffici istituzionali italiani, scuole ed università comprese
– la composizione di uno staff tecnico permanente che coinvolga all’Aquila, tra i No Euro, i migliori economisti ed esperti di alta finanza, a partire da Warren Mosler, e gli esperti di materie giuridiche e di politiche del lavoro, sia a scopi operativi che divulgativi (in scuole, università, associazioni, sindacati, etc.).
Il tutto al fine di imporre il Programma di Piena Occupazione e di Pieno Stato Sociale Me-Mmt, col conseguente e sacrosanto ripristino di Costituzione Italiana, Sovranità Monetaria, Sovranità di Bilancio.
È l’ultimo tentativo non violento di fare qualcosa di concreto.
Lo devo a chi mi ama sul serio e che non è qui al mio fianco, a chi mi ha sopportato per tanto tempo, ai figli che non ho e ai figli che sono già al mondo.
Roberto Santilli
La situazione in Italia è ormai drammatica e i rappresentanti delle istituzioni hanno il dovere di difendere ed aiutare i propri cittadini. In virtù di quanto suddetto, sono a chiedere la convocazione immediata di un tavolo di confronto così come richiesto da Roberto, al fine di non rendere precarie le sue condizioni di salute e soddisfare la richiesta di chi, per l’impegno civile, ha il coraggio di mettere a repentaglio anche la propria stessa vita.
Certo di un vostro celere riscontro porgo i più cordiali saluti.
“Dai lager si fugge” scrive il cronista aquilano. “Chiedo un tavolo che parta dall’Abruzzo per studiare l’uscita coordinata e non scomposta dall’Eurozona e la distruzione dei Trattati Sovranazionali che stuprano la nostra Costituzione. Il tutto al fine di imporre il Programma di Piena Occupazione e di Pieno Stato Sociale Me-Mmt, Sovranità Monetaria, Sovranità di Bilancio”
da quest’anno è possibile sostenere l’attività delle nostre associazione regionali, Toscana ed Umbria attraverso il 5xmille.
Non vi ricordiamo quanto sia importante per tutti e per il nostro futuro che i cittadini scelgano di sostenere con i propri mezzi chi di tempo, chi di sostegno economico, la causa di un futuro migliore, non solo di recupero della nostra sovranità ma oltre, rendendo il diritto al lavoro veramente inalienabile attraverso la diffusione della teoria della moneta moderna e dei i programmi di lavoro garantito.
Sono Kelton, Mosler, Wray, Forstater e anche Godley. Scrive un Memmters trentino: ” Lo dice anche Bloomberg: avevano ragione. Anzi, permettetemelo, permettetecelo: avevamo ragione. Io sono ignorante, sgarbato, scortese, spocchioso, indolente, voglio sempre avere ragione, giudico tutto e tutti, ho un numero di difetti incommensurabile. Ma ho capito che in una cosa sono bravo: so scegliermi gli amici”