Così come “la triade oscura” rappresenta la peggior combinazione di disturbi della personalità che possa scatenarsi in un individuo – una miscela esplosiva composta da narcisismo, machiavellismo, e psicopatia –  il sintagma “svalutazione, prezzo del petrolio e inflazione” è una combinazione  che si innesca quando viene pronunciata la frase “dobbiamo uscire dall’euro”  in coloro che dipingono (prevedono)  uno scenario economico apocalittico, con l’effetto che, chi ha pronunciato questa frase  venga immediatamente immobilizzato nel suo pensiero e nel suo agire.

La combinazione delle parole “svalutazione, prezzo del petrolio e inflazione”, pronunciata in modo assertivo, trasmette molto bene, a chi la ascolta, i suoi presupposti nascosti tanto da essere percepita come una verità assoluta.

Ci riferiamo alle cause-effetto:

  1. Se c’è svalutazione, il prezzo del petrolio aumenta;

  2. Se il prezzo del petrolio aumenta, l’inflazione aumenta;

  3. Se c’è svalutazione, allora l’inflazione aumenta.

Ricordiamo che un presupposto è il fondamento del verificarsi di eventi successivi, pertanto per verificare se tale presupposto è falso è sufficiente riportare un unico riscontro empirico in cui l’evento successivo non si verifica.

La fallacia del primo presupposto è facilmente dimostrata dall’andamento delle quotazioni del cambio €/$ e del prezzo del petrolio degli ultimi dodici mesi.

Il cambio €/$ dal 2 gennaio 2014 al 26 gennaio 2015 mostra una perdita di valore di oltre 18 punti percentuali, passando da 1,37 a 1,12 (fig.1), mentre il prezzo del petrolio nello stesso periodo passa da 110 $ a 48 $ a barile, realizzando una perdita di oltre il 56% (fig.2).                       

Per verificare l’insostenibilità del secondo presupposto, basta osservare cosa è realmente successo nel periodo che va da gennaio 2002 a dicembre 2006 al prezzo del petrolio ed al tasso di inflazione nell’eurozona. Il prezzo del petrolio chiude il periodo con un incremento di oltre il 195%, passando dai 21 $ ai 62 $ a barile (fig.3), mentre il tasso di inflazione nella zona euro rilevato nel periodo, presenta una diminuzione dal 2,6% all’1,9% (fig.4).

Segnaliamo, infine, la fragilità del terzo presupposto, ovvero “Se c’è svalutazione allora l’inflazione aumenta”,  avvalendoci degli stessi dati relativi agli ultimi dodici mesi, riproponendo l’andamento del tasso di cambio €/$ ed il tasso di inflazione rilevato nello stesso periodo nella zona euro.

Sebbene la perdita di valore dell’euro rispetto al dollaro è di oltre 18 punti percentuali (fig.5), il tasso di inflazione diminuisce da uno 0,8 a un -0,2 (fig.6).

                   

Nonostante quanto dimostrato dalla realtà dei dati, vogliamo comunque lasciare un segnale di speranza in coloro i quali, temendo l’allineamento perfetto del sintagma e soffocati da urla di terrore, paventano l’apocalisse economica.

Nel periodo che va da gennaio 1999 a gennaio 2002, il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro è stato del 23,9% (l’euro non era ancora in circolazione ma era utilizzato nelle transazioni internazionali Fig.7), si combinò perfettamente con un aumento del prezzo del petrolio del 100% (fig.8), a fine del periodo considerato, dopo che questo aveva toccato un picco di oltre il 250% (sett. 2000), e, ciò, innescò una miscela esplosiva micidiale, che lanciò il tasso di inflazione da uno 0,8 ad un devastante 2% (Fig.9)

                                       

Per concludere, consentici una domanda: secondo voi, chi  – in modo consapevole o inconsapevole continua a diffondere notizie senza alcun fondamento nella realtà dei dati, che generano paure ingiustificate, sostenendo la tesi che la svalutazione genera inflazione in quanto aumenta a dismisura il prezzo del petrolio o delle materie prime – come altro potrebbe essere definito se non un malato di Triade Oscura?

Fai attenzione, è la psicopatologia più pericolosa: è infettiva.