Intervista realizzata da Daniele Della Bona e Matteo Bernabè (a Firenze il 22 novembre 2014) a Yanis Varoufakis, economista e docente universitario greco e oggi ministro delle finanze del governo Tsipras, durante il convegno organizzato da “EuNews” e dal suo think tank “OnEUro”.

Daniele Della BonaSiamo qui con l’economista e professore Yannis Varoufakis (attualmente ministro delle Finanze del governo Tsipras in Grecia, ndr). Abbiamo un paio di domande: la prima riguarda il piano Juncker, sul quale finora abbiamo solo qualche indiscrezione. In ogni caso che ne pensa? Crede possa essere una soluzione?

Yannis Varoufakis: In realtà non è nemmeno utile parlarne. È un tentativo disperato e patetico da parte di un presidente della Commissione Europea che si sta dimenando per dimostrare a se stesso la propria importanza. Fece questo annuncio durante la campagna elettorale, quando stava correndo per la carica, dicendo che avrebbe creato 300 miliardi di euro di fondi per la guerra (in inglese è “war chest”, ndr) con i quali avrebbe finanziato investimenti. E questa è una cosa positiva, anche se credo sia ancora troppo poco; in ogni caso non sarebbe una cattiva cosa.

E poi certamente una volta eletto, la signora Merkel gli ha permesso di occupare quella posizione, e quindi adesso deve trovare quei fondi. La prima idea che ha proposto o quella che qualche consigliere completamente idiota gli ha suggerito è che si sarebbe dovuto bussare alla porta del Meccanismo di Stabilità Europeo (MES) e allora il dottor Schäuble ha tuonato dicendo che quello non era il suo scopo e che il MES aveva scopi diversi.

Così è stata tirata fuori un’altra idea. Con quale idea se ne sono usciti? Con l’idea di creare un CDO [Collateralized Debt Obbligation, nda], nel quale finirà il denaro già nel bilancio dell’Unione Europea, per circa 15, 16, 17 miliardi e verrà moltiplicato con una leva finanziaria come un CDO della Lehman Brother. È davvero utile discutere di questo? È semplicemente sintomatico del fallimento intellettuale della Commissione e del fatto che abbiamo un presidente che è stato screditato ancora prima che occupasse il suo posto.


DDB: Oggi lei ha parlato di un altro tipo di soluzione che possiamo introdurre per l’Europa. Quindi, potrebbe fare un breve riassunto per noi?

YV: Dunque, si tratta di un’idea molto semplice. Abbiamo tre crisi in corso in Europa in questo momento – in realtà ne abbiamo quattro ma lascio da parte la crisi umanitaria per il momento. Quindi, abbiamo un sistema bancario che è completamente a pezzi, nonostante lo stress test dalla BCE che sta solo cercando di alzare un muro davanti agli occhi dei cittadini europei rispetto alla vera condizione delle banche; abbiamo un problema, beh un problema….abbiamo una catastrofe riguardo agli investimenti: abbiamo investimenti negativi in molti paesi e investimenti estremamente bassi in altri paesi; e abbiamo un problema di debito pubblico.
Quindi, questi sono i nostri tre problemi. L’Eurozona non era stata disegnata per affrontare questi tre problemi. Era come una piccola barca che si trovava a fare la traversata dell’Oceano Atlantico, fintanto che l’oceano fosse rimasto calmo poteva attraversare l’Atlantico e poi è arrivata la prima tempesta e la barca ha iniziato ad affondare. Quindi, l’Eurozona è davvero un’area terribilmente disastrata. Ora, una risposta al problema è lasciare che tutto coli a picco ma ne sono molto spaventato. Io ero veramente contrario alla creazione dell’Eurozona, al modo in cui fu progettata, non avevo nulla contro una valuta comune, ma contro questa particolare progettazione di valuta comune.

Una cosa è dire che non avrebbe mai dovuto essere fatta, un’altra è dire che dovremmo smantellarla. Ciò a causa della “dipendenza dal percorso” come si dice in economia. Se tu cammini nella stessa direzione, in una certa direzione e provi a invertire la direzione, il percorso alle tue spalle non c’è più e tu cadi da un dirupo.

Quindi, dovremmo provare a sistemare le cose se possiamo: possiamo farlo attraverso una federazione, tutte le idee su un’unione politica sono così antidemocratiche e letteralmente così dittatoriali e autoritarie che non vogliamo percorrerle. Quindi la questione è: c’è qualcosa che possiamo fare all’interno dei confini di un accordo di questo tipo che può distendere questa crisi? E la mia proposta che è condivisa con James Galbraith e con il mio amico e collega Stuart Holland, dal titolo A Modest Proposal for Resolving the Euro crisis è molto semplice. Quello che dovremmo fare riguardo alle banche è che ogni volta che dovessimo scoprire che una di esse è insolvente, in quel momento la BCE non dovrà dire che la banca è insolvente, perché anche semplicemente annunciandolo, la banca crollerebbe, ma potrebbe fare qualcosa di più onesto in qualche modo…

Insomma io sto suggerendo che se la BCE dovesse scoprire che una banca è insolvente, come la Piraeus Bank in Grecia o anche voi avete avuto il vostro piccolo scandalo di Siena qui… cosa avviene? La faccenda diventi di competenza europea, spostandosi dal sistema bancario e dalla supervisione e dalla giurisdizione dell’Italia, in condivisione con il MES, la BCE nomina un consiglio d’amministrazione, esso scioglie la banca e quello che rimane viene venduto al settore privato e così si porta a termine la procedura, passo dopo passo. Eventualmente avremo uno sdoppiamento delle banche insolventi all’interno degli Stati più fragili.

Secondo punto riguardante il debito pubblico: la BCE non può monetizzarlo – se potesse monetizzarlo, in un altro mondo, con trattati diversi, sarebbe una bella cosa e potrebbe farlo domani. Qui si tratta di una cosa che può essere fatta all’interno del Trattato di Maastricht, io credo che si possa fare. Il Trattato di Maastricht e il capitolo sulla BCE proibisce alla BCE di “stampare moneta” per comprare titoli ma non le proibisce di prendere in prestito moneta, quindi la BCE potrebbe emettere titoli propri e utilizzare gli introiti per onorare la parte di debito in eccesso secondo i parametri di Maastricht di ogni stato membro dell’Eurozona. E chi pagherebbe per questi bonds? Gli stati membri stessi, con il tempo, quando questi titoli dovranno essere ripagati; ma al tasso d’interesse che la BCE avrà scelto e che sarà molto più basso se comparato a quello che l’Italia paga oggi. Quindi se si facesse questo per tutta l’Eurozona, improvvisamente il 30 o 40 per cento del debito dell’Eurozona scomparirebbe.

E poi per finire abbiamo bisogno di investimenti. C’è solo un’istituzione che fa investimenti in Europa, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), quindi perché non darle il via libera per effettuare un investimento per guidare la ripresa da 1000 miliardi? Un New Deal per l’Europa nel corso dei prossimi due anni. E come finanziare tutto? Nello stesso modo in cui si è finanziata negli ultimi 25 anni, emettendo dei titoli della BEI. La risposta è no perché c’è il timore che emettendo titoli i loro rendimenti andranno verso l’alto, ma questa è una grande opportunità per la BCE di entrare in scena e acquistare quelli più problematici. Insomma è come il Quantitative Easing (QE) ma una specie di QE non tossico: un QE che non alimenta un ascesa del prezzo delle attività finanziarie, non mette soldi nelle tasche dei banchieri, non fa incrementare il prezzo delle abitazioni. Perché? Perché va dritto agli investimenti della BEI.

Ora, è molto semplice da risolvere, ma non c’è la volontà politica, perché l’Unione Europea non è stata creata per servire gli interessi delle persone in Europa ma come una tecnocrazia che si occupa degli interessi del cartello dell’Europa centrale, che è stato il fondatore dell’Unione Europa. Quindi, il vero problema della crisi è nel DNA e nella storia dell’Unione Europea, che non è mai stata l’Europa delle persone ma l’Europa delle corporations.


DDB: Grazie mille e avrei un ultima domanda se possibile: prima ha menzionato James Galbraith, lavorate insieme al Levy Institute, giusto? Suppongo comunque che lei conosca Randall Wary, Stephanie Kelton. Cosa pensa della MMT, che è così popolare qui in Italia?

YV: Senza che mi sia mai stato chiesto, sono stato descritto come un “compagno di viaggio” della MMT e ho in comune con loro un numero molto elevato di elementi ma io ho un background più di tipo marxista per così dire, nel senso che io credo che alla fine il valore della moneta non sia niente di più che il potere alienato dall’umanità, come Marx diceva. Quindi a meno che tu non possa fissare il valore della moneta sul processo di creazione del valore, tu alla fine non comprendi per esempio perché la Zimbabwe non riesce a mantenere stabilità finanziaria nonostante la sua capacità di “stampare moneta”.

DDB: Quindi come dice la MMT: bisogna sempre partire dall’economia reale.

YV: Esatto, come potremmo fare altrimenti?

Yannis Varoufakis