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Mosler: Tornare alla lira con tutti i risparmi in euro, conveniente e pratico.


Warren Mosler

Pubblichiamo le precisazioni di Warren Mosler della Mosler Economics Modern Money Theory in merito all’articolo “Caro Mosler, non si può fare“. Di seguito l’articolo integrale con le aggiunte scritte da Mosler e tradotte da Daniele Della Bona, in neretto rosso e anticipato dalla sigla WM.

Si ricorda il precedente intervento di Mosler nell’articolo “Bravo Di Maio: se torniamo alla lira possiamo tenere i risparmi in euro”
 
Warren Mosler ha risposto al nostro articolo sulla proposta avanzata da Luigi Di Maio (M5S) di uscire dall’euro lasciando i risparmi degli italiani denominati in euro.
Mosler spiega che:

[la] mia proposta era quella di non ridenominare niente nel bilancio della banca, lasciando prestiti e depositi come sono attualmente, ossia principalmente in euro ma anche alcuni in dollari. In questo modo la banca resta ‘in equilibrio’ rispetto a rischi di tipo valutario.
La nostra obiezione su tale proposta era la seguente:

Così facendo il problema si sposta sui mutuatari: essi infatti percepiranno i loro redditi (stipendi, salari, redditi da lavoro autonomo) in lire, mentre dovranno pagare il mutuo in euro. Una situazione del genere, ma di dimensioni modeste, si produsse nel 1992 quando la lira uscì dallo SME e mise in difficoltà chi aveva mutui in ECU. In questo caso però riguarderebbe la generalità dei mutuatari e non solo una minoranza, con effetti potenzialmente molto gravi sui bilanci di milioni di famiglie.
A tale proposito Mosler risponde:

Sono d’accordo. Quelli che hanno un mutuo dovrebbero essere incoraggiati a convertire i loro debiti in euro con debiti in lire (al tasso di cambio corrente). Il governo lavorerà con le sue banche nazionali per garantire che ciò avvenga in modo ordinato.
Ma ovviamente chi ha debiti in euro ha già tutto l’interesse a convertirli in lire, visto che ipotizziamo che percepisca redditi in lire. Non ha bisogno di alcun incentivo per farlo. Il problema si pone per la banca, la quale non avrebbe alcun obbligo ad accettare tale conversione e anzi avrebbe tutta la convenienza a non farlo, perché stiamo contemporaneamente ipotizzando che le sue passività – i depositi – rimangano in euro. Pertanto nessuna banca, se non obbligata per legge, accetterebbe tale conversione, perché non potrebbe più garantire l’equilibrio che richiama lo stesso Mosler.

 
WM: Per favore non è ciò che ho detto: “al tasso di cambio corrente” sopra.
 
Ciò significa che la banca agisce solo come agente, facendo incontrare coloro che hanno un mutuo con coloro che sul mercato vogliono andare nell’altra direzione, come viene evidenziato “sul mercato” dove c’è un prezzo più alto a cui qualcuno è disposto ad acquistare (“bid ”) e uno più basso a cui qualcuno è disposto a vendere (“offer”). E, allo stesso tempo, come descritto in precedenza, ci sarà un “eccesso di compratori” di lire se i depositi non verranno “convertiti” per decreto. Ciò significa che la Banca d’Italia potrà tenere la lira stabile offrendosi di acquistare euro e vendere lire al prezzo di mercato corrente, aiutando così coloro che desiderano convertire il loro debito da euro a lire allo stesso prezzo di mercato corrente. La banca stessa, per evitare rischi, ha dei manager addetti alla gestione delle passività che lavorano per assicurare che le passività siano denominate nella stessa valuta delle attività, ciò include per esempio swaps valutari necessari ad eliminare esposizioni di tipo valutario.
Please not that I stated: (at current exchange rates) above.   This means the bank acts only as agent, matching the mortgage holder with market participants already wishing to go the other way, as evidenced by ‘the market’ which is a ‘bid’ as well as an ‘offer’.  And at the same time, as previously described, there will be ‘excess buyers’ of lira if no deposits are ‘converted’ by decree.  This means the Bank of Italy can keep the lira stable by offering to buy euro and sell lira at current prices, thereby facilitating those desiring to convert their euro debt to lira debt at the same current market price.  The bank itself, to remain risk neutral, has liability managers who work to insure their liabilities are in the same currency as their assets, which includes cross currency swaps, for example, as needed to eliminate currency exposure. 
Da questa contraddizione non si esce.
 
Ma ciò che ci ha lasciati stupiti maggiormente della risposta di Mosler è altro.
 
Scrive Mosler:
 

Bpt e Cct non sono niente più che depositi in euro all’interno dell’Eurosistema. Io propongo di non convertire nemmeno quelli.
 

Ma i titoli di stato sono la stragrande maggioranza del debito pubblico. Questo significa che il debito pubblico italiano rimarrebbe denominato in euro. Il debito pubblico italiano è uno dei più grandi al mondo sia che lo si consideri in percentuale sul PIL (siamo oltre il 130%) sia che lo si consideri in termini assoluti (2168 miliardi di euro). Il governo si troverebbe quindi improvvisamente un enorme debito in valuta estera, non nella valuta che emette, debito che non potrebbe ripagare in alcun modo contando sulle proprie forze o su quelle del paese, perché può solo stampare lire e ottenere dalle tasse lire (a meno che non si voglia requisire i depositi ancora denominati in euro, con una patrimoniale che non avrebbe precedenti storici e manderebbe immediatamente al tappeto l’intera economia nazionale). In sostanza ci troveremmo in una situazione simile a quella dell’Argentina dopo la fine della parità col dollaro, che infatti dovette dichiarare default e ancora oggi è inseguita dai fondi avvoltoio. Con una differenza però: l’Argentina alla vigilia dello sganciamento aveva appena il 44% di debito/PIL, mentre noi già partiamo con più del 130%.
 
WM: Sì, ciò è vero. Ed è già la condizione attuale! Ulteriori considerazioni comprendono: 1) L’Italia può “convertire” prontamente il suo debito in ogni momento con facilità nel momento in cui la lira sarà introdotta, con le stesse considerazioni legali e finanziarie. 2) Il “debito”/credito d’imposta in circolazione in lire sarà inizialmente pari a zero, e la volontà di avere “risparmi”/attività finanziarie denominate in lire sarà immediatamente alta. 3) La tendenza all’apprezzamento della valuta, dovuta a coloro che avendo depositi in euro venderanno euro per avere depositi in lire, permetterà all’Italia di acquistare euro e vendere lire al “prezzo di mercato corrente”; ciò genererà stabilità e consentirà di creare riserve in euro per l’Italia, che potranno essere utilizzate per ripagare le obbligazioni in euro dell’Italia.
 
Yes, that is true.  And it is already the case!  Further considerations include:  1.  Italy can just as readily ‘convert’ its debt at any time just as easily as when the lira is introduced, with the same legal and financial considerations.  2.  The initial lira ‘debt’/outstanding tax credits will be 0, and the desire for lira ‘savings’/financial assets will immediately be high  3. With the currency tending to appreciate due to some of those holding euro deposits sell them for euro deposits Italy can buy euro and sell lira at ‘current market’ prices which both provides stability and builds euro reserves for Italy that can then be used to pay down Italy’s euro obligations.   
 
Peraltro in una situazione del genere verrebbe a mancare l’ipotesi base della MMT stessa, almeno per come è sempre stata spiegata, ovvero che lo stato emetta, spenda e si indebiti (con la banca centrale, cioè con se stesso) nella sua valuta. Se invece è indebitato pressoché totalmente in valuta estera, il governo diventa simile ad una famiglia indebitata e non gode più di una piena sovranità monetaria. E, lo ripetiamo, con un’aggravante rispetto ad oggi: ora il governo tassa in euro, quindi ottiene euro con cui rimborsare il debito, mentre dopo l’uscita dall’euro il governo stamperebbe lire e otterrebbe tasse in lire.
WM: Sì, ma nuovamente questa è la condizione che già oggi vive l’Italia. E dopo il primo anno, probabilmente, seguendo la precedente “politica di transizione”, il debito in euro sarà presumibilmente enormemente ridotto. E, in ogni caso, l’Italia può continuamente valutare la situazione a livello macro e fare degli aggiustamenti che siano adatti allo scopo pubblico, a cominciare dal sostenere la piena occupazione, una produzione ottimale e ottimizzare i termini reali di scambio.
 
yes, but again, that’s already the case for Italy.  And after the first year, perhaps, following the above ‘transition policy’ the euro debt is likely to be greatly reduced, and in any case Italy can continuously evaluate the macro situation and make adjustments that suite public purpose, beginning with sustaining full employment, optimal output, and optimizing real terms of trade.  
 
E no, non si potrebbe pensare di stampare lire per comprare euro perché questo svaluterebbe drammaticamente la lira (ad ogni scadenza dovremmo stampare miliardi di lire per comprare euro ai prezzi di mercato).
 
WM: Come descritto in precedenza, l’Italia acquisterebbe euro dai depositanti che vorranno venderli, vendendo lire a coloro che vorranno acquistarle; ciò “si adatterebbe” alla domanda come evidenziato dal fatto che l’Italia lascerebbe che la propria offerta di lire sia fissata in base alle richieste del mercato, piuttosto che vendere sul mercato, un po’ come Cina e Giappone hanno fatto quando per esempio hanno affrontato pressioni al rialzo sulla propria valuta.
 
***As previously described, Italy would be buying euro from depositors wishing to sell, and selling lira to depositors wishing to buy, which ‘accommodates’ demand as evidenced by Italy getting it’s offers of lira taken by the market, rather than ‘hitting bids’ in the market, much like China and Japan, for example, have done when faced with upward currency pressures.  
 
Noi non citiamo mai l’iperinflazione dello Zimbabwe e della Repubblica di Weimar, ma questo è davvero il caso. Difatti una situazione del genere si presentò in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, quando il governo della Repubblica di Weimar, costretto a pagare i debiti di guerra, pensò bene di stampare marchi e comprare oro e valuta estera con cui pagare le riparazioni. Sappiamo cosa ciò comportò:
 

A partire nel mese di agosto 1921, la Germania cominciò ad acquistare valuta estera con i marchi a qualsiasi prezzo,
 
WM: Sì, questa è la differenza. Non avverrebbe a “qualsiasi prezzo” ma solamente al prezzo desiderato dall’Italia, che, per i primi mesi o più, sarebbe probabilmente – ma non necessariamente – approssimativamente 1:1 rispetto all’euro.
Yes, that’s the difference.  This would not be ‘at any price’ but only at the price desired by Italy, which, for the first few months or more, would likely -but not necessarily- be approximately 1:1 with the euro.  
ma ciò aumentò la velocità con cui il marco si svalutava. Più in basso il marco affondata sui cambi, più marchi erano necessari ad acquistare la valuta estera richiesta dalla Commissione delle riparazioni.
Durante la prima metà del 1922, il Marco si stabilizzò a circa 320 marchi per dollaro. Nel mentre, si svolgevano le conferenze internazionali sulle riparazioni, tra cui una nel giugno del 1922 organizzata dal banchiere statunitense JP Morgan, Jr. Quando questi incontri non produssero una soluzione praticabile, l’inflazione divenne iperinflazione e il Marco scese a 800 marchi per dollaro nel dicembre 1922. L’indice del costo della vita era 41 nel giugno del 1922 e 685 nel mese di dicembre, un aumento di 15 volte.
Nel gennaio 1923 le truppe francesi e belghe occuparono la Ruhr, la regione industriale della Germania nella valle dell’omonimo fiume, per garantire che le riparazioni fossero pagate in beni, come il carbone della Ruhr e di altre zone industriali della Germania. Poiché il Marco era praticamente inutile, era diventato impossibile per la Germania acquistare valuta estera o oro con marchi di carta. Invece, le riparazioni venivano pagate in beni. L’inflazione si aggravò quando i lavoratori della Ruhr andarono in sciopero generale, e il governo tedesco stampò più denaro per continuare a pagarli per “resistere passivamente.”
Nel novembre 1923, il dollaro americano valeva 4.210.500.000.000 marchi tedeschi.
WM: Sì, meglio non perdere una guerra e affrontare riparazioni per quella guerra…
yes, best not to lose a war and face war reparations…
 

La situazione eccezionale prodotta da quello scellerato comportamento è sottolineata anche da Randall Wray.
Scrive ancora Mosler:

Le banche rimarranno aperte fintanto che il governo fornirà liquidità (in lire), come farebbe nella mia proposta, e solo i depositi in lire saranno assicurati dal governo, cosa che darà anche un incentivo per convertire euro con lire.
Ma se solo i depositi in lire verranno assicurati, allora la cosa più razionale da fare per tutelare i propri risparmi in euro non sarebbe quella di convertirli in lire ma di spostarli su una banca di un paese euro, ad esempio la Germania, operazione che al giorno d’oggi può permettersi chiunque in breve tempo e a costi minimi.

 
WM: Sì, può avvenire, ma non è necessariamente un problema.
Yes, that can happen, but it’s not necessarily a problem.  
Tale spostamento, che sarebbe senz’altro di grandi proporzioni, costituirebbe una fuga di capitali che deprezzerebbe la lira massicciamente,
WM: Perché causerebbe una svalutazione della lira? Non avviene alcuna vendita di lire quando si spostano depositi bancari da una banca a un’altra.
Why would that cause lira depreciation?  There is no selling of lira involved in moving bank deposits from one bank to another?
mettendo ancora di più in difficoltà quanti percepiscono un reddito in lire, ma devono pagare il mutuo in euro.
 
In conclusione, l’ipotesi di mantenere mutui e depositi in euro dopo essere usciti dalla moneta unica è impraticabile.
WM: E concludo dicendo che la conversione è molto meno pratica, come la storia ha dimostrato ripetutamente.
And I conclude that converting is far more impractical, as history has shown repeatedly.
;)
 

4 commenti
  1. Alex Santucci
    Alex Santucci dice:

    Mosler lascia irrisolte le obiezioni già formulate in questo post http://eurocrazia.blogspot.it/2015/01/di-maio-i-risparmi-italiani-non-possono.html, sottovalutando ancora una volta le tensioni di cambio che si manifesterebbero all’indomani dell’euro-exit.
    Ipotizzare un eccesso di compratori di lire se i depositi non verranno convertiti per decreto, trascura anzitutto l’evidente rivalutazione dell’euro sulla nuova lira, che andrebbero subito a posizionarsi ad un livello inferiore, essendo nota l’artificiale sopravvalutazione dell’euro rispetto ai parametri macro-economici italiani.
    In forza di quella rivalutazione. i risparmiatori si presenterebbero all’istante presso gli sportelli bancari per monetizzare questo risultato: ritirerebbero tutti i loro depositi in euro, con grave pregiudizio per quel sistema bancario che Mosler vorrebbe immunizzare dai rischi valutari.
    Gli effetti dell’apprezzamento della nuova valuta, teorizzati a seguito della conversione dei depositi da euro in lire sono dunque irrealistici nell’immediato euro-exit, perchè scontano quell’inevitabile “finestra temporale” che si aprirà fra la data del break-up e l’esazione delle prime tasse ed erogazione dei primi stipendi nel nuovo conio.
    Preoccupanti e non giustificabili (almeno nell’ottica del ripristino della sovranità tout-court auspicata dai divulgatori MMT) sono le considerazioni in tema di mancata ridenominazione del debito pubblico nel nuovo conio. La consapevolezza che l’Italia sia oggi sotto il ricatto dello spread non giustifica in alcun modo la continuazione di quello status che, a suo modo di vedere, sarebbe superato dall’asserito apprezzamento delle nuove lire che, come già osservato è infondato almeno nell’immediato break-up.
    Osservo da ultimo l’esenzione da ogni trattamento fiscale da parte di quei detentori esteri di tds (residenti nei Paesi in white list) che manterrebbero dunque il pieno diritto alla monetizzazione in una valuta estera per lo stato italiano.

    Rispondi
    • redazione
      redazione dice:

      “sottovalutando ancora una volta le tensioni di cambio che si manifesterebbero all’indomani dell’euro-exit”
      E’ proprio per mitigare eventuali tensioni sul cambio che afferma di non ridenominare gli euro in lire (e come ha spiegato, questa operazione può essere eseguita in qualsiasi momento se le circostanze lo richiedessero)
      “Ipotizzare un eccesso di compratori di lire se i depositi non verranno convertiti per decreto”
      Ci sono questioni tecniche che nessuno ha mai affrontato pienamente. Un esempio: quanto tempo occorre per stampare le nuove monete Nuova Valuta Italiana e modificare tutti i bancomat, i Pos, i distributori automatici? Almeno qualche giorno. Se lei si recherà al bancomat dopo l’aggiornamento con NVI per andare alla posta e inviare un pacco postale con i francobolli, oppure pagare la Tasi, versare l’Iva del dipendente, fare benzina, avrà bisogno di Nuova Valuta Italiana e non di euro. Lei, dal bancomat, ritirerà Nuova Valuta Italiana, tutte le banche imposteranno questo sistema. Lei avrà bisogno di lire e non di euro, venderà euro e acquisterà lire. Non andrà alla posta con gli euro perché non glieli accetteranno. Se anche non vi fosse un “eccesso”, sicuramente ciò mitigherebbe invece l’effetto “panico” alimentato dalla cattiva informazione.

      “trascura anzitutto l’evidente rivalutazione dell’euro sulla nuova lira”
      Fatti salvi i movimenti di capitali che sono spesso irrazionali o speculativi specie nel brevissimo periodo, è facile ipotizzare che l’uscita di un paese come l’Italia dalla moneta unica assesti un colpo definitivo alla credibilità dell’euro. Ricordiamo inoltre che riguardo i differenziali di inflazione cumulati con la Germania si tratta di appena il 10% o poco più. E ribadiamo: dipende da quale consapevolezza avrà governo e banca d’Italia in quel frangente, perché con un importante annuncio fiscale l’effetto della “ripartenza” sarebbe immediato.
      “In forza di quella rivalutazione. i risparmiatori si presenterebbero all’istante presso gli sportelli bancari per monetizzare questo risultato: ritirerebbero tutti i loro depositi in euro, con grave pregiudizio per quel sistema bancario che Mosler vorrebbe immunizzare dai rischi valutari”
      Se ritirano i depositi in euro e li portano in Germania, come da articolo di Keynes Blog, cosa succede? Se le banche hanno “passività che si apprezzerebbero e attività che si deprezzerebbero” (euro le prime, lira le seconde), la riduzione delle passività in euro non provocherebbe nessuna svalutazione della lira e inoltre eviterebbe addirittura il rischio paventato da Keynes Blog. Ci sono troppe contraddizioni in questo allarmismo: lei ce li vede milioni di italiani che spostano i loro conti in Germania su una valuta che, dopo l’uscita ipotetica dell’Italia, vedrebbe di fatto la sua fine (come ben sa, l’accordo franco-tedesco non può reggere se l’economia italiana torna indipendente, e la Francia seguirebbe a ruota l’esempio italiano), mentre in Italia i loro conti in lire sarebbero garantiti dalla Banca d’Italia?
      “Osservo da ultimo l’esenzione da ogni trattamento fiscale da parte di quei detentori esteri di tds (residenti nei Paesi in white list) che manterrebbero dunque il pieno diritto alla monetizzazione in una valuta estera per lo stato italiano”
      Come già accennato, lo Stato italiano può in ogni istante ridenominare tutto in euro. Quella che scrive Mosler è una possibilità in più, non in meno, sulla quale occorre ragionare approfonditamente perché consente di far capire agli italiani, terrorizzati dalla svalutazione dei propri risparmi dalla propaganda eurista, che questo non avviene, perché possono, volendo, tenere tutto in euro. A quel punto, a parte le cavallette e le piaghe bibliche, non ci sembra ci siano argomenti ulteriori a loro disposizione.

      Rispondi
      • Mino
        Mino dice:

        Il debito pubblico dovrebbe essere convertito in lire. I risparmi potrebbero rimanere contabilizzati in Euro. Ovviamente non saranno Euro veri, nel senso che seguiranno per legge il tasso di cambio dell’Euro, ovviamente non saranno accettati sul mercato estero ma saranno convertibili solo in lire. Finché l’Euro esisterà continueranno a essere contabilizzati come se fossero Euro, quando l’Euro sarà passato alla storia (e ormai non dovrebbe mancare molto) saranno convertiti in lire. In alternativa lo Stato Italiano potrà obbligare i risparmiatori alla conversione entro 1 o 3 anni. Inoltre, occorre considerare che l’uscita dall’Euro dovrebbe necessariamente comportare la nazionalizzazione del sistema bancario e quindi la conversione dei mutui sarebbe fatta per legge per favorire i cittadini, per esempio col tasso di cambio massimo 1:1.

        Rispondi
  2. lucasi
    lucasi dice:

    ancora una volta si “profetizza” lo scenario al ritorno alla Lira: svalutazione nei confronti dell’euro, corsa ai bancomat ecc ecc oppure il contrario….
    Lo ha detto chiaramente Draghi, l’euro esiste e sta sui mercati perche’ c’e’ un imposizione ( come qualsiasi altra moneta e come insegna la MMT), se una Nazione aderente all’euro, prende coraggio e con una decisione POLITICA e DEMOCRATICA decide di uscirne, il sistema Euro crolla, e su questo non ci sono dubbi, si potrebbe ipotizzare un’uscita di qualche “piccola” nazione, ( piccola intesa come dimensione del PIL) e forse l’euro “potrebbe” rimanere in piedi, ma come si sa, le nazioni come italia, germania, francia e forse la grecia sono quelle che fanno PIL, ( a quanto ammonta il pil del belgio? e quello dell’olanda? diciamo come lombardia e piemonte insieme?)
    prendete per esempio cipro, che pil ha? eppure non lo hanno fatto uscire, proprio per il discorso dell’IMPOSIZIONE di una moneta…quindi , deduco , a mio semplice e modesto parere, se l’Italia dichiarasse di tornare alla LIRA, l’euro crollerebbe il giorno stesso, con conseguenze POLITICHE/ECONOMICHE che non possiamo manco immaginare, specialmente quelle POLITICHE, non voglio essere catastrofista, ma si preannuncia una specie di Guerra se succedesse una cosa simile, sia da parte dell’italia e altra nazione che decidesse di tornare alla propria moneta nazionale…..

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