Fine del semestre europeo per l’Italia (non ce ne saremmo accorti se non vi fosse stato l’eccesso di enfasi all’inizio e l’eccesso di trionfalismi allo scadere…).
Prima notizia del Fatto Quotidiano on line:
La retorica alla fiorentina fa pensare che sì, il nostro Matteo Renzi ha vinto la “battaglia” sulla “flessibilità”.
Andiamo sui documenti ufficiali firmati da Renzi e Padoan e al vaglio della Commissione Europea, che nelle prossime settimane darà ulteriori valutazioni con rischio di insensati aggiustamenti. Dal 2013 al 2018, i dati sottostanti sono tratti dal Documento Economia e Finanza 2014 (ovviamente di riepilogo per il 2013, previsionali per gli anni a venire), con il quale evidenziamo, al netto degli interessi passivi (sappiamo bene quale sarebbe il loro peso con moneta sovrana, e qual è oggi con l’euro) l’ammontare dell’avanzo primario, ovvero la differenza tra le tasse pagate dagli italiani e la spesa pubblica.
L’avanzo primario è di fatto il “guadagno” dello Stato italiano retrocesso a “buon padre di famiglia”: per ottenere prestiti (avendo perso la disponibilità della moneta) deve tassare più di quando spende mostrando a fine anno di aver cumulato un reddito. Così come un “buon padre di famiglia” deve mostrare alla sua banca di avere un reddito stabile e certo e un patrimonio attaccabile per ottenere un prestito.
Guardate che bel (brutto) crescendo.