La convention politica organizzata da Matteo Renzi, in questi giorni alla stazione Leopolda di Firenze, ci regala (per così dire) delle chicche che non potevamo in alcun modo far passare inosservate. Tra i numerosi interventi di imprenditori, politici e personaggi pubblici, sostenitori del Renzi pensiero, ci colpisce in particolare quello di Davide Serra, che racchiude quanto di peggio l’idea neoliberista possa portare con se ed è, a giudicare dagli applausi che strappa, un indicatore preciso del lavaggio del cervello a cui sono sottoposti gli italiani.
E’ possibile seguire l’intero intervento a questo link e vi consiglio di farlo prima di continuare la lettura di questo articolo.

Ma chi è Davide Serra? Questo giovanotto dall’aria pulita e manageriale che individua nei nostri nonni e nei nostri genitori i colpevoli della crisi attuale e si serve di Wikipedia per corroborare le proprie tesi? Lasciamocelo spiegare proprio dalla famigerata enciclopedia online:
Davide Serra (Genova, 1971) è un imprenditore italiano, finanziere, fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris.
[…]Nel 1995 si trasferisce a Londra, dove lavora per UBS (banca privata e d’investimento ndr) fino al 2000, prima di entrare nel 2001 alla banca d’affari Morgan Stanley (una delle più grandi banche d’affari del mondo con sede a New York city ndr), dove è diventato direttore generale e coordinatore della ricerca globale sulla finanza. [fonte: Wikipedia]
Fondo Algebris: Algebris Investments (UK) LLP è un fondo speculativo britannico, fondato da Davide Serra e Eric Halet. [fonte: Wikipedia]
Possiamo ora rispondere alla domanda: Davide Serra è uno speculatore finanziario che ha prestato servizio in due delle più grandi banche mondiali d’investimento, la UBS e la Morgan Stanley.
Serviamoci sempre di Wikipedia per chiarire, a chi ignora, cos’è la speculazione finanziaria:
La speculazione in finanza è l’attività di un certo individuo (operatore finanziario) che entra sul mercato nel momento presente effettuando un qualche tipo di investimento e presumendo degli sviluppi ad alto rischio il cui esito, positivo o negativo, dipenderà dal verificarsi o meno di eventi su cui egli ha formulato le sue aspettative iniziali. Se l’evento aleatorio si manifesterà in linea con le aspettative, l’operazione speculativa avrà esito positivo, cioè produrrà un profitto, nel caso contrario si avrà una perdita.
Nel senso comune del termine, per «speculazione» si intende invece una qualunque operazione intesa a ottenere un vantaggio o utile sfruttando senza scrupoli situazioni favorevoli, spesso a danno di altri soggetti o dell’interesse generale. [fonte: Wikipedia]
Ora che abbiamo individuato il personaggio possiamo passare ad analizzare i concetti aberranti che ci propina nel suo intervento.
Meritocrazia (Dal suo intervento, min. 00:35)
Il nostro speculatore finanziario (che ha pensato bene di aprire il suo fondo d’investimenti nel Regno Unito e non in Italia, sia mai che debba pagare le tasse al nostro paese!) apre l’intervento come peggio non avrebbe potuto fare introducendo il concetto di meritocrazia e servendosi, nel farlo, proprio di Wikipedia:
“…parola nata in inglese, meritocracy, per la prima volta… ci è stato scritto un libro negli anni ’60… ed è la forma forma di governo dove le cariche amministrative, le cariche pubbliche, e qualsiasi ruolo che richieda responsabilità nei confronti degli altri, è affidata secondo criteri di merito, e non di appartenenza lobbistica, familiare (nepotismo e in senso allargato clientelismo) o di casta economica (oligarchia).” (http://it.wikipedia.org/wiki/Meritocrazia)
Applausi per Davide che cita anche il libro di Michael Young “Rise of meritocracy” (del 1958 ndr). Strano però che si fermi alle prime righe riportate da Wikipedia. Basterebbe scrollare qualche riga con il mouse per leggere quanto segue:
Il termine “meritocrazia” fu usato la prima volta da Michael Young nel suo libro “Rise of the Meritocracy” (1958). Il termine era destinato a un uso dispregiativo, e il suo libro era lo scenario di un futuro distopico* in cui la posizione sociale di un individuo è determinata dal suo quoziente intellettivo e dallo sforzo.
*Per distopia (o antiutopia, pseudo-utopia, utopia negativa o cacotopia) s’intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine, da pronunciarsi “distopìa”, è stato coniato come contrario di utopia ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici)  
E ancora:
Spesso, gli oppositori del concetto di meritocrazia sostengono che caratteristiche come intelligenza e sforzo non sono misurabili con accuratezza. Perciò, dal loro punto di vista, qualsiasi attuazione della meritocrazia comporta necessariamente un alto grado di arbitrarietà ed è, di conseguenza, imperfetta.
Nel libro (di Young ndr), l’esistenza di un simile sistema sociale finisce per portare a una rivoluzione in cui le masse rovesciano l’élite, che è divenuta arrogante e scollegata dai sentimenti del popolo.
Auspichiamo che le parole di Serra possano essere profetiche.

Debito pubblico è il problema e la colpa è delle generazioni precedenti (Min. 2:00)
Il nostro riesce, in 40 secondi, ad enunciare la maggior parte delle peggiori “frodi capitali della politica economica” (cit. W. Mosler), strappando applausi scroscianti dalla platea. Ne elenchiamo alcune:

  • Il debito pubblico è il nostro problema
  • I nostri nonni e i nostri genitori hanno indebitato la nostra generazione e quella dei nostri figli
  • Il debito pubblico è la più grande rapina intragenerazionale
  • Abbiamo vissuto per 20 anni al di sopra dei nostri mezzi
  • Lo stato non si è comportato come un padre di famiglia

Caro Davide Serra, l’idea che i nostri figli saranno privati di beni e servizi in futuro a causa del debito pubblico attuale è semplicemente ridicola. La produzione di ogni anno viene divisa tra i vivi e non viene mai gettata via o rimandata indietro nel passato per risanare un debito pregresso. Le risulta che ci siano aziende italiane che vendono i loro beni e servizi per ripagare un debito contratto dal Governo nel 1978??
L’unica ragione per cui la spesa pubblica passata è divenuta un problema per la nostra generazione e i nostri figli è da ricercare nei dettami dei Trattati europei che obbligano gli Stati a pareggiare i bilanci e ad attuare politche economiche volte alla riduzione di numeri su un computer, statistiche contabili, anziché attuare una finanza funzionale agli interessi pubblici e alla vita reale.
Inoltre, il debito pubblico, come ci insegna W. Godley, non corrisponde MAI al debito del settore di cittadini ed aziende, bensì al suo credito, è un flusso finanziario che inizia da una parte (lo Stato) e finisce in un’altra (il settore privato). Quando un Governo spende aumenta automaticamente la ricchezza finanziaria del settore privato e non viceversa come sostiene lei. Chi sta privando noi e priverà i nostri figli di una vita dignitosa sono quei Governi, come il nostro, che operano al di sotto delle proprie possibilitàal di sotto della piena occupazione e della piena produzione.
Si chiama scarto produttivo caro Serra, ed è la differenza tra ciò che potremmo produrre in regime di piena occupazione e ciò che produciamo adesso.
Sono le spese fatte dai Governi degli anni ’70, dove la disoccupazione era minima e si provava a perseguire i dettami della nostra Costituzione ad essere il problema, o il fatto che oggi stiamo riducendo, con il taglio della spesa pubblica da lei auspicato, il supporto all’istruzione che consentirebbe ai nostri figli di acquisire quella conoscenza necessaria per essere migliori in futuro?
Sono i numeri su un computer della banca centrale a rappresentare il disastro o i continui tagli alla sanità, alla ricerca e sviluppo, alle infrastrutture, ai trasporti che ci consegnano un mondo di disagi e di stenti e ne consegneranno uno ancora peggiore ai nostri figli?
Sono le passate generazioni ad aver vissuto al di sopra dei loro mezzi o è la nostra che trasferendo ad oltranza i propri giovani tra le fila dei disoccupati, ha dimenticato la prima funzione dello Stato che è quella di perseguire l’interesse pubblico?
Lo Stato che  si comporta come il “buon padre di famiglia”, come vorrebbe lei, ovvero quello che taglia, taglia e taglia non agisce in modo equo e responsabile, bensì distrugge la ricchezza finanziaria e reale della sua popolazione, come spiegato da Marco Cavedon in questo articolo.
Sono domande retoriche le mie, perché capisco chiaramente che nei salotti dell’alta finanza mondiale, che lei frequenta, si discute di ben altre questioni.
Ma non è solo il buon senso a rendere ridicole le sue parole, infatti i dati macroeconomici fanno anche di meglio, analizziamoli:
Spesa pubblica italiana confronto con resto d'Europa

Questo grafico, da fonte autorevole, mostra la spesa pubblica in percentuale del PIL e ci indica chiaramente come durante tutti gli anni che vanno dal 1960 fino alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, il nostro paese abbia speso meno della media europea.
MENO, abbiamo speso MENO della media europea. Serra, lei non solo dice sciocchezze a livello macroeconomico, ma riporta anche dati FALSI.

Pensioni e contributi versati
Se lei avesse capito come funziona la macroeconomia, anziché la finanza speculativa, saprebbe anche che le tasse (quelle che, glielo ricordo, lei paga al Governo del Regno Unito e non a quello italiano, ndr) e i contributi, compresi quelli previdenziali, non finanziano la spesa pubblica di uno Stato che può emettere la propria valuta e gestire la propria politica fiscale e monetaria. Ancora una volta, il problema sono i vincoli imposti dai trattati europei e non il sistema della previdenza sociale. Quando uno Stato che ha il monopolio della valuta paga le pensioni, modifica semplicemente i numeri dei nostri conti correnti aumentandoli e diminuisce quelli del conto “previdenza sociale” per tenere traccia di ciò che ha fatto. Sono numeri e non influiscono sulla capacità di spesa di un Governo. Noi Italia, tuttavia, abbiamo preferito castrare la nostra economia aderendo al Trattato di Maastricht e adottando la moneta unica, cosa che non ha fatto la sua amata Inghilterra.
Voglio farle un esempio di come funziona la previdenza sociale, una metafora che le piacerà, perché molto vicina al lavoro che lei fa tutti i giorni: versare denaro sotto forma di contributi  previdenziali al Governo e vederseli restituiti in seguito è esattamente come comprare titoli di stato e obbligazioni, grazie ai quali si versa denaro oggi allo Stato che poi verrà restituito in seguito con gli interessi. Per nessuno Stato che può disporre a piacimento della propria valuta  potrà mai essere un problema questo. Lo è invece la perdita della capacità di spesa. Maastricht.

Le aziende stanno chiudendo perché lo Stato è troppo indebitato
Su una cosa, devo ammettere, concordo con lei, Serra: di italiani vincenti ce ne sono e ce ne sono stati tanti nel corso della storia. Uno di questi è stato sicuramente Augusto Graziani, purtroppo recentemente scomparso, che avrebbe potuto insegnarle un concetto molto semplice: grazie al disavanzo pubblico le imprese non devono rivolgersi alle banche e non chiudono i battenti, perché ciò che manda in disgrazia imprese e famiglie è la mancanza di liquidità che può essere assicurata proprio dai disavanzi pubblici.
Esattamente il contrario di quanto lei sostiene.
Scrive Graziani:
“Se il settore pubblico viene gestito in pareggio, e cioè la spesa pubblica è coperta con le imposte, il settore pubblico non aggiunge e non toglie una lira di liquidità, si limita a prendere da una parte e a spendere dall’altra; le imprese ottengono liquidità aggiuntiva soltanto dal settore bancario con il conseguente indebitamento. Quando invece c’è un disavanzo nel settore pubblico, finalmente è lo Stato che s’indebita verso la Banca Centrale, con un allargamento della base monetaria, o si indebita verso i risparmiatori, aumentando la velocità di circolazione della moneta. Ma in entrambi i casi le imprese ottengono flussi di liquidità che per loro non sono un debito, liquidità sulla quale non devono pagare interessi. È stato proprio il disavanzo del settore pubblico che ha riequilibrato i conti del settore industriale verso il settore finanziario.
(fonte:http://www.criticamente.com/economia/economia_politica/Graziani_Augusto_-_Cambiare_tutto_per_non_cambiare_niente.htm)
Lo Stato è l’unico soggetto economico che può immettere liquidità creando in questo modo la domanda, da parte dei privati, di quei beni e servizi che verranno prodotti dalle aziende. Solo la spesa che lei vuole tagliare, caro Serra, può salvare le nostre aziende dal definitivo collasso.
(Foto estratta dal video ufficiale di Serra alla Leopolda)
Davide Serra alla Leopolda 2014

Matteo Renzi e i Gufi
Caro Matteo, ogni tanto ci prendi in pieno anche tu: devi guardarti dai Gufi.
I Gufi siamo noi, Matteo, La MeMMT, i Gufi del deficit, e combattono gli avvoltoi della finanza che lanciano pubblicamente i tuoi endorsment.
Il gufo è in generale il rapace notturno per antonomasia, vede nell’oscurità, diventa attivo di notte, quando l’uomo, rilassato dal sonno, si abbandona al mondo onirico.
Il suo volo risulta felpato, a tal punto che nessuno è in grado di sentirlo passare, ma il suo ululato lacerante scuote la pace notturna.
La civetta/gufo, insieme col drago, era l’attributo di Atena/Minerva, divinità della civiltà e della saggezza.
Sin dall’antichità è un simbolo della saggezza, della conoscenza e della consapevolezza profonda, animale che vede oltre le maschere, dove gli altri non vedono.
Guardati dai Gufi, Matteo.