A forza di giocare con le tre carte, il banco si confonde più degli scommettitori.
Poche ore fa il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha annunciato, davanti agli industriali, che nel 2015 si verificherà in Italia “la più grande opera di riduzione delle tasse mai fatta“.
Meno 18 miliardi di tasse, oltre l’1% del Pil. Evviva, verrebbe da dire, stappiamo lo spumante. Queste sono svolte buone.
Nelle bollicine renziane c’è di tutto: 6,5 miliardi di Irap, 10 miliardi per il bonus “80 euro”, detrazioni contributi per nuovi assunti, e via dicendo.
Ok, vediamo allora cosa ha scritto il governo nell’ultimo documento ufficiale, la nota di aggiornamento del Documento Economia e Finanza del 30 settembre.
A pagina 30, ad esempio, è riportato che la pressione fiscale nel 2015 è stimata pari al 44,2% del Pil, contro il 44,3% che dovrebbe raggiungere quest’anno e il 44% del 2013.
Praticamente nelle recentissime previsioni di Padoan il 2014 registra una imposizione fiscale media superiore a quella del governo Letta, mentre per l’anno prossimo è prevista una piccolissima flessione. Impalpabile, oseremmo dire. Sempre che le cose andranno per il meglio (previsioni aumento Pil +0,3%). Altrimenti…