CAPIRE IL VERO POTERE: IL WTO.
Spesso consideriamo il Wto (world trade organization, in italiano Organizzazione mondiale del commercio), come qualcosa di lontano da noi, che non influisce sulle nostre vite. Tutto ciò è sbagliato.
Andiamo ad analizzare la storia e le funzioni del Wto e successivamente del GATS.

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1) Storia ed organizzazione interna del WTO
Tra il 1947 e il 1948 viene promulgata la Carta di Avana, firmata da 55 paesi, che sancisce la nascita dell’ ITO, l’organizzazione internazionale del commercio. Di questa carta è sopravvissuto solo il capitolo IV, il famoso GATT, che è l’accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio.
Il GATT aveva, però, solo competenza sulle merci e quindi non sui servizi e sulla proprietà intellettuale ed immateriale.
La conseguenza fu che le società transnazionali spinsero per istituire un’organizzazione internazionale che si sarebbe potuta occupare dei loro interessi in un quadro più ampio.
Così nel 1986 si inaugura l’Uruguay Round che si concluderà con il trattato di Marrakech nel 1994, ossia con il documento finale che sancisce la nascita del WTO.
Questo testo, ben 600 pagine, poneva in una volta sola tutti i campi dell’attività umana sotto il condizionamento immediato o programmato dell’organizzazione.
Le attività del WTO hanno inizio il 1° gennaio 1995 a Ginevra, nell’ex-sede del GATT; ne fanno parte 140 paesi.
Il WTO è composto da :
– SEGRETERIA (553 persone) con un ruolo puramente tecnico;
– CONFERENZA MINESTERIALE composta dai rappresentanti di tutti i paesi membri e deve riunirsi almeno ogni 2 anni. Stabilisce l’ordine del giorno e può creare comitati e gruppi di lavoro permanenti;
– CONSIGLIO GENERALE composto dai rappresentanti permanenti dei paesi membri a Ginevra. Gestisce i consigli di settore (agricoltura,servizi, proprietà intellettuale) e crea comitati e gruppi di lavoro specializzati.
Gli stati dell’UE sono rappresentanti dai negoziatori dell’UE, il cui mandato viene stabilito dal Comitato 133, che è composto da alti funzionari e si riunisce a Bruxelles per “preparare le decisioni”.
All’interno del WTO le decisioni in teoria vengono prese per consenso, ma in realtà vengono prese da USA, Canada, Giappone ed UE. Sempre in teoria sono possibili votazioni, ma in pratica non ce ne sono mai state. Stesso discorso vale per il Sud che dovrebbe giovare di “trattamenti speciali e differenziati”.
Per capire l’insieme delle competenze del Wto basta immaginare un grande palazzo con molte stanze con importanza e funzioni diverse.
In questo edificio convivono accordi di natura specifica che dipendono dalla stessa architettura e di cui il Wto costituisce il “quadro istituzionale comune”.

2) I grandi principi
1) Nessuna Eccezione: non si possono formulare riserve.
2) il WTO è un forum di negoziati permanenti e non il risultato di un trattato compiuto. Tende a “una liberalizzazione progressiva e cosciente”.
3) Trasparenza: la segreteria deve essere informata dai singoli governi membri di tutte le legislazioni e delle nuove leggi che hanno un impatto col commercio.
4) Principio della nazione più favorita: ogni paese membro deve trattare allo stesso modo i “prodotti similari” esportati da un altro paese membro.
5) Trattamento nazionale: ogni paese membro è tenuto a trattare i prodotti degli altri paesi senza porre discrimini rispetto ai propri prodotti.
6) L’accesso ai mercati è regolato.
7) La regolamentazione del Dumping (vendere un prodotto a un prezzo inferiore rispetto al suo reale prezzo di costo) permette alle industrie di applicare tasse antidumping.
8) Divieto di sovvenzioni statali.
9) Vietato distinguere tra prodotti che hanno “storie diverse”: è proibito porre distinzioni tra prodotti considerati come aventi caratteristiche simili in base ai metodi di produzione e trasformazione. Quindi per fare un esempio, un paese del WTO, che deve importare palloni da calcio, può scegliere tra quelli prodotti sfruttando i bambini in condizioni drammatiche o quelli prodotti da adulti sindacalizzati. Secondo le regole del Wto, il paese non può preferire un pallone da calcio in base alla diversità dei metodi di produzione, perché i due palloni sono “prodotti similari”. L’Organo di risoluzione delle controversie (Drb) ha finora rifiutato di accettare l’argomento dei danni ambientali e sanitari per giustificare l’esclusione di un qualsiasi prodotto.
3) Gli accordi
I vari accordi sono di natura specifica e il WTO è solo il “quadro istituzionale comune”.
Gli obiettivi sono quelli di liberalizzare il commercio mondiale, aprendo le frontiere, ed applicare a tutte le attività il principio della concorrenza e le leggi del mercato.
Gli accordi sono:
1) GATT:accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio.
Dal ’48 gli stati membri hanno abbassato le tariffe doganali mediamente del 40-50%;
2) TBT-Accordo sugli ostacoli al commercio:disciplina le misure ambientali e quelle applicate ai manufatti;
3) TRIMS: accordo sulle misure che riguardano gli investimenti;
4) SPS-Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie: uno degli effetti di questo accordo è la difficoltà di applicare il “principio di precauzione”, questo si applica quando nel dubbio sull’innocuità di un prodotto la dimostrazione di nocività è a carico del venditore/esportatore. Secondo il WTO invece è a carico dell’importatore come nel famoso caso della “carne agli ormoni” ossia quando l’Europa, limitandone l’importazione dagli USA, ha violato le regole del WTO, perché non ha dimostrato la possibile nocività. Un governo che, posto di fronte a una possibilità di rischio, decide di agire per proteggere la salute umana, animale o vegetale all’interno del proprio paese, anche in assenza di prove scientifiche assolute, ricorre al principio di precauzione. Questo principio è indispensabile in campo sanitario e ambientale, in cui gli effetti nocivi di un prodotto o di un processo di produzione possono impiegare tempi lunghi per manifestarsi concretamente e in un momento in cui è evidentemente troppo tardi. Nel quadro dell’accordo Sps, le norme di un paese nel campo della sicurezza alimentare non possono essere più restrittive di quelle fissate dal Codex Alimentarius, un dispositivo della Fao ampiamente dominato dai rappresentanti dell’industria agroalimentare e presieduta nel 2000 da un funzionario del Dipartimento americano dell’agricoltura. I delegati americani si battono d’altra parte per evitare ogni menzione del principio di precauzione nei testi del Codex.
5) TRIPS-Accordo sui diritti di proprietà intellettuale legati al commercio: ha competenze su copyright, artisti, produttori di musica, emissioni radiofoniche e televisive, marchi, brevetti, disegni e segreti industriali.
C’è la possibilità di brevettare la materia vivente (sementi, microrganismi, processi microbiologici, piante, animali). Permette la “biopirateria”, che avviene quando gruppi di ricerca delle multinazionali prelevano sostanze in altri paesi per utilizzarle per i loro prodotti,ma senza alcun compenso ai paesi d’origine.
Il gruppo africano del WTO propose di escludere la materia vivente dalla brevettabilità e di “preservare le pratiche agricole tradizionali”, ma non fu mai ascoltato.
6) AOA-Accordo sull’agricoltura: ha come obiettivi ridurre gli ostacoli alle importazioni, il sostegno diretto o indiretto alla produzione; limitare gli aiuti diretti e le esportazioni sovvenzionate.
In particolar modo prevale la concezione dell’agricoltura “produttivista”(USA ed agrobusiness), che considera i prodotti agricoli come un qualsiasi altro prodotto e quindi solo domanda ed offerta stabiliscono il prezzo. Gli effetti sono: sfruttamento del suolo e delle risorse idriche e fallimento piccoli agricoltori.
7) DRB-Accordo sulle regole e procedure che amministrano la risoluzione di controversie: è la “corte suprema del WTO”.
Ha potere coercitivo e funzioni esecutive, legislative e giudiziarie. Infatti produce giurisprudenza, dichiara illegali le disposizioni delle legislazioni nazionali non conformi con i testi del WTO.
Un paese, che si considera leso, chiede una “consultazione” col governo ritenuto lesivo. Avviene un incontro organizzato dal DRB: se entro 60 giorni non emerge una soluzione soddisfacente ,si crea un PANEL, cioè una corte arbitrale composta da 3 esperti del commercio.
Il PANEL si riunisce a porte chiuse, ascolta le parti e può richiedere il parere di un “gruppo di esperti di controllo”.
Il rapporto del PANEL deve essere adottato dal DRB entro 60 giorni, tranne nel caso di appello. Il ricorso si rivolge a un organo permanente composto da 7 esperti, che entro 90 giorni, accolgono, notificano o rifiutano le conclusioni del PANEL.
La decisione in appello è vincolante ed esecutiva per lo stato membro verso il quale è rivolta. Se dopo un certo lasso di tempo non vengono prese misure necessarie, il DRB stabilisce una quota sanzionatoria, ossia lo stato membro leso sceglie alcuni dei prodotti di esportazione dell’avversario condannato e può imporre diritti doganali pari alle sanzioni autorizzate.
Prima col GATT tutti i paesi dovevano essere d’accordo per imporre sanzioni commerciali, compreso il sanzionato; ora col WTO tutti devono essere d’accordo nel non sanzionare il colpevole, compreso il querelante.
I paesi più deboli o di media importanza sono più oggetto che soggetto di querele.
Un esempio: nel 1975 è stata firmata la convenzione di Lomè tra UE e le sue ex-colonie in Africa, Caraibi e Pacifico, che stabilisce rapporti commerciali garantiti e tariffe preferenziali per le banane. La Chiquita era contraria, perché danneggiava il suo mercato in Ecuador, si è dunque rivolta al DRB che ha decretato colpevole l’UE.
Gli Stati Uniti ricorrono spesso al DRB per piegare i propri partner commerciali, infatti il ministro del commercio estero presenta un inventario degli ostacoli al commercio verso i prodotti USA.
 
IL GATS
“Il GATS è un progetto per ridurre o eliminare le misure governative che impediscono ai servizi di essere liberamente forniti attraverso le frontiere nazionali.”[WTO Services Trade Negotians, US Trade Representative il 23 giugno 2000]
Gli oppositori vengono considerati “ignoranti” o “ipocriti”, nonostante il fatto che si basino sui testi e sui documenti ufficiali.
Quali sono i servizi coperti dal GATS?
Sono divisi in 12 grandi settori e in 160 sottosettori.
I 12 sono: “Servizi agli affari”; “Comunicazioni”; “Costruzione/Ingegneria”; “Distribuzione”; “Istruzione”; “Ambiente”; “Finanze”; “Sanità/Servizi sociali”; “Turismo”; “Tempo libero/Cultura/Sport”; “Trasporti”; “Altri”.
Alcuni sottosettori sono: servizi giuridici, contabilità, banche, PIL, architettura, credito, poste, compagnie telefoniche, hotel, ristoranti, spettacoli, biblioteche, musei, editoria.
Il GATS è accordo-quadro, la cui vocazione è di essere in costante “miglioramento” nel senso di una “progressiva liberalizzazione”[titolo quarta parte del testo del GATS].

I “modi” di fornitura dei servizi
I servizi possono essere forniti in 4 modi:
1) “in provenienza dal territorio di un membro con destinazione il territorio di un altro membro“(es.telefonata dalla Francia in Brasile).
2) “sul territorio di un membro a favore di un consumatore di servizi proveniente da un altro paese“(es.un italiano va a studiare basco in una scuola di Donostia).
3) presenza commerciale di un membro sul territorio di un altro membro: investimenti.
4) presenza di “persone naturali”: riguarda l’importazione di personale considerato necessario dal fornitore per fornire servizi nel territorio.
Ridurre i costi del personale è un’ossessione del WTO, quindi si vuole cercare di importare lavoratori a costi molto bassi. Di questo si occupa il “modo 4”, grazie al quale il GATS potrà favorire l’ingresso di lavoratori nella misura esatta delle esigenze delle transnazionali o per far realizzare il lavoro “mobile”. Gli effetti sono che priva il Sud del mondo degli elementi migliori, e il permesso di soggiorno viene concesso solo per la durata del contratto di lavoro. In più il modo 4 diventa un modo per tagliare gli stipendi nel settore pubblico e nell’industria privata.
 
Gli Impegni
Il GATS è composto da:
accordo-quadro sui servizi e modi
 “elenco degli impegni” che riporta i settori, i modi per i quali ogni paese è pronto ad aprire a fornitori e servizi stranieri. Le parti I,II,IV e V del testo riguardano gli “obblighi e discipline generali”, la “progressiva liberalizzazione” e le “disposizioni istituzionali”.
La parte III riguarda gli “impegni specifici“,che ogni paese indica nel proprio elenco, ma questi elenchi sono destinati ad essere estesi ed approfonditi nel corso dei negoziati successivi.
Il GATS si applica a tutti i livelli di governo: nazionale, regionale e locale.

Chi vuole cosa?
La volontà delle imprese americane oltre in parte a quelle europee sono all’origine del WTO.
Per quanto riguarda l’UE abbiamo il Forum dei servizi europei, che ha il compito di identificare le priorità e gli ostacoli per il GATS.
Sir Leon Brittan ha affermato che “abbattere gli ostacoli in paesi terzi implica chiaramente che dobbiamo essere disposti ad abbattere le barriere a casa nostra“.
La commissione europea parla a nome dell’UE spesso in accordo con USA, Giappone e Canada, dando le direttive per i negoziati (“a priori non è escluso alcun settore dei servizi”).
La coalizione industriale americana di servizio (USCSI) punta a “realizzare il livello più alto di liberalizzazione” e crede di “poter fare progressi nei negoziati per dare opportunità alle imprese americane di raggiungere la sanità all’estero”.
Il TABD (raggruppa i direttori delle 150 società + grandi dell’atlantico) detta le misure di deregolamentazione necessarie, affinchè un prodotto “approvato(da loro) venga accettato dapertutto”.
Spiegazione di alcuni articoli del testo del GATS
Cos’è un pubblico servizio?
L’art.I,3,b afferma che i servizi oggetto del GATS sono “tutti i servizi in tutti i settori ad eccezione dei servizi forniti nell’esercizio del potere governativo”. Bene,sembrerebbe che i servizi pubblici siano dunque esclusi dal GATS, ma l’art.I,3,c precisa subito che “il servizio non dev’essere fornito dal governo né su base commerciale, néè in concorrenza con uno o più fornitori di servizi”.
Quindi tanto per fare un esempio la scuola non è un servizio pubblico non oggetto di GATS, perché si può scegliere tra pubblica e privata.

Al WTO la necessità diventa legge

In questo caso si fa riferimento all’art.VI sulla “regolamentazione interna”.
Licenze, esigenze di qualificazione e norme tecniche non devono essere “ostacoli non necessari” al commercio.
Il consiglio del commercio crea “organismi appropriati” che fisseranno le “necessarie discipline”, affinché i paesi membri non siano tentati di applicare negli stessi settori,restrizioni “più rigorose del necessario per assicurare la qualità del servizio”.
La “necessità” diventa quindi una limitazione legalmente restrittiva sulla capacità di regolamentare dei governi. Ogni paese ha diritto ad avere specifici obbiettivi politici, ma deve “seguire lo strumento meno restrittivo per il commercio”.
L’art.XIV parla delle “eccezioni generali”, ossia autorizza i governi a prendere “misure necessarie” per proteggere l’ordine e la morale pubblica, la salute, ma non devono costituire una “palese restrizione al commercio dei servizi”.

Tanto per farsi un’idea nelle controversie 10 volte su 11 la misura governativa è stata ritenuta “più rigorosa del necessario”.
Infine l’art.10 prevede la salvaguardia (permesso di erigere barriere doganali all’importazione in caso di un’anomala affluenza dell’offerta di beni sul territorio che rappresenti una minaccia per il settore nazionale), dopo l’apertura di negoziati multilaterali. Peccato che questi negoziati non sono mai cominciati, nemmeno quando l’ASEAN (Organizzazione che raggruppa gli stati asiatici) ne aveva fatto richiesta.
Sovvenzioni
L’art.15 riguarda le sovvenzioni, ossia “contributi finanziari dei poteri pubblici”. Questo articolo impegna a negoziare per stabilire “discipline” passibili di sovvenzioni, perché i membri riconoscono che possono avere effetti di distorsione sul commercio dei servizi”.
In poche parole se un membro valuta una sovvenzione pregiudizievole verso di lui può chiedere consulenza al DRB.
Settori “impegnati”
L’art.XVI e XVII riguardano l’accesso ai mercati e il trattamento nazionale, che vengono applicati nei campi dove il “governo ha preso impegni”. Inoltre l’art.XIX ci dice che i negoziati sono destinati ad accrescere il livello generale degli impegni specifici verso la progressiva liberalizzazione.
Ogni impegno incide sulla legislazione nazionale ed è assoggettato alla disciplina del WTO.
Nessun limite
Una volta che un settore viene inserito negli impegni, l’accesso al mercato non può essere più limitato, quindi c’è il “divieto di porre limiti al numero dei fornitori stranieri, al valore totale delle transazioni, alla partecipazione straniera al capitale e al numero totale di persone fisiche che possono essere impegnate.”
Nei settori impegnati i fornitori stranieri hanno diritto al trattamento nazionale e l’art.XVII prevede che una società straniera abbia diritto alle stesse sovvenzioni fornite dallo Stato per un servizio pubblico o nazionale.

Un paese può cambiare idea?
Sì, infatti l’art. 21 dice che può farlo, ma avviene la compensazione, che consiste nella liberalizzazione di un altro settore che i partner commerciali considerano di valore equivalente. Inoltre, ciò è possibile se tutti i membri lesi sono concordi; quindi nella pratica gli impegni sono irreversibili.