Qe, Ltro, Abs. Sono alcune delle misure messe in atto da Federal Reserve (banca centrale Usa) e Banca Centrale Europea. Per esteso si tratta di Quantitative easing (alleggerimento quantitativo, acquisto di titoli da parte della banca centrale), long term refinancing operations (operazioni di rifinanziamento a lungo termine della banca centrale alle banche private), assets backed securities (titoli garantiti da mutui acquistati dalla Bc).

Chiusa la parentesi “dizionario”, arriviamo al nocciolo della questione. Giornalisti, economisti e commentatori finanziari considerano gli interventi sopraccitati una potenziale via di uscita dalla crisi economica. L’ultimo in ordine di tempo è il vicedirettore del Sole 24 Ore, Alessadro Plateroti, che il 4 luglio 2014 in prima pagina ha scritto «… misure (qe, ltro, abs, nda) sperimentate con successo in America avranno ora cittadinanza europea, con la speranza che prima o poi producano gli stessi effetti visti oltre-Atlantico».

La speranza l’abbiamo, ovviamente, tutti. Ci sarebbe un altro aspetto da considerare. Un aspetto non di poco conto che viene tenuto quasi nascosto, come se fosse un “segreto di Pulcinella”. Mi riferisco al deficit (o disavanzo) di bilancio dello Stato. È proprio qui, infatti, che sta la differenza tra Stati Uniti ed Eurozona (e Italia).

Negli Usa, guardando i dati (e il grafico numero 1), appare chiaro come i deficit del governo siano stati pressoché doppi rispetto a quelli dell’Eurozona: nel quadriennio post-inizio crisi (2008-2011), per esempio, il deficit americano medio (grafico 1, clic su “Media 2008-2011″) è stato del 7,5% mentre quello dell’Eurozona si è attestato al 3,8% nonostante la disoccupazione fosse a livelli più alti nell’Unione monetaria europea (grafico 1, clic su “Disoccupazione”).

Il grafico numero 1 testimonia che negli States i risultati ci sono stati: Pil su, disoccupazione giù.

In Eurozona (e in Italia), invece, i deficit dei governi per rispondere alla crisi sono stati quasi la metà rispetto agli Usa (grafico 1). I risultati sono stati negativi (grafico 2). Unico dato positivo quello del 2010, guarda caso l’anno in cui nel Vecchio Continente si sono registrati i disavanzi più alti. In quel periodo la disoccupazione non era aumentata e il Pil dell’area euro aveva registrato un +1,9% (Italia +1,7%).

Ma poi i deficit hanno iniziato a ridursi in virtù della regola del trattato di Maastricht per cui il rapporto tra disavanzo e Pil non deve superare il 3%un parametro deciso senza basi teoriche e che ricorda la trinità» per citare le parole dell’autore di quella norma, il francese Guy Abeille). Sempre nel grafico 2 è palese che una riduzione dei deficit dell’Eurozona abbia portato a una flessione del Pil e una crescita della disoccupazione. Anche negli Usa, però, i disavanzi si sono si leggermente ridotti, ma sono rimasti molto ampi e costanti.

Conclusioni: usate la logica
Gli aiuti erogati dalla Bce alle banche hanno prodotto poco. Per un semplice motivo: le banche sono pro-cicliche. Significa che seguono il ciclo economico: erogano credito in una situazione di crescita, chiudono i rubinetti in una fase di recessione. La Bc può fare tutte le iniezioni di liquidità possibili immaginabili, ma senza crescita niente prestiti. D’altronde le banche, pensateci, sono aziende private, devono fare profitto attraverso la riscossione degli interessi sui prestiti, e durante una recessione aumentano i rischi di non veder rimborsati i crediti erogati (più gli interessi).

L’unico soggetto dell’economia (vedi i saldi settoriali) che può intervenire in maniera anticiclica, come direbbe Warren Mosler, economista della Me-Mmt, è lo Stato attraverso il deficit del suo bilancio originato dall’aumento della spesa pubblica e la riduzione della pressione fiscale. Secondo l’esperto americano, oggi, i deficit dell’Italia e dell’Eurozona dovrebbero viaggiare nell’ordine dell’8-10%. Ma Renzi continua a dire: «Taglieremo la spesa pubblica. Rispetteremo il vincolo del 3%, anzi faremo il pareggio di bilancio». Auguri.


@MatteoBernabe

FONTE: www.matteobernabe.info/blog