Di seguito pubblichiamo l’intervista a Mario Volpi da Free Press Perugia, scritta da Matteo Bianchini, che ringraziamo per l’interesse mostrato.
I Piani di Lavoro Garantito (PLG) sono sicuramente uno degli aspetti più importanti che deriverebbero dalla comprensione e dall’applicazione della Mosler Economics – Modern Money Theory. Abbiamo quindi chiesto a Mario Volpi, uno dei referenti del ‘Gruppo Territoriale Umbria’ della MeMMT, ulteriori spiegazioni.
Quali sono le premesse per poter parlare dei PLG?
Uno Stato dotato di piena sovranità monetaria (ad esempio l’Italia se tornasse alla Lira) potrebbe liberarsi dall’oppressione del pareggio di bilancio e spendere a deficit per il perseguimento della piena occupazione.
Va però ricordato cosa si intende per ‘debito pubblico’ dal momento che in tv ce ne danno un’idea quasi sempre fuorviante…
In uno Stato con piena sovranità monetaria il cosiddetto ‘debito pubblico’ è un finto debito per lo Stato ma un vero credito per il settore privato (cittadini ed imprese). Il debito pubblico totale non è altro che quella parte di moneta che è stata emessa dallo Stato (spesa pubblica) e che non è stata utilizzata per pagare le tasse. Si tratta quindi di ricchezza finanziaria netta per il settore privato! Chiediamoci come mai non esistano paesi con un ‘credito pubblico’! In quel caso significherebbe che lo Stato ha tassato i privati (nella valuta da lui stesso creata) più di quanto ha speso per loro. Ma ciò è impossibile! Dove potrebbero trovare i cittadini quella moneta in più? Lo Stato, essendo monopolista, è l’unico soggetto che può crearla. E per un soggetto emittente di valuta (come lo Stato) ogni ‘debito’ in realtà è un debito fittizio poiché, se spende più di quanto ritira con le tasse, questa differenza non deve prenderla in prestito ma la crea dal nulla! Ci fanno credere che il debito pubblico sia il debito dei cittadini però non ci dicono che in un paese a moneta sovrana sarebbe esattamente l’opposto! Dimostrato che in tale contesto lo Stato non avrebbe limiti tecnici all’emissione di moneta, i deficit pubblici potrebbero essere utilizzati come fondamentale risorsa per far rinascere l’economia.
Ma allora per quale motivo determinati ambienti accademici e politici contrastano questa possibilità?
Non comprendono la differenza che intercorre fra un soggetto che emette la valuta (come lo Stato pienamente sovrano) e altri soggetti economici come famiglie ed imprese che invece la utilizzano; ragionano come se ancora vigesse il ‘gold standard’ che non esiste da più di 40 anni. Inoltre si basano sullo studio di Reinhart e Rogoff, a giudizio dei quali un debito pubblico superiore al 90% del PIL comprometterebbe la crescita economica e non sarebbe sostenibile. Tale concetto si è però rivelato errato sia come impianto logico, non distinguendo tra paesi a piena sovranità, a sovranità limitata e senza sovranità, sia perché basato su dati manomessi.
Un danno enorme per l’economia?
Purtroppo sì! Perché questo studio è stato utilizzato come supporto ‘scientifico’ nell’applicazione delle politiche di austerità nell’Eurozona ed è ormai sotto gli occhi di tutti che tali politiche non hanno fatto altro che aggravare la crisi. Per chiarire meglio: la teoria economica dominante si pone un obiettivo FINANZIARIO (non superare un determinato valore del deficit e del debito pubblico) senza preoccuparsi delle conseguenze sull’economia reale. La MeMMT propone l’esatto contrario: fissiamo un obiettivo REALE cioè la piena occupazione e lasciamo oscillare deficit e debito al livello necessario al perseguimento di tale scopo. Quindi non resta che giocare la carta MeMMT!
E proprio il fondatore della MeMMT Warren Mosler ha proposto un’interessante riflessione sulle tasse e la disoccupazione…
Usando le sue parole al convegno di Chianciano dell’11 gennaio scorso “le tasse, creando disoccupazione, rendono i disoccupati disposti a lavorare per il governo poiché i cittadini devono guadagnare la moneta con cui pagare le tasse stesse. Il governo deve quindi assumere le persone che le tasse hanno reso disoccupate. E’ questo il senso! Altrimenti che significato avrebbe la tassazione se non fosse seguita da una spesa pubblica per assumere tutte le persone che le tasse hanno reso disoccupate? Quindi si riducono le tasse oppure si assumono più persone: in entrambi i casi aumenta il deficit pubblico! La disoccupazione è sempre la prova che il deficit è troppo basso! La disoccupazione è un crimine contro l’Umanità!”
E questi piani di lavoro garantito come si collocherebbero in tale scenario?
Lo Stato potrebbe assumere tramite i PLG tutti i ‘disoccupati involontari’, ossia quelle persone che vorrebbero un impiego ma non riescono ad ottenerlo a causa della carenza di posti di lavoro. In vista di un loro reintegro nel settore privato. Il meccanismo scatta automaticamente e funziona come uno stabilizzatore automatico (come avviene oggi per la cassa integrazione).
Ma queste assunzioni pubbliche non andrebbero a competere ‘slealmente’ col settore privato?
Esattamente il contrario: in caso di crisi le imprese non metterebbero più i lavoratori in cassa integrazione ma potrebbero farli convergere sui PLG, con la possibilità futura di reintegrarli nelle loro precedenti mansioni in momenti di ripresa economica senza che il disoccupato perda le proprie competenze ma ritrovandolo addirittura più qualificato. Inoltre con la piena occupazione le aziende godrebbero di una domanda minima sicura: un reddito garantito corrisponde infatti ad un potere d’acquisto garantito e quindi le imprese si troverebbero a produrre all’interno di un vastissimo bacino di consumatori, attirando non solo capitali esteri ma limitando i fenomeni di delocalizzazione. Ed infine i PLG assumerebbero persone in ambiti che non vadano a ‘disturbare’ bensì a supportare il settore privato.
Alcuni esempi di impieghi nei PLG?
Credo che non basterebbe lo spazio di questo articolo: conservazione del patrimonio artistico/culturale; sostenibilità ambientale e riqualificazione del territorio; riciclaggio, raccolta, classificazione, riutilizzo e riparazione di materiali di scarto e rifiuti; giardinaggio ed arredo urbano; educazione ambientale; ricerca e sviluppo; servizi sociali in genere (ad esempio per bambini ed anziani); gestione rimostranze e controllo; riconversione energetica delle strutture residenziali e pubbliche; corsi di formazione per migliorare la qualifica professionale dei disoccupati, il livello d’istruzione, le lingue, l’informatizzazione. Quale sarebbe il problema? Temiamo che non ci siano abbastanza cose da fare? Il nostro paese sta cadendo a pezzi e le cose da fare nella realtà sono sempre molte più delle persone disponibili a farle; questo sistema economico vuole convincerci del contrario e cioè che non c’è abbastanza lavoro per tutti: “Meglio pagare le persone per stare a casa”. L’ennesima assurdità!
E quale retribuzione avrebbero gli impiegati inseriti nei PLG?
Gli stipendi sarebbero inferiori a quelli del settore privato ma in grado di garantire la sussistenza. Inoltre la retribuzione dei PLG fungerebbe anche da reddito minimo sotto al quale il settore privato non potrebbe scendere altrimenti i cittadini si rifiuterebbero di lavorare per esso guadagnando di meno. Questo fornirebbe al governo il potere di fissare i redditi minimi da lavoro anche nel privato; manovrando il reddito dei PLG potrebbe far salire i salari al livello desiderato. Un potere enorme!
Sperando in un ritorno alla sovranità monetaria cosa si potrebbe fare nel frattempo?
È chiaro che tale riforma potrebbe essere attuata anche dalla Commissione Europea se ci fosse la volontà politica di rimuovere i vincoli stringenti ai deficit degli Stati e di rendere operativi i PLG, i quali potrebbero addirittura finanziarsi attraverso il risparmio derivante dall’eliminazione della disoccupazione che ha enormi costi diretti, indiretti ed è una grande perdita di ricchezza in termini di mancato guadagno. I disoccupati sono cittadini che potrebbero mettere al servizio della collettività i propri talenti, esperienze, capacità, energie e che invece vengono privati della possibilità di lavorare. Uno studio scientifico ha dimostrato che il costo della disoccupazione negli USA nel 2012 è stato di circa 10 miliardi di dollari al giorno in termini di mancata produzione.
Quali sarebbero gli altri vantaggi della ‘piena occupazione’ così ottenuta?
Dalla piena occupazione, presentata come impossibile o addirittura dannosa dalle teorie economiche dominanti, deriverebbe l’offerta di un’enorme quantità di servizi al cittadino che aumenterebbe il benessere e la qualità della vita. I lavoratori avrebbero maggiori possibilità di scelta e sarebbero più tutelati. I PLG, stimolando principalmente i servizi, permetterebbero di perseguire la piena occupazione all’interno di un modello ecosostenibile. Inoltre l’utilizzo dei PLG manterrebbe stabile la domanda aggregata pure in fasi di stagnazione/recessione economica e quindi funzionerebbe da stabilizzatore dei prezzi ed andrebbe a contenere eventuali impennate sia inflazionistiche sia deflazionistiche come quella attuale nell’Eurozona che sta causando danni irreparabili al tessuto economico.
E chi gestirebbe la realizzazione dei PLG?
Il finanziamento dei PLG avverrebbe tramite i deficit del governo centrale ma l’applicazione sarebbe gestita dalle amministrazioni locali che conoscono meglio le esigenze del territorio: non sarebbe neppure necessario creare strutture ad hoc, risulterebbero sufficienti gli uffici di collocamento già esistenti che indirizzano i disoccupati verso il settore privato durante le fasi di crescita (come già avviene!) ed operano il processo inverso durante le fasi di recessione; inoltre tali ‘agenzie’ potrebbero essere coadiuvate dalle aziende no profit esistenti.
In sintesi esistono motivi precisi per cui non viene presa in considerazione la proposta dei PLG?
Manca la volontà politica ad alto livello ma non c’è da stupirsi. I principali schieramenti sono proprio formati dai referenti di quelle élites che ci hanno volutamente portato in questo disastro. Immaginate come reagirebbero le multinazionali che stanno spingendo per il processo di ‘cinesizzazione’ del sud Europa! Licenzierebbero immediatamente i loro più illustri dipendenti ossia i 28 commissari che compongono la Commissione Europea! Credo che ormai sia di pubblico dominio che non sono eletti democraticamente… O no?