Siamo costretti a replicare alle divertenti considerazioni di Giacomo Zucco (apparse su Stradeonline.it), presidente nazionale di Tea Party Italia, in merito alla Modern Money Theory (Mmt). Prima di affrontare quanto, purtroppo, specificato in malo modo nell’articolo di Zucco, occorre spiegare il motivo di questa rettifica. Zucco non arriva a contestare le conclusioni sociali ed economiche da cui deriverebbe l’applicazione della Mmt: ma usa la denigrazione gratuita e volgare e oltretutto palesemente falsa e distorta.
Innanzitutto Zucco palesa limiti conoscitivi, affiancando la Mmt ad una “teoria sul signoraggio bancario”: già dalle prime righe, è evidente che non ha cognizione di quel che sta scrivendo. Grave. Tutto quel che segue nel suo articolo, ovviamente, è deviato dalla reale conoscenza dei sistemi finanziari, monetari ed economici: purtroppo, fa la figura di uno spettatore che non conoscendo il basket si trova a vedere una partita di pallacanestro, applicando ad essa le regole del calcio: e, incredulo, reclamerà fallo ogni volta che qualcuno toccherà la palla con le mani.
Fuori dal piccolo contesto palesato da Zucco, infatti, bisogna far notare che la Mmt non ha nulla a che spartire con “una cospirazione mondiale dei banchieri (spesso e volentieri ebrei, in alcuni casi addirittura alieni)”, “moda”, “pretese di scientificità”, “pittoresca e sconclusionata”. Di questo Zucco dovrebbe scusarsi, e solo a questo punto si aprirebbe un confronto serio. Potremmo dilungarci, ma basti questo link del Washington Post che riporta ad una semplice e chiara infografica per aiutare anche chi ha difficoltà nella comprensione dei testi scritti.
Per approfondimenti, si leggano John Maynard Keynes, Georg Friederich Knapp, Abba Lerner, Hyman Minsky,Winne Godley fino agli odierni Warren Mosler, Randall Wray, Bill Mitchell, Stephanie Kelton, Mathew Forstater, Marshall Auerback, James Galbraith.
Prima di rispondere poi sui punti elencati, con certa approssimazione e confusione, da Zucco, ci sia consentito di porre di seguito un esempio pratico, per evitare la corsa all’astrattezza a cui altri sono maestri, che metta a confronto diverse posizioni possibili (e praticate) da uno Stato di fronte ad una necessità di investimento pubblico. Ad esempio, i recenti fenomeni atmosferici hanno provocato notevoli danni nel territorio italiano. Tra questi, cito il caso di un ponte crollato a Rubianello, piccola frazione nel Fermano. Poniamo che lo Stato italiano, nella Legge di Stabilità 2012, abbia accantonato fondi in grado di coprire spese straordinarie a causa di maltempo e disastri naturali per una cifra che, purtroppo, non riuscirà a coprire emergenze ulteriori non previste.
A fronte del crollo del ponte di Rubianello, lo Stato italiano può: a) decidere di non intervenire, lasciando la strada interrotta; b) decidere di intervenire, prendendo a prestito dalle banche private la cifra necessaria per pagare imprese e lavoratori che vinceranno il bando, come avviene oggi in Eurozona, al tasso di interesse deciso dalle banche private; c) decidere di intervenire, attraverso denaro “creato dal nulla”, quindi senza indebitamento effettivo (lo Stato si indebita con se stesso); d) decidere di intervenire, con denaro preso in prestito da banche private ma al tasso di interesse stabilito dalla Banca Centrale (repressione finanziaria).
Non teniamo in considerazione altre “soluzioni” che aggirerebbero il tema centrale, come chiudere un asilo, licenziare infermieri, tagliare le pensioni o aumentare l’imposizione fiscale per pareggiare la nuova spesa. Dobbiamo capire come aumentare la ricchezza reale netta. Spostare risorse da ambiti meno efficienti ad altri più efficienti è sempre doveroso, ma non sempre immediatamente possibile e soprattutto socialmente e ambientalmente accettabile.
Non so qual sia la posizione del Tea Party: probabilmente quella di lasciare il ponte crollato perché la spesa pubblica è sempre deleteria, secondo Zucco. La soluzione attuale (in Italia comunque prassi dal 1981) è quella di ricorrere al prestito da istituti finanziari privati. A dicembre il tasso di interesse reale sui Btp in Italia è stato del 3,58%: in Danimarca dell’1,40%, in Gran Bretagna 0,82%, in Turchia 1,59%, in Giappone è negativo (-0,45%). In Italia e nell’Eurozona, dunque, la politica monetaria viene demandata alla discrezionalità degli istituti finanziari privati (Banca Imi, Barclays, Bnp Paribas, Citigroup, Commerzbank, Crédit Agricole, Credit Suisse Securities, Deutsche Bank, Goldman Sachs, HSBC France, Ing Bank, Jp Morgan, Merryl Lynch, Monte dei Paschi di Siena, Morgan Stanley, Nomura, Royal Bank of Scotland, Sociéte Générale, Ubs, Unicredit).
Si noti al riguardo che l’attuale ammontare del debito di Stato è, di fatto, inferiore al cumulo degli interessi degli ultimi trent’anni.
La Mmt (o Me-Mmt, Mosler Economics Mmt) prevede preferibilmente che la ricostruzione del ponte di Rubianello sia finanziata attraverso un ampliamento della base monetaria senza incidere su altri servizi pubblici né attraverso un aumento dell’imposizione fiscale.
Per far ciò è necessario che lo Stato sia il monopolista della moneta, ovvero possa emetterla, e non, come oggi, sia un mero fruitore della stessa, come una qualsiasi impresa. Quindi lo Stato accredita i conti correnti di imprese e lavoratori che ricostruiscono il ponte di Rubianello, con le seguenti ricadute:
1. E’ stata creata ricchezza reale (il ponte);
2. Sono stati pagati profitti e salari di chi ha lavorato per costruirlo (imprese/lavoratori)
3. Lo Stato si è indebitato (fittiziamente) soltanto con se stesso, ed eventualmente al tasso di interesse da lui stesso desiderato (il tasso naturale è zero). Se attraverso titoli di stato gravati da interesse o nuova moneta è una scelta che spetta allo Stato stesso. Gli interessi e l’ammontare di eventuali prestiti sono sempre solvibili.
4. La nuova massa monetaria non crea inflazione, in quanto ha il suo corrispettivo nella creazione di equivalenti beni reali (il ponte).
Questa è la realtà, alla quale Zucco dovrebbe contrapporre un altro modello maggiormente efficace nel garantire servizi, occupazione e ricchezza. Anticipiamo la critica che un siffatto sistema garantisca automatica corruzione: è dal 1981 che questo sistema di fatto non esiste nel nostro paese, ma i casi di corruzione non mancano di certo. Purtroppo, l’incapacità di capire cosa sia la fiat money costringe Zucco ad immaginare tagli di pensioni e di dipendenti pubblici a milioni, per ottenere una riduzione della tassazione.
Sembra assurdo inoltre che un paladino indefesso del libero mercato come Zucco non capisca che la fiat money ha tra le sue caratteristiche la libera fluttuazione della valuta nei mercati, mentre l’euro e la lira ancorata al Sistema Monetario Europeo dal 1979 sono una creazione statalista contro la quale dovrebbe insorgere, e invece è incredibilmente silente. E piacente.
RIGUARDO AI QUATTRO PUNTI DEL SUO ARTICOLO:
a) “Ricchezza e moneta non sono la stessa cosa”. Esatto. La Mmt spiega che esiste una differenza sostanziale tra ricchezza reale (cioè beni che hanno un’utilità intrinseca) e moneta (tutti i beni finanziari) la quale, a differenza dei primi, è replicabile, tecnicamente, all’infinito (non sarà mai terminata la carta per il conio di moneta, ed avremo sempre bit per riempire un foglio elettronico all’interno di un pc di una Banca Centrale). La Mmt, così come dicevano i cartalisti 150 anni fa, spiega perfettamente queste semplici nozioni. E’ forse Zucco che confonde ricchezza finanziaria e reale. Ma non è il solo; al suo pari tutte le persone (economiste e non) che credono che uno Stato possa finire i soldi e che, per finanziare la propria spesa, deve indebitarsi o aumentare le tasse. E purtroppo queste tipo di credenze di stampo medievale, oggi, dettano l’agenda economica in Europa.
b) “La moneta non è una creazione degli Stati”. “Date a Cesare quel che è di Cesare”, “Federal Reserve”, “Bce”, “Banca d’Italia”… ovviamente la moneta è usata dai mercati, ma ovviamente questa viene emessa dallo Stato. “Battere moneta” è gergo comune per indicare la funzione statale in ambito monetario, da sempre. Non serve dilungarsi.
c) Il punto 3 merita un approfondimento. Prendiamo questa frase: “Non è quindi possibile per uno Stato indebitarsi all’infinito, e i guai in cui si trovano oggi Stati “a moneta sovrana” come Argentina e Usa sono un esempio di questa impossibilità”. Verrebbe da sorridere, perché, basandoci solo su un dato di sintesi, in Argentina il Pil nel 2013 dovrebbe registrare +5,5% sul 2012, gli Stati Uniti oltre il 2%. Guardiamo agli Usa, nazione dove è nato il Tea Party di Zucco. Il movimento è nato come protesta contro i salvataggi delle banche americane, adducendo, come critica, il fatto che il sistema finanziario fosse salvato con le tasse pagate dai cittadini. Se così fosse stato, negli Stati Uniti la tassazione sarebbe a livelli insostenibili. Invece gli Usa hanno di fatto creato moneta dal nulla. Si veda l’intervista a Bernanke: Bernanke e la Fed, pur con i loro limiti, dimostrano che la spesa pubblica non dipende dalla tassazione, che l’inflazione non è correlata direttamente dalla quantità di moneta creata. Si può essere intellettualmente contrari a ciò, ma appunto, si spieghi ai sostenitori del Tea Party, che vorrebbero una tassazione al minimo, che con moneta fiat sarebbe possibile ridurre l’imposizione fiscale senza diminuire la spesa pubblica, se solo capissero la Mmt
d) “Nell’area Euro non vi è stata alcuna “privatizzazione” della moneta”. Zucco confonde i signoraggisti con la Modern Money Theory: grave per chi si arroga in una dissertazione del genere. I motivi per i quali le banche private sono state poste su una scala gerarchica superiore agli Stati sono stati precedentemente spiegati.
Chiediamo solo a Zucco maggiore consapevolezza dei temi che tratta, e meno approssimazione.
Lasciamo allo stesso Zucco e alla sua giovane amabilità slogan squinternati come quello con il quale chiude l’articolo.
Buona tassazione, se continua così, e buon 2014.