Succede solo in quest’Europa, dove costituzioni, governi, leggi, politiche, sono subordinati ai diktat della BCE e della Commissione europea (organismi oligarchici non elettivi); Europa costruita sulla criminale ideologia neoliberista, sulla mitologia della “Europa unita e forte”, sul dogma dell’euro, del debito e della UE, su censure, falsificazioni e propaganda mediatica a favore di liberalizzazioni, privatizzazioni, mercificazione di beni e servizi. Cittadini vittime di slogan, fasulli ed assoluti dei “Mercati personalizzati”, in realtà monopoli ed oligarchie politico/ finanziarie e speculative egemoni, reclamizzati e osannati ogni giorno da giornali e TV collusi; vittime di un darwinismo sociale che riporta le lancette della storia indietro, con il raggiungimento del massimo livello di disoccupazione nei Paesi industrializzati dal secondo dopoguerra ad oggi. Il neoliberismo, l’assurdo concetto di un governo economico basato unicamente sul mercato e sulla propria capacità di auto-regolarsi, un furore ideologico tanto sfrenato che porta Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e consigliere della Bce a sostenere che «il fallimento di uno Stato sul proprio debito sovrano nell’Eurozona DEVE essere possibile per assicurare una disciplina di mercato». Parole che fanno paura, che lasciano integralmente sbigottiti. Infatti, una cosa è aver interpretato e descritto talune questioni e determinati disegni, altra cosa è venire a conoscenza di simili dichiarazioni dagli artefici. Che l’intento degli euroburocrati sia quello di far fallire gli Stati dunque ora non è più un mistero. Certamente, dopo aver appreso tali dichiarazioni, anche al cittadino più lontano dagli affanni e dalle brutture di quest’Europa resta in bocca il sapore amaro e secco della paura, la paura di ciò che potrebbe ancora accadere, perché questa Europa sta costringendo interi popoli a regredire nei redditi, nei diritti, nella dignità.
Se uno Stato sovrano non emette più moneta propria, come accade nei 17 Paesi dell’Eurozona, e se deve addirittura prenderla in prestito, poiché l’euro è emesso da un sistema di banche centrali, ed immesso direttamente nelle riserve dei mercati e dei capitali privati europei, quello Stato è destinato a smorzarsi e, con esso, i suoi cittadini (il popolo «sovrano») e la sua democrazia. Questo esito sciagurato NON può essere giustificato con la superiore necessità di ripianare il debito che uno Stato ha, perché quel debito, ogni Stato sovrano, ce l’ha soltanto con se stesso – in quanto soltanto lo Stato ha il potere, la sovranità appunto, di emettere moneta, e cioè di crearla e metterla in circolazione senza doverla prendere in prestito da altri per poi dovergliela restituire con gli interessi. Ciò è confermato, fra gli altri, dall’ex presidente della Federal Reserve (banca centrale) americana, Alan Greenspan.  Questo perché uno Stato (sovrano) non è una famiglia o un’impresa o una persona fisica e quindi non può fallire come questi ultimi, quando le uscite superano le entrate e non si possono più soddisfare i creditori. In teoria, e anche in pratica, uno Stato potrebbe spendere denaro senza limiti e indebitarsi senza che ciò costituisca un problema. Se costruisce una strada o un ospedale o una scuola, il debito che lo Stato farà (con se stesso) è una «spesa a deficit positiva», come descritto dalla Mosler Economics Modern Money Theory, ovvero è creazione di «una ricchezza finanziaria netta», cioè non impoverisce i cittadini ma li arricchisce. Questa Europa affama il suo popolo, riduce a brandelli l’idea di democrazia. Questa non può certo essere l’Europa che ci affratella, desiderata dalla maggioranza dei cittadini. Questa Europa è nemica. E dei peggiori.