Summit Rimini 2012 - Alain ParguezINTRODUZIONE: CREAZIONE DAL NULLA DI UNA NUOVA MONETA CHE DOVREBBE ESSERE IL FONDAMENTO DEL NUOVO SISTEMA MONETARIO GLOBALE: L’EURO
L’Unione Economica e Monetaria (UEM) è stata fondata dal Trattato di Maastricht (1992) e rafforzata dal Trattato di Amsterdam (1997), che comprende il cosiddetto Accordo di Dublino sul “Patto di Crescita e Stabilità”. L’unico scopo dell’UEM è la creazione dal nulla di una nuova moneta fiat, l’Euro, che verrà sostituita a tutte le valute esistenti dei Paesi che hanno sottoscritto lo statuto UEM. L’Euro è finalizzato a generare le condizioni per una piena integrazione delle economie Europee e così assicurare una costante crescita nel lungo periodo. La posta esplicitamente in gioco, per esempio nel Patto di Crescita e Stabilità, può essere presentata come il Modello Europeo di Globalizzazione. L’Euro dovrebbe rafforzare le economie Europee aggregate relativamente ai due maggiori concorrenti: gli Stati Uniti e il Giappone – area Est Asiatica. Dovrebbe aiutare l’Europa a beneficiare della globalizzazione e delle regole del libero mercato proteggendola nel contempo dal loro effetto destabilizzante.
Il prerequisito per un’agenda tanto audace è che l’Euro dovrebbe diventare la più stabile valuta del mondo, e di conseguenza la più forte, relativamente al dollaro Usa, allo yen e senza dubbio alle valute asiatiche. Gli estensori dei Trattati Europei hanno ragionato nell’ottica di una versione di libero mercato del modello a cambi fissi. Il Consiglio Europeo dei Ministri, che insieme alla Banca Centrale Europea è la suprema autorità istituzionale, dovrebbe determinare il tasso di cambio dell’Euro. Tali tassi di cambio, a loro volta, dovrebbero essere sostenuti dai cosiddetti mercati finanziari, l’insieme di investitori finanziari che distribuiscono i fondi del capitale mondiale.
Aumentare la forza dell’economia Europea nell’economia globale richiederebbe tassi di cambio molto alti e assolutamente stabili tra l’Euro e le valute concorrenti. Una valuta tanto forte dovrebbe attrarre capitali finanziari da ogni parte del mondo. Sarebbe la fine della cosiddetta supremazia Usa sul sistema monetario globale.
Questo piano non potrebbe essere implementato se i detentori di ricchezza a livello internazionale non credessero abbastanza nel valore ufficiale dell’Euro così da sostituire investimenti in Euro agli investimenti in dollari Usa (e/o yen). L’intera struttura dell’UEM è finalizzata a convincere gli investitori finanziari internazionali dell’alto valore reale dell’Euro. Per imporre un tale convincimento permanente nei mercati finanziari, ha costruito delle regole vincolanti sia nel breve che nel lungo termine.
Nella prima parte, elencheremo tutte quelle regole spiegando come ciascuna di esse si inserisce in questa visione di una economia guidata dai mercati finanziari. Per questo motivo la seconda parte sarà dedicata a un riesame critico della teoria economica su cui si basa l’Euro, spiegando come essa sia incoerente e in conflitto con i più importanti principi di un’economia monetaria di produzione. Quindi tratteremo l’impatto previsto dell’implementazione dell’Euro nel contesto della crisi finanziaria mondiale1. Contrariamente al postulato iniziale, l’Euro non diventerà il fondamento del nuovo ordine finanziario mondiale.
L’AGENDA ECONOMICA DELL’UEM: STABILIRE LE REGOLE  CONVINCERE I MERCATI FINANZIARI
L’imposizione di queste regole sta avvenendo in due fasi. Il trattato di Maastricht stabilisce le regole che dovrebbero convincere i mercati che la nuova moneta è stata creata come valuta molto forte. Ciò non era sufficiente per gli architetti del nuovo modello Europeo. Essi desideravano convincere i mercati a credere al loro intrepido impegno verso ciò che Kregel (1998) chiama la “Cultura della Stabilità”. Un nuovo gruppo di regole ancor più vincolanti è stato pertanto imposto dal Trattato di Amsterdam che racchiude la visione del “Patto di Crescita e Stabilità”. La crescita potrebbe essere il risultato di lungo periodo dell’implementazione della più solida valuta al mondo. Le regole possono essere divise in due principali componenti: la prima tratta della natura stessa dell’Euro; la seconda dei vincoli imposti alle politiche fiscali.
La Natura dell’Euro
Laddove è possibile delineare qualche principio economico coerente nei Trattati Europei e nella letteratura che li sostiene (Artis e Winkler, 1997) l’Euro ha caratteristiche molto peculiari. La nuova valuta sarà gestita da una Banca Centrale Europea (BCE) sovranazionale, indipendente sia dagli Stati membri che dalle istituzioni Europee. Essa ha un’unica missione: mantenere indefinitamente, sia nel breve che nel lungo periodo, una assoluta stabilità di prezzi espressi in euro in tutta l’Europa. Assicurando questo impegno assoluto a un target di inflazione zero, la BCE deve convincere gli investitori finanziari che, per tutto l’orizzonte temporale prevedibile, il potere d’acquisto dell’Euro sarà costante. Un’attenta lettura del Patto di Crescita e Stabilità e delle relazioni delle principali banche centrali europee (ad esempio, la Banque de France e la Bundesbank) conduce alla conclusione che la BCE e solo essa ha l’obiettivo dell’inflazione attesa pari a zero. Tutte le regole che vincolano il sistema monetario europeo sono state stilate sia per permettere alla BCE di imporre un’inflazione attesa pari a zero sia per convincere gli investitori internazionali che essa può soddisfare le loro richieste.
La BCE dovrebbe rispettare la sua missione attraverso la determinazione discrezionale dell’offerta aggregata di moneta. Viene quindi postulato che la BCE può fissare l’ammontare dei crediti concessi dalle banche agli operatori privati e agli Stati membri. In una prima fase, la BCE stabilisce così a priori il tasso di crescita paneuropeo della quantità di Euro. In una seconda fase, essa rinforza questo obiettivo attraverso tre canali di trasmissione:

  1. La determinazione delle riserve obbligatorie
  2. Le operazioni sul mercato secondario
  3. I controlli sul capitale, il rapporto tra il credito concesso e il patrimonio netto delle banche. Quest’ultimo canale non viene menzionato nei Trattati ma essi non lo proibiscono. E’ stato già implementato e secondo il diritto europeo, ciò che non è proibito, ma è necessario per raggiungere gli obiettivi europei, è consentito.

Presumendo che la BCE possa imporre la quantità di moneta che desidera, come può ottenere un’inflazione permanentemente zero? Chiaramente gli architetti dell’Euro non credevano nel semplice modello monetarista (Artis e Winkler, 1997). Essi si basarono sull’esistenza di una domanda indipendente per l’Euro come tipo di investimento finanziario. Esisteva sempre un tasso d’interesse reale in grado di equiparare la domanda e l’offerta di Euro in termini reali. Un tale tasso d’interesse reale di equilibrio altro non era se non una sorta di tasso d’interesse naturale neo-Wickselliano coerente con un’inflazione attesa pari a zero. Il legame tra i tassi d’interesse reali e l’inflazione attesa pari a zero è assicurato dall’impatto del tasso naturale sull’economia reale. Il tasso d’interesse di equilibrio deve permanentemente deflazionare la domanda aggregata in modo sufficiente a generare un tasso di disoccupazione abbastanza alto da convincere i detentori di ricchezza internazionali a non aspettarsi inflazione, nemmeno in un futuro remoto. Questo Tasso di Disoccupazione dell’Inflazione Inattesa (NEIRU, Non-Expected Inflation Rate of Unemployment)2 dovrebbe prevenire per sempre l’inflazione salariale, l’unica causa dell’inflazione di lungo periodo secondo la “cultura della stabilità” dei Presidenti della Banca Centrale Europea. Dovrebbe perfino essere abbastanza alto da permettere una certa deflazione salariale in termini monetari in modo da radicare la solidità dell’euro nelle aspettative dei detentori di ricchezza. Come mostrato da Seccarreccia e Parguez (1998), questa politica neo-Wickselliana elargisce un potere assoluto alla Banca Centrale nella determinazione il livello di equilibrio del tasso di disoccupazione e quindi del livello richiesto di tassi di interesse reali. Leggere il Patto di Crescita e Stabilità porta alla conclusione che la paura dell’inflazione è così pervasiva che il NEIRU sarà molto alto e abbastanza superiore al vecchio convenzionale Tasso di Disoccupazione Naturale (NAIRU, Non-Accellerating Inflation Rate of Unemployment).
La condizione sine qua non per la capacità della BCE di imporre l’Euro è, secondo i Trattati Europei, la soppressione di qualsiasi interferenza degli Stati membri nel processo di creazione della moneta. Alla BCE è stato quindi vietato esplicitamente di creare moneta, direttamente o indirettamente, su richiesta degli Stati membri (o di qualsiasi altra istituzione europea). Questa proibizione ha tre logiche conseguenze:
Uno Stato membro che debba finanziare un deficit non potrà mai vendere titoli di stato alla BCE. Non potrà  nemmeno “monetizzare” il suo debito in essere chiedendo alla BCE di comprarne una parte.
Quindi, in linea con l’interpretazione convenzionale della proibizione, gli Stati membri saranno obbligati a finanziare i loro deficit vendendo titoli a banche commerciali o altre istituzioni finanziarie. Né le banche commerciali né altri privati in possesso di titoli di Stato potranno mai portarli allo sconto automaticamente presso la Banca Centrale. La BCE dovrebbe perfino astenersi dall’acquistare questi titoli se ciò può essere un modo indiretto di finanziare i deficit governativi. I titoli governativi dovrebbero così perdere la loro liquidità e la domanda da parte delle banche semplicemente svanirebbe. Essendo incapaci di finanziare i propri deficit, i governi sarebbero obbligati al pareggio di bilancio, a prescindere dai loro vincoli fiscali.
Infine, qualsiasi connessione tra il Tesoro e la Banca Centrale dovrà sparire. Gli Stati membri non avranno conti correnti presso la Banca Centrale. Quest’ultimo aspetto del divieto dovrebbe impedire agli stati di creare moneta nel breve periodo per bilanciare le discrepanze tra flussi di spesa e flussi di tasse. Essi dovrebbero sempre spendere ciò che hanno già ricevuto sotto forma di tasse.
Poiché gli Stati membri sono privati del loro potere monetario, l’Euro sarà una moneta puramente privata3, creata unicamente su richiesta di operatori privati da banche obbligate a soddisfare gli obiettivi fissati dalla Banca Centrale, sorretta dalle aspettative dei mercati finanziari!

NOTE

La prima versione di questo paper è stata scritta per la sessione sull’UEM all’Eastern Economic Association Meetings a New York, febbraio 1998. Per questa versione riveduta e corretta, l’autore deve ringraziare Thomas Ferguson, Mathew Forstater, Warren Mosler, Edward Nell, Mario Seccarreccia, Randy Wray, e un anonimo referente. Tutti gli errori sono miei.

  1. Tale crisi non era stata, ovviamente, prevista. Persino ora, i leader europei sono riluttanti ad ammettere l’esistenza di una nuova crisi globale.
  2. Il NEIRU semplicemente si pone come obiettivo una inflazione costante, a prescindere dal suo tasso.
  3. Tale moneta privata non è mai esistita. Come si mostrerà più avanti, la moneta, non i rapporti di credito, è sempre stato il risultato di una decisione dello Stato.

Tratto dal paper: The Expected Failure of the European Economic and Monetary Union: A False Money against the Real Economy
Traduzione a cura di Giovanna Pagani