Anche oggi ennesimo confronto, più scontro che confronto, con Anna, l’amica del PD.
Mi stupisce ogni volta che ci parlo. Ogni volta sono convinta che mi manderà a quel paese appena finirò quella frase con cui inevitabilmente chiudo il discorso “e vi meritate di scomparire come partito perchè ci avete condotto alla povertà…” e invece non si arrabbia, dice con pacatezza che non ci sono altre strade alternative all’euro, che è Berlusconi ad aver sottovalutato la crisi, se usciamo dall’euro compreremo il cappuccino con la carriola di soldi ecc. ecc.
Anna è un’insegnante di liceo ma è anche amministratore locale e si sta impegnando nel sindacato.
È alle prese con i tagli ai trasferimenti da parte dello Stato, deve far ragionare i concittadini arrabbiati e pensa che il suo sia un atto eroico “contro gli sprechi, sino all’ultimo spreco presente sulla faccia della terra”.
Organizza le agitazioni sindacali ma non collega la situazione che vive alle politiche di austerità…
Anna è Anna, ma so anche che rappresenta una parte della mia generazione… I quarantenni che a vent’anni erano convinti che grazie all’impegno sarebbero diventate le persone che volevano essere: professionisti nel lavoro, autonomi economicamente, acculturati quanto basta per assaporare un film francese, impegnati nella politica, solo il tanto che serve per sentirsi meno inutili e con un po’ di gratificazioni e visibilità.
Non voglio valutare queste aspettative, non sono né giuste né cattive. Sono legittime e personali.
Il solo problema è che questa generazione è arrivata a un passo dalla meta ma non la può raggiungere, è come se fosse in ritardo di 15 anni. Anna è rappresentante sindacale proprio ora che la difesa dei diritti richiede un radicalismo che le è estraneo per DNA, è amministratrice locale oggi nel momento in cui può solo prendere insulti dalla gente arrabbiata e obiettivi sempre più sfidanti, doveva essere una professionista ma rischia di vedersi precaria tra un paio d’anni, non potrà neanche sognarsi la casa al mare, la tranquillità di un aperitivo in città con le amiche.
Ha inseguito con tenacia un partito che doveva essere “dalla parte giusta” e che invece stava consegnando la sua generazione a un futuro di disperazione.
Anna forse non può aprire gli occhi perché dovrebbe ammettere che non è diventata la donna che voleva essere. La prima reazione sarebbe quella tipicamente femminile “in cosa ho sbagliato” ma se studiasse un po’ riconoscerebbe la trappola economica in cui anche lei è caduta. Quella creata dalla sua Unione Europea, che doveva essere la sua “patria” a differenza dei genitori chiusi nell’”italietta”. La rabbia forse sarebbe troppa, è meglio convincersi che non può essere che così. Ora l’ho capita, lascio stare, oggi niente confronto. Oggi la lascio nella sua bolla.
Dedicato a lei, a Claudia che doveva essere una project manager ed è in contratto di solidarietà, e a tutti i quarantenni sedotti e abbandonati dall’Europa e dal centro sinistra italiano.