I PLG sono l’essenza della ME-MMT, senza dubbio. Ne abbiamo spesse volte analizzati i benefici:
- i PLG prevedono un salario in grado di garantire una vita decorosa al lavoratore; sarà lievemente inferiore a quanto offerto da un privato per la stessa mansione. Esso, pertanto, rappresenterà la soglia minima di diritti/doveri che il privato non potrà oltrepassare poiché disincentiverebbe i cittadini dall’accettare quel lavoro;
- i PLG dovranno insistere in quei settori dove la concorrenza con il privato è nulla o minima e sono presenti fallimenti del mercato: pensiamo ai lavori nella “green economy”, ai beni culturali e alle arti in generale, alla cura di anziani e portatori di handicap e alla R&S a lungo termine;
- i PLG saranno transitori perché i lavoratori saranno attratti dalle offerte del settore privato a causa dei salari leggermente più alti;
- il settore privato avrà sempre un bacino di lavoratori formati e motivati da cui attingere;
- i PLG faranno da volano all’economia attraendo investimenti dall’estero poiché garantiscono una notevole sicurezza di ritorno economico del progetto imprenditoriale, mantenendo costante la domanda e i prezzi.
- A mio modesto avviso, esistono almeno altri due benefici sui quali è bene riflettere:
- pensiamo a quanti lavoratori dipendenti, con le spalle forti dei PLG, decideranno di investire sulle loro reali attitudini, represse sino ad oggi per il timore di perdere il reddito. Le loro reali aspirazioni potrebbero dispiegarsi sia tramite l’iniziativa imprenditoriale privata sia tramite lo stesso PLG che accoglie tutti gli uomini, le donne e i disabili volenterosi di lavorare. Pensate quante menti, quante buone idee, potrebbero essere scoperte!
- Flessibilità massima in entrata e in uscita. Questa è la parte più interessante dei PLG che farebbe certamente gola agli imprenditori. Un desiderio di tutti i capitani d’impresa, grandi o piccoli che essi siano, è quello di poter assumere e licenziare personale senza eccessivi (quindi non senza) vincoli. Ebbene, i PLG vengono in loro soccorso. I lavoratori (che non temono di perdere il lavoro ma bensì il reddito) che si vedrebbero recapitare la lettera di licenziamento sanno che nel peggiore dei casi rientreranno nei suddetti PLG. Quindi possiamo immaginare che solo una piccola parte di essi potrebbe realmente mettere in essere azioni ostruzionistiche. Insomma, chi vorrebbe continuare a lavorare per una persona (o un’impresa) che ha messo per iscritto di non aver bisogno più di lui? Solo chi sa che una volta fuoriuscito dall’azienda ha pochissime possibilità di essere riassunto (pensiamo ai tre dipendenti Fiat dello stabilimento di Melfi licenziati, che sono stati reintegrati per sentenza della Corte di Appello di Potenza; oggi ricevono lo stipendio, ma l’azienda non li fa comunque lavorare). La flessibilità in entrata e in uscita permetterebbe inoltre un risparmio per lo Stato sotto forma di diminuzione delle cause tra lavoratore e datore di lavoro.
È chiaro come la fuoriuscita dal mondo del lavoro sia un enorme problema nel momento in cui non esistono alternative a quel posto di lavoro, che è l’unico appiglio alla dignità. Il problema non è il grado di flessibilità in sé. Con la Me-MMT un altro mondo è possibile perché permette di introdurre un certo grado di flessibilità (che piace agli imprenditori) mantenendo un grado di protezione del lavoratore pari al 100% (che piace a noi).
Insomma i PLG potrebbero mettere d’accordo tutti; sono davvero l’anello di congiunzione tra i mondi, spesso divisi, degli imprenditori e dei lavoratori. CIGL, CISL, UIL e chi più ne ha, più ne metta: ci siete?