Gli standard di povertà della Ue mostrano una Grecia in piena crisi. Ma gli Stati membri non ammetteranno mai che la colpa sia del loro ‘salvataggio’
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mmtitalia.info: “Mai e poi mai la Grecia avrebbe fatto qualche progresso senza l’euro”.
Mario Monti (20/09/2012)____________________________________________
La società civile europea normalmente associa le crisi umanitarie a situazioni conseguenti disastri naturali, epidemie, conflitti, guerre civili. Che una crisi del genere si potesse verificare in un Paese europeo, specialmente se membro dell’Unione, sembrava fuori discussione per la maggior parte di noi.
Eppure un buon numero di esperti sosterrebbe che la Grecia sia attualmente nel bel mezzo di una crisi umanitaria. Il capo di Mèdecins du Monde, Nikitas Kanakis, la più grande e illustre NGO in Grecia, fu tra i primi a dichiararlo apertamente. In particolare l’area portuale di Perama, vicino ad Atene, è nel bel mezzo di un disastro umanitario. L’associazione medica di Atene, la maggiore associazione di professionisti per la sua categoria, ha perfino spedito una lettera formale all’ONU chiedendo un intervento.
Se finora si è parlato poco di questa crisi umanitaria, è per precise ragioni politiche. Ammettendo la criticità della situazione, il governo greco e la Ue avrebbero anche ammesso che all’attuale situazione si sia giunti a causa del cosiddetto “salvataggio” economico della Grecia. Per questo le autorità hanno scelto la linea del silenzio.
È vero che non esiste un parere comune su come si possa definire una crisi umanitaria, ma la definizione che viene usata da chi ha esperienza sul campo è pratica e inequivocabile. Una crisi umanitaria è di solito caratterizzata da povertà crescente, un’amplificata diseguaglianza nell’accesso all’educazione e ai servizi sociali, e scarso accesso ai servizi del welfare. Indicatori particolarmente importanti sono la diminuzione dell’accesso a servizi primari riguardanti la salute, a esami medici, a ricoveri e medicazioni. In altre parole: quando vedi una crisi, non puoi scambiarla per qualcos’altro.
La Grecia non avrebbe mai immaginato di dover affrontare una crisi umanitaria. Secondo il “UN Human Development Index” (indice di sviluppo umano dell’ONU), nel 2008 la Grecia era posizionata al 18° posto al mondo. Nessuno nel Paese avrebbe mai pensato che questa situazione potesse cambiare in modo così radicale.
Quell’offerta dalle istituzioni e dai meccanismi dell’Ue rappresentava una falsa sicurezza. Gli Stati membri hanno pagato un prezzo per questa sicurezza immaginaria, conciliando una situazione economica impegnativa con criteri politici. Il paradosso è che perfino l’Ue, che dovrebbe essere garante della sicurezza e della prosperità degli Stati membri, ha dei parametri molto ben definiti per misurare la povertà, sia in maniera assoluta che in maniera relativa, che dimostrano come in Grecia esista effettivamente una crisi umanitaria.
Sulla base dei criteri e dei dati della Ue, la Grecia è un Paese in seria povertà. Nel 2011, il 31,4% della popolazione (3.4 milioni di persone) viveva con un reddito al di sotto del 60% del reddito medio nazionale. Allo stesso tempo, il 27,3% della popolazione (1.3 milioni di persone) erano a rischio di povertà. Non sono ancora disponibili i dati per il 2012, ma la situazione è sicuramente peggiorata.
Secondo ulteriori indicatori europei, una grande fetta delle famiglie greche vive in condizioni di “privazioni materiali”. In realtà, poco più dell’11% vive in condizioni di “estreme privazioni materiali”, il che significa non avere abbastanza riscaldamento, elettricità, e non avere accesso a macchine o telefoni. Significa anche condurre una dieta povera, con assenza di consumo di carne o pesce nell’arco della settimana, così come una totale o parziale incapacità di sostenere spese dovute a emergenze o pagamenti di affitti e bollette.
L’inefficacia dei programmi europei per il reintegro dei disoccupati nel mercato del lavoro e la mancanza di un programma di protezione sociale nazionale hanno spinto la Grecia perfino al di sotto della soglia della povertà. Il tasso di disoccupazione nella popolazione adulta era del 26,8% a ottobre 2012. Questo livello, sebbene alto rispetto al recente passato, non dà ancora un’autentica idea della situazione reale.
Non tiene conto, per esempio, della disoccupazione generata dal fallimento di migliaia di piccole imprese. I lavoratori poveri dovrebbero essere sommati ai disoccupati, per esempio lavoratori con paghe talmente basse da non riuscire a soddisfare i bisogni primari. Stabilendosi al 13% della forza lavoro, rappresentano la percentuale più alta di lavoratori poveri nell’eurozona.
Ci sono altri tre indicatori che ci portano a parlare di crisi umanitaria. Primo: il numero dei senzatetto è cresciuto a dei livelli senza precedenti per un Paese europeo; stime non ufficiali li quantificano in 40.000. Secondo: la proporzione di persone che si affidano alle cure mediche delle NGO ha raggiunto in alcuni centri urbani il 60% del totale nel 2012. Questa situazione sarebbe stata impensabile solo tre anni fa, visto che questo genere di servizi era di solito rivolto agli immigrati, non ai greci.
Terzo: c’è stata una crescita esponenziale delle mense dei poveri e in generale nella distribuzione del cibo ai bisognosi. Non ci sono dei dati ufficiali, ma la Chiesa greca distribuisce circa 250.000 razioni al giorno, mentre un numero imprecisato di porzioni è distribuito dalle autorità municipali e dalle NGO. Per recente ordine del governo, le razioni municipali saranno aumentate ulteriormente a causa dell’incremento del fenomeno degli svenimenti dei bambini a scuola, dovuti a un apporto calorico troppo basso. Saranno anche forniti pasti leggeri ai giovani studenti.
Le prove della povertà, della disuguaglianza e dell’incapacità di accesso ai servizi primari confermano le crescenti e disperate dichiarazioni fatte da persone che si trovano in prima linea. Il Paese è diventato il campo di un’azione umanitaria, e dovrebbe essere trattato per quello che è. È vergognoso che il governo greco e la Ue chiudano gli occhi di fronte a tutto ciò. La comunità umanitaria internazionale dovrebbe rispondere con urgenza.
Traduzione a cura di Michele Cucca.
Originale disponibile qui: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/feb/11/greece-humanitarian-crisis-eu
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“Mai e poi mai la Grecia avrebbe fatto qualche progresso senza l’euro”. Mario Monti (20/09/2012)