La politica monetaria non ripristina la domanda aggregata, ma semplicemente riposiziona asset di natura finanziaria. Opera sui prezzi (tassi di interesse), non sulle quantità.
W. Mosler

QE vs ELR.  “Stampare” un mucchio di soldi, restare con un mucchio di disoccupati.
Da Marzo 2009 ad oggi la Bank of England (BoE) ha applicato un programma di Quantitative Easing (QE) per un importo di oltre 375 mld di £ (equivalente a circa 460 mld di €).1 La somma è pari a circa 15 volte l’importo che l’Italia spende in un anno per politiche del lavoro e ammortizzatori sociali (circa 1% dell’intero stock del debito pubblico italiano).
Quale dovrebbe essere il meccanismo di funzionamento del QE di BoE? La Banca centrale britannica lo spiega dettagliatamente anche con un video: “QE: come funziona?”.2  Riepilogando:
1)                  Banche e fondi pensione hanno in portafoglio asset come Gilts (i Titoli di Stato inglesi) e altre obbligazioni;
2)                  BoE, con l’utilizzo di liquidità previste dal piano di QE (375 mld di £), acquista questi asset. Dove trova questi 375 mld per comprare gli asset? Li crea dal nulla, come scrive BoE: “The Bank of England electronically creates new money”, la BoE  elettronicamente crea nuova moneta;
3)                  Da un lato, i soggetti finanziari dovrebbero quindi reinvestire questa liquidità nell’economia reale alla ricerca di rendimenti più elevati, portando a una crescita economica e a un aumento dell’occupazione. Dall’altro lato, il riacquisto dei Gilts da parte di BoE ne abbassa il rendimento e dovrebbe rendere relativamente più appetibili gli investimenti nell’economia reale.
La stessa filosofia è alla base delle operazioni QE FED, la Banca centrale degli USA.3
Nel triennio 2009-2012 circa il 30% dei Gilts è stato acquistato dalla BoE, l’esposizione di Assicurazioni e Fondi pensione verso i bonds UK dal 2009 ad oggi è passata dal 50% al 22% circa del totale emesso.

Il bilancio di BoE nel grafico seguente mostra il notevole aumento di “Altri attivi” acquisiti da BoE a partire dal 2009:

E dall’altro lato è evidente un incremento delle riserve bancarie presso BoE. La cosiddetta “stampa di moneta” del QE in cosa consiste? BoE acquista dalle Banche i bonds da lei stessa emessi in precedenza, e in cambio “cambia i numeri” del conto di riserva che le Banche hanno presso di lei, incrementandoli. Questa operazione rimuove dal sistema economico il reddito da interesse che il detentore del bond (per circa il 70% banche e fondi UK) percepisce, in quanto il bond viene “riassorbito” da BoE:

L’obiettivo dichiarato del programma di QE era mantenere l’inflazione sotto il 2% e riattivare economia reale e occupazione rendendo più appetibile per le banche l’erogazione di prestiti alle attività produttive, ipotizzando che sia l’offerta di credito e non la domanda a determinarne i volumi. È così? Ha funzionato?
Il tasso d’inflazione si riassesta al di sotto del 3%. Il tasso di rendimento nominale dei Gilt è al 2%.

Quindi sì, gli obiettivi di politica monetaria sotto quest’aspetto sono stati raggiunti.
I prestiti al settore privato sono diminuiti, non aumentati:

Qual è stato l’impatto sull’economia reale? La produzione industriale e il PIL sono sostanzialmente stagnanti.

I dati più rilevanti sono quelli del mercato del lavoro: dopo un QE di circa 375 mld di Sterline, il numero di disoccupati e il tasso di disoccupazione non solo non sono diminuiti, ma sono addirittura aumentati.
Numero assoluto disoccupati: da 1.450mila a 1.580.000 (+9%) in 3 anni

Tasso di disoccupazione: da 7.4% a 8.2%

Riepilogando, la Gran Bretagna negli ultimi 3 anni ha creato dal nulla e speso 375 mld di sterline con un intervento straordinario di politica monetaria progettato per fronteggiare la crisi. Il risultato disastroso è stato l’aumento della disoccupazione.
Perché? Perché “la politica monetaria non ripristina la domanda aggregata, ma semplicemente riposiziona asset di natura finanziaria. Opera sui prezzi (tassi di interesse), non sulle quantità.”
Con il QE la BoE sgombra il campo dall’obiezione: “non ci sono soldi”: i soldi in UK ci sono, li crea la BoE dal nulla. Ma non sono serviti a ridurre i disoccupati.
Un Governo che opera avendo come obiettivo il “public purpose” e la piena occupazione come potrebbe creare e utilizzare 375 miliardi della propria valuta? Operando come datore di lavoro di ultima istanza, con un Piano di Lavoro Garantito. 375 miliardi su tre anni significano un budget di 125 miliardi/anno per un programma come questo. A fronte di circa 1.500.000 disoccupati, questo si tradurrebbe in oltre 80 mila sterline disponibili all’anno per ogni posto di lavoro.
Il salario minimo in UK è poco oltre le 6 sterline/h.4 Ipotizzando una retribuzione annua di 20mila sterline, per il milione e mezzo di disoccupati, ci sarebbe stata una spesa di 30 miliardi di sterline annui per le retribuzioni (90 mld. nei 3 anni). Spendendo 1/4 di quanto ha speso per il QE, la Gran Bretagna avrebbe potuto:
1)      Raggiungere la piena occupazione.
2)      Eliminare le spese per gli ammortizzatori sociali derivanti dalla disoccupazione (controbilanciando in parte la spesa destinata al Piano di piena occupazione)
E inoltre: in Argentina l’applicazione del Plan Jefes di piena occupazione ha prodotto un effetto moltiplicatore del 2.57. Ogni peso (valuta argentina) di spesa per il piano ha generato un volume di reddito complessivo pari a 2.57 pesos. Quindi, se l’effetto moltiplicatore fosse pari a 2.5, una spesa annua di 30 mld di sterline attiverebbe un incremento del PIL di circa 75 mld, e un conseguente aumento della domanda di lavoro che renderebbe necessario, nell’anno successivo, un ricorso in misura ridotta al Piano di lavoro garantito, perché una quota dei lavoratori impiegati in esso sarebbero riassorbiti dal settore privato.
Si potrebbe fare tutto questo in uno Stato con moneta sovrana, ma la moneta da sola non basta. Se il Governo lavora per la City anziché per il public purpose spenderà i soldi, e i disoccupati aumenteranno. Esattamente come è successo in Gran Bretagna.