Lavoro e libertà, ora!
Un programma di pubblico impiego basato sui principi della finanza funzionale può garantire piena occupazione senza le rigidità associate agli alti livelli di occupazione del settore privato, può fornire i servizi pubblici che scarseggiano nella comunità e può essere usato come base per una politica sociale umanistica.
Gli enormi costi economici e sociali relativi alla disoccupazione possono essere eliminati e l’economia nazionale può essere gestita in maniera coerente con l’idea, formalizzata nella Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, in base alla quale ogni individuo ha il diritto di guadagnare affinché viva in modo tale che possa avere rispetto di se stesso.L’approccio per l’impiego pubblico, volto a generare piena occupazione e stabilità dei prezzi, può anche servire come base per una politica sociale umanistica. Con un programma simile, un ampio spettro di politiche sociali potrebbero essere introdotte, al contrario non potrebbero avere luogo. Per capire come tutto ciò potrebbe funzionare consideriamo che i lavoratori avranno sempre l’opzione di scegliere un lavoro di pubblico impiego. Ora immagina cosa potrebbe accadere se i benefici legati all’impiego pubblico includessero anche l’assicurazione sanitaria. Gli occupati del settore privato vorrebbero che i loro benefici corrispondessero a quelli del servizio pubblico, in egual maniera o quasi. Il settore privato sarebbe incoraggiato da pressioni del “mercato” a offrire o un’assicurazione sanitaria o una strada alternativa (salari più alti, maggiori possibilità di avanzamento di carriera, altri benefici come qualsiasi altra offerta attraente).Alla stessa maniera, poiché il salario nel pubblico impiego sarebbe, di fatto, quello minimo, aumenti del salario nel settore pubblico potrebbero essere utilizzati per pressare quello privato a fare altrettanto, (o ad adottare qualche altra sorta di compensazione). Consideriamo cosa potrebbe accadere se il lavoro nel pubblico impiego offrisse anche servizi di assistenza all’infanzia. Oppure, [che si occupasse anche, ndt] dei problemi legati alla sicurezza e alla salute dei lavoratori e, in generale, dell’ambiente di lavoro. La lista di cose, per cui, il pubblico impiego potrebbe essere usato come punto di riferimento base per aumentare la qualità del lavoro nel settore privato è limitata solo dall’immaginazione.Inoltre, consideriamo la possibilità offerta ai milioni di nuovi lavoratori disponibili a fare servizi pubblici. Improvvisamente, non ci sarebbe più un vincolo alla fornitura di servizi pubblici (rimangono i vincoli reali legati alla dimensione della popolazione, alle competenze e al livello di istruzione e cosi via).Habitat for Humanity e Meals on Wheels[1] avrebbe sempre abbastanza lavoro, biblioteche pubbliche e centri per la comunità aperti anche la notte, ci sarebbero ulteriori mani che aiutano [a costruire, ndt] parchi gioco, stazioni della metropolitana, case di cura e centri per la raccolta differenziata. I benefici ambientali sarebbero numerosi, una maggiore pulizia, parchi migliori, la messa a dimora di alberi e la creazione di nuovi sentieri escursionistici.Sappiamo dalla storia del WPA[2] e dagli altri programmi di pubblico impiego di successo quanto produttivi i contributi possano essere, (possiamo imparare anche dagli errori di questi programmi, per esempio, le discriminazioni di razza e genere non possono essere tollerate).Un programma di pubblico impiego dovrebbe essere usato anche per ridefinire quale tipo di lavoro sia considerabile prezioso in questa società. Attualmente il mercato è usato come metro di giudizio, e se tu non puoi seguire la tua strada nel settore privato, la tua vocazione non deve essere [considerata, ndt] preziosa. Sotto il programma di pubblico impiego la società è libera di qualificare cosa è un lavoro di pubblico impiego. Musicisti e attori potrebbero essere liberi di seguire il loro talento. La tradizione orale può essere documentata e preservata attraverso interviste agli anziani. Le comunità dei giardini condivisi possono prosperare con chef pubblici che preparano i cibi. L’affrontare il retaggio storico del patriarcato e lo sfruttamento sessuale, la cura dei propri figli e della propria casa possono essere considerati lavori del pubblico impiego. Anche chi vorrebbe ottenere ulteriori corsi di formazione potrebbe essere considerato all’interno del pubblico impiego. Seguiamo [la logica, ndt] che individui occupati, piuttosto che disoccupati, in grado di sfruttare i vantaggi legati ai corsi di formazione, aumenteranno probabilmente la produttività nel settore privato quando aumenterà la domanda di lavoro durante una ripresa economica. Quaranta anni fa, studiosi e attivisti come Bayard Rustin e Robert Browne fornirono un programma dettagliato di piena occupazione, un reddito minimo garantito e un salario di sussistenza che permettesse ai lavoratori poveri e alle loro famiglie di vivere al di fuori della povertà. La loro proposta per il lavoro garantito è stata recentemente ripresa da Darity e altri [e considerata, ndt] come una reazione altamente appropriata alla persistente disoccupazione e all’aumento della povertà e delle diseguaglianze in un contesto di grande recessione come l’attuale, [caratterizzato da, ndt] instabilità socioeconomica e fragilità finanziaria. Un programma simile ha una serie di altri benefici, come la fornitura dei beni pubblici e dei servizi alla comunità che scarseggiano. Un ostacolo notevole a questo tipo di politiche sta nel modo di procedere, inteso nelle conseguenze che tale programma potrebbe generare in termini di impatto sul deficit del governo e sul debito nazionale. Dalla prospettiva della finanza funzionale, queste preoccupazioni sono fortemente fuori luogo e fuorvianti. I falchi del deficit analizzano il nostro sistema monetario come se fossimo ancora nel gold standard e la nostra macroeconomia come se esistesse una tendenza verso la piena occupazione e come se le relazioni tra risparmio, investimenti e tasso di interesse fossero accuratamente descritte dal modello neoclassico sulle attività finanziarie.[3] Le colombe del deficit, sostengono che il bilancio deve essere bilanciato all’interno di un ciclo e che i problemi delle misurazioni fanno si che i deficit e il debito non sono tanto grandi quanto sembrano, dando risalto alla versione dei falchi per cui conta la grandezza del debito e il bilanciamento della spesa. Questo tipo di finanza disfunzionale minaccia la stabilità economica e il tessuto sociale. L’autentica piena occupazione basata sui principi della finanza funzionale, tuttavia, ha il potenziale per essere il centro di un’economia sociale olistica. Questo sarebbe un qualcosa che vale la pena lasciare alle generazioni future.
Tratto da “Jobs and Freedom Now! Functional Finance, Full Employment, and the Freedom Budget”, Review of Black Political Economy, January, 2012, pp.16-18 di Forstater, Mathew (2012) tradotto da Dario De Angelis : Jobs and Freedom Now
Mathew Forstater è uno dei relatori del Summit MMT “NON ERAVAMO I PIIGS. TORNEREMO ITALIA” che avranno luogo a Rimini, il 20-21 ottobre 2012 e a Cagliari, il 27-28 ottobre 2012.
Per partecipare:
IL CONTO, LE CAUSALI
Il c/c su cui versare ha questo IBAN: IT16K0200802455000101819809
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Per chi versa dall’estero il codice SWIFT/BIC è UNCRIT M1PM5
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Il pubblico impiego viene visto come una voragine di sprechi e feudo dei partiti… e in effetti così è… ma non per sua stessa natura, bensì per come è gestito ed amministrato.
Puntare sul Pubblico Impiego significa potenziare e creare servizi pubblici gestiti dagli uffici della PA, dagli enti e le istituzioni locali,, essendo questi soggetti in mano alla partitocrazia OGGI per come sono messe le cose non sembra una buona idea:
occorrerebbe prima riformare la PA, i metodi di nomina dirigenziali, le leggi sul Pubblico impiego e di assunzione in questo ambito.
Bisogna riformare tutto.
Economia da una parte che possa spendere a deficit e P.A. dall’altra.
La piena occupazione non deve per forza riguardare una forma di assistenzialismo a cui siamo stati abituati.
Iniziamo a potenziare i nostri sistemi investigativi da forze dell’ordine, controllo dell’operato delle PA appunto, per poi finire a quella occupazione di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico. Vedrete come si riprenderà l’economia reale …