A seguito della crisi finanziaria globale (CFG) del 2007 la spesa sociale del Governo è aumentata, mentre gli introiti da tassazione sono collassati. Il deficit è cresciuto rapidamente causando dei timori legati all’insolvenza o alla bancarotta. Conseguentemente si è tentato di tagliare la spesa e incrementare le tasse per ridurre i deficit. Il presupposto alla base di queste politiche è che il deficit governativo sia discrezionale, e pertanto se solo il governo decidesse di provare con decisione, potrebbe ridurlo.
Ma il deficit del settore governativo non può essere ridotto a meno che non ci sia una riduzione del surplus privato o estero. Il deficit governativo, allora, è sotto il controllo discrezionale del governo?
Dopo il 2007 e la grande recessione il governo USA è incorso in un rapido incremento del proprio deficit di bilancio. Mentre molti attribuivano questo a vari pacchetti di stimolo fiscale (includendo i salvataggi dell’industria automobilistica e di Wall Street), la parte più significativa dell’incremento del deficit veniva dagli stabilizzatori automatici e non dalla spesa governativa discrezionale, come osservabile facilmente nel grafico che mostra il tasso di crescita della raccolta fiscale da tasse (per lo più automatica), spese per consumo del governo (in parte discrezionali) e pagamenti (di nuovo per lo più automatici) relativi allo stesso quarto dell’anno precedente
2005: incidenza introiti fiscali in declino, a partire dal 15%. Spesa governativa in aumento del 5%
Spesa governativa controciclica (aumenta nei periodi di crisi) e tassazione pro-ciclica (diminuisce durante i periodi di crisi) combinate operano come un poderoso stabilizzatore automatico: i deficit aumentano durante le fasi di flessione.
L’espansione precedente la CFG fu guidata dall’amministrazione Clinton e dal boom immobiliare degli anni 2000, durante il quale i privati si indebitarono e spesero in misura senza precedenti. Il 50% di questo indebitamento veniva dalle imprese. Dopo il crollo, il settore domestico ha ridotto la spesa (come sempre accade in recessione) e il risparmio si è attestato su livelli elevati. La lenta crescita è stata la maggior causa del rapido incremento del deficit di bilancio – e la lenta crescita, a sua volta, è dovuta all’elevata propensione al risparmio da parte del settore privato registrata in quel periodo.
Con elevata disoccupazione e redditi stagnanti per molti americani, la propensione alla spesa non può aumentare.
La riduzione del deficit del governo richiederà che il settore privato spenda di più in relazione al proprio reddito o che il deficit delle partite correnti USA cada bruscamente.
Ci sono 3 possibilità:
1) aumento del consumo dei privati e riduzione della propensione al risparmio – ma i privati sono ancora duramente indebitati così la probabilità che loro vogliano far tornare la percentuale di risparmio del reddito disponibile al 2-3%, come negli anni 2000, sembra improbabile;
2) boom investimenti business privati – ma gli investimenti delle imprese non aumenteranno in un’economia stagnante, e inoltre la costruzione di case (che è in crisi) è inclusa nel conteggio statistico degli investimenti;
3) la possibilità finale è il settore estero. Il prossimo grafico mostra import e export nel saldo delle partite correnti USA. Ma gli import sono a circa il 18% del pil (ripiegano bruscamente dalla CFG in poi) e l’ultima volta che gli USA hanno avuto un saldo delle partite correnti positivo è stato 20 anni fa, nell’era delle recessione di Bush senior.
L’obiettivo ipotetico di ridurre il deficit di bilancio del governo USA, dal 9% del PIL al pareggio, richiede una combinazione di: settore privato che si indebita + bilancia delle partite correnti che va verso il surplus per un totale del 9% del PIL complessivamente.
Questi aggiustamenti sarebbero in ogni caso dolorosi per gli americani; e potrebbero non funzionare perché c’è da considerare che se gli USA rallentassero, questo avrebbe effetti sull’economia globale: gli export USA non aumenteranno.
Gli Stati Uniti hanno una più elevata propensione all’import rispetto agli interlocutori commerciali internazionali, cosa che significa che a parità di crescita tra USA e resto del mondo l’import degli Stati Uniti cresce più delle esportazioni.
Così, per compensare il bilancio del governo occorre crescere più rapidamente; la crescita più rapida, probabilmente, incrementerà il deficit delle partite correnti cosicché le 3 identità di bilancio implicheranno:
1) o che il settore privato USA torni a spendere in eccesso rispetto al proprio reddito, indebitandosi;
2) o che il deficit di Gov non possa essere ridotto.
Ciò che è descritto come una “libera scelta” di riduzione del deficit di bilancio dello Stato passando per una fase di più rapida crescita, significa che, in realtà, accettiamo l’aumento dell’indebitamento privato e il maggior deficit del saldo delle partite correnti.
Il problema è che le ricette politiche ignorano i bilanci settoriali. Riepilogo:
1) la somma dei 3 bilanci deve essere uguale a zero. È impossibile modificare un bilancio senza avere modifiche almeno in un altro;
2) a livello aggregato, la spesa determina il reddito. Un settore può spendere più del proprio reddito, ma significa che un altro spende meno. Mentre la spesa governativa è “più o meno” discrezionale, la raccolta delle tasse dipende dalle performance economiche;
3) Gov può sempre decider di spendere di più e aumentare le tasse, ma non può decidere l’entità dell’introito fiscale perché l’incidenza della tassazione è applicata su variabili di reddito e ricchezza fuori dal controllo governativo. Il risultato di budget (surplus-pareggio-deficit) non sarà quindi prevedibile;
4) Estero: gli export sono largamente fuori dal controllo degli USA (sono esogeni), dipendono da molti fattori incluso lo sviluppo nel resto del mondo, tassi di cambio, politiche commerciali, salari e prezzi relativi (e gli sforzi USA per incrementare l’export sicuramente portano a risposte dall’estero). I risultati economici di scelte politiche prese negli USA possono influenzare l’export, ma con impatti laschi. D’altra parte, l’import USA dipende largamente dal reddito (più tassi, etc; se gli Stati Uniti cercassero di ridurre gli import ci sarebbero reazioni dei partner commerciali). Gli import sono per lo più prociclici. Anche l’andamento del saldo delle partite correnti è ampiamente non discrezionale.
Cos’è discrezionale? La spesa del settore domestico (priv + gov), che determina il reddito.
I bilanci settoriali sono da considerare, per lo più, non discrezionali poiché legati a variabili discrezionali e non, in modo molto complesso, e ai vincoli delle macro identità. Ha più senso promuovere una spesa pubblica che impieghi in modo ottimale le risorse interne e lasciare che poi i bilanci settoriali si adeguino di conseguenza. La miglior politica è perseguire il pieno impiego e la stabilità dei prezzi, non mettere target di deficit o limiti di indebitamento che sono per lo più non discrezionali.
Nota 1: le differenze principali tra il tasso di risparmio individuale e i risparmi netti del settore privato, come % del PIL, sono (rif. Scott Fullwiler)
- il risparmio privato netto è una % del PIL, mentre il tasso di risparmio personale è una % del reddito disponibile;
- Il risparmio privato netto è sottratto dalla spesa totale del settore privato, comprendendo consumi e investimenti immobiliari, mentre il risparmio personale è sottratto solo al consumo.
Altre piccole differenze:
- il risparmio privato netto considera il deprezzamento di capitale che il risparmio personale non contempla;
- il risparmio privato netto computa accantonamenti per assicurazioni e previdenza da parte del governo che non sono computati nel risparmio individuale;
- il risparmio privato netto contempla anche gli accumuli per i pagamenti salario meno i salari pagati dalle imprese ai privati, mentre il risparmio individuale non li considera.
Tratto dall’articolo Government Budget Deficits are Largely Nondiscretionary: the Case of the Great Recession of 2007.
Tradotto da Daniele Basciu.