La risposta di Dario De Angelis (gruppo economico Democrazia MMT) all’intervento in Parlamento del deputato Amedeo Ciccanti dell’Udc.
Secondo Ciccanti, la crisi dell’Italia si risolverebbe attraverso:
– riduzione del debito pubblico;
– svendita del patrimonio pubblico;
– diminuzione della pressione fiscale.
In primo luogo, la riduzione del debito pubblico comporterebbe un aggravamento della crisi. Ciccanti deve sapere che i Paesi possono essere monetariamente sovrani (emettono la loro moneta), oppure non monetariamente sovrani (usano una moneta, non possono crearla dal nulla). I primi, come Usa o Giappone, non possono fallire, controllano i tassi di interesse dei titoli di Stato e non hanno limiti finanziari di spesa: possono acquistare tutto ciò sia prezzato nella loro moneta.
Questo ultimo fattore, legato alla possibilità di spendere a deficit, fa sì che tali Paesi siano in grado di raggiungere, potenzialmente, la piena occupazione e il pieno stato sociale. Gli Stati a moneta non sovrana, come quelli che hanno l’euro, possono fallire, non controllano i tassi di interesse sui titoli di Stato che sono, conseguentemente, alla mercé degli istituti di credito e hanno uno spazio politico limitatissimo per adottare provvedimenti volti a favorire la ripresa economica. Peggio, l’euro dà luogo a politiche che strangolano l’economia proprio quando lo Stato dovrebbe adottare, al contrario, quelle meno restrittive. Inoltre, col sistema euro sono le banche le uniche che possono creare moneta, e come si comportano quando l’economia va male? Non concedono più prestiti e l’economia andrà ancora peggio, perché le imprese chiudono a causa della stretta creditizia e i disoccupati aumenteranno. Questi meccanismi andrebbero sviscerati molto bene e spiegati alla popolazione (* vedi nota a fondo articolo)
Per avallare la mia tesi sottolineo come, Spagna e Irlanda erano Paesi virtuosi prossimi ai parametri di Maastricht e ciò significa che il debito pubblico non c’entra proprio nulla con la crisi economica europea.
In secondo luogo, svendere il patrimonio pubblico garantirebbe nuova liquidità nel breve periodo. Fatto questo avremo risolto i nostri problemi? No. Il problema dello Stato non è che possiede troppi beni, ma derivano dal fatto che deve prendere in prestito ogni singolo euro che spende. La questione è legata all’adozione di una moneta che non è nostra e alla perdita della sovranità monetaria. Svenduto il tutto saremo di nuovo da capo perché il motivo, secondo cui, le banche ci prestano denaro a tassi cosi alti è dovuto al fatto che, adottando l’euro, abbiamo perso la perenne possibilità di essere solvibili sempre e comunque. Le banche sanno sia che lo Stato italiano deve necessariamente chiedere soldi a loro, sia che potremmo fallire non avendo la possibilità di creare la nostra moneta dal nulla, come fa il Regno Unito, la Turchia o l’Australia. Se il debito pubblico fosse minore ci ritroveremmo ugualmente a pagare interessi usurai. I beni posseduti dallo Stato non sono la causa della crisi. Lo è la moneta unica europea.
Ultimo ma non meno importante, Ciccanti affronta anche la questione legata alla tassazione. L’euro fa si che le politiche fiscali diventino pro-cicliche: le tasse aumentano se l’economia va male, diminuiscono se l’economia va bene perché non possiamo più spendere a deficit, creando la nostra moneta dal nulla, come facevamo con la lira. Ad oggi, è impensabile la riduzione della pressione fiscale, purtroppo, e i politici che affermano il contrario non conoscono i meccanismi che ho spiegato. Solo uno Stato a moneta sovrana, l’Italia della lira appunto, ha la possibilità di far ripartire l’economia riducendo le tasse e promuovendo una serie di incentivi economici: un governo che decide di spendere più di quanto tassa è la soluzione ma ce l’hanno negata attraverso l’euro. A peggiorare le cose c’è l’adozione in Costituzione del pareggio di bilancio (lo Stato spende 100 e tassa 100) e la ratifica del Fiscal Compact, che punta a fare in modo che lo Stato spenda 80 e tassi 100. Capirebbe anche un bambino che stiamo percorrendo la strada adatta per dare luogo alla più grave crisi economica in Europa di sempre.
* Mi riferisco, in particolare, a questo meccanismo. Nessuno vuole affermare che l’austerità causa un aumento del debito pubblico, non la sua diminuzione. Funziona cosi: gli Stati adottano misure di politica fiscale restrittive (più tasse), ciò provocherà la riduzione del potere d’acquisto nei confronti dei cittadini e le imprese chiudono. Sale il numero dei disoccupati e la spesa per la cassa integrazione. Ciò conduce ad un aumento del debito pubblico e le agenzie di rating ci declassano. Cosi aumentano gli interessi e lo Stato è, da capo, costretto a incrementare la pressione fiscale, per pagarli. Aumentano i disoccupati, la spesa per la protezione sociale, ecc.ecc, come un cane che si morde la coda. Non se ne esce, se non dicendo addio all’euro.
Fonte: http://www.picenooggi.it/2012/08/29/11980/gli-mmt-caro-ciccanti-quanti-errori-tra-debito-tasse-ed-euro/