Non appena ci si convince che le cose non possano andare peggio in Spagna, ecco che ciò accade. Si prenda in esame questa tabella fornita da Credit Suisse, tramite Alphaville del Financial Times.

 

Fonte: http://ftalphaville.ft.com/blog/2012/07/11/1080121/just-another-scary-spanish-capital-flight-chart/#comments

Yagos Akexopoulos, del Credit Suisse, stima stia avvenendo una fuoriuscita di capitali dalla Spagna a tasso annualizzato del 50% del PIL. Non c’è dubbio che la corsa alle banche stia accelerando e si può capire facilmente il perché. La nazione si sta trasformando in una piccola casa degli orrori economici. Il presunto salvataggio delle banche di Madrid è qualcosa che, semplicemente, non sta avvenendo. €100 miliardi non basteranno a coprire la dimensione del problema, sia se ci si basi su una contabilità onesta sia su qualsiasi tipo di stress test (e ciò accade prima di arrivare alla successiva fase, quella delle misure di austerità già annunciate).

Chuck Davidson, di Wexford Capital, ha scritto un dossier dove ha dato uno sguardo alle banche spagnole, a partire dalle 5 più grandi. Ha tagliato i loro asset del 25%, e questo difficilmente sembra eccessivo. Partendo dalle 5 più grandi, per arrivare all’intero sistema bancario, è giunto alla cifra di €990 miliardi come il capitale necessario per portare le banche spagnole agli standard di rischio di Basilea 3.

Madrid, abbiamo un problema!

Ciò, chiaramente, avviene dopo che queste stesse banche hanno imbrogliato migliaia di depositanti, che erano stati fortemente incoraggiati a comprare azioni di risparmio (preferred equity shares) e bond di debito subordinato, che erano stati reclamizzati presso di loro come titoli a maggiore rendimento, a basso rischio e a rendita fissa, in sostituzione dei depositi con rendimento inferiore.

Come Ed Harrison, di Creditwritedowns.com, ha scritto in un recente post (www.creditwritedowns.com):

 “Quando le banche hanno cercato di ottenere fondi privati, in nessun caso sono state in grado di attirare investitori stranieri e/o istituzionali. Bankia, per esempio, è stata estremamente combattuta sulla possibilità di ritirare la sua Offerta Pubblica Iniziale [IPO, ndt] dopo che essa aveva ricevuto una tiepida reazione da parte degli investitori istituzionali. Tuttavia, Bankia è andata avanti con l’IPO, ottenendo il denaro dalla base degli investitori spagnoli.

Altre banche hanno raccolto denaro in maniera potenzialmente illegale e non-etica, pressando i loro depositanti verso [l’acquisto di, ndt] azioni privilegiate e strumenti subordinati di debito che i clienti non comprendevano pienamente. La Reuters dice, per esempio, che il 62% dei detentori di debito subordinato, in Spagna, sono anche depositanti presso le stesse istituzioni”.

Per aiutare a finanziare questi salvataggi, il Premier spagnolo Mariano Rajoy sta continuando a spingere la nazione verso il suicidio economico mediante ulteriori, rovinose, manovre di austerità. Ha appena innalzato l’IVA dal 18% al 21%. Questo in una nazione con il 25% di disoccupazione, il 50% di quella giovanile e vendite al dettaglio al collasso.

Ciò permetterà di raccogliere tonnellate di gettito fiscale… Come no!

Su chi dovrebbe esercitare pressioni la Troika, per adottare politiche di austerità, se ci sono spagnoli perfettamente felici di collaborare autonomamente?

Non appena gli operatori del mercato capiranno l’entità e la gravità della corsa alle banche (della quale la Spagna è certamente l’anello più debole e pericoloso) e le strette implicazioni con la BCE, la fuoriuscita di capitali dall’Europa probabilmente si intensificherà ulteriormente, soprattutto data la meschina risposta arrivata dall’ennesimo incontro della scorsa settimana per il “salvataggio dell’euro” e le crescenti sfide giuridico-legali in Germania per qualsiasi forma di deposito cautelativo a livello europeo. Riguardo a quest’ultimo punto, è del tutto plausibile che la Corte Costituzionale tedesca decreti che l’Esm stesso [meccanismo europeo di stabilità, ndt] sia incostituzionale (è ora sotto contestazione legale), il che bloccherebbe per sempre l’adozione di una soluzione su scala europea, alla corsa agli sportelli.

Se cosi fosse, l’euro dovrebbe cadere precipitosamente, nonostante le operazioni speculative short1 di oggi, mai viste prima. Il recente movimento di prezzo contrario dell’euro suggerisce che la fuoriuscita di capitali dall’Europa potrebbe intensificarsi, perché gli operatori del mercato stanno arrivando a rendersi conto che le incertezze dell’uscita dall’euro di una o più nazioni stanno aumentando, e ostacoli politici impediranno probabilmente un’efficace risposta politica, come un’assicurazione sui depositi, per arrestare la corsa agli sportelli in Europa e la fuoriuscita di capitali.

Data la prospettiva di paralisi politica di fronte a noi, ci dovremmo attendere una continua fuoriuscita di capitali del tipo che ora si sta manifestando in Spagna. Tale fuoriuscita dovrebbe mettere a dura prova i recenti sforzi della BCE per ritardare il deprezzamento dell’euro, e mettere all’erta ancora di più gli operatori del mercato sulle fondamenta estremamente deboli della moneta unica europea.

Fonte:
The Growing Pain in Spain
Traduzione a cura di Emanuele Fietta 

1 Lo short selling (chiamato anche “vendita allo scoperto”) è una forma di trading che consiste nel vendere uno strumento finanziario senza possederlo, per poi riacquistarlo in un secondo momento. Attraverso lo short selling è possibile guadagnare anche nel caso i mercati scendano, perché posso riacquistare un certo strumento finanziario quando questo costa meno del prezzo che ho richiesto al momento della vendita. Fonte: http://www.hedgefundonline.it/glossario-economia/definizione-short-selling.html