Ripercussioni dell’austerità sull’Europa (Seminario Milano)
Prima di parlare ancora della politica di austerity, vorrei dire al mio compagno (in tutti i sensi) Riccardo (Bellofiore, nda), che quello che ha detto sugli economisti di sinistra italiana è vero; in Francia forse non sono mai davvero esistiti degli economisti di sinistra. Sono esistiti solo alcuni ignoranti fautori della regulation, il loro unico scopo era però quello di diventare consiglieri di Mitterrand.
Non si può più parlare nemmeno di social-liberismo qui in Francia, e temo che la Merkel sia persino più a sinistra di Francois Hollande.
Il neo-mercantilismo tedesco consente alla Germania di esportare beni di consumo ad alto contenuto tecnologico, e questa è un’eredità del regime nazista. La politica di infrastrutture e piena occupazione di Adolf Hitler, di cui si sente spesso parlare, non è mai esistita: ciò era invece un’eredità delle riforme promosse durante la Repubblica di Weimar.
A partire dal 1933, i tre quarti della crescita economica tedesca erano inerenti agli ordini militari fatti dallo Stato. Questo spiega anche la volontà di valorizzare il programma volto a creare questo grande impero tedesco, che doveva estendersi fino agli Urali. Alla fine del 1944 le aziende tedesche disponevano di utili giganteschi riciclati in Svizzera. Il ministro Albert Speer, fanatico nazista, dette alle aziende tedesche la possibilità di specializzarsi in tecniche e prodotti ad altissimo livello tecnologico. È da li che prende origine questo grande vantaggio dell’export tedesco, nell’ambito dell’export di beni infrastrutturali.
Nel libro di Adam Tooze “The Wages of Destruction”, un intero capitolo è dedicato alla questione dei profitti dell’economia tedesca. Un articolo del 1943 parla delle Economics of the Final Solution, è stato scritto dal Presidente dell’Associazione degli economisti tedeschi, che mantenne il suo posto di lavoro anche dopo la caduta del regime: in esso vi sono considerazioni tremende, si riuscivano addirittura a stimare il numero di slavi da sterminare per far crescere l’impero tedesco ed aumentare il tasso di profitto tedesco.
Gli ultimi punti per inquadrare la crisi dell’Eurozona:
ñ Il principale fornitore di valuta estera per il regime nazista era la Banca di Francia. Annie Lacroix-Riz a pag. 224 del suo libro, spiega che ciò si evince dalla lettura degli archivi della Banca di Francia, mentre il Front Populaire aveva appena ipotizzato un programma di riforma sociale. Il governatore della Banca di Francia aveva imposto di non concedere nemmeno un franco ai socialisti, ma di fornire credito illimitato per la Reichsbank.
ñ Nel 1945, il partito Comunista, anche se ancora abbastanza stalinista, impone le riforme sociali e il generale De Gaulle crea la previdenza sociale (non per bontà d’animo, ma per timore della rivoluzione). I democristiani tedeschi invocano la co-gestione perché la classe operaia, schiacciata dal regime nazista, rinasce. Si assiste ad un aumento dei salari, della messa in atto di riforme sociali e di spesa pubblica, e di aumento del numero degli iscritti: e parallelamente ricompare l’idea di Europa.
L’idea di Europa appare in Francia tra gli anni ‘30 e ‘40. Perroux, Jean Monnet, Robert Schumann ne sono i principali architetti. In alcuni testi si fa riferimento a ciò: Daniel Lindenberg – “Gli anni sotterranei”, e Bernard Bruneteau, 2003, “La nuova Europa di Adolf Hitler, la nascita dell’ideologia europea” (non tradotti in italiano).
Perroux è un personaggio assolutamente cruciale: studia a Vienna accanto ad Hayek, odiando invece Keynes. Nel 1944 viene ripubblicata una sua opera completa, “Generalizzazione della TG”, una infamia accademica che però segnerà profondamente Jacques Attali. Perroux scrisse di Keynes: “Egli non è un economista serio, è omosessuale e non capisce nulla della scienza vera”; era intimo amico di Papa Pacelli, odiava la Repubblica e la democrazia e voleva creare una società che avrebbe resuscitato l’Ancièn Regime.
Nel libro di Lindenberg, si dice che Perroux accusasse Hitler e i nazisti di essere troppo socialisti e moderni. Per Perroux, come ogni regime progressista, perirà: nel nuovo ordine europeo regnerà la Francia.
C’è una altro testo importante, articolo del dicembre 1943 nella rivista appoggiata da Petain dal titolo“Rivista dell’ordine economico”: l’articolo si chiama “La moneta nell’economia europea organizzata”. In esso possiamo riconoscere degli elementi fondamentali del Trattato di Maastricht e del Patto di crescita e di stabilità. Recita infatti che l’obiettivo è ridurre il ruolo dello Stato a solo strumento che imponga le leggi di mercato, e quindi è necessario togliergli il monopolio della moneta. E Perroux aggiunge: grazie a questo progetto che realizzerà il futuro, il potere sarà esclusivamente nelle mani di un “Direttorato” fatto di saggi e tecnocrati, e la democrazia verrà abolita per sempre.
Dopo essere stato salvato in extremis dalle persecuzioni naziste, grazie al fatto che la vedova di un ministro di Blum si era innamorata di lui, diviene consigliere del generale De Gaulle, ed è chiamato a dirigere l’economia francese fino all’avvento di Mitterrand, quando compare sulla scena Attali, che si disfa di di lui.
Un secondo personaggio d’importanza cruciale è Robert Schumann. Nell’istituto di ricerca parigino, ci sono delle foto in cui Schumann è ritratto con Salazar, professore di economia e poi dittatore portoghese, in compagnia di Mussolini e Pio XII. Ci sono documenti in Vaticano al riguardo, ovviamente inaccessibili.
Alcuni discorsi possono essere consultati, come quelli conservati negli archivi dell’Azione Cattolica francese (che sarebbe diventata la Democrazia Cristiana in Francia, finanziata dal Comitee de Forge e dalla Banca di Francia). A pag. 259 del libro di Annie Lacroix-Riz, c’è una citazione di Schumann del 1945 presso l’assemblea dell’Azione Cattolica francese: “Bisogna abolire una volta per tutte alcune leggi infami che sono opera repubblicana: bisogna ristabilire la libertà religiosa e finirla con la Scuola laica, lo Stato laico, il potere dei massoni e degli istitutori di scuola”. I suoi sforzi sarebbero stati dedicati a realizzare la grande Europa futura, in questo senso.
In un libro anonimo chiamato “Pertinax”, citato da Annie Lacroix-Riz, che ella ha trovato grazie a James Galbraith presso la libreria del Congresso, e dalla biografia di Franklin Roosevelt scritta da Conrad Black, si legge che Jean Monnet, altro architetto dell’Unione Monetaria, contatta dapprima Roosevelt e poi Truman per convincerli di appoggiare il progetto europeo, attraverso il Cardinale di Chicago (presidente della Conferenza Episcopale Americana) e attraverso il Cardinale Spellman, Arcivesovo di NY. Gli americani si sono lasciati convincere, ma questa era solo prima fase del progetto, che sarà di fatto realizzato dal Partito Socialista nella persona di Francois Mitterrand.
Dalla relazione di Alain Parguez – Seminario Milano maggio 2012:
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