Il 12 e 13 maggio si terrà un incontro con il professor Alain Parguez e il professor Riccardo Bellofiore. La prima tappa formativa a cui seguirà il summit di settembre a Roma.
Per questioni logistiche e organizzative, con molto dispiacere, abbiamo dovuto scegliere solo un centinaio di partecipanti. Come criterio per la selezione abbiamo cercato di coinvolgere le persone che hanno maturato una maggiore conoscenza della materia o un particolare impegno per la causa.
Il seminario sarà registrato e divulgato, in modo che anche tutti gli altri avranno la possibilità di apprendere.
Se sarà possibile, faremo anche una diretta streaming (http://goo.gl/Qutne).
I temi del seminario sono i seguenti:
Parguez:
Analisi in profondo della genesi del fascismo finanziario nella UE; le possibili prove del coinvolgimento italiano; il reale stato dell’economia della UE e il ruolo delle banche; il Circuitismo, cosa è; comparazione fra MMT e Circuitismo, punti in comune e divergenze.
Bellofiore:
La sinistra italiana da Gramsci a Enrico Letta, storia di un tradimento.
Archivio per mese: Aprile, 2012
“Il nostro studio dimostra che la presenza di una forza lavoro flessibile e atipica può essere un fattore positivo solo se l’economia nazionale è già forte, e solamente se quei lavoratori hanno una libera scelta fra l’impiego fisso e quello atipico. Ma se la flessibilità diviene un rimedio obbligato nel contesto di un’economia debole che non offre ampie possibilità di impiego fisso, allora essa può portare più problemi che benefici.”
“Mi sta dicendo che il lavoro precario porta benefici economici solo se è un optional all’interno di Paesi che offrono ampio impiego a tempo indeterminato?”
“Precisamente”.
Chi sono secondo voi gli attori di questo colloquio? E quando è avvenuto? Non ve la sto a menare tanto: non è uno studio della CGIL, e non è neppure alcunché di sinistra. Chi fa quelle affermazioni è la dott.ssa Cynthia M. Fagnoni, direttrice del Education, Workforce, and Income Security Issues del General Accounting Office americano, organo del Congresso USA, intervistata da me nel 2000, cioè dodici anni fa.
Alla GCIL, oltre che dei venduti, sono anche dei deficienti. La CGIL non solo non ha mai posto quella cruciale verità come punto fermo di tutta la sua politica del lavoro da cui non muoversi di un millimetro mai più, come sarebbe stato sacrosanto, ma da oltre 14 anni si è adagiata a contrattare sul grado di abolizione dei diritti dei lavoratori, col risultato che vediamo oggi. Cioè, oggi, quando la CGIL proclama una vittoria, è quando sto pachiderma di scemi è riuscito a ottenere che un diritto venga abolito ‘solo’ al 60% invece che al 90. E cazzo, quando questo avviene, allora sì che li vedi in piazza a fare i grossi. Ma grandi!
Farsi battere a sinistra, e dodici anni fa, dagli americani è aver toccato il fondo del patetico.
Ma alla CGIL sono dei deficienti anche per altro, e ancor peggio. Oggi la Modern Money Theory (MMT) è approdata in Italia. E’ accaduto a Rimini nel febbraio scorso nel più grande convegno di economia della storia nazionale, poi su Repubblica con Rampini, poi sulla bocca di grandi imprenditori, di politici come Tremonti e Di Pietro e molti altri, sul web è ovunque. E qual è il pilastro epocale, rivoluzionario, direi nucleare della MMT? Eccolo: la possibilità per uno Stato a moneta sovrana di ottenere ILLIMITATAMENTE LA PIENA OCCUPAZIONE, PIENO STATO SOCIALE, E PIENA PRODUZIONE. Cioè di poter per esempio dire a Marchionne “chiudi le tue fabbriche di auto invendibili e vai a fan c…, perché i tuoi operai li impiega lo Stato domani”. Altro che ricatto “investimento sì, investimento no” coi lavoratori sempre messi alla pecora, detta come va detta. La possibilità, inoltre, di offrire alle nostre generazioni future la flessibilità solo come OPTIONAL, in un panorama nazionale di LAVORI GARANTITI.
Ma voi pensate che alla CGIL qualcuno se ne sia accorto della MMT? In quel covo di minorati parrocchiani (e corrotti ai vertici) nessuno ha pensato che sedersi al tavolo del governo Monti con la MMT come contropartita da offrire ai lavoratori disperati d’Italia lo avrebbe messo al muro, gli avrebbe fatto scoprire la carte nella sua menzogna che “non c’è alternativa all’Austerità” del lavoro da schiavi. E figurati se c’arrivano.
Questo è scandaloso, per non dire criminale da parte della CGIL. Alla CGIL sono dei deficienti, e questo significa che lo sei anche tu che ancora hai la tessera. Stracciala oggi, e dì al tuo collega di fare la stessa cosa. La prossima tessera, quella che ha un vero senso di salvezza nazionale, si chiama MMT, che è due cose:
Modern Money Theory e Memorial Mariarca Terracciano.
Informati su entrambi in questo sito, e anche qui http://www.democraziammt.info/. Liberati, oggi è il 25 Aprile.
Oggi alle ore 18,50, presso la caserma dei Carabinieri di via Paolo Poggi 70 a San Lazzaro di Savena, ho denunciato il Golpe Finanziario e i suoi golpisti italiani. Ora fatelo anche voi. Mettiamoci la faccia, basta chiacchiere. Da oltre dieci anni io denuncio il Vero Potere e i suoi crimini. Da due anni scrivo e dimostro che siamo ora vittime di un vero Golpe Finanziario criminale e che alcuni politici italiani ne sono corresponsabili. Partii accusando di golpismo i governi tecnici degli anni ’90, poi Prodi e D’Alema, e infine Napolitano e Monti oggi. L’avvocato cagliaritano Paola Musu ha avuto il pregio di raccogliere il mio lavoro e di fornirgli il supporto nell’ordinamento penale italiano che gli mancava. Essa stessa ha poi sporto denuncia.
Questo sarà un altro capitolo decisivo nella lotta contro il mostro Neoliberista, Neoclassico e Neomercantile che ci sta distruggendo. Qui ci distingueremo ancora una volta dai sindacati parrocchiani, venduti e indecorosi d’Italia, dagli intellettuali vili e opportunisti, dall’inutilità della cosiddetta società civile attiva delle ‘belle anime’. Noi denunciamo il crimine, li chiamiamo criminali e ci mettiamo la faccia.
Vi dico che dobbiamo arrivare a una soglia critica che il Vero Potere non possa ignorare, parlo di migliaia di queste denunce in tutta Italia. Voi 2000 di Rimini, forza, siate i primi. Ciascuno ne parli e proponga l’azione ad altri, lavoratori, imprenditori, pensionati, cittadini consapevoli.
A seguire nei prossimi giorni pubblicherò una proposta per formalizzare quanto stiamo facendo con questa denuncia in un’azione di livello europeo, per dare un segnale a Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda che agire si può.
Ok, ora metteteci la faccia, per voi, per i vostri figli, per la vostra dignità. Non moriamo da sconfitti, da servi. Un grazie particolare all’avvocato Paola Musu.
Paolo Barnard
Testo Barnard: NOTA BENE: NON E’ NECESSARIO ALLEGARE PROVE ALLA DENUNCIA. PRESENTARLA IN 3 COPIE.
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
presso il Tribunale di ****
DENUNCIA
In difesa della sovranità democratica dello Stato italiano e dei suoi cittadini.
Per ostacolare il Colpo di Stato Finanziario che ha di fatto terminato la democrazia partecipativa e la sovranità delle istituzioni Governo e Parlamento in Italia, culminato con gli eventi del 12-16 novembre 2011.
“COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Principi Fondamentali
Art.1
L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
La sovranità del popolo si esercita nella delega che esso dà allo Stato. Lo Stato esercita, per conto del popolo, le sovranità essenziali al funzionamento della democrazia, fra cui rivestono primaria importanza le sovranità di politica monetaria, economica, fiscale e sociale, gestite all’interno dell’istituzione Stato dal Governo eletto dal popolo. Svuotare lo Stato, quindi il popolo e il Governo, di tali sovranità, significa, e comporta, privarlo della sovranità stessa, in quanto lo si priva della facoltà e del potere di determinare il destino della nazione, compromettendone l’esistenza nella prosperità, nella pace e nella coesione sociale, esponendola a devastanti derive anti democratiche, e a impoverimento e sfruttamento criminoso da parte di forze speculative esterne ed interne. L’Italia è stata vittima di un completo svuotamento delle sue sovranità fondamentali, attuato anche da figure istituzionali italiane ai massimi livelli nel senso di un vero tradimento della Patria, e di natura criminosa non solo per gli effetti di spoliazione dei meccanismi di democrazia e di vessazione nelle vite di milioni di famiglie, ma anche perché in violazione della lettera e dello spirito della nostra Costituzione. Tutto ciò ha comportato la marginalizzazione del popolo italiano sovrano, l’esautorazione di Governo e Parlamento, e le conseguenze sono di entità drammatica in ogni ambito della convivenza democratica, dell’economia, della coesione sociale, a esclusivo favore e per conto di elite di speculatori nazionali e internazionali. Tutto questo compone l’oggetto della mia denuncia di Colpo di Stato Finanziario in Italia.
L’art.11 della Costituzione recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’articolo 11 fu concepito per consentire l’ingresso dell’Italia nell’ONU e nelle altre nascenti organizzazioni internazionali, nello spirito di mantenere la pace all’indomani della terribile esperienza del nazi-fascismo e della seconda guerra mondiale. Ma le “limitazioni di sovranità” di cui si parla non hanno nulla a che vedere con lo svuotamento della sovranità del Governo e del Parlamento e con il sovvertimento dell’ordinamento repubblicano-democratico quale sancito dall’art.1 della Costituzione.
A partire dal Trattato di Maastricht e poi, a seguire, con l’ingresso dell’Italia nell’Eurozona, e con la conseguente trasformazione della funzione di emissione di moneta sovrana (la Lira) da parte del nostro Stato nel sistema facente capo alla Banca Centrale Europea e al Sistema Europeo delle Banche Centrali (l’Euro), per culminare in maniera più incisiva e determinata col Trattato di Lisbona (2007) e passando infine per il più recente Fiscal Compact del 2 marzo 2012, al nostro Paese, inteso come popolo sovrano, è stato imposto di consegnare le sue primarie sovranità nelle mani di organismi esterni alla Repubblica Italiana e NON ELETTI dagli italiani, (BCE, SEBC, Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Mercati dei Capitali privati), e ciò ha comportato danni immensi alla democrazia e ai nostri diritti. Tali organismi esterni sono di comprovata struttura e composizione prettamente oligarchica e privi di alcun fondamento democratico, sono controllati da speculatori finanziari privati per cui conto agiscono nel senso della spoliazione del bene comune dei popoli europei. Tutto ciò è avvenuto senza che i popoli europei, né quello italiano di cui qui mi occupo, vi abbiano mai manifestato il loro espresso e formale consenso.
In particolare, a partire dagli eventi del 12-16 novembre 2011, per culminare con la firma del Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union del 2 marzo 2012, il Presidente della Repubblica, il Governo in carica, i membri del Parlamento – ciascuno di questi organi nelle persone medio tempore in carica – hanno permesso ed attuato, allo scopo manifesto di facilitare i programmi oligarchici delle elite finanziarie di cui sopra, un ulteriore chiaro sovvertimento dell’ordine democratico e repubblicano nel momento in cui fu destituito un Governo legittimamente eletto dagli italiani nella data del 12 novembre 2011, avvenuta tale destituzione in modo del tutto anomalo e totalmente al di fuori dai principi e dalle norme previste nel nostro ordinamento, nonché in aperta violazione della Costituzione italiana (si legga sotto). Il Governo deposto è stato in seguito illegittimamente sostituito con un ‘soggetto’ che rappresenta, già solo nella persona del Presidente del Consiglio Mario Monti, una chiara espressione della già citata oligarchia.
Pertanto, ricordato ancora
1) che in forza di tutto quanto sopraccitato, e in particolare a causa dell’entrata dell’Italia nell’Eurozona, lo Stato italiano è in via definitiva esautorato della propria sovranità in materia di politica monetaria, fiscale e sociale – fatto paralizzante di tutta la Funzione Pubblica di uno Stato – a favore del SEBC e della BCE e dei Mercati dei Capitali privati, nell’ambito di una struttura sovranazionale notoriamente impostata secondo un impianto ideologico antisociale poiché Neoliberista, Neoclassico e Neomercantile. Si ricorda, fra i tanti esempi, che il governatore attuale della BCE, Mario Draghi, è espressione di un inammissibile conflitto d’interessi essendo contemporaneamente membro del Group of 30, gruppo espressione delle oligarchie bancarie speculative internazionali che proprio la BCE dovrebbe controllare e regolamentare;
2) che l’intera struttura monetaria dell’Eurozona (leggi Euro), prodotto dei succitati passaggi e del pensiero delle oligarchie speculative europee lungo un periodo di 75 anni almeno, ha consegnato l’Italia nelle mani del ricatto devastante dei Mercati dei Capitali finanziari, che oggi sono l’unica fonte di approvvigionamento di moneta (Euro) per lo Stato italiano al posto della sua legittima sovranità di emettere moneta (Lira). Ciò comporta la totale resa dello Stato ai voleri di codesti Mercati, che possono ricattare lo Stato con la privazione arbitraria dei finanziamenti essenziali alla Funzione Pubblica italiana attraverso l’arma dell’innalzamento oltre ogni sostenibilità dei tassi d’interesse sui Titoli emessi dal nostro Tesoro, e con l’innalzamento oltre ogni sostenibilità dello Spread – azioni che hanno il potere di sospingere l’Italia a un “default disordinato” dalle catastrofiche conseguenze sociali ed economiche. Risulta evidente come questo rappresenti in sé un’arma di minaccia e di controllo nelle mani dei Mercati dei Capitali finanziari NON ELETTI dagli italiani impossibile da contrastare, quindi in grado di paralizzare ogni esercizio della sovranità parlamentare e governativa italiana, per cui ne deriva il totale azzeramento delle sovrane facoltà di Governo e di LIBERO esercizio della funzione legislativa del Parlamento italiano. Infine, già questo si delinea come un vero Colpo di Stato Finanziario ai danni dell’Italia e del suo popolo, scientemente appoggiato da un’intera classe politica italiana, fra cui Mario Monti in primis.
3) che, ai sensi e per gli effetti delle norme del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea come integrato, da ultimo, dall’Europact, dai regolamenti cosiddetti Six-pack, e dal Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union, meglio noto come Fiscal Compact, in corso di ratifica, la Commissione Europea NON ELETTA dagli italiani – e notoriamente infiltrata della lobby finanziarie private (si legga sotto) – viene investita di poteri penetranti e di gestione sostanzialmente esclusiva della politica economica, fiscale e sociale italiana, che giungono sino alla diretta ingerenza in termini di “natura, portata e quadro temporale dell’azione correttiva da intraprendere” in caso di scostamento dello Stato membro dai vincoli insostenibili ed economicamente e socialmente distruttivi del Patto di Stabilità di cui già al Europact, Six-pack e Fiscal Compact;
4) che la suddetta Commissione Europea, come già anche gli organi direttivi della BCE, è composta da membri nominati a titolo individuale, secondo una procedura che nulla ha di democratico;
5) che in tutto questo costrutto, l’unico organo che abbia fondamento democratico, il Parlamento Europeo, non ha avuto ruolo alcuno o, se previsto, fu del tutto inconsistente e limitato ad una marginale funzione, di fatto e/o nella sostanza, e spesso comunque solo consultiva;
6) che numerosi esecutori del piano anti democratico di spoliazione delle sovranità monetarie e costituzionali dei Paesi facenti parte della UE e dell’Eurozona in particolare, fra cui il Presidente del Consiglio italiano Mario Monti e l’attuale Governatore della BCE Mario Draghi, sono o sono stati membri di gruppi di potere oligarchico di comprovata tendenza anti democratica Neoliberista, Neoclassica e Neomercantile come la Trilateral Commission, il gruppo Bilderberg l’Aspen Institute, il Group of 30;
7) che siffatto descritto esautoramento e sottrazione della sovranità popolare, unitamente al connesso esautoramento e sovvertimento dell’ordinamento repubblicano e democratico costituzionalmente garantito, tutt’ora in corso di perfezionamento, è avvenuto, e continua ad essere attuato, in modo significativamente preordinato e colluso con le principali lobbies anti sociali dei poteri finanziari come il Business Europe, la European Roundtable of Industrialists, il Liberalization of Trade in Services, il Transatlantic Business Dialogue e altri, con prepotente e sfacciata violazione della Carta Costituzionale e dei principi fondatori della stessa;
8) che nei giorni dal 12 al 16 novembre 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha di fatto acconsentito che per mezzo del sopraccitato e criminoso ricatto monetario di cui al punto 2) un Governo legittimamente eletto dagli italiani fosse deposto, che il Parlamento italiano fosse messo nelle condizioni di abdicare in toto alla propria sovranità e di acconsentire sotto minaccia da parte dei Mercati dei Capitali all’insediamento a Palazzo Chigi di un Presidente del Consiglio illegittimo ed espressione del volere oligarchico dei Mercati, portatore quindi in Italia di politiche economiche distruttive e criminose (si legga sotto); così facendo il Presidente della Repubblica abdicava totalmente alle sue funzioni di estremo difensore dell’ordine costituzionale e democratico italiano;
per tutto quanto sopra esposto,
si propone formale denuncia
affinché l’Autorità Giudiziaria competente, accertata la sussistenza del reato ed identificati gli autori – in particolare nelle persone del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, dei ministri in carica, dei membri del Parlamento che hanno votato le succitate misure di svuotamento democratico dello Stato italiano e della nostra Carta Costituzionale, ciascuno nelle persone attualmente e medio tempore in carica in relazione all’arco temporale interessato, nonché tutte le altre persone eventualmente coinvolte – lo persegua ai termini di legge per tutti i reati ravvisabili e, comunque, per quelli previsti dagli articoli:
9) 241 c.p. attentato contro l’integrità, l’indipendenza o l’unità dello Stato;
10) 270 c.p. associazioni sovversive;
11) 283 c.p. attentato contro la Costituzione dello Stato;
12) 287 c.p. usurpazione di potere politico;
14) 294 c.p. attentato contro i diritti politici del cittadino;
con le aggravanti qui di seguito specificate:
b) che il costrutto criminoso di cui si parla ha portato e sta portando a un preordinato impoverimento di milioni di famiglie, secondo le politiche oligarchiche cosiddette della Spirale della Deflazione Economica Imposta, meglio note ai cittadini come Politiche di Austerità. Tali politiche sono denunciate ai massimi livelli dell’accademia e persino dalla massima stampa finanziaria come veri suicidi economici, le cui conseguenze sono inenarrabili sofferenze umane di disoccupazione, sottoccupazione, scardinamento sociale delle nazioni, deterioramento della salute, aumento del crimine, dei conflitti sociali, quindi deterioramento della democrazia costituzionale. I destini di milioni di esseri umani vengono così artatamente e criminosamente consegnati a un futuro di servitù per l’esclusivo profitto di oligarchie predatrici, configurandosi ciò in un vero e proprio crimine sociale di proporzioni storiche.
A sostegno di tutto quanto qui denunciato si fornirà nelle sedi opportune ampia letteratura scientifica, accademica e investigativa.
Si chiede inoltre, di essere informato di un’eventuale richiesta di archiviazione ai sensi dell’art.408 c.p.p..
Io sottoscritto ****, nel profondo rispetto e in onore della Costituzione della Repubblica Italiana, di chi l’ha sottoscritta e di tutti quelli che per arrivare alla stessa hanno sacrificato la propria vita, nato/a a **** il ****, ivi residente in via ****, cap ****, presso il quale eleggo domicilio.
L’austerità di per sé «sarebbe sicuramente un disastro» e «le conseguenze nel breve termine saranno molto negative per l’Europa» dice il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz per il quale è impossibile che tutto il Continente possa diventare come la Germania. Ma è il modello economico globale che non funziona: «Non importa se poche persone al vertice sono strapagate – quando la maggioranza dei cittadini non si è arricchita, il sistema economico non funziona».
Le politiche di recessione ci stanno portando verso una doppia recessione, mette in guardia l’economista statunitense Joseph Stiglitz. Si è incontrato con il giornale tedesco The European, partner de Linkiesta, per discutere il nuovo pensiero economico e l’influenza del denaro nella politica.
The European: Quattro anni dopo l’inizio della crisi finanziaria, si sente rassicurato dal modo in cui gli economisti hanno provato a comprenderla, e dal modo in cui le loro analisi sono state recepite dai politici?
Stiglitz: Mi lasci analizzare questo tema in modo leggermente diverso. Gli economisti accademici hanno giocato un ruolo importante nel causare la crisi. I loro modelli erano eccessivamente semplificati, distorti, e trascuravano gli aspetti più importanti. Questi modelli sbagliati hanno incoraggiato i politici a credere che il mercato avrebbe risolto tutti i problemi. Prima della crisi, se io fossi stato un economista di strette vedute, sarei stato molto compiaciuto dal vedere quanto impatto avessero gli accademici sulla politica. Ma sfortunatamente questo è stato un danno per il mondo. Dopo la crisi avresti sperato che il pensiero accademico fosse cambiato, e che i politici fossero cambiati con esso, diventando più scettici e cauti. Ti saresti aspettato che, dopo tutte le previsioni sbagliate del passato, i politici avrebbero chiesto agli accademici di ripensare alle loro teorie. In generale sono deluso sotto tutti i punti di vista.
The European: gli economisti hanno visto i difetti dei loro modelli teorici ma non hanno provveduto a liberarsene o a migliorarli?
Stiglitz: nel mondo accademico, quelli che credevano nel libero mercato prima della crisi ci credono ancora. Pochi hanno cambiato idea, e voglio riconoscergli il merito di avere detto: “Ci eravamo sbagliati. Avevamo sottostimato questo o quell’aspetto dei nostri modelli”. Ma i più hanno dato una risposta differente. I sostenitori del libero mercato non hanno rivisto i propri convincimenti.
The European: Guardiamo al lungo periodo. Lei pensa che la crisi avrà effetti sulle future generazioni di economisti e politici, ad esempio cambiando il modo di pensare ai fondamenti dell’economia?
Stiglitz: Io penso che sia in atto un reale cambiamento tra i giovani. I miei studenti giovani, in stragrande maggioranza, non capiscono come le persone abbiano potuto riporre fiducia nei vecchi modelli. Questo è un bene. Ma d’altro canto, molti di loro dicono che se vuoi diventare un economista, devi ancora avere a che fare coi “vecchi” convinti delle loro teorie sbagliate, che insegnano tali teorie, e si aspettano che tu le condivida. Così i giovani decidono di non entrare in quelle branche dell’economia. Ma ciò che mi ha ancora più deluso è la politica americana. Ben Bernanke fa un discorso e sostiene che non c’è niente di sbagliato nella teoria economica, i problemi sono solo alcuni dettagli in fase di attuazione. In realtà ci sono molti errori nella teoria e nell’ossatura di base delle politiche che da essa sono state derivate. Ma se nella tua mentalità non c’è niente che non vada, non chiederai nuovi modelli. Questa è una grande delusione.
The European: Sembra che ci fosse del disaccordo tra i consiglieri economici di Obama circa il modo migliore di agire. E in Europa, principi economici fondamentali come l’attenzione smodata alla crescita del Pil, sono finalmente sotto attacco.
Stiglitz: Alcuni politici americani hanno riconosciuto il pericolo del principio “troppo grande per fallire”, ma sono una minoranza. In Europa, le cose vanno un po’ meglio da un punto di vista del dibattito teorico. Economisti influenti, come Derek Turner e Mervyn King hanno riconosciuto che c’è qualcosa di sbagliato. La Commissione Vickers (in Inghilterra, ndr) ha riesaminato con attenzione le politiche economiche. Noi non abbiamo niente di simile negli Stati Uniti. In Germania e in Francia sono in discussione la tassa sulle transazioni finanziarie e i limiti alle remunerazioni dei vertici aziendali. Sarkozy dice che il capitalismo non ha funzionato, Merkel che siamo stati salvati dal modello sociale europeo – e sono entrambi politici conservatori! I banchieri questo non lo capiscono, il che spiega perché ancora vediamo il vertice della Banca Centrale Europa, Mario Draghi, spiegare che si deve rinunciare al sistema di welfare mentre la Merkel sostiene l’esatto opposto: che il modello sociale ci sta salvando dopo che le banche centrali hanno fallito nel fare il loro ruolo di regolatori e hanno usato le loro politiche per cambiare la natura delle nostre società.
The European: Le sue convinzioni personali come sono state influenzate dalla crisi?
Stiglitz: Non penso che ci sia stato un cambiamento fondamentale nel mio pensiero. La crisi ha rafforzato alcune cose che dicevo in precedenza e mi ha mostrato quanto fossero importanti. Nel 2003 scrissi riguardo ai rischi dell’interdipendenza, là dove il collasso di una banca può portare al collasso di altre banche e aumentare la fragilità di tutto il sistema bancario. Io sapevo che era importante, ma l’idea non ebbe successo all’epoca. Lo stesso anno analizzammo il problema dei conflitti di interesse nella finanza. Solo ora vediamo quanto fossero importanti quei problemi. Io sostenevo che il vero problema nell’economia monetaria è il credito, non le scorte di moneta. Ora tutti ammettono che è stato il collasso del sistema di credito a far cadere le banche. Insomma, la crisi ha confermato e rinforzato molti aspetti delle teorie che avevo esplorato in precedenza. Un argomento che ora considero molto più importante di quanto non facessi in passato è la questione degli interventi e il ruolo dei sistemi di cambio, come l’euro, nel prevenire interventi economici. Un problema collegato è il legame tra interventi strutturali e attività macroeconomica. Gli sviluppi della crisi mi hanno portato a pensare maggiormente a questi temi.
The European: La tassa sulle transazioni finanziarie sembra essere morta di una morte politica in Europa. Ora le politiche economiche europee sembrano ampiamente dominate dalla logica dell’austerità, e dal costringere gli altri Paesi europei a diventare più simili alla Germania.
Stiglitz: l’austerità di per sé sarebbe sicuramente un disastro. Sta portando a una doppia recessione che potrebbe essere abbastanza grave. Probabilmente peggiorerà la crisi dell’euro. Le conseguenze nel breve termine saranno molto negative per l’Europa. Ma il problema più ampio riguardo il “modello tedesco”. Ci sono diversi aspetti – tra questo il modello sociale – che consentono alla Germania di superare una forte caduta del Pil offrendo alti livelli di protezione sociale. Il modello tedesco dei corsi di formazione professionale è molto efficace. Ma ci sono altre caratteristiche che non sono altrettanto positive. La Germania ha un’economia basata sulle esportazioni, ma questo non può valere per altri Paesi. Se alcuni Stati hanno dei surplus nelle esportazioni, costringono altri Stati ad avere dei deficit nelle esportazioni. La Germania ha adottato delle politiche che gli altri Stati non possono imitare, e ha provato ad applicarle all’Europa in un modo che incrementa i problemi europei. Il fatto che alcuni aspetti del modello tedesco siano buoni non significa che tutti i suoi aspetti possano essere applicati in giro per l’Europa.
The European: E non significa che la crescita economica soddisfi i criteri di equità sociale.
Stiglitz: Sì, c’è un altro elemento che bisogna prendere in considerazione. Cosa sta succedendo alla maggior parte dei cittadini in ogni nazione? Se si guarda all’America, si deve ammettere che abbiamo fallito. La maggior parte degli americani oggi è più povera di 15 anni fa. Un lavoratore a tempo pieno negli Usa è più povero oggi che 44 anni fa. Questo è sbalorditivo – mezzo secolo di stagnazione. Il sistema economico non è distributivo. Non importa se poche persone al vertice sono strapagate – quando la maggioranza dei cittadini non si è arricchita, il sistema economico non funziona. Dobbiamo chiederci se il sistema tedesco sia distributivo o meno. Non ho studiato tutti i dati, ma la mia impressione è che non lo sia.
The European: Cosa risponderebbe a chi ragionasse così: I cambiamenti demografici e la fine dell’età industriale hanno reso il welfare state insostenibile da un punto di vista finanziario. Non possiamo sperare di abbattere il debito senza ridurre i costi del welfare nel lungo termine.
Stiglitz: Che è un’assurdità. La domanda di protezione sociale non ha nulla a che fare con la struttura della produzione. Ha a che fare con la coesione sociale o la solidarietà. Questo è il motivo per cui sono così critico con la tesi di Draghi alla Bce, per cui la protezione sociale andrebbe smantellata. Non ci sono basi su cui fondare un simile ragionamento. Gli Stati che meglio stanno facendo in Europa sono quelli scandinavi. La Danimarca è differente dalla Svezia, che è differente dalla Norvegia – ma tutti hanno una forte protezione sociale e tutti stanno crescendo. La tesi per cui la risposta alla crisi attuale passa da un allenamento della protezione sociale è davvero un argomento dell1% che dice; “Dobbiamo prendere una fetta più grossa della torta”. Ma se la maggioranza delle persone non trae benefici dalla torta dell’economia, il sistema è fallimentare. Io non voglio più parlare del Pil, voglio parlare di quel che sta succedendo alla maggioranza dei cittadini.
The European: la sinistra è in grado di articolare queste critiche?
Stiglitz: Paul Krugman è stato molto duro nell’articolare le critiche alle tesi pro-austerità. L’attacco più forte è stato fatto, ma non sono sicuro che sia stato pienamente recepito. La domanda problematica ora è come valutare un sistema economico. Non è ancora stata articolata appieno, ma penso che vinceremo questa battaglia. Anche la destra sta iniziando ad essere d’accordo sul fatto che il Pil non sia un buon misuratore del progresso economico. La nozione di benessere della maggioranza dei cittadini è per lo più una stupidata.
The European: Mi sembra che il grosso della discussione sia ancora incentrato sulle misurazioni statistiche – se non misuriamo il Pil, stiamo misurando qualcos’altro, come la felicità o le differenze di reddito. Ma c’è un elemento, stando a queste discussioni, che non può essere posto in termini numerici – qualcosa riguardo i valori che implicitamente inseriamo nel nostro sistema economico?
Stiglitz: Nel lungo termine, dovremo avere queste discussioni etiche. Ma io parto da una base molto più limitata. Sappiamo che il reddito non rispecchia molte cose a cui attribuiamo valore. Ma anche con un indicatore imperfetto come il reddito, dovrebbe comunque importarci di quel che succede alla maggioranza dei cittadini. È bello che Bill Gates se la passi bene. Ma se tutti i soldi sono andati a Bill Gates, non si può pensare che il sistema sia efficace.
The European: Se la sinistra non è stata in grado di articolare fino in fondo questa idea, la società civile è in grado di colmare la lacuna?
Stiglitz: Sì, il movimento Occupy è stato molto efficace nel portare queste idee nel cuore della discussione politica. Ho scritto un articolo per Vanity Fair nel 2011 – “Of the 1%, by the 1%, for the 1%” – che ha davvero coinvolto personalmente molte persone, perché parlava delle nostre inquietudini. Le proteste come quella di Occupy Wall Street sono efficaci solo quando portano allo scoperto queste preoccupazioni condivise. C’era un articolo che descriveva le tattiche ruvide della politica a Oakland. Avevano intervistato molte persone, inclusi ufficiali di polizia che dicevano: “Sono d’accordo coi manifestanti”. Se chiedevi alle persone cosa pensassero del messaggio di Occupy, la schiacciante maggioranza delle risposte era di supporto, e la maggior preoccupazione che il movimento Occupy non fosse abbastanza efficace nel farlo circolare.
The European: Come possiamo passare dal parlare dell’ineguaglianza economica a un cambiamento tangibile? Come lei ha detto in precedenza, lo studio teorico dei problemi economici spesso non si è tradotta in politiche concrete.
Stiglitz: Se le mie previsioni sulle conseguenze dell’austerità sono corrette, si vedrà una nuova ondata di movimenti di protesta. Abbiamo avuto la crisi nel 2008. Siamo adesso nel quinto anno della crisi, e non l’abbiamo ancora risolta. Non c’è nemmeno una luce infondo al tunnel. Quando si arriva a una tale conclusione, il discorso è destinato a cambiare.
The European: la situazione deve peggiorare drasticamente prima di migliorare?
Stiglitz: Temo di sì.
The European: Lei di recente ha scritto della “irreversibile decadenza” del Midwest americano. Questa crisi è un segno che gli Stati Uniti hanno iniziato un declino economico irreversibile, anche se nel frattempo consideriamo il Paese un potente attore politico?
Stiglitz: stiamo affrontando una transizione molto complicate da un’economia manifatturiera ad una dei servizi. Abbiamo fallito nel gestire la transizione dolcemente. Se non correggiamo l’errore, pagheremo un prezzo molto alto. Già ora l’americano medio sta soffrendo per la fallita transizione. La mia preoccupazione è che ci siamo infilati in un’economia ostile e in una politica ostile. Molta diseguaglianza in America è causata dalle rendite di posizione: monopoli, spesa militare, approvvigionamenti, industrie minerarie, farmaci. Abbiamo alcuni settori economici che vanno molto bene, ma abbiamo anche molti parassiti. La visione ottimistica è che l’economia può tornare a crescere se ci liberiamo dei parassiti e ci concentriamo sui settori produttivi. Ma in ogni malattia c’è sempre il rischio che i parassiti divorino le parti sane del corpi. Non si sa ancora come andrà a finire.
The European: Abbiamo almeno compreso la malattia abbastanza bene da prescrivere una corretta terapia? Specialmente riguardo alle politiche e alla crisi dell’euro, la sensazione è che si stia brancolando nel buio.
Stiglitz: Penso che il problema non sia una mancanza di comprensione da parte di freddi scienziati sociali. Conosciamo il dilemma di base, e sappiamo quali sono gli effetti delle campagne di raccolta fondi sui politici. Quindi ci troviamo di fronte a un circolo vizioso: siccome i soldi sono importanti in politica, questo porta al risultato che i soldi sono importanti anche nella società, il che aumenta l’importanza dei soldi in politica. Si hanno più brogli e disillusioni con la politica parlamentare.
The European: I politici sono diventati troppo concentrati sui risultati e non sono abbastanza sensibili ai processi che hanno portato a quei risultati? La pietra angolare della democrazia sembra essere la partecipazione, non l’efficacia di questa o quella politica.
Stiglitz: Mettiamola così. Alcuni ci criticano dicendo che ci siamo concentrati eccessivamente sulle ineguaglianze e al contrario non siamo abbastanza preoccupati per le opportunità. Ma negli Stati Uniti siamo sia la nazione con le più grandi diseguaglianze, sia quella con le maggiori opportunità. La maggior parte degli americani capisce che le scorrettezze nei procedimenti politici si traducono in scorrettezza nei loro esiti. Ma non sappiamo come spezzare questo sistema. La nostra Corte Suprema è stata nominata da interessi economici e – senza sorprese – la conclusione è che gli interessi economici hanno una influenza illimitata sulla politica. In poche parole, l’influenza del denaro aumenta sempre di più, con conseguenze negative per l’economia e la società.
The European: Da dove può partire il cambiamento? Dal parlamento? Dalle università? Dalle strade?
Stiglitz: Può partire sia dalle strade, ma anche da una piccola parte del mondo accademico. Quando dico che il comportamento più diffuso nelle professioni economiche mi ha deluso, bisogna specificare meglio questo pensiero. Devo dire che ci sono stati anche gruppi che hanno fatto valere il nuovo pensiero economico e il cambiamento sui vecchi modelli.
The European: Ha scritto che cambiamento significa rispondere alle cattive idee non con il rifiuto ma con idee migliori. Su che cosa si può fare leva per portare il nuovo pensiero economico nel regno della politica?
Stiglitz: La diagnosi è che la politica è alla radice del problema, ovvero il posto in cui le regole del gioco vengono stabilite, quello in cui noi decidiamo sulle politiche che favoriscono i ricchi e che hanno permesso alla finanza di accumulare potere economico e politico. Il primo passo è rappresentato dalle riforme politiche, a partire da una campagna di cambiamento delle leggi della finanza. Bisogna far sì che la finanza diventi più semplice per gli elettori – soprattutto se si pensa, ad esempio, che in Australia il voto è obbligatorio. Bisogna occuparsi del problema dei brogli elettorali, che fanno sì che il tuo voto non conti. Se il voto non conta, questo significa che gli interessi monetari stanno imponendo la loro agenda. Occorre metter fine all’ostruzionismo, che è passato dall’essere una tattica parlamentare raramente usata a un comportamento regolare della politica. L’ostruzionismo toglie potere agli americani. Persino se hai un voto maggioritario, non puoi vincere.
The European: Stiamo assistendo a sei mesi di campagna presidenziale. Il ruolo del denaro è stato abbracciato da entrambi i partiti. La campagna di riforma della finanza di cui parla sembra difficile da attuarsi.
Stiglitz: Persino i Repubblicani sono diventati più attenti al potere del denaro, osservando come questo sia stato in grado di influenzare e distorcere le primarie. I risultati non sono quelli che il partito repubblicano si aspettava. Il disastro sta diventando sempre più chiaro e non ci saranno rimedi semplici e immediati. La vittoria di qualcuno dipenderà dal denaro. Occorre un terzo partito forte o una società civile solida che possa fare le riforme.
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FONTE: http://www.linkiesta.it/stiglitz
Sabato scorso il Times ha riferito su un fenomeno apparentemente in crescita in Europa: “il suicidio da crisi economica”, persone che perdono la vita per disperazione dovuta a disoccupazione e fallimento. E’ una storia straziante. Ma sono sicuro che non sono stato l’unico lettore, in particolare tra gli economisti, a chiedersi se la storia più grande non riguardi tanto i singoli individui quanto la determinazione apparente dei leaders Europei a un suicidio economico del continente nel suo complesso.
Solo pochi mesi fa avevo qualche speranza per l’Europa. Vi ricorderete che alla fine dello scorso autunno l’Europa sembrava essere sull’orlo del tracollo finanziario, ma la Banca Centrale Europea, la controparte Europea della Fed, è venuta in soccorso del continente. Ha offerto alle banche Europee linee di credito aperte, se portavano a garanzia i bonds dei governi Europei; questo ha sostenuto direttamente le banche ed indirettamente i governi, ed ha messo fine al panico.
La domanda allora era se questa azione coraggiosa e efficace rappresentava l’inizio di un ripensamento più ampio, se i leaders Europei avrebbero utilizzato questo respiro concesso dalla banca per riconsiderare in primo luogo le questioni politiche che avevano portato la situazione a precipitare.
Ma non l’hanno fatto. Invece, hanno raddoppiato le loro idee e politiche fallimentari. E sta diventando sempre più difficile credere che qualcosa li possa indurre a cambiare rotta.
Si consideri la situazione in Spagna, che ora è l’epicentro della crisi. Non si parla di recessione, la Spagna è in piena depressione, con un tasso di disoccupazione globale al 23,6 per cento, paragonabile all’America nel fondo della Grande Depressione, e il tasso di disoccupazione giovanile superiore al 50 per cento. Non può andare avanti – e il segno che non può andare avanti è che i rendimenti dei bonds spagnoli crescono.
In un certo senso, non importa come la Spagna sia arrivata a questo punto – ma per quello che vale, la storia Spagnola non ha alcuna somiglianza con le storielle morali così popolari tra i funzionari Europei, soprattutto in Germania. La Spagna non era fiscalmente in disordine – alla vigilia della crisi aveva un basso debito e un avanzo di bilancio. Purtroppo, aveva anche una enorme bolla immobiliare, una bolla resa possibile in gran parte dagli enormi prestiti delle banche Tedesche alle loro controparti Spagnole. Quando la bolla è scoppiata, l’economia Spagnola è stata lasciata a bocca asciutta; i problemi fiscali della Spagna sono una conseguenza della depressione, non la causa.
Tuttavia, la prescrizione proveniente da Berlino e Francoforte, sì, avete indovinato, è una maggiore austerità fiscale.
Questo è, per non usare mezzi termini, una cosa folle. L’Europa ha avuto diversi anni di esperienza con duri programmi di austerità, ed i risultati sono esattamente ciò che gli studiosi di storia avevano detto che sarebbe successo: questi programmi spingono le economie depresse ancor più nella depressione. E perché gli investitori guardano allo stato dell’economia di un paese nel valutare la sua capacità di ripagare il debito, i programmi di austerità non hanno nemmeno funzionato come modo per ridurre gli oneri finanziari.
Qual è l’alternativa? Ebbene, negli anni ’30 – un’era che l’Europa moderna sta iniziando a replicare in maniera sempre più fedele – la condizione essenziale per il recupero era l’uscita dal gold standard. La mossa equivalente adesso sarebbe l’uscita dall’euro, e il ritorno alle valute nazionali. Direte che questo è inconcepibile, e davvero sarebbe un evento estremamente distruttivo, sia economicamente che politicamente. Ma, proseguire sulla strada attuale, imponendo sempre più severe austerità a dei paesi che stanno già soffrendo una disoccupazione da grande depressione, è questo che è veramente inconcepibile.
Quindi, se i leaders Europei volessero davvero salvare l’euro sarebbero alla ricerca di un percorso alternativo. E questa alternativa è in realtà abbastanza chiara. Il continente ha bisogno di politiche monetarie più espansive, sotto forma di una volontà – una volontà annunciata – da parte della Banca Centrale Europea di accettare un’inflazione leggermente più elevata; ha bisogno di politiche fiscali più espansive, sotto forma di programmi di bilancio in Germania, che compensino l’austerità in Spagna e nelle altre nazioni in difficoltà nella periferia del continente, piuttosto che rafforzarla. Anche con tali politiche, le nazioni periferiche si troverebbero ad affrontare anni di tempi duri. Ma almeno ci sarebbe qualche speranza di ripresa.
Quello che stiamo vedendo in realtà, tuttavia, è completa mancanza di flessibilità. Nel mese di marzo, i leaders Europei hanno firmato un patto fiscale che in effetti vincola all’austerità fiscale come la risposta a qualsiasi e tutti i problemi. Nel frattempo, i principali funzionari presso la banca centrale stanno a sottolineare la volontà della banca di alzare i tassi al minimo accenno di rialzo dell’inflazione.
Quindi è difficile evitare un senso di disperazione. Piuttosto che ammettere che hanno sbagliato, i leaders Europei sembrano decisi a guidare la loro economia – e la loro società – verso una scogliera. E il mondo intero pagherà il prezzo.
Fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10175
Versione originale:
Paul Krugman
Fonte: www.nytimes.com
Link: http://www.nytimes.com/2012/04/16/opinion/krugman-europes-economic-suicide.html?_r=1&hp
15.04.2012
L’Apocalisse ? In Italia una catastrofe finanziaria è da ieri garantita nella Costituzione stessa
..il Senato ha approvato in seconda lettura e con la maggioranza dei due terzi dei parlamentari (dunque senza richiedere un referendum confermativo) la legge che introduce nella nostra Costituzione l’obbligo del bilancio in pareggio. A distanza di meno di 24 ore il governo ha varato il Documento di Economia e Finanza (Def) che sancisce che l’obiettivo del pareggio di bilancio non verrà raggiunto nel 2013, come il nostro Paese si era impegnato a livello europeo, ma nel 2015…
Imporre per legge, nella Costituzione addirittura, che lo stato spenda di meno di quello che incassa e includendo nelle spese anche circa 70 miliardi di euro l’anno di interessi, è simile come soluzione a cercare di fermare un autobus che abbia rotto il freno buttando gente sotto le sue ruote. La nostra Costituzione da ieri contiene l’harakiri economico. Non è un modo colorito di esprimerssi, vedi la notizia di due giorni fa (“Non trovo lavoro»: a 20 anni fa harakiri”). Negli anni ’60, ’70 e ’80 non succedeva. (” L’Italia non deve finire come la Grecia. Dove “1.725 persone si sono tolte la vita negli ultimi due anni per la disperazione”..)
L’Elite Globale finanziaria che ha in mano i mass media ha deciso di sacrificare qualche milione di italiani, spagnoli, greci, portoghesi perchè pensa che poi ci sono decine di milioni di cinesi, indiani, turchi, indonesiani…per sostituirli.
Tutto questo è stato spiegato con alcune dozzine di pezzi qui, vedi ad esempio:
Sfatare il Mito del Deficit
La Trappola del Debito
Fissarsi sulla differenza tra spese dello stato e tasse, un numero che è solo il 3 o 6% del PIL e totalmente irrilevante logicamente, è assurdo e demenziale. E’ una credenza come quella degli aztechi, maya e inca che se non facevi sacrifici umani il raccolto sarebbe stato un disastro, come quelle nei vaticini degli oracoli greci, negli elfi, nelle streghe, nella terra che gira intorno al sole. Il succo è semplice: ad un Deficit o Passivo dello stato corrisponde sempre un Surplus o Attivo delle famiglie e imprese e viceversa. Per cui ora imponi nella Costituzione che famiglie e imprese siano in aggregato in deficit, questo mentre le banche riducono il credito a tutti e mentre l’euro ci ha mandato in deficit cronico verso l’estero. Risultato: da tutti i lati, fisco, commercio estero e credito il settore privato viene soffocato
In ogni caso, anche senza voler capire come funziona veramente il debito, basta notare che l’Italia ha MENO DEBITO, se guardi al totale (debito di famiglie, imprese, banche e stato) degli altri paesi. Ma anche un bambino dovrebbe capire che dei quattro soggetti economici quello che ha meno problemi a finanziarsi è lo stato. I paesi che dovrebbero essere sotto accusa sono quelli le cui famiglie, imprese e banche sono più indebitate. Invece impongono all’Italia che lo stato d’ora in poi risucchi di tasse molto di più di quello che spende (se tieni conto degli interessi…) per cui automaticamente famiglie e imprese saranno in deficit perchè lo vuole la Costituzione
FONTE: http://cobraf.com/blog/default.php?idr=123468378#123468378
Analizziamo quanto abbiamo imparato da un esempio reale: l’economia clintoniana dei riccioli d’oro per cercare il seme della crisi finanziaria globale. Utilizzeremo l’approccio dei bilanci settoriali. Già nel 2002, io (Randall Wray, nda), parlavo di una crisi di bilancio sia a livello statale che locale. L’economia era caratterizzata da una bolla guidata da un’insostenibile spesa a deficit privata. Dal 1996 al 2006 il settore privato ha speso più del suo reddito. Fino a quando l’economia è collassata; quello che non avevo chiaro era quanto depravata era diventata Wall Street. Hanno condotto la bolla-debito attraverso ogni sorte di frode. Oggi vediamo le conseguenze.
Dal periodo “riccioli d’oro” possiamo tratte una lezione. Con Bush senior il deficit era del 5% rispetto al PIL. Questo era utile per attuare una ripresa economica ma nel frattempo il settore privato si è spostato verso un deficit alimentato dai prestiti-frode che hanno permesso un boom immobiliare e dei consumi. Utilizzando l’approccio dei bilanci settoriali, nell’era di Clinton lo stato aveva un surplus di bilancio.
Tale surplus rappresenta l’immagine riflessa del deficit privato + deficit delle partite correnti (import>export, nda).
Dopo il collasso finanziario:
il settore privato è andato in surplus;
il deficit del saldo delle partite correnti è diminuito (i consumatori hanno comprato meno prodotti importati);
il deficit di bilancio è cresciuto perché è crollato il gettito fiscale come conseguenza del collasso delle vendite domestiche che ha aumentato la disoccupazione.
Purtroppo la lezione dell’era Clinton basata sul surplus di bilancio e quella della crisi finanziaria globale non è bastata. I politici sono convinti che il problema nasca da sperpero statale. Quindi procedono con tagli alla spesa e aumento delle tasse per ridurre il deficit di bilancio.
La realtà: gli eccessi di Wall Street hanno condotto all’aumento dell’indebitamento privato. La bolla, una volta esplosa, ha fatto crollare l’economia e ha causato la diminuzione delle entrate fiscali. Questo ha prodotto un notevole aumento del deficit di bilancio statale. La crisi ha ferito le entrate dello stato, che ha tagliato i servizi e ha aumentato le tasse (capirete in seguito che uno stato a moneta sovrana non fronteggia problemi di solvibilità).
Ricordate sempre che:
Bilancio privato + Bilancio statale + Bilancio estero = 0
Primer 3 tratto da:
Recent USA Sectoral Balances: Goldilocks, the Global Crash, and the Perfect Fiscal Storm
http://neweconomicperspectives.org/2011/06/recent-usa-sectoral-balances-goldilocks.html
LA RICCHEZZA FINANZIARIA DI UN SOGGETTO E’ IL DEBITO DI UN ALTRO SOGGETTO
Il deposito bancario è un asset finanziario, a fronte del debito della banca verso il depositante (IoTiDevo)
Il Titolo di Stato o l’obbligazione di una Società è un debito dell’emittente e un credito del detentore.
SOMMA ASSET FINANZIARI DETENUTI – SOMMA DEBITI FINANZIARI EMESSI = RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA.
Se ha valore > 0, abbiamo Ricchezza finanziaria al netto.
SUDDIVISIONE IN 2 SETTORI
Dividiamo l’economia in 2 settori:
Governativo (tutti i livelli di governo e amministrazione): GOV
Privato (famiglie+imprese): PRIV
Consideriamo tutti i debiti e crediti emessi nel settore privato: la somma dei debiti emessi deve essere uguale a una corrispondente somma di crediti esistenti. La ricchezza complessiva del settore quindi deve essere obbligatoriamente Ricchezza interna = 0.
Per avere Ricchezza interna>0, deve esistere credito di PRIV verso un settore esterno in debito: GOV.
Il debito di GOV (ITD) è detenuto da PRIV come “ricchezza finanziaria”: moneta o Titoli di Stato.
NOTA SU BENI REALI (NON FINANZIARI)
Se la ricchezza finanziaria di uno è debito di un altro, a livello aggregato la ricchezza finanziaria netta deve essere = 0.
Il bene reale è una ricchezza di un soggetto non controbilanciata da un debito di un altro soggetto.
Quindi a livello aggregato la ricchezza netta è uguale al valore dei beni reali (non finanziari).
RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA = DEBITO PUBBLICO
I flussi di reddito o spesa si accumulano in stocks. Il settore privato può accumulare ricchezza finanziaria netta nel corso dell’anno se spende meno di quello che guadagna. Questi “assets” finanziari (crediti) accumulati sono debiti di GOV: moneta e titoli di stato.
Questi ITD emessi da GOV possono essere accumulati da PRIV solo se GOV spende più di quello che raccoglie con le tasse, ovvero solo se GOV è in deficit.
Se GOV spende verso PRIV meno di quello che incassa da PRIV (e ottiene un surplus), PRIV deve andare in deficit.
Nel modello a 2 settori è impossibile che entrambi, pubblico e privato, ottengano un surplus.
DA 2 A 3 SETTORI
Passiamo a una divisione dell’economia in 3 settori: PRIV, GOV, e Estero (EST).
EST è costituito da governi, privati, imprese ubicate all’estero.
Se GOV spende quanto incassa (spesa=tasse), l’accumulo di ricchezza finanziaria netta di PRIV è uguale all’indebitamento di EST.
PRIV quindi può cumulare ricchezza finanziaria consistente nel deficit di GOV o EST.
Inoltre PRIV può accumulare Debito di GOV come ricchezza, ed emettere debito verso EST (riducendo così la propria ricchezza netta).
BASI DELLA CONTABILITA’SETTORIALE, RELAZIONI STOCKS-FLUSSI
Ogni settore (PRIV,GOV,EST) ha un flusso di entrate e un flusso di uscite lungo un certo periodo di tempo, poniamo 1 anno.
Il settore non deve bilanciare obbligatoriamente entrate e uscite nello stesso anno. Può spendere meno delle entrate, e ottenere così un surplus, che è accumulazione di ricchezza finanziaria netta. Un deficit invece riduce la ricchezza finanziaria netta. Il settore in deficit deve usare parte della ricchezza accumulata in precedenza, o deve emettere nuovi ITD.
ANNOTAZIONE SUI BENI REALI
Se i risparmi (surplus finanziario) sono usati per acquistare beni reali, questi asset finanziari passano da un soggetto a un altro. Se spendi meno del tuo reddito, accumuli depositi sul tuo c/c. Puoi decidere di convertire queste somme in un bene reale acquistando un quadro, ad esempio.
Contestualmente, il venditore converte il suo bene reale in una ricchezza finanziaria. All’interno dello stesso settore tutte le transazioni spostano gli assets finanziari da una tasca all’altra. Perché il settore nel complesso abbia un surplus, deve esserci qualcuno che accumula assets finanziari VERSO UN ALTRO SETTORE.
IL DEFICIT DI UN SETTORE E’ UGUALE AL SURPLUS DI UN ALTRO SETTORE (W.Godley)
BILANCIO INTERNO PRIVATO + BILANCIO INTERNO GOVERNATIVO + BILANCIO ESTERO = 0
Esempio 1: ipotizziamo che EST abbia un bilancio=0 (Entrate=uscite). Se PRIV incassa 100 e spende 90, ottiene un surplus di 10 nell’anno in corso. Da dove provengono questi 10? GOV deve essere in deficit di 10, per identità matematica.
Esempio 2: EST spende meno di quanto incassa, e ha un surplus di 20.
Contemporaneamente GOV spende meno di quanto incassa, e ha un surplus di 10
PRIV deve essere in deficit di 30 (20 verso ESTERO, 10 verso GOVERNO)
Se un settore va in surplus, almeno un altro settore deve essere in deficit. Perchè un settore accumuli uno stock di ricchezza finanziaria, almeno un altro settore deve incrementare il proprio stock cumulato di debito, dello stesso importo. E’ come se ci fossero 3 bambini: se uno è più alto della loro altezza media, deve per forza esisterne un altro che è più basso della loro altezza media.
TERMINOLOGIA:
MONETA: è “moneta unità di conto”
OGGETTI MONETA: moneta, banconote, conto corrente. Possono essere tangibili o registrazioni elettroniche su un bilancio. Sono “IoTiDevo” denominati in “Moneta”
MONETA NAZIONALE DI CONTO: $, Yen, Yuan, €
VALUTA: monete metalliche, banconote, riserve bancarie emesse dal Governo (Tesoro e Banca Centrale)
RICCHEZZA FINANZIARIA AL NETTO: ricchezza finanziaria meno debiti finanziari. NON si considerano i beni reali
ITD (IoTiDevo) : debito/obbligazione finanziaria denominate in moneta unità di conto. E’ una ricchezza finanziaria del detentore. Può essere tangibile (stampato, scritto su carta) o registrato elettronicamente (su un bilancio bancario.
Il primer 2 è tratto dall’articolo di L. Randall Wray:
MMP Blog 2: THE BASICS OF MACRO ACCOUNTING
http://neweconomicperspectives.org/2011/06/mmp-blog-2-basics-of-macro-accounting.html
Cara Signora Ida, Caro Signor Ugo.
Lo dovete sapere, il governo Monti vi sta ingannando, e con lui i telegiornali e i giornali. Vi abbassano la pensione tassandovi, tutto costerà di più dalla benzina ai servizi, siete già più poveri oggi, e domani sarà peggio, per voi e per tutti. Ecco cosa succede.
Quante volte avete sentito le parole “risanare i conti dello Stato, per tornare a crescere”? Ok, tante volte, ogni giorno in Tv. Bene. Signora Ida e Signor Ugo, in che modo il governo di Monti sta facendo il “risanamento”? Spendendo di meno per noi (i famosi tagli) e tassandoci di più. Ok. Ma cosa accade esattamente?
Accade che ciò che il governo non spende per noi (ad esempio servizi o stipendi e pensioni), saremo noi a doverlo spendere pescando nei nostri risparmi o facendo debiti, oppure facendo rinunce anche serie. Semplice, non si scappa. Ma attenti alla trappola: pescare dai risparmi significa impoverirsi un po’, fare debiti significa impoverirsi molto – fare rinunce significa esattamente la stessa cosa, cioè essere più poveri di prima. Risultato: milioni di cittadini diventano un po’ più poveri o molto più poveri. Ok?
Ma il governo che ci “risana” ha deciso che oltre a spendere di meno, ci tassa di più. Noi, che già siamo diventati tutti un po’ più poveri come detto sopra, dovremo anche sborsare altri soldi in tasse, sempre dai risparmi o soldi che non abbiamo. Cioè, sempre meno risparmi, e per molti ancor più debiti. Logicamente, sempre più poveri. Non si scappa.
Ma che fa la gente in massa se gli calano i risparmi o addirittura va a debito? Smette di spendere in tutto quello che non è proprio essenziale. Va meno al cinema, compra meno scarpe, non cambia l’auto, compra meno case, meno cosmetici, meno vestiti, rinuncia alla piscina dei figli, non compra più la carne come prima, beve meno vino, disdice l’abbonamento alle riviste, non ristruttura più la casa, va meno a mangiar fuori ecc. Voi direte: una vita più come ai vecchi tempi. Forse, ma state attenti che per ciascuna di quelle rinunce significa che altrettanti negozi e aziende vendono molto di meno o lavorano molto di meno, finiscono a fallire, tantissimi oggi. E cosa significa? Che tagliano gli stipendi, o licenziano, creano disoccupati, e magari non assumono vostra nipote, che si è laureata e non ha lavoro. Questo è come un effetto domino, cioè cade una pedina e iniziano a cadere tutte le altre, in tutt’Italia, e quindi sempre più impoverimento, che crea incertezza, che crea sempre meno lavoro, che crea sempre più impoverimento.
Badate bene. Eravamo partiti dallo Stato che fa il “risanamento”, PER IL NOSTRO BENE. Dove siamo arrivati? Ecco dove:
Masse di impoveriti in generale che spendono di meno, questo mette in crisi i negozi e le aziende, questo cala gli stipendi e crea più disoccupati, tutti costoro di nuovo spendono molto di meno, e la ruota ricomincia da capo, meno denaro che gira, meno stipendi, licenziamenti… Ma non dovevamo essere “risanati”?
Ah!, ma alla televisione hanno detto che questi sono i “sacrifici” necessari perché poi DOPO tutti torneremo a star meglio, ci sarà la “crescita”! No, dico, Signora Ida e Signor Ugo, vi pigliano per scemi? Come faremo a iniziare a star meglio stando peggio? Cos’è, un trucco del mago Merlino? I soldi sbucheranno dall’orto, misteriosamente… ? Non c’è altra possibilità. Forse Monti è un mago.
Eh sì, perché guardate bene le cose: Monti ha anche deciso che lo Stato smetterà per sempre di darci più soldi di quello che ci tassa, e questo si chiama il “pareggio di bilancio”. Significa: lo Stato, da qui in eterno, ci darà ogni anno 100 soldi e ci tasserà per 100 soldi. A noi rimane ZERO. Addirittura Monti metterà questa regola nella Costituzione fra pochi giorni! Quindi ZERO soldi dallo Stato, e allora da dove verranno i soldi per la magica “crescita”? Da noi cittadini e dalle aziende? Ma come? Ci hanno impoveriti tutti per anni per fare il gran “risanamento”, come diavolo facciamo a inventarci i soldi che non abbiamo più?
Guardate la scena: in una stanza c’è il governo Monti, ci siamo noi cittadini e aziende, e c’è il resto del mondo, cioè le altre nazioni. Allora, per riassumere i concetti:
– Monti come prima cosa ci toglie soldi e ci tassa di più, noi siamo più poveri (il “risanamento”)
– poi Monti ci darà ZERO soldi (ne spende 100 e ci tassa 100, il “pareggio di bilancio”)
– a quel punto noi cittadini e aziende dobbiamo trovarli da soli i soldi, ma siccome Monti ci ha tutti impoveriti e non possiamo inventarceli i soldi, siamo con le braghe in mano (la “crescita”!!)
– Il resto del mondo ci guarda.
Fantastico, ci vuole un genio per pensare a una economia così.
Signora Ida e Signor Ugo, non si sta scherzando. Vi distruggono la vita in sto modo, e la distruggono ai vostri nipoti. E indovinate perché lo fanno? Sì, sì, fuoco, fuochino, esatto, perché così un nugolo di miliardari ne approfittano. Lo sapete questi speculatori quanto ci hanno rubato in tre anni, da quando c’è la crisi? 457 miliardi di Euro, spariti dall’Italia esattamente nel modo che vi ho descritto. Lei Signora Ida quanto prende di pensione?
Signora, faccia una cosa: prepari una torta al mascarpone, attraversi quella stanza e vada davanti a Mario Monti. Gliela spiaccichi in faccia. Poi gli dia anche un bel calcio negli attributi maschili… lei può farlo, a 78 anni non l’arrestano.
FONTE: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=353